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== Il mondo alla rovescia e il codice della parodia == | == Il mondo alla rovescia e il codice della parodia == | ||
Il motivo intorno al quale si concentrano l'opera e il | Il motivo intorno al quale si concentrano l'opera e il pensiero di Rabelais è quello del viaggio, inteso metaforicamente come una riscoperta dell'uomo e del mondo. Il perenne viaggiare dei protagonisti, che mescola elementi della narrazione utopistica alla parodia delle epopee classiche e di viaggi reali (come ad esempio la spedizione di Jacques Cartier in Canada) va interpretato soprattutto come un'avventura spirituale che tende a sovvertire le gerarchie della realtà per proclamare un nuovo ordine. Nato dal caos delle forme, il gigante di Rabelais raffigura l'uomo che sceglie di dare voce ai propri desideri, intraprendendo il suo cammino di verifica e di liberazione nei riguardi della cultura mortificante dell'ascetismo e della rinuncia. L'ottimismo antropologico di Rabelais e la sua straordinaria originalità creativa si uniscono a una satira implacabile degli idola del suo tempo, dalla falsa religione alla giustizia illecita, alla cultura morta dei pedanti che limita l'universo spirituale dell'uomo, esemplificata nel catalogo esilarante della biblioteca di Saint-Victoir, parodia del sapere libresco e polveroso su cui si esercita la satira dell'umanista. | ||
Le scelte tematiche e stilistiche di Rabelais e la vitalità esuberante della sua scrittura comica possono essere ricondotte, come fa ad esempio il critico russo Michail Bachtin, alle categorie del realismo grottesco e del carnevalesco, espressioni liberatrici e gioiose della cultura comica popolare del Medioevo, opposta alla visione ufficiale e gerarchica del mondo. Secondo Bachtin il tratto caratteristico del realismo grottesco risiede nel principio corporeo presentato nel suo aspetto materiale, comico e festoso, nel quale sono impliciti l'abbassamento e il rovesciamento dei valori tradizionali, ossia il trasferimento di tutto ciò che è alto, spirituale e astratto, sul piano materiale e corporeo. | Le scelte tematiche e stilistiche di Rabelais e la vitalità esuberante della sua scrittura comica possono essere ricondotte, come fa ad esempio il critico russo Michail Bachtin, alle categorie del realismo grottesco e del carnevalesco, espressioni liberatrici e gioiose della cultura comica popolare del Medioevo, opposta alla visione ufficiale e gerarchica del mondo. Secondo Bachtin il tratto caratteristico del realismo grottesco risiede nel principio corporeo presentato nel suo aspetto materiale, comico e festoso, nel quale sono impliciti l'abbassamento e il rovesciamento dei valori tradizionali, ossia il trasferimento di tutto ciò che è alto, spirituale e astratto, sul piano materiale e corporeo. | ||
Numerosi elementi della retorica narrativa di Rabelais, quali l'insistenza sugli atti corporei del bere, del mangiare e dell'attività sessuale, le immagini culinarie universalizzate, il ricorso al linguaggio popolare e agli stilemi della piazza, come l'ingiuria e l'esagerazione iperbolica, e soprattutto il rovesciamento parodico delle | Numerosi elementi della retorica narrativa di Rabelais, quali l'insistenza sugli atti corporei del bere, del mangiare e dell'attività sessuale, le immagini culinarie universalizzate, il ricorso al linguaggio popolare e agli stilemi della piazza, come l'ingiuria e l'esagerazione iperbolica, e soprattutto il rovesciamento parodico delle posizioni ufficiali della cultura e della religione, secondo Bachtin testimoniano l'appartenenza alla letteratura carnevalesca. Per quanto indubbiamente seducenti, le ipotesi di Bachtin svelano il lato più scopertamente vitalistico del comico in Rabelais, ma non ne esauriscono tutte le valenze. | ||
Affrontando il discorso da un'altra prospettiva, la critica più recente ha indagato altri aspetti meno evidenti dell'opera di Rabelais, come il rapporto mai interrotto con la cultura alta rappresentata dalle fonti classiche, dal neoplatonismo e dall'evangelismo, attirando l'attenzione sull'effettiva ambivalenza dei testi e l'impossibilità di disgiungere il comico dal metafisico. A questo proposito si è notato che nel passaggio dai primi due testi dell'epopea al ''Tiers e Quart livre'', il personaggio di Pantagruel subisce un progressivo mutamento, al termine del quale perde i tradizionali attributi del romanzo | Affrontando il discorso da un'altra prospettiva, la critica più recente ha indagato altri aspetti meno evidenti dell'opera di Rabelais, come il rapporto mai interrotto con la cultura alta rappresentata dalle fonti classiche, dal neoplatonismo e dall'evangelismo, attirando l'attenzione sull'effettiva ambivalenza dei testi e l'impossibilità di disgiungere il comico dal metafisico. A questo proposito si è notato che nel passaggio dai primi due testi dell'epopea al ''Tiers e Quart livre'', il personaggio di Pantagruel subisce un progressivo mutamento, al termine del quale perde i tradizionali attributi del romanzo picaresco desunti dalla tradizione del poema eroicomico per divenire un sovrano dotato di inalterabile dignità e perfezione morale, erede della saggezza insieme antica e moderna di Socrate e di Erasmo da Rotterdam. | ||
== La religione di Rabelais e il problema dell'incredulità nel XVI secolo == | == La religione di Rabelais e il problema dell'incredulità nel XVI secolo == | ||
Partendo dal | Partendo dal presupposto che nel Cinquecento l'incredulità dovuta a ragioni di ordine storico risulta un anacronismo rispetto allo spirito dell'epoca, lo storico francese Lucien Febvre ha tentato di sondare le [[religione|posizioni religiose]] di Rabelais, accusato di ateismo e di oscenità dai contemporanei, in rapporto alle correnti evangeliche e riformate del secolo. La censura che colpisce Rabelais con particolare severità nel [[1542]] secondo Febvre è collegata all'arresto dell'umanista [[Étienne Dolet]], stampatore di Gargantua e di Pantagruel e vicino agli ambienti riformati. | ||
D'altro canto nell'opera di Rabelais vi sono numerosi riferimenti al catechismo dei riformatori, quali gli accenni al Vangelo come unica guida contro l'abuso dei falsi profeti, l'abolizione di un culto ostentato a favore della preghiera interiore, gli echi del pensiero di Lutero e soprattutto di Erasmo, mentre risulta evidente la sua condanna dell'intolleranza di Calvino. | D'altro canto nell'opera di Rabelais vi sono numerosi riferimenti al catechismo dei riformatori, quali gli accenni al Vangelo come unica guida contro l'abuso dei falsi profeti, l'abolizione di un culto ostentato a favore della preghiera interiore, gli echi del pensiero di Lutero e soprattutto di Erasmo, mentre risulta evidente la sua condanna dell'intolleranza di Calvino. | ||
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== La lingua == | == La lingua == | ||
Le ricerche di Rabelais sulla lingua, la straordinaria ricchezza delle trovate lessicali, il gusto dei crittogrammi e dei giochi di parole, gli apporti dialettali mescolati all'uso del latino e del greco, i ''nonsense'' e la contaminazione di stili e generi diversi vanno ricondotti ai dibattiti cinquecenteschi sull'origine del linguaggio, sulla gerarchia delle lingue e sulle relazioni tra i nomi e le cose. In rapporto alle teorie linguistiche dell'epoca, l'intento di Rabelais è quello di ritrovare il senso | Le ricerche di Rabelais sulla lingua, la straordinaria ricchezza delle trovate lessicali, il gusto dei crittogrammi e dei giochi di parole, gli apporti dialettali mescolati all'uso del latino e del greco, i ''nonsense'' e la contaminazione di stili e generi diversi vanno ricondotti ai dibattiti cinquecenteschi sull'origine del linguaggio, sulla gerarchia delle lingue e sulle relazioni tra i nomi e le cose. In rapporto alle teorie linguistiche dell'epoca, l'intento di Rabelais è quello di ritrovare il senso primitivo e originario delle parole, di restituire loro l'integrità che precede la corruzione e la confusione dei segni. | ||
Il sincretismo linguistico di Rabelais trova la sua giustificazione in una sintesi tra le idee di Aristotele sulla convenzionalità delle parole e quelle di Platone, secondo il quale i nomi sono le immagini delle cose: per Rabelais i nomi, recuperati alla loro etimologia naturale, divengono i veicoli della verità rivelata. Come è stato notato, l'uso della lingua in Rabelais implica sempre i due livelli del metaforico e del comico, e solamente questa duplice lettura consente di cogliere il significato dei prologhi, in cui la percezione immediata della risata si unisce all'interpretazione simbolica per illuminare l'oscurità del testo. Il riconoscimento di molteplici livelli presenti nel testo permette così di andare oltre la descrizione dello stile grottesco tentata da Bachtin, incentrata sugli elementi carnevaleschi dell'esagerazione, dell'iperbolicità , della buffoneria e del burlesco. Oltre alla "grammatica giocosa" e al linguaggio della vitalità , esiste in Rabelais il linguaggio del silenzio e delle "parole gelate" che rappresentano l'impossibilità presente del dire o del trovare parole adeguate al reale. | Il sincretismo linguistico di Rabelais trova la sua giustificazione in una sintesi tra le idee di Aristotele sulla convenzionalità delle parole e quelle di Platone, secondo il quale i nomi sono le immagini delle cose: per Rabelais i nomi, recuperati alla loro etimologia naturale, divengono i veicoli della verità rivelata. Come è stato notato, l'uso della lingua in Rabelais implica sempre i due livelli del metaforico e del comico, e solamente questa duplice lettura consente di cogliere il significato dei prologhi, in cui la percezione immediata della risata si unisce all'interpretazione simbolica per illuminare l'oscurità del testo. Il riconoscimento di molteplici livelli presenti nel testo permette così di andare oltre la descrizione dello stile grottesco tentata da Bachtin, incentrata sugli elementi carnevaleschi dell'esagerazione, dell'iperbolicità , della buffoneria e del burlesco. Oltre alla "grammatica giocosa" e al linguaggio della vitalità , esiste in Rabelais il linguaggio del silenzio e delle "parole gelate" che rappresentano l'impossibilità presente del dire o del trovare parole adeguate al reale. |