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In occasione degli incontri relativi alla formazione dell'organizzazione dovette uscire dall'ANAI, Associazione Italiana Arditi d'Italia, il fascista [[Giuseppe Bottai]], anche lui Ardito assaltatore di peso nell'ANAI <ref>[[Giuseppe Bottai]] durante il [[Fascismo|regime fascista]] diventa Governatore di Roma e dopo di Addis Abeba. Nel [[1940]] la fondazione della rivista Primato. Il [[25 luglio]] del [[1943]] aderisce insieme ad altri 19 gerarchi all'«ordine del giorno Grandi», tale mozione toglierà il potere a Mussolini nel [[PNF]], il partito nazionale [[fascismo|fascista]]. Per questo Bottai verrà condannato a morte in contumacia nel periodo della repubblica di Salò al processo di Verona del '44. Bottai riesce a scappare e si arruola quindi, sotto il nome di Andrea Battaglia, nella Legione Straniera, dove rimarrà fino al [[1948]] e nelle cui file combatterà contro i tedeschi. Intanto nel [[1947]] viene amnistiato della condanna all'ergastolo. | In occasione degli incontri relativi alla formazione dell'organizzazione dovette uscire dall'ANAI, Associazione Italiana Arditi d'Italia, il fascista [[Giuseppe Bottai]], anche lui Ardito assaltatore di peso nell'ANAI <ref>[[Giuseppe Bottai]] durante il [[Fascismo|regime fascista]] diventa Governatore di Roma e dopo di Addis Abeba. Nel [[1940]] la fondazione della rivista Primato. Il [[25 luglio]] del [[1943]] aderisce insieme ad altri 19 gerarchi all'«ordine del giorno Grandi», tale mozione toglierà il potere a Mussolini nel [[PNF]], il partito nazionale [[fascismo|fascista]]. Per questo Bottai verrà condannato a morte in contumacia nel periodo della repubblica di Salò al processo di Verona del '44. Bottai riesce a scappare e si arruola quindi, sotto il nome di Andrea Battaglia, nella Legione Straniera, dove rimarrà fino al [[1948]] e nelle cui file combatterà contro i tedeschi. Intanto nel [[1947]] viene amnistiato della condanna all'ergastolo. | ||
Tornato in [[Italia]], fonda nel [[1953]] la rivista di critica politica «ABC», che dirigerà | Tornato in [[Italia]], fonda nel [[1953]] la rivista di critica politica «ABC», che dirigerà fino alla morte. Per un certo periodo, dirige dietro le quinte «Il Popolo» di Roma, un quotidiano finanziato da Vittorio Cini per appoggiare posizioni politicamente centriste. Muore a Roma il [[9 gennaio]] [[1959]]. Ai suoi affollati funerali a Roma sarà presente anche il ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro. </ref>. | ||
===L'opinione dei comunisti sugli Arditi del Popolo=== | ===L'opinione dei comunisti sugli Arditi del Popolo=== |