Anarchismo e Marxismo: differenze tra le versioni

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== Argomenti intorno alle sorti dello Stato. ==
== Argomenti intorno alle sorti dello Stato. ==


Gli Stati-nazione si sono originati in Europa in seguito al [[trattato di Westfalia]] del [[1649]]. Gli studiosi di politica moderna descrivono lo [[Stato]] come «una comunità  di uomini, stabiliti su di un proprio territorio e possedenti una organizzazione dalla quale scaturisca [...] una potenza suprema d'azione, di comando e di coercizione» <ref>Secondo Carré de Malberg in ''Contributi alla teoria dello Stato'' ([[1921]])</ref>. Ne deriva che lo [[Stato]] si definisce come un territorio, una popolazione chiamata “nazione” ed un'[[autorità ]] che si esercita su di essa. Lo [[Stato]] è normalmente centralizzato e gerarchico. Esso governa attraverso le sue  istituzioni e «apparirebbe come un'istituzione che, su un dato territorio, dispone del monopolio sull'uso legittimo della forza fisica», per utilizzare i termini proposti dal sociologo tedesco [[Max Weber]] nel suo saggio del [[1918]], ''La Vocazione del politico'' <ref>La citazione esatta è: «Per contro bisogna concepire lo Stato contemporaneo come una comunità  umana che, nei limiti di un territorio determinato - la nozione di territorio è stata una delle sue caratteristiche - rivendica con successo, per il proprio tornaconto, il monopolio legittimo della violenza fisica», ''La Scienza e la politica'' (''Wissenschaft als Beruf'' et ''Politik als Beruf''), sezione ''La Vocazione della politica'' (''Politik als Beruf''), p.29 dell'archivio PDF disponible su [http://classiques.uqac.ca/classiques/Weber/savant_politique/Le_savant.html Les Classiques des sciences sociales]</ref>. Ciò significa che gli individui riconoscono l'[[autorità ]] dello [[Stato]] accettando di obbedirgli: questa [[autorità ]] è fondata sulla tradizione, il carisma del dirigente o, nella società  moderna, sulla razionalità  messa in opera da legalità  e burocrazia. Sul piano giuridico, il criterio principale dello Stato è quello dell'esercizio della [[sovranità ]], che è un potere incondizionato, da cui derivano tutti gli altri poteri. Ciò significa che nell'ambito del proprio territorio lo [[Stato]] dispone delle sue competenze e dei propri esecutori. La [[sovranità ]] si definisce ugualmente, nel diritto, come la detenzione dell'autorità  suprema, vale a dire di un potere assoluto (a cui tutti sono sottomessi) e incondizionato (che non dipende da chicchessia).
Gli Stati-nazione si sono originati in Europa in seguito al [[trattato di Westfalia]] del [[1649]]. Gli studiosi di politica moderna descrivono lo [[Stato]] come «una comunità  di uomini, stabiliti su di un proprio territorio e possedenti una organizzazione dalla quale scaturisca [...] una potenza suprema d'azione, di comando e di coercizione» <ref>Secondo Carré de Malberg in ''Contributi alla teoria dello Stato'' ([[1921]])</ref>. Ne deriva che lo [[Stato]] si definisce come un territorio, una popolazione chiamata “nazione” ed un'[[autorità ]] che si esercita su di essa. Lo [[Stato]] è normalmente centralizzato e gerarchico. Esso governa attraverso le sue  istituzioni e «apparirebbe come un'istituzione che, su un dato territorio, dispone del monopolio sull'uso legittimo della forza fisica», per utilizzare i termini proposti dal sociologo tedesco [[Max Weber]] nel suo saggio del [[1918]], ''La Vocazione del politico'' <ref>La citazione esatta è: «Per contro bisogna concepire lo Stato contemporaneo come una comunità  umana che, nei limiti di un territorio determinato - la nozione di territorio è stata una delle sue caratteristiche - rivendica con successo, per il proprio tornaconto, il monopolio legittimo della violenza fisica», ''La Scienza e la politica'' (''Wissenschaft als Beruf'' et ''Politik als Beruf''), sezione ''La Vocazione della politica'' (''Politik als Beruf''), p.29 dell'archivio PDF disponible su [http://classiques.uqac.ca/classiques/Weber/savant_politique/Le_savant.html Les Classiques des sciences sociales]</ref>. Ciò significa che gli individui riconoscono l'[[autorità ]] dello [[Stato]] accettando di obbedirgli: questa [[autorità ]] è fondata sulla tradizione, il carisma del dirigente o, nella società  moderna, sulla razionalità  messa in opera da legalità  e burocrazia. Sul piano giuridico, il criterio principale dello Stato è quello dell'esercizio della [[sovranità ]], che è un potere incondizionato, da cui derivano tutti gli altri poteri. Ciò significa che nell'ambito del proprio territorio lo [[Stato]] dispone delle sue competenze e dei propri esecutori. La [[sovranità ]] si definisce ugualmente, nel diritto, come la detenzione dell'autorità  suprema, vale a dire di un potere assoluto (a cui tutti sono sottomessi) e incondizionato (che non dipende da chicchessia).


Queste definizioni sono accettate da un po' tutte le correnti ad eccezione del [[marxismo]].
Queste definizioni sono accettate da un po' tutte le correnti ad eccezione del [[marxismo]].
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Inoltre, gli anarchici sostengono che lo "Stato operaio", difeso dai [[marxismo|marxisti]], è una contraddizione in termini, poiché qualunque «avanguardia», auto-proclamatasi tale, che prende il potere statale, cessa di far parte del proletariato (se mai ne ha fatto parte) e diviene membro della «classe dominante». L'idea della [[dittatura del proletariato]] è ugualmente criticata dalla maggior parte degli anarchici, sia sul piano teorico che su quello storico. È abbastanza evidente che non è una classe intera a prendere il potere, ma una sua minoranza, un partito, secondo l'ottica leninista, che dunque non fa altro che imporre una "dittatura sul proletariato" e non una "dittatura del proletariato".  
Inoltre, gli anarchici sostengono che lo "Stato operaio", difeso dai [[marxismo|marxisti]], è una contraddizione in termini, poiché qualunque «avanguardia», auto-proclamatasi tale, che prende il potere statale, cessa di far parte del proletariato (se mai ne ha fatto parte) e diviene membro della «classe dominante». L'idea della [[dittatura del proletariato]] è ugualmente criticata dalla maggior parte degli anarchici, sia sul piano teorico che su quello storico. È abbastanza evidente che non è una classe intera a prendere il potere, ma una sua minoranza, un partito, secondo l'ottica leninista, che dunque non fa altro che imporre una "dittatura sul proletariato" e non una "dittatura del proletariato".  


Gli anarchici illustrano le loro proposte mettendo in evidenza le misure [[repressione|repressive]] messe in atto da [[Lenin]], [[Lev Trotzky|Trotsky]] e [[Stalin]], sin dal principio della [[La Rivoluzione Russa| rivoluzione russa]]. Essi avanzano ugualmente l'argomento che l'ex-URSS non era affatto democratica, così come anche tutti gli altri Stati auto-proclamatisi “marxisti”. Al contrario i marxisti mettono in evidenza il presunto “fallimento” (essi propongono l'esempio della [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)| Rivoluzione spagnola]]), delle [[rivoluzione|rivoluzioni]] in cui hanno preso parte gli anarchici.
Gli anarchici illustrano le loro proposte mettendo in evidenza le misure [[repressione|repressive]] messe in atto da [[Lenin]], [[Lev Trotzky|Trotsky]] e [[Stalin]], sin dal principio della [[La Rivoluzione Russa| rivoluzione russa]]. Essi avanzano ugualmente l'argomento che l'ex-URSS non era affatto democratica, così come anche tutti gli altri Stati auto-proclamatisi “marxisti”. Al contrario i marxisti mettono in evidenza il presunto “fallimento” (essi propongono l'esempio della [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)| Rivoluzione spagnola]]), delle [[rivoluzione|rivoluzioni]] in cui hanno preso parte gli anarchici.


'''Marxisti e anarchici non perseguono il medesimo scopo''': '''gli anarchici vogliono l'abolizione di ogni forma di Stato''' (una «sciocchezza», secondo lo stesso [[Engels]]), i marxisti ritengono, invece, che lo Stato si autoestinguerà , o meglio '''«non ci sarà  uno Stato nel significato politico attuale»'''<ref>Parole di Marx.</ref> (Stato classista). '''I marxisti''', contrariamente agli anarchici, '''mirano a cambiare (non ad abolire) lo Stato''': in un primo tempo, lo Stato muta la sua classe dirigente, diventando uno “Stato operaio”, in cui la classe dominante è il proletariato; essi considerano quindi la [[repressione]] della borghesia come un fatto necessario e preliminare all'estinzione dello [[Stato]] borghese. In seguito, lo "[[Stato]] operaio", venuti a cessare gli antagonismi tra le classi, si estinguerà , trasformandosi in uno Stato senza dominio di classe (ossia in una forma di [[democrazia diretta]]): «lo Stato politico e con lui l'autorità  politica scompariranno in conseguenza della prossima rivoluzione sociale [...] cioè [...] '''le funzioni pubbliche perderanno il loro carattere politico e si cangeranno in semplici funzioni amministrative''', veglianti ai veri interessi sociali»<ref>Parole di Engels.</ref> (dunque, '''non si tratta della scomparsa dello Stato ''tout court'', ma dello Stato marxianamente inteso, ossia dello Stato retto da una classe dominante''').
'''Marxisti e anarchici non perseguono il medesimo scopo''': '''gli anarchici vogliono l'abolizione di ogni forma di Stato''' (una «sciocchezza», secondo lo stesso [[Engels]]), i marxisti ritengono, invece, che lo Stato si autoestinguerà , o meglio '''«non ci sarà  uno Stato nel significato politico attuale»'''<ref>Parole di Marx.</ref> (Stato classista). '''I marxisti''', contrariamente agli anarchici, '''mirano a cambiare (non ad abolire) lo Stato''': in un primo tempo, lo Stato muta la sua classe dirigente, diventando uno “Stato operaio”, in cui la classe dominante è il proletariato; essi considerano quindi la [[repressione]] della borghesia come un fatto necessario e preliminare all'estinzione dello [[Stato]] borghese. In seguito, lo "[[Stato]] operaio", venuti a cessare gli antagonismi tra le classi, si estinguerà , trasformandosi in uno Stato senza dominio di classe (ossia in una forma di [[democrazia diretta]]): «lo Stato politico e con lui l'autorità  politica scompariranno in conseguenza della prossima rivoluzione sociale [...] cioè [...] '''le funzioni pubbliche perderanno il loro carattere politico e si cangeranno in semplici funzioni amministrative''', veglianti ai veri interessi sociali»<ref>Parole di Engels.</ref> (dunque, '''non si tratta della scomparsa dello Stato ''tout court'', ma dello Stato marxianamente inteso, ossia dello Stato retto da una classe dominante''').
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{{vedi|Classismo|Lotta di classe}}
{{vedi|Classismo|Lotta di classe}}
[[File:Anarchy symbol neat.png|thumb|150px|La "A" cerchiata, uno dei simboli del movimento anarchico]]
[[File:Anarchy symbol neat.png|thumb|150px|La "A" cerchiata, uno dei simboli del movimento anarchico]]
Per la maggioranza dei marxisti [[classismo|le classi]] sono due: da un lato, coloro (la borghesia) che detengono i beni di produzione (capitali, strutture, mezzi di produzione, ecc.) e che in base a questa proprietà  ne ricavano dei privilegi; dall'altro, coloro (il [[proletariato]]) che detengono solo la loro capacità  di lavoro ("[[forza-lavoro]]") e la vendono al primo gruppo (gli imprenditori) per ottenerne in cambio un salario che consenta a loro e alla loro famiglia di sopravvivere e riprodursi (generare quella prole che dà  loro il nome).
Per la maggioranza dei marxisti [[classismo|le classi]] sono due: da un lato, coloro (la borghesia) che detengono i beni di produzione (capitali, strutture, mezzi di produzione, ecc.) e che in base a questa proprietà  ne ricavano dei privilegi; dall'altro, coloro (il [[proletariato]]) che detengono solo la loro capacità  di lavoro ("[[forza-lavoro]]") e la vendono al primo gruppo (gli imprenditori) per ottenerne in cambio un salario che consenta a loro e alla loro famiglia di sopravvivere e riprodursi (generare quella prole che dà  loro il nome).


Altre classi come il "ceto medio" sono destinate ad essere assorbite dal proletariato, mentre i disoccupati ("[[sottoproletariato]]") non hanno nemmeno un'identità  di classe e servono solo a mantenere bassi i salari degli occupati per via della concorrenza che fanno agli occupati.
Altre classi come il "ceto medio" sono destinate ad essere assorbite dal proletariato, mentre i disoccupati ("[[sottoproletariato]]") non hanno nemmeno un'identità  di classe e servono solo a mantenere bassi i salari degli occupati per via della concorrenza che fanno agli occupati.
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