Kronstadt: Bagliori di socialismo: differenze tra le versioni

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Tale era la fiducia nella insostituibilità  dei soviet che i rivoluzionari di Kronstadt vedevano in essi il solo strumento possibile; tutto ciò che non fosse ritenuto sovietico doveva essere spazzato via, anche contraddicendo l'esigenza democratica e libertaria che animava la rivendicazione del soviet come forma di autogoverno: fortissima resterà  la rivendicazione dello scioglimento dell'Assemblea costituente, per eseguire il quale Kronstadt aveva fornito una delegazione molto ampia e determinata. D'altra parte l'elemento dell'autogoverno, per quanto caratteristico, è insufficiente per l'edificazione di una società  socialista, per il fatto che la socializzazione è l'elemento conn0tante e fondamentale al contempo della affermazione delle basi di una civiltà  delle donne e degli uomini liberamente associati, ciò che per comodità  chiamiamo socialismo”. Sebbene nella vita quotidiana della cittadella elementi iniziali di socializzazione fossero presenti, ad esempio nella coltivazione degli orti urbani, in quella fitta rete di comitati di caseggiato, di fabbrica e anche di unità  militari, è interessante notare come i 15 punti di Kronstadt non contengano in merito alla socializzazione riferimenti di alcun tipo. Le rivendicazioni in campo sociale, paradossalmente, si fermano molto più indietro di quanto non fosse stato larvalmente praticato dai rivoluzionari isolani dal 17 in poi. Pare quasi che i protagonisti non assegnassero alcuna importanza qualificante a una parte importante di ciò che, pur contraddittoriamente, avevano iniziato a fare.
Tale era la fiducia nella insostituibilità  dei soviet che i rivoluzionari di Kronstadt vedevano in essi il solo strumento possibile; tutto ciò che non fosse ritenuto sovietico doveva essere spazzato via, anche contraddicendo l'esigenza democratica e libertaria che animava la rivendicazione del soviet come forma di autogoverno: fortissima resterà  la rivendicazione dello scioglimento dell'Assemblea costituente, per eseguire il quale Kronstadt aveva fornito una delegazione molto ampia e determinata. D'altra parte l'elemento dell'autogoverno, per quanto caratteristico, è insufficiente per l'edificazione di una società  socialista, per il fatto che la socializzazione è l'elemento conn0tante e fondamentale al contempo della affermazione delle basi di una civiltà  delle donne e degli uomini liberamente associati, ciò che per comodità  chiamiamo socialismo”. Sebbene nella vita quotidiana della cittadella elementi iniziali di socializzazione fossero presenti, ad esempio nella coltivazione degli orti urbani, in quella fitta rete di comitati di caseggiato, di fabbrica e anche di unità  militari, è interessante notare come i 15 punti di Kronstadt non contengano in merito alla socializzazione riferimenti di alcun tipo. Le rivendicazioni in campo sociale, paradossalmente, si fermano molto più indietro di quanto non fosse stato larvalmente praticato dai rivoluzionari isolani dal 17 in poi. Pare quasi che i protagonisti non assegnassero alcuna importanza qualificante a una parte importante di ciò che, pur contraddittoriamente, avevano iniziato a fare.


Ma il paradosso apparente trova una sua spiegazione nel fatto che se la rivoluzione di Kronstadt fu, da un lato, l'opposto di ciò che la leadership bolscevica l'accusava di essere, cioè una controrivoluzione al soldo dell'imperialismo, dall'altro, essa deve non solo la sua forza, ma anche i suoi limiti proprio al fatto di essere stata parte integrante della rivoluzione russa. La debolezza dell'idea di socialismo che emerge dalla rivoluzione di Kronstadt, per quanto ben più avanzata ed affascinante di quella sostenuta con il terrore rosso dai bolscevichi deriva, insomma, proprio dal fatto che quella rivoluzione germinava dalle tensioni positive del 17, ma ne subiva anche la debolezza socialista , o, detto in altri termini, non aveva saputo andare oltre la richiesta di autogoverno per affermare e praticare la centralità  della socializzazione.
Ma il paradosso apparente trova una sua spiegazione nel fatto che se la rivoluzione di Kronstadt fu, da un lato, l'opposto di ciò che la leadership bolscevica l'accusava di essere, cioè una controrivoluzione al soldo dell'imperialismo, dall'altro, essa deve non solo la sua forza, ma anche i suoi limiti proprio al fatto di essere stata parte integrante della rivoluzione russa. La debolezza dell'idea di socialismo che emerge dalla rivoluzione di Kronstadt, per quanto ben più avanzata ed affascinante di quella sostenuta con il terrore rosso dai bolscevichi deriva, insomma, proprio dal fatto che quella rivoluzione germinava dalle tensioni positive del 17, ma ne subiva anche la debolezza socialista, o, detto in altri termini, non aveva saputo andare oltre la richiesta di autogoverno per affermare e praticare la centralità  della socializzazione.


La rivoluzione di Kronstadt non fu un frutto improvvisato: il suo insorgere derivò dalla vivace presenza e anche dallo scontro di varie componenti rivoluzionarie, che vi si svilupparono a partire dal 1905. Il particolare concentrate di oppositori che si ritrovarono nell'isola grazie alla miope mossa dello zarismo, citata all'inizio, creò a Kronstadt condizioni particolari, che vanno lette per le loro implicazioni. Innanzi tutto può stupire la contraddizione tra Kronstadt e altre cittadelle militari nelle esperienze rivoluzionarie, poiché queste ultime mai sono state delle avanguardie nel processo rivoluzionario, quanto piuttosto realtà  di retroguardia; in generale, come ci ricorda correttamente Rosa Luxemhurg, la disciplina militare, lungi dall'essere una scuola di preparazione alla rivoluzione , rappresenta al contrario un elemento di diseducazione. Tuttavia proprio la presenza concentrata di avanguardie rivoluzionarie nell'isola riuscì a rappresentare una controspinta formidabile alla barbarie della disciplina militare e della guerra stessa. Non deve stupire allora il senso di differenza dei marinai di Kronstadt che, già  nel 17, deprecavano la maniera manesca degli operai di Vyhorg nell'affrontare le differenze di opinione.
La rivoluzione di Kronstadt non fu un frutto improvvisato: il suo insorgere derivò dalla vivace presenza e anche dallo scontro di varie componenti rivoluzionarie, che vi si svilupparono a partire dal 1905. Il particolare concentrate di oppositori che si ritrovarono nell'isola grazie alla miope mossa dello zarismo, citata all'inizio, creò a Kronstadt condizioni particolari, che vanno lette per le loro implicazioni. Innanzi tutto può stupire la contraddizione tra Kronstadt e altre cittadelle militari nelle esperienze rivoluzionarie, poiché queste ultime mai sono state delle avanguardie nel processo rivoluzionario, quanto piuttosto realtà  di retroguardia; in generale, come ci ricorda correttamente Rosa Luxemhurg, la disciplina militare, lungi dall'essere una scuola di preparazione alla rivoluzione, rappresenta al contrario un elemento di diseducazione. Tuttavia proprio la presenza concentrata di avanguardie rivoluzionarie nell'isola riuscì a rappresentare una controspinta formidabile alla barbarie della disciplina militare e della guerra stessa. Non deve stupire allora il senso di differenza dei marinai di Kronstadt che, già  nel 17, deprecavano la maniera manesca degli operai di Vyhorg nell'affrontare le differenze di opinione.


Varie correnti avevano lavorato per lunghi anni alla preparazione della rivoluzione nella cittadella, dai bolscevichi, ai socialrivoluzionari di sinistra, agli anarchici, ai menscevichi internazionalisti, ai socialrivoluzionari massimalisti. Questi ultimi rappresentano un'anomalia, perché il loro radicamento, generalmente molto limitato, è sicuramente profondo a Kronstadt. Il loro principale esponente, Anatoly Lamanov, verrà  più volte eletto delegato ai congressi panrussi dei soviet e dirigerà  il giornale del soviet locale, le Jzvestija di Kronstadt, conducendo il suo raggruppamento a risultati molto importanti, arrivando nel 18 a essere la seconda organizzazione al soviet locale, appena dietro i bolscevichi. Molto del programma dei 15 punti di Kronstadt viene dalle posizioni di questo raggruppamento, mentre va ridimensionato il peso, che un luogo comune vuole attribuire all'anarchismo, sulle posizioni di Kronstadt. Infatti, se è vero che alcune rivendicazioni erano state già  innalzate dagli anarchici, la Kronstadt del 21 non si batteva contro lo Stato in quanto tale, ma per uno Stato nelle mani dei lavoratori. Dei bolscevichi, poi, è bene ricordare che solo dopo la bolscevizzazione dei soviet, nel luglio 19, essi sarebbero riusciti a divenire maggioranza assoluta. In precedenza, infatti, per quanto fossero il gruppo più numeroso, in più di una circostanza vennero messi in minoranza. Battaglie durissime vennero combattute in seno al soviet proprio sugli elementi di larvale socializzazione degli immobili e dei servizi urbani, che i bolscevichi osteggiarono costantemente, o sulla denuncia da parte del soviet di Kronstadt della repressione degli anarchici attuata nell'aprile del 18 dal soviet di Mosca, per non ricordare la proclamazione della repubblica di Kronstadt nella primavera del 17.  
Varie correnti avevano lavorato per lunghi anni alla preparazione della rivoluzione nella cittadella, dai bolscevichi, ai socialrivoluzionari di sinistra, agli anarchici, ai menscevichi internazionalisti, ai socialrivoluzionari massimalisti. Questi ultimi rappresentano un'anomalia, perché il loro radicamento, generalmente molto limitato, è sicuramente profondo a Kronstadt. Il loro principale esponente, Anatoly Lamanov, verrà  più volte eletto delegato ai congressi panrussi dei soviet e dirigerà  il giornale del soviet locale, le Jzvestija di Kronstadt, conducendo il suo raggruppamento a risultati molto importanti, arrivando nel 18 a essere la seconda organizzazione al soviet locale, appena dietro i bolscevichi. Molto del programma dei 15 punti di Kronstadt viene dalle posizioni di questo raggruppamento, mentre va ridimensionato il peso, che un luogo comune vuole attribuire all'anarchismo, sulle posizioni di Kronstadt. Infatti, se è vero che alcune rivendicazioni erano state già  innalzate dagli anarchici, la Kronstadt del 21 non si batteva contro lo Stato in quanto tale, ma per uno Stato nelle mani dei lavoratori. Dei bolscevichi, poi, è bene ricordare che solo dopo la bolscevizzazione dei soviet, nel luglio 19, essi sarebbero riusciti a divenire maggioranza assoluta. In precedenza, infatti, per quanto fossero il gruppo più numeroso, in più di una circostanza vennero messi in minoranza. Battaglie durissime vennero combattute in seno al soviet proprio sugli elementi di larvale socializzazione degli immobili e dei servizi urbani, che i bolscevichi osteggiarono costantemente, o sulla denuncia da parte del soviet di Kronstadt della repressione degli anarchici attuata nell'aprile del 18 dal soviet di Mosca, per non ricordare la proclamazione della repubblica di Kronstadt nella primavera del 17.  
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La proclamazione della repubblica di Kronstadt nella primavera del ‘17 non fu un escamotage per prendere le distanze dal soviet di Pietrogrado, allora orientato su posizioni moderate; che vi fosse anche questo può essere, ma non era l'elemento preponderante. Quella scelta rappresentava qualcosa di più profondo, cioè una tensione anticentralista e federativa che è al contempo espressione della diffidenza verso un'eccessiva concentrazione di potere nell'apparato centrale dello Stato; in questo senso da quella scelta di Kronstadt possiamo estrarre una tensione antistatalista che la rivoluzione socialista deve assumere al fine di disarticolare e rendere più leggero possibile lo Stato, perché possa essere uno Stato-non Stato) che non si estingua semplicemente all'estinguersi delle classi, ma sia invece, pena la ricostruzione di classi o ceti dominanti per tramite dello Stato, predisposto ad estinguersi al più presto possibile, facendosi assorbire dalla società  civile.
La proclamazione della repubblica di Kronstadt nella primavera del ‘17 non fu un escamotage per prendere le distanze dal soviet di Pietrogrado, allora orientato su posizioni moderate; che vi fosse anche questo può essere, ma non era l'elemento preponderante. Quella scelta rappresentava qualcosa di più profondo, cioè una tensione anticentralista e federativa che è al contempo espressione della diffidenza verso un'eccessiva concentrazione di potere nell'apparato centrale dello Stato; in questo senso da quella scelta di Kronstadt possiamo estrarre una tensione antistatalista che la rivoluzione socialista deve assumere al fine di disarticolare e rendere più leggero possibile lo Stato, perché possa essere uno Stato-non Stato) che non si estingua semplicemente all'estinguersi delle classi, ma sia invece, pena la ricostruzione di classi o ceti dominanti per tramite dello Stato, predisposto ad estinguersi al più presto possibile, facendosi assorbire dalla società  civile.


Un altro aspetto da sottolineare è il valore della preparazione della rivoluzione. Molti storiografi della rivoluzione di Kronstadt , nello smentire le accuse bolsceviche secondo cui gli insorti sarebbero stati al servizio della reazione o avrebbero svolto un ruolo obiettivamente reazionario, insistono troppo nell'affermare il carattere spontaneo della rivoluzione di Kronstadt. Tale affermazione rischia di essere o un'ovvietà  o un'inesattezza. Infatti, da un lato, nessuno può stabilire l'inizio della rivoluzione, se non le masse che decidono di mobilitarsi per la propria liberazione: nessuna eminenza grigia, nessun partito, né tantomeno uno Stato può decretare una rivoluzione, perché essa è un fatto agente che risponde a dinamiche obiettive nella società  profonda. Se carattere spontaneo di una rivoluzione significa che le masse decidono di fare la rivoluzione, allora, sì, quella di Kronstadt, come ogni rivoluzione, fu spontanea. Ma questa, appunto, è un'affermazione talmente generale da essere in sostanza tautologica. Se si ritiene, invece, che quella di Kronstadt, a differenza di altre, sia stata una rivoluzione spontanea si commette un duplice errore: quello di ritenere che vi siano rivoluzioni dettate dall'alto, decise da entità  esterne ai soggetti protagonisti e quello di non cogliere come nello specifico di Kronstadt varie correnti rivoluzionarie avessero lavorato per preparare o rafforzare la rivoluzione. In altri termini la rivoluzione di Kronstadt fu preparata dall'azione di differenti correnti rivoluzionarie, di matrice marxista, populista e anarchica e tra queste dobbiamo inserire, sub specie particulare, il partito bolscevico, prima, gran parte dei militanti bolscevichi isolani, poi.
Un altro aspetto da sottolineare è il valore della preparazione della rivoluzione. Molti storiografi della rivoluzione di Kronstadt, nello smentire le accuse bolsceviche secondo cui gli insorti sarebbero stati al servizio della reazione o avrebbero svolto un ruolo obiettivamente reazionario, insistono troppo nell'affermare il carattere spontaneo della rivoluzione di Kronstadt. Tale affermazione rischia di essere o un'ovvietà  o un'inesattezza. Infatti, da un lato, nessuno può stabilire l'inizio della rivoluzione, se non le masse che decidono di mobilitarsi per la propria liberazione: nessuna eminenza grigia, nessun partito, né tantomeno uno Stato può decretare una rivoluzione, perché essa è un fatto agente che risponde a dinamiche obiettive nella società  profonda. Se carattere spontaneo di una rivoluzione significa che le masse decidono di fare la rivoluzione, allora, sì, quella di Kronstadt, come ogni rivoluzione, fu spontanea. Ma questa, appunto, è un'affermazione talmente generale da essere in sostanza tautologica. Se si ritiene, invece, che quella di Kronstadt, a differenza di altre, sia stata una rivoluzione spontanea si commette un duplice errore: quello di ritenere che vi siano rivoluzioni dettate dall'alto, decise da entità  esterne ai soggetti protagonisti e quello di non cogliere come nello specifico di Kronstadt varie correnti rivoluzionarie avessero lavorato per preparare o rafforzare la rivoluzione. In altri termini la rivoluzione di Kronstadt fu preparata dall'azione di differenti correnti rivoluzionarie, di matrice marxista, populista e anarchica e tra queste dobbiamo inserire, sub specie particulare, il partito bolscevico, prima, gran parte dei militanti bolscevichi isolani, poi.


È chiaro che non si può fare un segno di eguale tra esse: una cosa sono il radicamento dei socialrivoluzionari massimalisti e l'ardore che misero nel criticare quella che chiamavano “commissariocrazia”, altro ciò che orientò l'attività  del partito bolscevico, proteso alla detenzione del potere con il terrore rosso. Ma la rivendicazione: “Tutto il potere ai Soviet e non ai partiti!”, aspetto centrale della volontà  di autogoverno, se era stata lanciata dai socialrivoluzionari massimalisti e condivisa dagli anarchici, era in sintonia con la consegna centrale dei bolscevichi sfociata dalle Tesi di aprile. Certo, i bolscevichi nella loro involuzione statalista correggeranno la consegna, argomentando che non potesse esistere potere sovietico senza il loro partito, ma Tutto il potere ai soviet!” era la parola d'ordine che ne aveva accompagnato la crescita tumultuosa e che aveva marcato l'adesione o l'appoggio di milioni di persone. Questo spiega anche perché una grande parte degli aderenti al partito bolscevico di Kronstadt ne uscirà  nel fuoco dell'insurrezione del marzo 1921. Se dunque alle forze rivoluzionarie di Kronstadt va riconosciuto, pur con differenze molto accentuate il merito della preparazione della rivoluzione del ‘21, ad esse dovremo riferirci anche per individuare carenze e limiti di quell'esperienza. Mentre assumiamo il punto di vista degli insorti, schierandoci centro il partito bolscevico e rivendicando la rivoluzione di Kronstadt, proprio per questo, anzi, non possiamo sottacere i limiti di quella rivoluzione e della sua direzione composita.
È chiaro che non si può fare un segno di eguale tra esse: una cosa sono il radicamento dei socialrivoluzionari massimalisti e l'ardore che misero nel criticare quella che chiamavano “commissariocrazia”, altro ciò che orientò l'attività  del partito bolscevico, proteso alla detenzione del potere con il terrore rosso. Ma la rivendicazione: “Tutto il potere ai Soviet e non ai partiti!”, aspetto centrale della volontà  di autogoverno, se era stata lanciata dai socialrivoluzionari massimalisti e condivisa dagli anarchici, era in sintonia con la consegna centrale dei bolscevichi sfociata dalle Tesi di aprile. Certo, i bolscevichi nella loro involuzione statalista correggeranno la consegna, argomentando che non potesse esistere potere sovietico senza il loro partito, ma Tutto il potere ai soviet!” era la parola d'ordine che ne aveva accompagnato la crescita tumultuosa e che aveva marcato l'adesione o l'appoggio di milioni di persone. Questo spiega anche perché una grande parte degli aderenti al partito bolscevico di Kronstadt ne uscirà  nel fuoco dell'insurrezione del marzo 1921. Se dunque alle forze rivoluzionarie di Kronstadt va riconosciuto, pur con differenze molto accentuate il merito della preparazione della rivoluzione del ‘21, ad esse dovremo riferirci anche per individuare carenze e limiti di quell'esperienza. Mentre assumiamo il punto di vista degli insorti, schierandoci centro il partito bolscevico e rivendicando la rivoluzione di Kronstadt, proprio per questo, anzi, non possiamo sottacere i limiti di quella rivoluzione e della sua direzione composita.
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