Domenico Zavattero: differenze tra le versioni

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Nella città  meneghina viene arrestato il [[21 novembre]] mentre è ospite di [[Carlo Colombo]]. Amnistiato, l'anarchico italiano sconta solo due mesi di [[carcere]] (anziché 18). È un nuovo Zavattero, quello che ritorna alla militanza anarchica. Abbandona le tentazioni anti-organizzatrici e sviluppa un pensiero maggiormente tendente all'organizzazione.
Nella città  meneghina viene arrestato il [[21 novembre]] mentre è ospite di [[Carlo Colombo]]. Amnistiato, l'anarchico italiano sconta solo due mesi di [[carcere]] (anziché 18). È un nuovo Zavattero, quello che ritorna alla militanza anarchica. Abbandona le tentazioni anti-organizzatrici e sviluppa un pensiero maggiormente tendente all'organizzazione.


Si trasferisce ad Ancona per collaborare con «[[L’Agitazione]]», ma la redazione è oramai stata ridotta all’osso dagli arresti e anche Zavattero viene fermato e incarcerato «pel reato di offesa al pudore commesso colla stampa del noto opuscolo ''La donna''». Viene trasferito al [[carcere]] di Pesaro, rilasciato nel [[1902]] e reimpatriato a Torino. Per un po’ lavora come uomo di fatica alle dipendenze del comune stesso, a causa di una multa non pagata, e poi viene nuovamente condannato e arrestato per una “dimostrazione sacrilega” contro una manifestazione religiosa (giugno [[1903]]). Processi e condanne però non fermano la sua attività  propagandistica, nel biennio [[1902]]-[[1903]] pubblica un’infinità  di opuscoli e collabora con tantissimi giornali e [[stampa libertaria|riviste anarchiche]] (spessissimo firmando i propri articoli con diversi pseudonimi).  
Si trasferisce ad Ancona per collaborare con «[[L’Agitazione]]», ma la redazione è oramai stata ridotta all’osso dagli arresti e anche Zavattero viene fermato e incarcerato «pel reato di offesa al pudore commesso colla stampa del noto opuscolo ''La donna''». Viene trasferito al [[carcere]] di Pesaro, rilasciato nel [[1902]] e reimpatriato a Torino. Per un po'lavora come uomo di fatica alle dipendenze del comune stesso, a causa di una multa non pagata, e poi viene nuovamente condannato e arrestato per una “dimostrazione sacrilega” contro una manifestazione religiosa (giugno [[1903]]). Processi e condanne però non fermano la sua attività  propagandistica, nel biennio [[1902]]-[[1903]] pubblica un’infinità  di opuscoli e collabora con tantissimi giornali e [[stampa libertaria|riviste anarchiche]] (spessissimo firmando i propri articoli con diversi pseudonimi).  


Secondo le [[autorità ]] Zavattero «esplica in Genova e dintorni una straordinaria attività  di propaganda anarchica, infondendo un sensibile risveglio e guadagnandovi non pochi proseliti». Si batte contro il caro affitti, nel giugno [[1904]] si trasferisce a Ravenna per assumere la direzione de «L’Aurora», ma all’inizio di dicembre viene nuovamente arrestato e tradotto a Torino per alcune intemperanze contro il corpus domini. Il periodo ravennate lo vede ancora concentrato sulla questione organizzatrice; anche se non rientra nel novero degli antiorganizzatori egli si dichiara «contrario all’organizzazione in partito», pensando che la nuova società  si possa costruire «graduatamene, a seconda delle condizioni di partito»). In definitiva egli auspica un’organizzazione informale e fatta di larghe intese. Vien fermato dalla polizia, ma subito dopo rilasciato, per aver partecipato ad un comizio ([[24 agosto]]) di protesta contro l’eccidio di Grammichele <ref>[http://www.girodivite.it/Grammichele-Va-in-scena-la-storia.html Grammichele / Va in scena la storia]</ref>. Partecipa al Convegno anarchico di massa-lombarda ([[5 novembre]] [[1905]]) e a quello sindacalista di Bologna (fine novembre).
Secondo le [[autorità ]] Zavattero «esplica in Genova e dintorni una straordinaria attività  di propaganda anarchica, infondendo un sensibile risveglio e guadagnandovi non pochi proseliti». Si batte contro il caro affitti, nel giugno [[1904]] si trasferisce a Ravenna per assumere la direzione de «L’Aurora», ma all’inizio di dicembre viene nuovamente arrestato e tradotto a Torino per alcune intemperanze contro il corpus domini. Il periodo ravennate lo vede ancora concentrato sulla questione organizzatrice; anche se non rientra nel novero degli antiorganizzatori egli si dichiara «contrario all’organizzazione in partito», pensando che la nuova società  si possa costruire «graduatamene, a seconda delle condizioni di partito»). In definitiva egli auspica un’organizzazione informale e fatta di larghe intese. Vien fermato dalla polizia, ma subito dopo rilasciato, per aver partecipato ad un comizio ([[24 agosto]]) di protesta contro l’eccidio di Grammichele <ref>[http://www.girodivite.it/Grammichele-Va-in-scena-la-storia.html Grammichele / Va in scena la storia]</ref>. Partecipa al Convegno anarchico di massa-lombarda ([[5 novembre]] [[1905]]) e a quello sindacalista di Bologna (fine novembre).
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