Alceste De Ambris: differenze tra le versioni

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Leggendo i contenuti di questo Manifesto appare evidente il contributo di Alceste De Ambris che, tuttavia, non aderì mai al Partito Nazionale Fascista fondato in seguito da Mussolini, ma divenne, come vedremo, esule [[antifascista]].
Leggendo i contenuti di questo Manifesto appare evidente il contributo di Alceste De Ambris che, tuttavia, non aderì mai al Partito Nazionale Fascista fondato in seguito da Mussolini, ma divenne, come vedremo, esule [[antifascista]].


== L' Impresa fiumana ==
== L'Impresa fiumana ==
{{vedi|Aspetti libertari dell'impresa di Fiume}}
{{vedi|Aspetti libertari dell'impresa di Fiume}}
«Finalmente l' evento si era compiuto, ed erano le 11.45 del 12 settembre 1919, un venerdì...al primo nucleo dei centonovantasei granatieri di Ronchi si erano uniti lungo la via altri soldati, bersaglieri, arditi e anche civili orgogliosi delle loro armi raccogliticce...entrava in Fiume una falange di non meno di duemilacinquecento persone che la conquistava senza sparare un colpo di fucile.» <ref>Antonio Spinosa. ''D'Annunzio. Il poeta armato.'' Oscar Mondadori, seconda edizione Oscar storia febbraio 2013.</ref>
«Finalmente l'evento si era compiuto, ed erano le 11.45 del 12 settembre 1919, un venerdì...al primo nucleo dei centonovantasei granatieri di Ronchi si erano uniti lungo la via altri soldati, bersaglieri, arditi e anche civili orgogliosi delle loro armi raccogliticce...entrava in Fiume una falange di non meno di duemilacinquecento persone che la conquistava senza sparare un colpo di fucile.» <ref>Antonio Spinosa. ''D'Annunzio. Il poeta armato.'' Oscar Mondadori, seconda edizione Oscar storia febbraio 2013.</ref>
D' Annunzio si era determinato a compiere questa impresa poiché la vittoria gli appariva «mutilata». Egli intendeva rivendicare per l' Italia la propria naturale potestà  sull' Adriatico fino a Valona al di là  del Patto che era stato firmato a Londra nel [[1915]], al momento dell 'entrata in guerra accanto a [[Gran Bretagna]], [[Francia]] e [[Russia]] contro la [[Germania]] e l' Austia-Ungheria. In un ''Cantico'' apparso sul «Corriere della Sera» reclamava l' intera Dalmazia. Inoltre il patto escludeva Fiume dai compensi territoriali non potendo essere prevedibile, a quel momento, la dissoluzione dell'Impero austroungarico a cui la città  apparteneva.
D'Annunzio si era determinato a compiere questa impresa poiché la vittoria gli appariva «mutilata». Egli intendeva rivendicare per l'Italia la propria naturale potestà  sull'Adriatico fino a Valona al di là  del Patto che era stato firmato a Londra nel [[1915]], al momento dell'entrata in guerra accanto a [[Gran Bretagna]], [[Francia]] e [[Russia]] contro la [[Germania]] e l'Austia-Ungheria. In un ''Cantico'' apparso sul «Corriere della Sera» reclamava l'intera Dalmazia. Inoltre il patto escludeva Fiume dai compensi territoriali non potendo essere prevedibile, a quel momento, la dissoluzione dell'Impero austroungarico a cui la città  apparteneva.
[[File:Reggenza Italiana del Carnaro.jpg|195px|left|thumb|Bandiera della Reggenza Italiana del Carnaro.]]
[[File:Reggenza Italiana del Carnaro.jpg|195px|left|thumb|Bandiera della Reggenza Italiana del Carnaro.]]
Dalla dissoluzione dell' Impero austroungarico stava nascendo il nuovo regno serbo, croato, sloveno. Gli jugoslavi negavano l' italianità  di Fiume e affermavano che avevano assolutamente bisogno del suo porto che era l' unico scalo marittimo utlilizzabile per il nuovo [[Stato]]. Sui confini da assegnare all' [[Italia]] e quindi su Fiume si discuteva nella Conferenza della pace in corso a Parigi. L' [[Italia]] chiedeva l' applicazione del Patto di Londra <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Patto_di_Londra Patto di Londra]</ref>con la correzione dell' inclusione della città  di Fiume nelle frontiere italiane, ma le altre potenze furono sorde a queste richieste. I rappresentanti italiani abbandonarono allora la Conferenza e furono accolti in Patria con acclamazioni di entusiasmo. D' Annunzio aveva esltato il loro gesto e dichiarato in un fervente discorso: «Non è più tempo di parole...abbiamo fatto troppo sperpero di eloquenza...oggi ogni combattente riprende il suo posto...e pronti...la bandiera di Fiume non parla ma comanda. Oggi una sola domanda è da rivolgere a questa Italia...per difendere il tuo diritto sei pronta a ricombattere?» <ref>Antonio Spinosa. Op.cit.</ref> Fino al novembre del 1919, De Ambris non aveva avuto l' occasione di conoscere personalmemnte Gabriele D' Annunzio e non ne apprezzava neanche particolarmente l' arte. «Ma vennero le elezioni generali del novembre 1919. Io avevo rifiutato ogni candidatura -scriverà  in un opuscolo-  più che per le mie convinzioni antiparlamentariste, per la nausea che mi suscitava la lotta svolta da un lato con la più sconcia demagogia ''neutralista'' , e dall' altro con l 'intenzione non dissimulata di trar profitto dall 'interventismo praticato, o almeno predicato, durante la guerra. La nausea mi vinse a tal punto che sentii il bisogno di cercare un pò d' aria respirabile e mi parve che avrei potuto trovarla a Fiume.»<ref> Note per un opuscolo. ''Fiume (un tentativo incompreso e vilipeso)'', mai pubblicato. Da Serventi Longhi. Op.cit.</ref> D' altra parte, nonostante il controllo che aveva sulla Uil come segretario e il desiderio che lo animava di preservare il sindacato da derive bolsceviche si rese conto che la debolezza dell' organizzazione, emarginata dal governo e dalle organizzazioni internazionali, non gli avrebbe più consentito di avere un ruolo da protagonista nella scena politica nazionale. Il fatto nuovo che poteva affascinare il movimento operaio e rivoluzionario italiano e significare qualcosa di importante per quel processo di cambiamento istituzionale e sociale tante volte ricercato, era proprio l' occupazione dannunziana  di Fiume. De Ambris poteva essere la figura adatta ad evitare il pericolo di accentramento nazionalista e autoritario del potere e a collocare intorno a D' Annunzio uomini lontani dalle derive ultranazionalistiche e reazionarie che potevano favorire ipotesi golpiste. Il socialista Turati aveva detto, in modo sprezzante, quando alla camera qualcuno aveva paragonato D' Annunzio a Garibaldi: «C' è una certa differenza fra Giuseppe Garibaldi e Gabriele Rapagnetta [vero cognome di D' Annunzio]...quella era la rivoluzione e questa è la reazione militare» e la sua compagna Anna Kuliscioff gli scriveva da Milano: «Il fattaccio di Fiume non è tanto temibile per le ragioni dette[alla Camera]...quanto per le ragioni non dette... ed è la minaccia di un pronunziamento militare anche a Roma». <ref>Antonio Spinosa. Op.cit.</ref>
Dalla dissoluzione dell'Impero austroungarico stava nascendo il nuovo regno serbo, croato, sloveno. Gli jugoslavi negavano l'italianità  di Fiume e affermavano che avevano assolutamente bisogno del suo porto che era l'unico scalo marittimo utlilizzabile per il nuovo [[Stato]]. Sui confini da assegnare all'[[Italia]] e quindi su Fiume si discuteva nella Conferenza della pace in corso a Parigi. L'[[Italia]] chiedeva l'applicazione del Patto di Londra <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Patto_di_Londra Patto di Londra]</ref>con la correzione dell'inclusione della città  di Fiume nelle frontiere italiane, ma le altre potenze furono sorde a queste richieste. I rappresentanti italiani abbandonarono allora la Conferenza e furono accolti in Patria con acclamazioni di entusiasmo. D'Annunzio aveva esltato il loro gesto e dichiarato in un fervente discorso: «Non è più tempo di parole...abbiamo fatto troppo sperpero di eloquenza...oggi ogni combattente riprende il suo posto...e pronti...la bandiera di Fiume non parla ma comanda. Oggi una sola domanda è da rivolgere a questa Italia...per difendere il tuo diritto sei pronta a ricombattere?» <ref>Antonio Spinosa. Op.cit.</ref> Fino al novembre del 1919, De Ambris non aveva avuto l'occasione di conoscere personalmemnte Gabriele D'Annunzio e non ne apprezzava neanche particolarmente l'arte. «Ma vennero le elezioni generali del novembre 1919. Io avevo rifiutato ogni candidatura -scriverà  in un opuscolo-  più che per le mie convinzioni antiparlamentariste, per la nausea che mi suscitava la lotta svolta da un lato con la più sconcia demagogia ''neutralista'' , e dall'altro con l'intenzione non dissimulata di trar profitto dall'interventismo praticato, o almeno predicato, durante la guerra. La nausea mi vinse a tal punto che sentii il bisogno di cercare un pò d'aria respirabile e mi parve che avrei potuto trovarla a Fiume.»<ref> Note per un opuscolo. ''Fiume (un tentativo incompreso e vilipeso)'', mai pubblicato. Da Serventi Longhi. Op.cit.</ref> D'altra parte, nonostante il controllo che aveva sulla Uil come segretario e il desiderio che lo animava di preservare il sindacato da derive bolsceviche si rese conto che la debolezza dell'organizzazione, emarginata dal governo e dalle organizzazioni internazionali, non gli avrebbe più consentito di avere un ruolo da protagonista nella scena politica nazionale. Il fatto nuovo che poteva affascinare il movimento operaio e rivoluzionario italiano e significare qualcosa di importante per quel processo di cambiamento istituzionale e sociale tante volte ricercato, era proprio l' occupazione dannunziana  di Fiume. De Ambris poteva essere la figura adatta ad evitare il pericolo di accentramento nazionalista e autoritario del potere e a collocare intorno a D'Annunzio uomini lontani dalle derive ultranazionalistiche e reazionarie che potevano favorire ipotesi golpiste. Il socialista Turati aveva detto, in modo sprezzante, quando alla camera qualcuno aveva paragonato D'Annunzio a Garibaldi: «C'è una certa differenza fra Giuseppe Garibaldi e Gabriele Rapagnetta [vero cognome di D'Annunzio]...quella era la rivoluzione e questa è la reazione militare» e la sua compagna Anna Kuliscioff gli scriveva da Milano: «Il fattaccio di Fiume non è tanto temibile per le ragioni dette[alla Camera]...quanto per le ragioni non dette... ed è la minaccia di un pronunziamento militare anche a Roma». <ref>Antonio Spinosa. Op.cit.</ref>


== La Carta del Carnaro ==
== La Carta del Carnaro ==
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