Zemlja i Volja: differenze tra le versioni

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== Storia del movimento ==
== Storia del movimento ==
[[File:P L Lavrov old.jpg|thumb|150 px|Pëtr Lavrovič Lavrov]]
[[File:P L Lavrov old.jpg|thumb|200px|[[Pëtr Lavrovič Lavrov]]]]
[[File:Nikolay_Chernyshevsky.jpg|thumb|160 px|left|[[Nikolaj Gavrilovic Cernysevskij|Nikolaï Cernysevskij]]]]
[[File:Nikolay_Chernyshevsky.jpg|thumb|200px|left|[[Nikolaj Gavrilovic Cernysevskij|Nikolaï Cernysevskij]]]]
=== Prima fase del movimento: 1861-1863 ===
=== Prima fase del movimento: 1861-1863 ===


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Presto si resero conto che i contadini delle ''[[obščina|obscine]]'' «non avevano ancora raggiunto un'etica e uno sviluppo intellettuale» <ref>V. A. Tvardovskaja, ''Il populismo russo'', 1975, p. 17</ref> che li rendesse capaci di autorganizzarsi. Gli ''zemlevoltsy'', molti dei quali si dichiaravano anarchici, e quindi contrari ad ogni forma di organizzazione verticistica e autoritaria, accettavano, sulla base del pensiero di di Lavrov, la possibilità di mantenere in vita lo [[Stato]] almeno nella fase rivoluzionaria e la stessa struttura organizzativa era fondata su basi centralistiche e sulla disciplina.
Presto si resero conto che i contadini delle ''[[obščina|obscine]]'' «non avevano ancora raggiunto un'etica e uno sviluppo intellettuale» <ref>V. A. Tvardovskaja, ''Il populismo russo'', 1975, p. 17</ref> che li rendesse capaci di autorganizzarsi. Gli ''zemlevoltsy'', molti dei quali si dichiaravano anarchici, e quindi contrari ad ogni forma di organizzazione verticistica e autoritaria, accettavano, sulla base del pensiero di di Lavrov, la possibilità di mantenere in vita lo [[Stato]] almeno nella fase rivoluzionaria e la stessa struttura organizzativa era fondata su basi centralistiche e sulla disciplina.


Il sostanziale fallimento della propaganda nelle campagne portò Zemlja i Volja a spostare il proprio interesse verso le città, dove si susseguivano gli [[sciopero|scioperi]] degli operai e degli studenti. [[German Aleksandrovič Lopatin|Lopatin]], un importante membro del gruppo, sviluppò un'idea di «lotta politica», appoggiata sugli operai delle città, che si poneva obiettivi politici intermedi - la promulgazione di una nuova Costituzione e la conquista dei fondamentali diritti democratici - del tutto estranee alle idee [[Bakunin|bakuniste]]. Alcuni individuarono nella radicalizzazione della [[violenza]] lo strumento idoneo alla lotta contro l'[[autocrazia]] zarista, necessaria anche come premessa alla lotta sociale nelle campagne, proponendo di attuare una vera e propria pratica del terrore, che prevedeva «l'eliminazione sistematica delle personalità più pericolose o più autorevoli del governo e, in generale, di coloro che, in un modo o nell'altro, mantengono in piedi l'odiato regime», <ref>''Revoljutsionnoe nrodničestvo 70-ch godov XIX veka'' (Il populismo rivoluzionario degli anni 70 del XIX secolo), Mosca-Leningrado 1965, II, p. 33</ref>. I primi attentati degli ''zemlevoltsy'' ebbero più che altro un carattere propagandistico, poi il [[24 gennaio]] [[1878]] ci fu una svolta: [[Vera Zasulic]] sparò, ferendolo, il governatore Trepov, che aveva fatto frustare un detenuto.  
Il sostanziale fallimento della propaganda nelle campagne portò Zemlja i Volja a spostare il proprio interesse verso le città, dove si susseguivano gli [[sciopero|scioperi]] degli operai e degli studenti. [[German Aleksandrovič Lopatin|Lopatin]], un importante membro del gruppo, sviluppò un'idea di «lotta politica», appoggiata sugli operai delle città, che si poneva obiettivi politici intermedi - la promulgazione di una nuova Costituzione e la conquista dei fondamentali diritti democratici - del tutto estranee alle idee [[Bakunin|bakuniste]]. Alcuni individuarono nella radicalizzazione della [[violenza]] lo strumento idoneo alla lotta contro l'[[autocrazia]] zarista, necessaria anche come premessa alla lotta sociale nelle campagne, proponendo di attuare una vera e propria pratica del terrore, che prevedeva «l'eliminazione sistematica delle personalità più pericolose o più autorevoli del governo e, in generale, di coloro che, in un modo o nell'altro, mantengono in piedi l'odiato regime», <ref>''Revoljutsionnoe nrodničestvo 70-ch godov XIX veka'' (''Il populismo rivoluzionario degli anni 70 del XIX secolo''), Mosca-Leningrado 1965, II, p. 33</ref>. I primi attentati degli ''zemlevoltsy'' ebbero più che altro un carattere propagandistico, poi il [[24 gennaio]] [[1878]] ci fu una svolta: [[Vera Zasulic]] sparò, ferendolo, il governatore Trepov, che aveva fatto frustare un detenuto.  
Durante il processo a suo carico, [[Vera Zasulic]], giustificò il gesto con la necessità <ref>''Protcess Veri Zasulič'' (Il processo di Vera Zasulič), 1906, p. 49</ref> «di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica su questo crimine e di mettere un argine alla continua profanazione della dignità umana». Alla fine del processo la Zasulic fu assolta. La stessa giustificazione diede Maria Kolenkina, arrestata il [[12 dicembre]], e S. N. Bobochov, nel [[1879]], che al processo spiegò: «Non avevo nessuna intenzione di uccidere o ferire, o per meglio dire, mi era del tutto indifferente. Ho sparato solo perché, facendo fuoco, avevo modo di esprimere apertamente la mia protesta contro i crimini del governo». <ref>Citato in V. A. Tvardovskaja, cit., p. 22</ref>
Durante il processo a suo carico, [[Vera Zasulic]], giustificò il gesto con la necessità <ref>''Protcess Veri Zasulič'' (Il processo di Vera Zasulič), 1906, p. 49</ref> «di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica su questo crimine e di mettere un argine alla continua profanazione della dignità umana». Alla fine del processo la Zasulic fu assolta. La stessa giustificazione diede Maria Kolenkina, arrestata il [[12 dicembre]], e S. N. Bobochov, nel [[1879]], che al processo spiegò: «Non avevo nessuna intenzione di uccidere o ferire, o per meglio dire, mi era del tutto indifferente. Ho sparato solo perché, facendo fuoco, avevo modo di esprimere apertamente la mia protesta contro i crimini del governo». <ref>Citato in V. A. Tvardovskaja, cit., p. 22</ref>
[[File:Vera Zasulic 2.jpg|thumb|right|170px|[[Vera Zasulic|Vera Ivanovna Zasulič]]]]
[[File:Vera Zasulic 2.jpg|thumb|right|200px|[[Vera Zasulic|Vera Ivanovna Zasulič]]]]
Come detto, l'attentato della [[Vera Zasulic|Zasulič]] comportò una svolta [[violenza|violenta]] del movimento populista, che inizialmente si diffuse soprattutto nel sud dell'Impero zarista: a Odessa, il [[30 gennaio]], i ''sadovtsy'' <ref>Dal nome dell'appartamento di via Sadova, in cui si riunivano alcuni militanti di Zemlja i Volja</ref> di [[Ivan Kovalskij]] resistettero con le armi all'arresto. Condannato a morte il [[2 agosto]] [[1878]], Kovalskij prima dell'esecuzione spiegò le motivazioni della sua scelta in favore della lotta armata: profondamente deluso dal fallimento dell'attività propagandistica, scrisse che occorreva «cercare di legarsi al popolo sul terreno dei fatti, e non nutrirlo con favole [...] questi tentativi non sono sempre coronati da successo, ma il loro rapido susseguirsi dimostra che si è già creata l'atmosfera rivoluzionaria adatta perché le nostre parole e le nostre idee si trasformino in realtà» <ref>''Il populismo rivoluzionario degli anni 70'', cit., p. 83</ref>; nel manifesto ''La voce degli uomini onesti'', esaltò il gesto della Zasulič ma al contempo segnò un certo distacco dall'[[Bakunin|anarchismo bakuniano]]. Anche il circolo fondato a Kiev alla fine del [[1877]] da V. A. Osinskij e D. A. Lizogub - che si proclamò nel febbraio del [[1878]] «Comitato esecutivo del partito social-rivoluzionario» -, era solito diffondere volantini [[insurrezionalismo|insurrezionalisti]], oltre che organizzare attentati contro funzionari dello [[Stato]] e informatori della polizia; essi sostenevano sempre e comunque che occorreva «andare al popolo, studiare le condizioni locali, sfruttare ogni malcontento, incitare il popolo alla protesta [...] ricorrere al terrore contro gli elementi più invisi al popolo». <ref>Secondo il rapporto dell'infiltrato F. Kuritsin, in ''Il populismo rivoluzionario degli anni 70'', cit., p. 118</ref>
Come detto, l'attentato della [[Vera Zasulic|Zasulič]] comportò una svolta [[violenza|violenta]] del movimento populista, che inizialmente si diffuse soprattutto nel sud dell'Impero zarista: a Odessa, il [[30 gennaio]], i ''sadovtsy'' <ref>Dal nome dell'appartamento di via Sadova, in cui si riunivano alcuni militanti di Zemlja i Volja</ref> di [[Ivan Kovalskij]] resistettero con le armi all'arresto. Condannato a morte il [[2 agosto]] [[1878]], Kovalskij prima dell'esecuzione spiegò le motivazioni della sua scelta in favore della lotta armata: profondamente deluso dal fallimento dell'attività propagandistica, scrisse che occorreva «cercare di legarsi al popolo sul terreno dei fatti, e non nutrirlo con favole [...] questi tentativi non sono sempre coronati da successo, ma il loro rapido susseguirsi dimostra che si è già creata l'atmosfera rivoluzionaria adatta perché le nostre parole e le nostre idee si trasformino in realtà» <ref>''Il populismo rivoluzionario degli anni 70'', cit., p. 83</ref>; nel manifesto ''La voce degli uomini onesti'', esaltò il gesto della Zasulič ma al contempo segnò un certo distacco dall'[[Bakunin|anarchismo bakuniano]]. Anche il circolo fondato a Kiev alla fine del [[1877]] da V. A. Osinskij e D. A. Lizogub - che si proclamò nel febbraio del [[1878]] «Comitato esecutivo del partito social-rivoluzionario» -, era solito diffondere volantini [[insurrezionalismo|insurrezionalisti]], oltre che organizzare attentati contro funzionari dello [[Stato]] e informatori della polizia; essi sostenevano sempre e comunque che occorreva «andare al popolo, studiare le condizioni locali, sfruttare ogni malcontento, incitare il popolo alla protesta [...] ricorrere al terrore contro gli elementi più invisi al popolo». <ref>Secondo il rapporto dell'infiltrato F. Kuritsin, in ''Il populismo rivoluzionario degli anni 70'', cit., p. 118</ref>
[[File:Vera Figner.JPG|150px|left|thumb|[[Vera Figner]]]]
[[File:Vera Figner.JPG|200px|left|thumb|[[Vera Figner]]]]
Gli altri movimenti, rappresentati da numerosi giornali come il ''[[Nabat]]'' (La campana a stormo) di Tkačëv, l'<nowiki></nowiki>''Obščee delo'' (La causa comune), il ''Letučij listok'' (Il foglio volante) di [[Nikolaj Konstantinovič Michajlovskij]] ([[1842]]-[[1904]]) e l'<nowiki></nowiki>''[[obščina|Obščina]]'' (La comune) di [[Michail Dragomanov]] ([[1841]]-[[1895]]), salutarono con gioia la svolta di Zemlja i Voljia, auspicando in alcuni casi la conquista della Costituzione e dei più elementari diritti civili e politici. Diversa fu la posizione dell'anarchico [[Sergej Michajlovic Kravčinskij]], il quale, rivendicando l'uccisione, il [[4 agosto]] [[1878]] a Pietroburgo, del dirigente di polizia Mezenzov, nel suo opuscolo ''Smert za smert'' (Morte per morte) scriveva che era «assolutamente indifferente che ci diate o no la Costituzione», anche se poi aggiungeva che la lotta sarebbe dovuta proseguire sino a quando «il governo si ostinerà a mantenere in vita l'attuale sistema» e non avesse concesso riforme politiche, la [[libertà]] di stampa e di opinione. <ref>S. M. Kravčinski, ''Smert za smert'', Pietrogrado 1924</ref>. Per lui la [[violenza]] era un mezzo e non un fine a se stesso, e doveva consistere nella conquista delle libertà politiche che l'[[autocrazia]] zarista negava al suo popolo.
Gli altri movimenti, rappresentati da numerosi giornali come il ''[[Nabat]]'' (La campana a stormo) di Tkačëv, l'<nowiki></nowiki>''Obščee delo'' (La causa comune), il ''Letučij listok'' (Il foglio volante) di [[Nikolaj Konstantinovič Michajlovskij]] ([[1842]]-[[1904]]) e l'<nowiki></nowiki>''[[obščina|Obščina]]'' (La comune) di [[Michail Dragomanov]] ([[1841]]-[[1895]]), salutarono con gioia la svolta di Zemlja i Voljia, auspicando in alcuni casi la conquista della Costituzione e dei più elementari diritti civili e politici. Diversa fu la posizione dell'anarchico [[Sergej Michajlovic Kravčinskij]], il quale, rivendicando l'uccisione, il [[4 agosto]] [[1878]] a Pietroburgo, del dirigente di polizia Mezenzov, nel suo opuscolo ''Smert za smert'' (Morte per morte) scriveva che era «assolutamente indifferente che ci diate o no la Costituzione», anche se poi aggiungeva che la lotta sarebbe dovuta proseguire sino a quando «il governo si ostinerà a mantenere in vita l'attuale sistema» e non avesse concesso riforme politiche, la [[libertà]] di stampa e di opinione. <ref>S. M. Kravčinski, ''Smert za smert'', Pietrogrado 1924</ref>. Per lui la [[violenza]] era un mezzo e non un fine a se stesso, e doveva consistere nella conquista delle libertà politiche che l'[[autocrazia]] zarista negava al suo popolo.


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#i ''derevenščiki'', sostenitori dell'agitazione nelle campagne e contrari sia all'uso della [[violenza]] terroristica che alle rivendicazioni politiche;  
#i ''derevenščiki'', sostenitori dell'agitazione nelle campagne e contrari sia all'uso della [[violenza]] terroristica che alle rivendicazioni politiche;  
#i ''politiki'', che, al contrario, rivendicavano la lotta politica e la pratica del terrore contro le [[autorità]];
#i ''politiki'', che, al contrario, rivendicavano la lotta politica e la pratica del terrore contro le [[autorità]];
#coloro che oscillavano tra queste due posizioni;
#coloro che oscillavano tra queste due posizioni.


Nel marzo [[1879]], i ''politiki'' diedero vita al ''Comitato esecutivo del Partito socialrivoluzionario'', all'interno del quale fu creata la sezione ''Svoboda ili smert'' (Libertà o morte). Durante il congresso clandestino di Zemlja i Volja (Pietroburgo, [[29 marzo]] [[1879]]) i ''politiki'' posero la questione del regicidio, ottenendo però un netto rifiuto da parte della maggioranza dei militanti. L'attentato ad Alessandro II, che era già stato preparato da [[Aleksandr Konstantinovic Solov'ev]], fu ugualmente messo in atto il [[2 aprile]], ma fallì. I ''politiki'' tennero un congresso separato a Lipetsk, dove adottarono una risoluzione che poneva al centro del programma la lotta politica e l'uso del terrore. Durante il congresso comune di Voronez, tenutosi nel giugno del [[1879]], emersero le solite divergenze che portarono infine, nel congresso di Pietroburgo, alla scissione e alla nascita di due nuovi gruppi: [[Narodnaja Volja]] (nata ufficialmente il [[25 agosto]] [[1879]]), che si concentrò sull'azione terroristica (sfocerà nell'attentato mortale ai danni dello zar Alessadro II nel marzo [[1881]]), e il [[Čërnyj peredel]] («Ripartizione nera» <ref>Чёрный передел, ''Ripartizione nera'': il nome allude all'abolizione del grande latifondo attraverso la ripartizione tra i contadini delle terre fertili o ''terre nere'', in russo ''čërnozem''.</ref> continuando a rifiutare ogni rivendicazione di carattere politico.), che al contrario era fautore di una linea più morbida ed in favore della prosecuzione dell'attività propagandistica nelle campagne.
Nel marzo [[1879]], i ''politiki'' diedero vita al ''Comitato esecutivo del Partito socialrivoluzionario'', all'interno del quale fu creata la sezione ''Svoboda ili smert'' (Libertà o morte). Durante il congresso clandestino di Zemlja i Volja (Pietroburgo, [[29 marzo]] [[1879]]) i ''politiki'' posero la questione del regicidio, ottenendo però un netto rifiuto da parte della maggioranza dei militanti. L'attentato ad Alessandro II, che era già stato preparato da [[Aleksandr Konstantinovic Solov'ev]], fu ugualmente messo in atto il [[2 aprile]], ma fallì. I ''politiki'' tennero un congresso separato a Lipetsk, dove adottarono una risoluzione che poneva al centro del programma la lotta politica e l'uso del terrore. Durante il congresso comune di Voronez, tenutosi nel giugno del [[1879]], emersero le solite divergenze che portarono infine, nel congresso di Pietroburgo, alla scissione e alla nascita di due nuovi gruppi: [[Narodnaja Volja]] (nata ufficialmente il [[25 agosto]] [[1879]]), che si concentrò sull'azione terroristica (sfocerà nell'attentato mortale ai danni dello zar Alessadro II nel marzo [[1881]]), e il [[Čërnyj peredel]] («Ripartizione nera» <ref>Чёрный передел, ''Ripartizione nera'': il nome allude all'abolizione del grande latifondo attraverso la ripartizione tra i contadini delle terre fertili o ''terre nere'', in russo ''čërnozem''.</ref> continuando a rifiutare ogni rivendicazione di carattere politico.), che al contrario era fautore di una linea più morbida ed in favore della prosecuzione dell'attività propagandistica nelle campagne.
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