Virgilia D'Andrea: differenze tra le versioni

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'''Virgilia D'Andrea''' nasce a Sulmona l'[[11 febbraio]] [[1888]] da Stefano e Nicoletta Gambascia, insegnante elementare. Orfana sin da bambina, viene affidata a delle parenti religiose. La sua triste e solitaria infanzia si sviluppa in un convento in cui vige un'educazione rigidamente autoritaria e fortemente bigotta. Le uniche distrazioni per la piccola Virgilia sono le letture di Leopardi, Carducci e Ada Negri.  
'''Virgilia D'Andrea''' nasce a Sulmona l'[[11 febbraio]] [[1888]] da Stefano e Nicoletta Gambascia, insegnante elementare. Orfana sin da bambina, viene affidata a delle parenti religiose. La sua triste e solitaria infanzia si sviluppa in un convento in cui vige un'educazione rigidamente autoritaria e fortemente bigotta. Le uniche distrazioni per la piccola Virgilia sono le letture di Leopardi, Carducci e Ada Negri.  


La prima volta che sente la parola [[anarchia]] è nel [[1900]], quando Umberto I muore per mano dell'anarchico [[Gaetano Bresci]]. Le suore vorrebbero costringere le ragazzine pregare per il “re buono”, ma Virgilia si rifiuta perchè prova un'istintiva simpatia per Bresci, l'anarchico vendicatore.  
La prima volta che sente la parola [[anarchia]] è nel [[1900]], quando Umberto I muore per mano dell'anarchico [[Gaetano Bresci]]. Le suore vorrebbero costringere le ragazzine pregare per il “re buono”, ma Virgilia si rifiuta perché prova un'istintiva simpatia per Bresci, l'anarchico vendicatore.  


Diplomatasi maestra elementare, nel [[1909]] abbandona il convento e, dopo aver conseguito la licenza definitiva, inizia l'insegnamento nei paesini nei pressi di Sulmona. Quest'esperienza la metterà  in contatto diretto con tutta quell'umanità  emarginata, povera ma dignitosa ed abbandonata dallo [[Stato]] al proprio destino.
Diplomatasi maestra elementare, nel [[1909]] abbandona il convento e, dopo aver conseguito la licenza definitiva, inizia l'insegnamento nei paesini nei pressi di Sulmona. Quest'esperienza la metterà  in contatto diretto con tutta quell'umanità  emarginata, povera ma dignitosa ed abbandonata dallo [[Stato]] al proprio destino.
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Alla vigilia della 1° guerra mondiale Virgilia D'Andrea partecipa a molte iniziative [[antimilitarismo|antimilitariste]], conoscendo molti anarchici abruzzesi che la introdurranno definitivamente negli ambienti anarchici. Nel [[1917]] M. Tozzi le presenta l'[[anarco-sindacalismo|anarco-sindacalista]] [[Armando Borghi]], all'epoca confinato in Abruzzo. Si tratta di un incontro decisivo per la vita di entrambi, da questo momento in poi saranno infatti compagni di vita inseparabili.
Alla vigilia della 1° guerra mondiale Virgilia D'Andrea partecipa a molte iniziative [[antimilitarismo|antimilitariste]], conoscendo molti anarchici abruzzesi che la introdurranno definitivamente negli ambienti anarchici. Nel [[1917]] M. Tozzi le presenta l'[[anarco-sindacalismo|anarco-sindacalista]] [[Armando Borghi]], all'epoca confinato in Abruzzo. Si tratta di un incontro decisivo per la vita di entrambi, da questo momento in poi saranno infatti compagni di vita inseparabili.
[[File:Armando borghi.jpg|thumb|[[Armando Borghi]], compagno di Virgilia]]
[[File:Armando borghi.jpg|thumb|[[Armando Borghi]], compagno di Virgilia]]
Nonostante le [[autorità ]] non esprimano giudizi troppo lusinghieri su di lei («Benché non consti che la D'Andrea sia all'altezza di dirigere un movimento sindacalista anarchico [...] attraverso la lettura delle lettere, che al Borghi provengono, e da questi sono spediti ai suoi compagni, si rileva che l'accennata donna costituisce il centro di diffusione più fedele dei propri divisamenti» <ref name="prefetto">Dichiarazione del prefetto di Campobasso, 1917</ref>) la donna viene seguita costantemente per via del suo intimo rapporto con [[Armando Borghi]]. Tuttavia, quando questi si trova esiliato ad Isernia, è proprio lei a dirigere «Guerra di Classe» (che poi dal 1968 assumerà  la denominazione di «[[Lotta di Classe (rivista)|Lotta di Classe]]»), organo dell'[[USI]], dimostrando notevoli abilità  gestionali. Alla fine della guerra ([[1919]]), Armando e Virgilia prendono a girar l'[[Italia]] per far propaganda anarchica. Nel [[1920]] entra a far parte della segreteria nazionale dell'[[USI]] e la sede di Milano (via Mauri 8), diviene anche casa sua, di Borghi e di [[Errico Malatesta]].
Nonostante le [[autorità]] non esprimano giudizi troppo lusinghieri su di lei («Benché non consti che la D'Andrea sia all'altezza di dirigere un movimento sindacalista anarchico [...] attraverso la lettura delle lettere, che al Borghi provengono, e da questi sono spediti ai suoi compagni, si rileva che l'accennata donna costituisce il centro di diffusione più fedele dei propri divisamenti» <ref name="prefetto">Dichiarazione del prefetto di Campobasso, 1917</ref>) la donna viene seguita costantemente per via del suo intimo rapporto con [[Armando Borghi]]. Tuttavia, quando questi si trova esiliato ad Isernia, è proprio lei a dirigere «Guerra di Classe» (che poi dal 1968 assumerà  la denominazione di «[[Lotta di Classe (rivista)|Lotta di Classe]]»), organo dell'[[USI]], dimostrando notevoli abilità  gestionali. Alla fine della guerra ([[1919]]), Armando e Virgilia prendono a girar l'[[Italia]] per far propaganda anarchica. Nel [[1920]] entra a far parte della segreteria nazionale dell'[[USI]] e la sede di Milano (via Mauri 8), diviene anche casa sua, di Borghi e di [[Errico Malatesta]].
===La poetessa dell'anarchia===
===La poetessa dell'anarchia===
: «Ella si serve della letteratura come d'un 'arma; e nel folto della battaglia, in mezzo alla folla ed in faccia al nemico o ad una tetra cella di prigione, o da un rifugio amico che dalla prigione lo sottrae, lancia i suoi versi come una sfida ai prepotenti, uno sprone agli ignavi, un incoraggiamento ai compagni di lotta» ([[Errico Malatesta]], ''Prefazione a "Tormento"'')
: «Ella si serve della letteratura come d'un 'arma; e nel folto della battaglia, in mezzo alla folla ed in faccia al nemico o ad una tetra cella di prigione, o da un rifugio amico che dalla prigione lo sottrae, lancia i suoi versi come una sfida ai prepotenti, uno sprone agli ignavi, un incoraggiamento ai compagni di lotta» ([[Errico Malatesta]], ''Prefazione a "Tormento"'')
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