Umanità Nova: differenze tra le versioni

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[[File:UN2.jpg|miniatura|500px|Testata del primo numero di ''Umanità Nova''.]]
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'''''Umanità Nova''''' è il giornale degli [[anarchici]] fondato nel [[1920]], nell'ambito dell'[[Unione Anarchica Italiana]], da [[Errico Malatesta]], accanto al quale si possono citare, tra i numerosi collaboratori e redattori storici, [[Gigi Damiani]], [[Corrado Quaglino]], [[Carlo Frigerio]], [[Ettore Molinari]], [[Nella Giacomelli]], [[Luigi Fabbri]], [[Armando Borghi]] e [[Camillo Berneri]].
'''''Umanità Nova''''' è il giornale degli [[anarchici]] fondato nel [[1920]], nell'ambito dell'[[Unione Anarchica Italiana]], da [[Errico Malatesta]], accanto al quale si possono citare, tra i numerosi collaboratori e redattori storici, [[Gigi Damiani]], [[Corrado Quaglino]], [[Carlo Frigerio]], [[Ettore Molinari]], [[Nella Giacomelli]], [[Luigi Fabbri]], [[Armando Borghi]], [[Camillo Berneri]] e [[Virgilia D'Andrea]].


Il settimanale è gestito sia sotto il profilo economico che quello redazionale dalla [[Federazione Anarchica Italiana]] ed è stampato a Carrara, presso ''[[La Cooperativa Tipolitografica]]'', che ne garantisce l'uscita. Viene spedito in tutta Italia grazie all'opera di volontari.
Il settimanale è gestito sia sotto il profilo economico che quello redazionale dalla [[Federazione Anarchica Italiana]] ed è stampato a Carrara, presso ''[[La Cooperativa Tipolitografica]]'', che ne garantisce l'uscita. Viene spedito in tutta Italia grazie all'opera di volontari.
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=== I primi anni ===
=== I primi anni ===
[[Image:UN1.jpg|thumb|300px|left|Prima pagina del primo numero di ''Umanità Nova'' del [[26 febbraio|26]]-[[27 febbraio]] [[1920]].]]  
[[Image:UN1.jpg|thumb|200px|left|Prima pagina del primo numero di ''Umanità Nova'' del [[26 febbraio|26]]-[[27 febbraio]] [[1920]].]]  
[[File:N Giacomelli2.jpg|miniatura|200px|[[Nella Giacomelli]]]]
[[File:N Giacomelli2.jpg|miniatura|200px|[[Nella Giacomelli]]]]
[[File:Ettore Molinari.JPG|miniatura|200px|[[Ettore Molinari]]]]
[[File:Ettore Molinari.JPG|miniatura|200px|[[Ettore Molinari]]]]
[[File:Damiani2.jpg|miniatura|200px|200px|[[Gigi Damiani]]]]
[[File:Damiani2.jpg|miniatura|200px|left|[[Gigi Damiani]]]]
La storia di ''Umanità Nova'' comincia nel [[1909]], quando a [[Ettore Molinari]] e [[Nella Giacomelli]] viene l'idea di trasformare in giornale quotidiano il pamphlet ''[[La Protesta Umana]]''. Nel [[1911]], durante un convegno nazionale, il Fascio Comunista Anarchico di Roma propone un organo nazionale che sia portavoce del [[movimento anarchico]], che sta tornando a rafforzarsi in [[Italia]]. <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 17.</ref> Nell'aprile del [[1919]], a Firenze, in un convegno nazionale che vede partecipare gran parte delle forze [[anarchiche]] italiane, sia di parte [[organizzativa]] che [[antiorganizzativa]], si conviene sulla necessità di stringersi in una unione: l'[[Unione Comunista Anarchica Italiana]]. La stampa viene indicata come uno dei punti cardine <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 19.</ref>; in questo frangente [[Ettore Molinari]] e [[Nella Giacomelli]] propongono un quotidiano nazionale ed insieme a [[Emilio Spinaci]] ottengono il via libera per verificare le possibilità concrete di realizzare un quotidiano di tutti gli [[anarchici]] e cominciare a raccogliere fondi. Il nome ''Umanità Nova'' viene dato dalla stessa [[Nella Giacomelli|Giacomelli]] che spiega:
La storia di ''Umanità Nova'' comincia nel [[1909]], quando a [[Ettore Molinari]] e [[Nella Giacomelli]] viene l'idea di trasformare in giornale quotidiano il pamphlet ''[[La Protesta Umana]]''. Nel [[1911]], durante un convegno nazionale, il Fascio Comunista Anarchico di Roma propone un organo nazionale che sia portavoce del [[movimento anarchico]], che sta tornando a rafforzarsi in [[Italia]]. <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 17.</ref> Nell'aprile del [[1919]], a Firenze, in un convegno nazionale che vede partecipare gran parte delle forze [[anarchiche]] italiane, sia di parte [[organizzativa]] che [[antiorganizzativa]], si conviene sulla necessità di stringersi in una unione: l'[[Unione Comunista Anarchica Italiana]]. La stampa viene indicata come uno dei punti cardine <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 19.</ref>; in questo frangente [[Ettore Molinari]] e [[Nella Giacomelli]] propongono un quotidiano nazionale ed insieme a [[Emilio Spinaci]] ottengono il via libera per verificare le possibilità concrete di realizzare un quotidiano di tutti gli [[anarchici]] e cominciare a raccogliere fondi. Il nome ''Umanità Nova'' viene dato dalla stessa [[Nella Giacomelli|Giacomelli]] che spiega:


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Il [[29 febbraio]] [[1920]], a Milano, presso la palestra delle scuole di Porta Romana, si tiene un comizio, indetto dalla Lega proletaria mutilati e invalidi di guerra, al quale prendono parte i rappresentanti della sinistra e del [[sindacalismo]], tra i quali gli [[anarchici]] [[Errico Malatesta]] e [[Pasquale Binazzi]] e, per l'[[USI]], [[Armando Borghi]]. Ma la pacifica dimostrazione si rivela una tragica anticipazione dell'offensiva squadrista e [[statale]] dei due anni seguenti. Infatti, i manifestanti vengono ripetutamente caricati dai carabinieri che, facendo pure fuoco coi moschetti su un tram con a bordo alcuni manifestanti, causano due morti e cinque feriti. Alla fine del [[1920]] [[Malatesta]], [[Armando Borghi]] e [[Corrado Quaglino]], ovvero alcuni dei redattori e collaboratori più importanti del quotidiano [[anarchico]], vengono arrestati con l'accusa di «cospirazione contro lo [[Stato]]», «associazione a delinquere» e reati a mezzo stampa e parola. Affiancando i [[fascisti]] alle forze dell'ordine, la consistenza delle testate del [[movimento anarchico]] passerà così da 28 nel [[1921]] a 3 nel [[1926]].  
Il [[29 febbraio]] [[1920]], a Milano, presso la palestra delle scuole di Porta Romana, si tiene un comizio, indetto dalla Lega proletaria mutilati e invalidi di guerra, al quale prendono parte i rappresentanti della sinistra e del [[sindacalismo]], tra i quali gli [[anarchici]] [[Errico Malatesta]] e [[Pasquale Binazzi]] e, per l'[[USI]], [[Armando Borghi]]. Ma la pacifica dimostrazione si rivela una tragica anticipazione dell'offensiva squadrista e [[statale]] dei due anni seguenti. Infatti, i manifestanti vengono ripetutamente caricati dai carabinieri che, facendo pure fuoco coi moschetti su un tram con a bordo alcuni manifestanti, causano due morti e cinque feriti. Alla fine del [[1920]] [[Malatesta]], [[Armando Borghi]] e [[Corrado Quaglino]], ovvero alcuni dei redattori e collaboratori più importanti del quotidiano [[anarchico]], vengono arrestati con l'accusa di «cospirazione contro lo [[Stato]]», «associazione a delinquere» e reati a mezzo stampa e parola. Affiancando i [[fascisti]] alle forze dell'ordine, la consistenza delle testate del [[movimento anarchico]] passerà così da 28 nel [[1921]] a 3 nel [[1926]].  


La vicenda di ''Umanità Nova'' (prima a Milano, con pubblicazioni interrotte il [[23 marzo]] [[1921]] in concomitanza dei [[La strage del Teatro Diana|fatti del Diana]] <ref>La redazione venne data alle fiamme da una squadra fascista quale immediata rappresaglia alla [[La strage del Teatro Diana|strage del Diana]], avvenuta poche ore prima.</ref>, poi a Roma, dove dal [[14 maggio]] [[1921]] esce a periodicità settimanale e varia fino alla chiusura definitiva il [[2 dicembre]] [[1922]] <ref>La sede viene totalmente distrutta e il giornale è costretto a sospendere definitivamente le pubblicazioni.</ref>) è puntualmente seguita e documentata con uno speciale dossier della direzione generale di Pubblica Sicurezza: per il fatto che si tratta della realizzazione di un progetto editoriale ambizioso diretto da [[Malatesta]], per il grande successo ottenuto dalla sottoscrizione che ha preceduto l'uscita del primo numero (135.000 lire i “fondi raccolti nel Regno” al gennaio [[1920]]) e dalla prenotazione delle copie con pagamento anticipato (lire 6 per 100 copie), per il grande battage pubblicitario fatto anche di lotterie e feste alle case del popolo e per la costituzione ovunque di “comitati pro – Umanità Nova”. L'atto finale è la denuncia da parte della questura di Roma contro venti fra ex-redattori, corrispondenti e membri del consiglio di amministrazione. A ciò si aggiunge: il sequestro di un notevole plico di corrispondenza, di opuscoli e materiale di propaganda; la confisca della cassa del giornale (5.700 lire italiane, 300 marchi, 20.000 corone e 71.328 lire disponibili sul conto corrente presso il Credito Italiano; il sequestro di tutti i registri contabili. <ref>Una situazione analoga si era verificata anche a La Spezia, dove le camicie nere avevano letteralmente distrutto la tipografia ed incendiato l'amministrazione de ''[[Il Libertario]]'', e a Pisa nei confronti de ''[[L'Avvenire Anarchico]]''.</ref>  
La vicenda di ''Umanità Nova'' (prima a Milano, con pubblicazioni interrotte il [[23 marzo]] [[1921]] in concomitanza dei [[La strage del Teatro Diana|fatti del Diana]] <ref>La redazione venne data alle fiamme da una squadra fascista quale immediata rappresaglia alla [[La strage del Teatro Diana|strage del Diana]], avvenuta poche ore prima.</ref>, poi a Roma, dove dal [[14 maggio]] [[1921]] esce a periodicità settimanale e varia fino alla chiusura definitiva il [[2 dicembre]] [[1922]] <ref>La sede viene totalmente distrutta e il giornale è costretto a sospendere definitivamente le pubblicazioni.</ref>) è puntualmente seguita e documentata con uno speciale dossier della direzione generale di Pubblica Sicurezza: per il fatto che si tratta della realizzazione di un progetto editoriale ambizioso diretto da [[Malatesta]], per il grande successo ottenuto dalla sottoscrizione che ha preceduto l'uscita del primo numero (135.000 lire i “fondi raccolti nel Regno” al gennaio [[1920]]) e dalla prenotazione delle copie con pagamento anticipato (lire 6 per 100 copie), per il grande battage pubblicitario fatto anche di lotterie e feste alle case del popolo e per la costituzione ovunque di “comitati pro – Umanità Nova”. L'atto finale è la denuncia da parte della questura di Roma contro venti fra ex-redattori, corrispondenti e membri del consiglio di amministrazione. A ciò si aggiunge: il sequestro di un notevole plico di corrispondenza, di opuscoli e materiale di propaganda; la confisca della cassa del giornale (5.700 lire italiane, 300 marchi, 20.000 corone e 71.328 lire disponibili sul conto corrente presso il Credito Italiano; il sequestro di tutti i registri contabili. <ref>Una situazione analoga si era verificata anche alla Spezia, dove le camicie nere avevano letteralmente distrutto la tipografia ed incendiato l'amministrazione de ''[[Il Libertario]]'', e a Pisa nei confronti de ''[[L'Avvenire Anarchico]]''.</ref>  


Il [[28 ottobre]] [[1922]] Vittorio Emanuele III affida l'incarico di formare un nuovo governo a Mussolini. ''Umanità Nova'' spiega così la scelta di affidare l'esecutivo al capo delle camicie nere: <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 96.</ref>  
Il [[28 ottobre]] [[1922]] Vittorio Emanuele III affida l'incarico di formare un nuovo governo a Mussolini. ''Umanità Nova'' spiega così la scelta di affidare l'esecutivo al capo delle camicie nere: <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 96.</ref>  
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La ricostituzione dei partiti, le manifestazioni di piazza e la [[libertà di stampa]] continuano ad essere proibite e represse. Un sentire collettivo, determinato da questa situazione, e una crescente rivendicazione operaia dell'uscita dalla guerra, reclamata dai grandi [[scioperi]] che avevano bloccato le fabbriche a Napoli dal [[17 agosto|17]] al [[20 agosto]] [[1943]], si riscontrano in tutti gli organi di stampa del fronte [[antifascista]]: dal comunista ''l'Unità'' al socialista ''Avanti!'', dall'azionista ''L'Italia libera'' all'[[anarchico]] ''Umanità Nova''. <ref> Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 249.</ref> Ulteriori elementi di analisi e indicazioni concrete si ritrovano anche nell'articolo ''Fascisti e nazisti all'opera'', assai interessante anche perché rovescia l'accusa di tradimento utilizzata dalla propaganda [[nazifascista]]:
La ricostituzione dei partiti, le manifestazioni di piazza e la [[libertà di stampa]] continuano ad essere proibite e represse. Un sentire collettivo, determinato da questa situazione, e una crescente rivendicazione operaia dell'uscita dalla guerra, reclamata dai grandi [[scioperi]] che avevano bloccato le fabbriche a Napoli dal [[17 agosto|17]] al [[20 agosto]] [[1943]], si riscontrano in tutti gli organi di stampa del fronte [[antifascista]]: dal comunista ''l'Unità'' al socialista ''Avanti!'', dall'azionista ''L'Italia libera'' all'[[anarchico]] ''Umanità Nova''. <ref> Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 249.</ref> Ulteriori elementi di analisi e indicazioni concrete si ritrovano anche nell'articolo ''Fascisti e nazisti all'opera'', assai interessante anche perché rovescia l'accusa di tradimento utilizzata dalla propaganda [[nazifascista]]:
:«I capi fascisti, responsabili della rovina d'Italia, approfittando della debolezza a loro riguardo dimostrata dal governo Badoglio, hanno potuto rifugiarsi in Germania presso i loro degni compari, i nazisti, assassini del popolo tedesco, da dove diramano a mezzo radio l'ordine agli squadristi italiani di aiutare in tutti i modi i tedeschi che sono in Italia, allo scopo di far riconquistare al [[fascismo]] il potere. [...] Non esiste nella storia un esempio di più vile tradimento a danno del popolo italiano, ridotto in gran parte senza casa e privo di tutto».
:«I capi fascisti, responsabili della rovina d'Italia, approfittando della debolezza a loro riguardo dimostrata dal governo Badoglio, hanno potuto rifugiarsi in Germania presso i loro degni compari, i nazisti, assassini del popolo tedesco, da dove diramano a mezzo radio l'ordine agli squadristi italiani di aiutare in tutti i modi i tedeschi che sono in Italia, allo scopo di far riconquistare al [[fascismo]] il potere. [...] Non esiste nella storia un esempio di più vile tradimento a danno del popolo italiano, ridotto in gran parte senza casa e privo di tutto».
[[Image:UN_geminal.jpg|thumb|500px|Una copia di ''UN'' davanti al Politeama Verdi di Carrara, città nella quale viene stampato il giornale.]]
Con il crollo del [[fascismo]] (luglio [[1943]]) ed il successivo armistizio (settembre [[1943]]), il giornale, edito sotto la gestione della [[Federazione Anarchica Italiana]], viene subito contrassegnato, nella sua impostazione, da molte delle caratteristiche del pensiero libertario: organizzazione interna non definita in termini assolutamente rigidi, ma vincolata ai mandati congressuali, che ne stabiliscono anche le figure redazionali fisse; individuazione di una rete estesa di collaboratori frequenti; possibilità di ogni lettore di interagire con il giornale, tanto che un numero consistente degli articoli pubblicati sarà opera proprio di occasionali collaboratori; assoluta libertà circa gli argomenti da trattare e, soprattutto, riguardo al contenuto di essi; diffusione affidata in gran parte alle capacità dei militanti.


Con il crollo del [[fascismo]] (luglio [[1943]]) ed il successivo armistizio (settembre [[1943]]), <ref>Il [[10 settembre]] [[1944]], a Firenze, il giornale aveva ripreso le pubblicazioni, ma era stato sequestrato dagli alleati liberatori e il suo tipografo, [[Lato Latini]], era stato condannato in novembre a molti mesi di prigione per averne stampato senza autorizzazione ottomila copie, dopo averlo redatto insieme a [[Ezio Puzzoli]], [[Augusto Boccone]] e [[Vittorio Monni]], sostenendo che le responsabilità degli orrori della guerra dovevano gravare, dal [[25 luglio]] in poi, anche «sulla monarchia e sul governo monarchico».</ref> il giornale, edito sotto la gestione della [[Federazione Anarchica Italiana]], viene subito contrassegnato, nella sua impostazione, da molte delle caratteristiche del pensiero libertario: organizzazione interna non definita in termini assolutamente rigidi, ma vincolata ai mandati congressuali, che ne stabiliscono anche le figure redazionali fisse; individuazione di una rete estesa di collaboratori frequenti; possibilità di ogni lettore di interagire con il giornale, tanto che un numero consistente degli articoli pubblicati sarà opera proprio di occasionali collaboratori; assoluta libertà circa gli argomenti da trattare e, soprattutto, riguardo al contenuto di essi; diffusione affidata in gran parte alle capacità dei militanti.
[[Image:UN_geminal.jpg|thumb|300px|Una copia di ''UN'' davanti al Politeama Verdi di Carrara, città nella quale viene stampato il giornale.]]
La diffusione del giornale sarà strettamente correlata sia al tradizionale radicamento sociale degli [[anarchici]] sul territorio sia alle diverse fasi dell'evoluzione della situazione politica e sociale italiana. Con una certa approssimazione, è possibile constatare che da una tiratura di circa 13.000 copie del [[1944]], questa salì ad una media di 15.000/16.000 copie a numero, fino ad arrivare ad un massimo di 18.000, quota toccata nel [[1946]], per poi scendere progressivamente fino alle 10.000/10.500 copie dei primi anni '50. <ref>La maggior parte dei proventi (circa il 60%) era data dalla vendita diretta, mentre gli abbonamenti non superavano il 15% delle entrate; le zone di maggior diffusione erano quelle di consolidamento storico maggiore: Toscana, Lazio, Emilia-Romagna.</ref>
La diffusione del giornale sarà strettamente correlata sia al tradizionale radicamento sociale degli [[anarchici]] sul territorio sia alle diverse fasi dell'evoluzione della situazione politica e sociale italiana. Con una certa approssimazione, è possibile constatare che da una tiratura di circa 13.000 copie del [[1944]], questa salì ad una media di 15.000/16.000 copie a numero, fino ad arrivare ad un massimo di 18.000, quota toccata nel [[1946]], per poi scendere progressivamente fino alle 10.000/10.500 copie dei primi anni '50. <ref>La maggior parte dei proventi (circa il 60%) era data dalla vendita diretta, mentre gli abbonamenti non superavano il 15% delle entrate; le zone di maggior diffusione erano quelle di consolidamento storico maggiore: Toscana, Lazio, Emilia-Romagna.</ref>


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== Note ==
== Note ==
<references/>
<references/>
== Bibliografia ==
*Franco Schirone, ''Umanità Nova. 100 Anni: un secolo di battaglie anarchiche'', 2020
*[https://lemaquis.noblogs.org/post/2020/04/16/a-cura-di-schirone-franco-cronache-anarchiche-il-giornale-umanita-nova-nellitalia-del-novecento-1920-1945/ ''Cronache Anarchiche''], Franco Schirone, Zero in Condotta, 2010


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
* [https://www.umanitanova.org/ Sito ufficiale di ''Umanità Nova'']
*[https://www.umanitanova.org/ Sito web di ''Umanità Nova'']
* [https://www.umanitanova.org/?page_id=34 Lista dei diffusori di ''Umanità Nova'']
*[https://umanitanova.org/dove-trovare-umanita-nova/ Lista dei diffusori di ''Umanità Nova'']
*[https://lemaquis.noblogs.org/post/2020/04/16/umanita-nova-1920-1945/ Umanità Nova (1920-1945)]


[[Categoria:Storia]]
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[[Categoria:Anarchismo in Italia]]
[[Categoria:Anarchismo in Italia]]
[[Categoria:Stampa anarchica]]
[[Categoria:Stampa anarchica]]
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