Umanità Nova: differenze tra le versioni

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[[File:UN2.jpg|miniatura|500px|Testata del primo numero di ''Umanità Nova''.]]
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'''''Umanità Nova''''' è il giornale degli [[anarchici]] fondato nel [[1920]], nell'ambito dell'[[Unione Anarchica Italiana]], da [[Errico Malatesta]], accanto al quale si possono citare, tra i numerosi collaboratori e redattori storici, [[Gigi Damiani]], [[Corrado Quaglino]], [[Carlo Frigerio]], [[Ettore Molinari]], [[Nella Giacomelli]], [[Luigi Fabbri]], [[Armando Borghi]] e [[Camillo Berneri]].
'''''Umanità Nova''''' è il giornale degli [[anarchici]] fondato nel [[1920]], nell'ambito dell'[[Unione Anarchica Italiana]], da [[Errico Malatesta]], accanto al quale si possono citare, tra i numerosi collaboratori e redattori storici, [[Gigi Damiani]], [[Corrado Quaglino]], [[Carlo Frigerio]], [[Ettore Molinari]], [[Nella Giacomelli]], [[Luigi Fabbri]], [[Armando Borghi]], [[Camillo Berneri]] e [[Virgilia D'Andrea]].


Il settimanale è gestito sia sotto il profilo economico che quello redazionale dalla [[Federazione Anarchica Italiana]] ed è stampato a Carrara, presso ''[[La Cooperativa Tipolitografica]]'', che ne garantisce l'uscita. Viene spedito in tutta Italia grazie all'opera di volontari.
Il settimanale è gestito sia sotto il profilo economico che quello redazionale dalla [[Federazione Anarchica Italiana]] ed è stampato a Carrara, presso ''[[La Cooperativa Tipolitografica]]'', che ne garantisce l'uscita. Viene spedito in tutta Italia grazie all'opera di volontari.
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=== I primi anni ===
=== I primi anni ===
[[File:N Giacomelli.jpg|miniatura|300px|[[Nella Giacomelli]] in una foto segnaletica.]]
[[Image:UN1.jpg|thumb|200px|left|Prima pagina del primo numero di ''Umanità Nova'' del [[26 febbraio|26]]-[[27 febbraio]] [[1920]].]]
[[Image:UN1.jpg|thumb|350px|left|Prima pagina del primo numero di ''Umanità Nova'' del [[26 febbraio|26]]-[[27 febbraio]] [[1920]].]]  
[[File:N Giacomelli2.jpg|miniatura|200px|[[Nella Giacomelli]]]]
[[File:Ettore Molinari.JPG|miniatura|200px|[[Ettore Molinari]]]]
[[File:Damiani2.jpg|miniatura|200px|left|[[Gigi Damiani]]]]
La storia di ''Umanità Nova'' comincia nel [[1909]], quando a [[Ettore Molinari]] e [[Nella Giacomelli]] viene l'idea di trasformare in giornale quotidiano il pamphlet ''[[La Protesta Umana]]''. Nel [[1911]], durante un convegno nazionale, il Fascio Comunista Anarchico di Roma propone un organo nazionale che sia portavoce del [[movimento anarchico]], che sta tornando a rafforzarsi in [[Italia]]. <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 17.</ref> Nell'aprile del [[1919]], a Firenze, in un convegno nazionale che vede partecipare gran parte delle forze [[anarchiche]] italiane, sia di parte [[organizzativa]] che [[antiorganizzativa]], si conviene sulla necessità di stringersi in una unione: l'[[Unione Comunista Anarchica Italiana]]. La stampa viene indicata come uno dei punti cardine <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 19.</ref>; in questo frangente [[Ettore Molinari]] e [[Nella Giacomelli]] propongono un quotidiano nazionale ed insieme a [[Emilio Spinaci]] ottengono il via libera per verificare le possibilità concrete di realizzare un quotidiano di tutti gli [[anarchici]] e cominciare a raccogliere fondi. Il nome ''Umanità Nova'' viene dato dalla stessa [[Nella Giacomelli|Giacomelli]] che spiega:
La storia di ''Umanità Nova'' comincia nel [[1909]], quando a [[Ettore Molinari]] e [[Nella Giacomelli]] viene l'idea di trasformare in giornale quotidiano il pamphlet ''[[La Protesta Umana]]''. Nel [[1911]], durante un convegno nazionale, il Fascio Comunista Anarchico di Roma propone un organo nazionale che sia portavoce del [[movimento anarchico]], che sta tornando a rafforzarsi in [[Italia]]. <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 17.</ref> Nell'aprile del [[1919]], a Firenze, in un convegno nazionale che vede partecipare gran parte delle forze [[anarchiche]] italiane, sia di parte [[organizzativa]] che [[antiorganizzativa]], si conviene sulla necessità di stringersi in una unione: l'[[Unione Comunista Anarchica Italiana]]. La stampa viene indicata come uno dei punti cardine <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 19.</ref>; in questo frangente [[Ettore Molinari]] e [[Nella Giacomelli]] propongono un quotidiano nazionale ed insieme a [[Emilio Spinaci]] ottengono il via libera per verificare le possibilità concrete di realizzare un quotidiano di tutti gli [[anarchici]] e cominciare a raccogliere fondi. Il nome ''Umanità Nova'' viene dato dalla stessa [[Nella Giacomelli|Giacomelli]] che spiega:


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=== La censura, la persecuzione e la chiusura ===
=== La censura, la persecuzione e la chiusura ===
[[File:Armando borghi.jpg|miniatura|200px|[[Armando Borghi]]]]
Il [[29 febbraio]] [[1920]], a Milano, presso la palestra delle scuole di Porta Romana, si tiene un comizio, indetto dalla Lega proletaria mutilati e invalidi di guerra, al quale prendono parte i rappresentanti della sinistra e del [[sindacalismo]], tra i quali gli [[anarchici]] [[Errico Malatesta]] e [[Pasquale Binazzi]] e, per l'[[USI]], [[Armando Borghi]]. Ma la pacifica dimostrazione si rivela una tragica anticipazione dell'offensiva squadrista e [[statale]] dei due anni seguenti. Infatti, i manifestanti vengono ripetutamente caricati dai carabinieri che, facendo pure fuoco coi moschetti su un tram con a bordo alcuni manifestanti, causano due morti e cinque feriti. Alla fine del [[1920]] [[Malatesta]], [[Armando Borghi]] e [[Corrado Quaglino]], ovvero alcuni dei redattori e collaboratori più importanti del quotidiano [[anarchico]], vengono arrestati con l'accusa di «cospirazione contro lo [[Stato]]», «associazione a delinquere» e reati a mezzo stampa e parola. Affiancando i [[fascisti]] alle forze dell'ordine, la consistenza delle testate del [[movimento anarchico]] passerà così da 28 nel [[1921]] a 3 nel [[1926]].  
Il [[29 febbraio]] [[1920]], a Milano, presso la palestra delle scuole di Porta Romana, si tiene un comizio, indetto dalla Lega proletaria mutilati e invalidi di guerra, al quale prendono parte i rappresentanti della sinistra e del [[sindacalismo]], tra i quali gli [[anarchici]] [[Errico Malatesta]] e [[Pasquale Binazzi]] e, per l'[[USI]], [[Armando Borghi]]. Ma la pacifica dimostrazione si rivela una tragica anticipazione dell'offensiva squadrista e [[statale]] dei due anni seguenti. Infatti, i manifestanti vengono ripetutamente caricati dai carabinieri che, facendo pure fuoco coi moschetti su un tram con a bordo alcuni manifestanti, causano due morti e cinque feriti. Alla fine del [[1920]] [[Malatesta]], [[Armando Borghi]] e [[Corrado Quaglino]], ovvero alcuni dei redattori e collaboratori più importanti del quotidiano [[anarchico]], vengono arrestati con l'accusa di «cospirazione contro lo [[Stato]]», «associazione a delinquere» e reati a mezzo stampa e parola. Affiancando i [[fascisti]] alle forze dell'ordine, la consistenza delle testate del [[movimento anarchico]] passerà così da 28 nel [[1921]] a 3 nel [[1926]].  


La vicenda di ''Umanità Nova'' (prima a Milano, con pubblicazioni interrotte il [[23 marzo]] [[1921]] in concomitanza dei [[La strage del Teatro Diana|fatti del Diana]] <ref>La redazione venne data alle fiamme da una squadra fascista quale immediata rappresaglia alla [[La strage del Teatro Diana|strage del Diana]], avvenuta poche ore prima.</ref>, poi a Roma, dove dal [[14 maggio]] [[1921]] esce a periodicità settimanale e varia fino alla chiusura definitiva il [[2 dicembre]] [[1922]] <ref>La sede viene totalmente distrutta e il giornale è costretto a sospendere definitivamente le pubblicazioni.</ref>) è puntualmente seguita e documentata con uno speciale dossier della direzione generale di Pubblica Sicurezza: per il fatto che si tratta della realizzazione di un progetto editoriale ambizioso diretto da [[Malatesta]], per il grande successo ottenuto dalla sottoscrizione che ha preceduto l'uscita del primo numero (135.000 lire i “fondi raccolti nel Regno” al gennaio [[1920]]) e dalla prenotazione delle copie con pagamento anticipato (lire 6 per 100 copie), per il grande battage pubblicitario fatto anche di lotterie e feste alle case del popolo e per la costituzione ovunque di “comitati pro – Umanità Nova”. L'atto finale è la denuncia da parte della questura di Roma contro venti fra ex-redattori, corrispondenti e membri del consiglio di amministrazione. A ciò si aggiunge: il sequestro di un notevole plico di corrispondenza, di opuscoli e materiale di propaganda; la confisca della cassa del giornale (5.700 lire italiane, 300 marchi, 20.000 corone e 71.328 lire disponibili sul conto corrente presso il Credito Italiano; il sequestro di tutti i registri contabili. <ref>Una situazione analoga si era verificata anche a La Spezia, dove le camicie nere avevano letteralmente distrutto la tipografia ed incendiato l'amministrazione de ''[[Il Libertario]]'', e a Pisa nei confronti de ''[[L'Avvenire Anarchico]]''.</ref>  
La vicenda di ''Umanità Nova'' (prima a Milano, con pubblicazioni interrotte il [[23 marzo]] [[1921]] in concomitanza dei [[La strage del Teatro Diana|fatti del Diana]] <ref>La redazione venne data alle fiamme da una squadra fascista quale immediata rappresaglia alla [[La strage del Teatro Diana|strage del Diana]], avvenuta poche ore prima.</ref>, poi a Roma, dove dal [[14 maggio]] [[1921]] esce a periodicità settimanale e varia fino alla chiusura definitiva il [[2 dicembre]] [[1922]] <ref>La sede viene totalmente distrutta e il giornale è costretto a sospendere definitivamente le pubblicazioni.</ref>) è puntualmente seguita e documentata con uno speciale dossier della direzione generale di Pubblica Sicurezza: per il fatto che si tratta della realizzazione di un progetto editoriale ambizioso diretto da [[Malatesta]], per il grande successo ottenuto dalla sottoscrizione che ha preceduto l'uscita del primo numero (135.000 lire i “fondi raccolti nel Regno” al gennaio [[1920]]) e dalla prenotazione delle copie con pagamento anticipato (lire 6 per 100 copie), per il grande battage pubblicitario fatto anche di lotterie e feste alle case del popolo e per la costituzione ovunque di “comitati pro – Umanità Nova”. L'atto finale è la denuncia da parte della questura di Roma contro venti fra ex-redattori, corrispondenti e membri del consiglio di amministrazione. A ciò si aggiunge: il sequestro di un notevole plico di corrispondenza, di opuscoli e materiale di propaganda; la confisca della cassa del giornale (5.700 lire italiane, 300 marchi, 20.000 corone e 71.328 lire disponibili sul conto corrente presso il Credito Italiano; il sequestro di tutti i registri contabili. <ref>Una situazione analoga si era verificata anche alla Spezia, dove le camicie nere avevano letteralmente distrutto la tipografia ed incendiato l'amministrazione de ''[[Il Libertario]]'', e a Pisa nei confronti de ''[[L'Avvenire Anarchico]]''.</ref>  


Il [[28 ottobre]] [[1922]] Vittorio Emanuele III affida l'incarico di formare un nuovo governo a Mussolini. ''Umanità Nova'' spiega così la scelta di affidare l'esecutivo al capo delle camicie nere: <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 96.</ref>  
Il [[28 ottobre]] [[1922]] Vittorio Emanuele III affida l'incarico di formare un nuovo governo a Mussolini. ''Umanità Nova'' spiega così la scelta di affidare l'esecutivo al capo delle camicie nere: <ref>Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 96.</ref>  
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=== La rinascita nel mondo ===
=== La rinascita nel mondo ===
Terminata, forzatamente, l'esperienza italiana, ''Umanità Nova'' rinasce negli [[USA]] (Brooklyn) nel [[1924]]-[[1925]]. <ref>[[Leonardo Bettini]], ''Bibliografia dell'anarchismo'', crescita politica editrice, Firenze, 1976, p. 216.</ref> Vengono pubblicati 18 numeri con direttore [[Maris Baldini]], pubblicista. La lotta al [[fascismo]] e la campagna per la liberazione di [[Sacco e Vanzetti]] rappresentano altri due aspetti di cui ''Umanità Nova'' si fa fortemente carico. Numerosi gli interventi con articoli ed analisi sulla situazione italiana e sul ruolo degli [[anarchici]] in questa fase: importanti ed interessanti alcuni scritti di Camillo da Lodi (pseudonimo di [[Camillo Berneri]]), [[Armando Borghi]] e, tra gli altri, [[Luigi Fabbri]]. L'edizione americana del giornale trova subito un largo consenso nella numerosa colonia degli esuli, ne è prova il completo esaurimento delle copie già dai primi numeri. Due numeri unici di ''Umanità Nova'' vengono pubblicati in [[Argentina]] (Buenos Aires) nel [[1930]] e nel [[1932]]. <ref>[[Leonardo Bettini]], ''Bibliografia dell'anarchismo'', crescita politica editrice, Firenze, 1976, p. 25.</ref> Dal [[20 ottobre]] [[1932]] al [[15 aprile]] [[1933]], a Puteaux <ref>[[Leonardo Bettini]], ''Bibliografia dell'anarchismo'', crescita politica editrice, Firenze, 1976, p. 134.</ref>, vengono pubblicati 10 numeri di ''Umanità Nova'': [[Camillo Berneri]] ed [[Antonio Cieri]], e con loro numerosi esuli [[libertari]], sono gli artefici della rinascita del giornale, quindicinale, che vive alterne vicende legate alla [[repressione]] del foglio da parte delle autorità francesi. Il respiro internazionale di ''Umanità Nova'' abbraccia soprattutto la [[Russia]] e la [[Spagna]]. In una nuova condizione sociale ed in una nuova fase, ''Umanità Nova'' nasce con la volontà di essere un giornale con orizzonti internazionali che apra una finestra sulle lotte operaie in ogni paese. I primi mesi del [[1933]] è denso di avvenimenti d'importanza internazionale. A gennaio avviene una rivolta [[anarchica]] in [[Spagna]] che si conclude con l'arresto, la tortura e l'assassinio dei rivoltosi della [[Federazione Anarchica Iberica]]; al tempo stesso ([[30 gennaio]]) in Germania Hitler va al potere con conseguenti imbavagliamento della stampa, restrizione della libertà d'associazione e [[repressione]] degli oppositori. In un momento così importante e delicato della vita sociale, ''Umanità Nova'', in esilio, è costretta ancora una volta a cessare le pubblicazioni per ordine dell'autorità francese. La protesta vive tre soli numeri: l'ultimo porta la data del [[28 marzo]] [[1933]]. Il giornale riapparirà, coronando anche il sogno di [[Camillo Berneri]], clandestino in [[Italia]] nel [[1943]].  
[[File:Camillo_Berneri_2.jpg|miniatura|160px|left|[[Camillo Berneri]]]]
[[File:Luigi Fabbri.jpg|miniatura|200px|[[Luigi Fabbri]]]]
Terminata, forzatamente, l'esperienza italiana, ''Umanità Nova'' rinasce negli [[USA]] (Brooklyn) nel [[1924]]-[[1925]]. <ref>[[Leonardo Bettini]], ''Bibliografia dell'anarchismo'', crescita politica editrice, Firenze, 1976, p. 216.</ref> Vengono pubblicati 18 numeri con direttore [[Maris Baldini]], pubblicista. La lotta al [[fascismo]] e la campagna per la liberazione di [[Sacco e Vanzetti]] rappresentano altri due aspetti di cui ''Umanità Nova'' si fa fortemente carico. Numerosi gli interventi con articoli ed analisi sulla situazione italiana e sul ruolo degli [[anarchici]] in questa fase: importanti ed interessanti alcuni scritti di Camillo da Lodi (pseudonimo di [[Camillo Berneri]]), [[Armando Borghi]] e, tra gli altri, [[Luigi Fabbri]]. L'edizione americana del giornale trova subito un largo consenso nella numerosa colonia degli esuli, ne è prova il completo esaurimento delle copie già dai primi numeri. Due numeri unici di ''Umanità Nova'' vengono pubblicati in [[Argentina]] (Buenos Aires) nel [[1930]] e nel [[1932]]. <ref>[[Leonardo Bettini]], ''Bibliografia dell'anarchismo'', crescita politica editrice, Firenze, 1976, p. 25.</ref> Dal [[20 ottobre]] [[1932]] al [[15 aprile]] [[1933]], a Puteaux <ref>[[Leonardo Bettini]], ''Bibliografia dell'anarchismo'', crescita politica editrice, Firenze, 1976, p. 134.</ref>, vengono pubblicati 10 numeri di ''Umanità Nova'': [[Camillo Berneri]] ed [[Antonio Cieri]], e con loro numerosi esuli [[libertari]], sono gli artefici della rinascita del giornale, quindicinale, che vive alterne vicende legate alla [[repressione]] del foglio da parte delle autorità francesi. Il respiro internazionale di ''Umanità Nova'' abbraccia soprattutto la [[Russia]] e la [[Spagna]]. In una nuova condizione sociale ed in una nuova fase, ''Umanità Nova'' nasce con la volontà di essere un giornale con orizzonti internazionali che apra una finestra sulle lotte operaie in ogni paese. I primi mesi del [[1933]] è denso di avvenimenti d'importanza internazionale. A gennaio avviene una rivolta [[anarchica]] in [[Spagna]] che si conclude con l'arresto, la tortura e l'assassinio dei rivoltosi della [[Federazione Anarchica Iberica]]; al tempo stesso ([[30 gennaio]]) in Germania Hitler va al potere con conseguenti imbavagliamento della stampa, restrizione della libertà d'associazione e [[repressione]] degli oppositori. In un momento così importante e delicato della vita sociale, ''Umanità Nova'', in esilio, è costretta ancora una volta a cessare le pubblicazioni per ordine dell'autorità francese. La protesta vive tre soli numeri: l'ultimo porta la data del [[28 marzo]] [[1933]]. Il giornale riapparirà, coronando anche il sogno di [[Camillo Berneri]], clandestino in [[Italia]] nel [[1943]].


=== La seconda guerra mondiale e la Resistenza ===
=== La seconda guerra mondiale e la Resistenza ===
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La ricostituzione dei partiti, le manifestazioni di piazza e la [[libertà di stampa]] continuano ad essere proibite e represse. Un sentire collettivo, determinato da questa situazione, e una crescente rivendicazione operaia dell'uscita dalla guerra, reclamata dai grandi [[scioperi]] che avevano bloccato le fabbriche a Napoli dal [[17 agosto|17]] al [[20 agosto]] [[1943]], si riscontrano in tutti gli organi di stampa del fronte [[antifascista]]: dal comunista ''l'Unità'' al socialista ''Avanti!'', dall'azionista ''L'Italia libera'' all'[[anarchico]] ''Umanità Nova''. <ref> Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 249.</ref> Ulteriori elementi di analisi e indicazioni concrete si ritrovano anche nell'articolo ''Fascisti e nazisti all'opera'', assai interessante anche perché rovescia l'accusa di tradimento utilizzata dalla propaganda [[nazifascista]]:
La ricostituzione dei partiti, le manifestazioni di piazza e la [[libertà di stampa]] continuano ad essere proibite e represse. Un sentire collettivo, determinato da questa situazione, e una crescente rivendicazione operaia dell'uscita dalla guerra, reclamata dai grandi [[scioperi]] che avevano bloccato le fabbriche a Napoli dal [[17 agosto|17]] al [[20 agosto]] [[1943]], si riscontrano in tutti gli organi di stampa del fronte [[antifascista]]: dal comunista ''l'Unità'' al socialista ''Avanti!'', dall'azionista ''L'Italia libera'' all'[[anarchico]] ''Umanità Nova''. <ref> Franco Schirone, ''Cronache Anarchiche'', Zero in Condotta, 2010, p. 249.</ref> Ulteriori elementi di analisi e indicazioni concrete si ritrovano anche nell'articolo ''Fascisti e nazisti all'opera'', assai interessante anche perché rovescia l'accusa di tradimento utilizzata dalla propaganda [[nazifascista]]:
:«I capi fascisti, responsabili della rovina d'Italia, approfittando della debolezza a loro riguardo dimostrata dal governo Badoglio, hanno potuto rifugiarsi in Germania presso i loro degni compari, i nazisti, assassini del popolo tedesco, da dove diramano a mezzo radio l'ordine agli squadristi italiani di aiutare in tutti i modi i tedeschi che sono in Italia, allo scopo di far riconquistare al [[fascismo]] il potere. [...] Non esiste nella storia un esempio di più vile tradimento a danno del popolo italiano, ridotto in gran parte senza casa e privo di tutto».
:«I capi fascisti, responsabili della rovina d'Italia, approfittando della debolezza a loro riguardo dimostrata dal governo Badoglio, hanno potuto rifugiarsi in Germania presso i loro degni compari, i nazisti, assassini del popolo tedesco, da dove diramano a mezzo radio l'ordine agli squadristi italiani di aiutare in tutti i modi i tedeschi che sono in Italia, allo scopo di far riconquistare al [[fascismo]] il potere. [...] Non esiste nella storia un esempio di più vile tradimento a danno del popolo italiano, ridotto in gran parte senza casa e privo di tutto».
[[Image:UN_geminal.jpg|thumb|500px|Una copia di ''UN'' davanti al Politeama Verdi di Carrara, città nella quale viene stampato il giornale.]]
Con il crollo del [[fascismo]] (luglio [[1943]]) ed il successivo armistizio (settembre [[1943]]), il giornale, edito sotto la gestione della [[Federazione Anarchica Italiana]], viene subito contrassegnato, nella sua impostazione, da molte delle caratteristiche del pensiero libertario: organizzazione interna non definita in termini assolutamente rigidi, ma vincolata ai mandati congressuali, che ne stabiliscono anche le figure redazionali fisse; individuazione di una rete estesa di collaboratori frequenti; possibilità di ogni lettore di interagire con il giornale, tanto che un numero consistente degli articoli pubblicati sarà opera proprio di occasionali collaboratori; assoluta libertà circa gli argomenti da trattare e, soprattutto, riguardo al contenuto di essi; diffusione affidata in gran parte alle capacità dei militanti.


Con il crollo del [[fascismo]] (luglio [[1943]]) ed il successivo armistizio (settembre [[1943]]), <ref>Il [[10 settembre]] [[1944]], a Firenze, il giornale aveva ripreso le pubblicazioni, ma era stato sequestrato dagli alleati liberatori e il suo tipografo, [[Lato Latini]], era stato condannato in novembre a molti mesi di prigione per averne stampato senza autorizzazione ottomila copie, dopo averlo redatto insieme a [[Ezio Puzzoli]], [[Augusto Boccone]] e [[Vittorio Monni]], sostenendo che le responsabilità degli orrori della guerra dovevano gravare, dal [[25 luglio]] in poi, anche «sulla monarchia e sul governo monarchico».</ref> il giornale, edito sotto la gestione della [[Federazione Anarchica Italiana]], viene subito contrassegnato, nella sua impostazione, da molte delle caratteristiche del pensiero libertario: organizzazione interna non definita in termini assolutamente rigidi, ma vincolata ai mandati congressuali, che ne stabiliscono anche le figure redazionali fisse; individuazione di una rete estesa di collaboratori frequenti; possibilità di ogni lettore di interagire con il giornale, tanto che un numero consistente degli articoli pubblicati sarà opera proprio di occasionali collaboratori; assoluta libertà circa gli argomenti da trattare e, soprattutto, riguardo al contenuto di essi; diffusione affidata in gran parte alle capacità dei militanti.
[[Image:UN_geminal.jpg|thumb|300px|Una copia di ''UN'' davanti al Politeama Verdi di Carrara, città nella quale viene stampato il giornale.]]
La diffusione del giornale sarà strettamente correlata sia al tradizionale radicamento sociale degli [[anarchici]] sul territorio sia alle diverse fasi dell'evoluzione della situazione politica e sociale italiana. Con una certa approssimazione, è possibile constatare che da una tiratura di circa 13.000 copie del [[1944]], questa salì ad una media di 15.000/16.000 copie a numero, fino ad arrivare ad un massimo di 18.000, quota toccata nel [[1946]], per poi scendere progressivamente fino alle 10.000/10.500 copie dei primi anni '50. <ref>La maggior parte dei proventi (circa il 60%) era data dalla vendita diretta, mentre gli abbonamenti non superavano il 15% delle entrate; le zone di maggior diffusione erano quelle di consolidamento storico maggiore: Toscana, Lazio, Emilia-Romagna.</ref>
La diffusione del giornale sarà strettamente correlata sia al tradizionale radicamento sociale degli [[anarchici]] sul territorio sia alle diverse fasi dell'evoluzione della situazione politica e sociale italiana. Con una certa approssimazione, è possibile constatare che da una tiratura di circa 13.000 copie del [[1944]], questa salì ad una media di 15.000/16.000 copie a numero, fino ad arrivare ad un massimo di 18.000, quota toccata nel [[1946]], per poi scendere progressivamente fino alle 10.000/10.500 copie dei primi anni '50. <ref>La maggior parte dei proventi (circa il 60%) era data dalla vendita diretta, mentre gli abbonamenti non superavano il 15% delle entrate; le zone di maggior diffusione erano quelle di consolidamento storico maggiore: Toscana, Lazio, Emilia-Romagna.</ref>


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== Note ==
== Note ==
<references/>
<references/>
== Bibliografia ==
*Franco Schirone, ''Umanità Nova. 100 Anni: un secolo di battaglie anarchiche'', 2020
*[https://lemaquis.noblogs.org/post/2020/04/16/a-cura-di-schirone-franco-cronache-anarchiche-il-giornale-umanita-nova-nellitalia-del-novecento-1920-1945/ ''Cronache Anarchiche''], Franco Schirone, Zero in Condotta, 2010


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
* [https://www.umanitanova.org/ Sito ufficiale di ''Umanità Nova'']
*[https://www.umanitanova.org/ Sito web di ''Umanità Nova'']
* [https://www.umanitanova.org/?page_id=34 Lista dei diffusori di ''Umanità Nova'']
*[https://umanitanova.org/dove-trovare-umanita-nova/ Lista dei diffusori di ''Umanità Nova'']
*[https://lemaquis.noblogs.org/post/2020/04/16/umanita-nova-1920-1945/ Umanità Nova (1920-1945)]


[[Categoria:Storia]]
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[[Categoria:Anarchismo in Italia]]
[[Categoria:Anarchismo in Italia]]
[[Categoria:Stampa anarchica]]
[[Categoria:Stampa anarchica]]
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