Severino Di Giovanni: differenze tra le versioni

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[[File:Severino di Giovanni.jpg|thumb|Severino Di Giovanni]]'''Severino Di Giovanni''' (Chieti, [[17 marzo]] [[1901]] - Buenos Aires, [[1 Febbraio|1 febbraio]] [[1931]]), è stato un anarchico [[anarchismo insurrezionale|insurrezionalista]] e [[illegalismo|"illegalista"]] emigrato dall'[[Italia]] all'[[Argentina]] per sfuggire alla repressione [[Fascismo|fascista]].
[[File:Severino di Giovanni.jpg|thumb|Severino Di Giovanni]]'''Severino Di Giovanni''' (Chieti, [[17 marzo]] [[1901]] - Buenos Aires, [[1 Febbraio|1 febbraio]] [[1931]]), è stato un anarchico [[anarchismo insurrezionale|insurrezionalista]] e [[illegalismo|"illegalista"]] emigrato dall'[[Italia]] all'[[Argentina]] per sfuggire alla repressione [[fascista]].


== Biografia ==
== Biografia ==
 
'''Severino Di Giovanni''' nasce a Chieti il [[17 marzo]] [[1901]]. In gioventù subisce le conseguenze del periodo post-bellico (Prima guerra mondiale): fame, povertà difficoltà, lutti ecc. Da quel momento odierà ogni tipo di [[autorità]].  
'''Severino Di Giovanni''' nasce a Chieti il [[17 marzo]] [[1901]]. In gioventù subisce le conseguenze del periodo post-bellico (prima guerra mondiale): fame, povertà difficoltà, lutti, ecc. Da quel momento odierà ogni tipo di [[autorità]].  


===Il periodo italiano: l'anarchismo ===
===Il periodo italiano: l'anarchismo ===
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=== Inizio dell'attività insurrezionale ===
=== Inizio dell'attività insurrezionale ===
In [[Argentina]], grazie ad una nutrita presenza di anarchici italiani ([[Camillo Daleffe]], [[Aldo Aguzzi]], [[Luigi Tibiletti]], [[Carlo Fontana]], [[Pasquale Caporaletti]], [[Giacomo Sabbatini]], [[Luigi Zanetti]], [[Giuseppe Pellegrini]], [[Romeo Gentile]], [[Clemente Daglia]], [[Carlo Marchesi]], ecc.), Severino Di Giovanni prosegue il suo attivismo anarchico. Di Giovanni è prevalentemente un [[anarchismo insurrezionalista|uomo d'azione]]: teorizza le rapine alle banche come mezzo di finanziamento e l'assalto alle centrali di polizia, dove notoriamente venivano torturati i comunisti e gli anarchici. <ref>«La discriminante che Di Giovanni imponeva sia ai singoli che ai gruppi organizzati era l'accettazione, incondizionata, che il ricorso alla violenza fosse indispensabile. L'uso della violenza non dovrà essere indiscriminato, non fine a sé stesso, però la violenza dovrà essere in grado di disorientare, di spiazzare, di sconvolgere e quindi di modificare gli equilibri esistenti, prima che essi si consolidino in modo da permettere alla rivoluzione di avanzare. "Bandito illegale contro banditi legali" si autodefinì Severino in un articolo del [[1926]], visto che il potere non lascia alcuna possibilità di scelta» (A. Orlando - A. Pagliaro, ''Chico il professore'', p. 75).</ref> Soprattutto durante il concitato periodo delle grandi manifestazioni di [[solidarietà]] a [[Sacco e Vanzetti]] si verificano alcune clamorose rapine e manifestazioni pratiche di [[azione diretta]]. La polizia argentina arresta una prima volta l'anarchico italiano quando, dagli spalti del teatro Colòn di Buenos Aires, durante i festeggiamenti in onore del re d'Italia per i suoi 25 anni di regno, lancia diversi volantini [[antifascismo|antifascisti]] in favore del deputato [[Giacomo Matteoti]], assassinato dal fascista Dumini, urlando: «Abbasso il fascismo!». Il volantino riportava il seguente testo:
In [[Argentina]], grazie ad una nutrita presenza di anarchici italiani ([[Camillo Daleffe]], [[Aldo Aguzzi]], [[Luigi Tibiletti]], [[Carlo Fontana]], [[Pasquale Caporaletti]], [[Giacomo Sabbatini]], [[Luigi Zanetti]], [[Giuseppe Pellegrini]], [[Romeo Gentile]], [[Clemente Daglia]], [[Carlo Marchesi]] ecc.), Severino Di Giovanni prosegue il suo attivismo anarchico. Di Giovanni è prevalentemente un [[anarchismo insurrezionalista|uomo d'azione]]: teorizza le rapine alle banche come mezzo di finanziamento e l'assalto alle centrali di polizia, dove notoriamente venivano torturati i comunisti e gli anarchici. <ref>«La discriminante che Di Giovanni imponeva sia ai singoli che ai gruppi organizzati era l'accettazione, incondizionata, che il ricorso alla violenza fosse indispensabile. L'uso della violenza non dovrà essere indiscriminato, non fine a sé stesso, però la violenza dovrà essere in grado di disorientare, di spiazzare, di sconvolgere e quindi di modificare gli equilibri esistenti, prima che essi si consolidino in modo da permettere alla rivoluzione di avanzare. "Bandito illegale contro banditi legali" si autodefinì Severino in un articolo del [[1926]], visto che il potere non lascia alcuna possibilità di scelta» (A. Orlando - A. Pagliaro, ''Chico il professore'', p. 75).</ref> Soprattutto durante il concitato periodo delle grandi manifestazioni di [[solidarietà]] a [[Sacco e Vanzetti]] si verificano alcune clamorose rapine e manifestazioni pratiche di [[azione diretta]]. La polizia argentina arresta una prima volta l'anarchico italiano quando, dagli spalti del teatro Colòn di Buenos Aires, durante i festeggiamenti in onore del re d'Italia per i suoi 25 anni di regno, lancia diversi volantini [[antifascismo|antifascisti]] in favore del deputato [[Giacomo Matteoti]], assassinato dal [[fascista]] Dumini, urlando: «Abbasso il fascismo!». Il volantino riportava il seguente testo:
[[File:VMatte.jpg|miniatura|Il volantino lanciato dagli spalti del teatro Colòn di Buenos Aires.]]
[[File:VMatte.jpg|miniatura|Il volantino lanciato dagli spalti del teatro Colòn di Buenos Aires.]]
:«Santificatori della monarchia Sabauda avete dimenticato che proprio sotto il regno di Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio e volontà... di pochi Re d'Italia; sorse, si alimentò nel sangue, quell'accozzaglia di briganti che si chiamano i FASCISTI... con tutti i suoi Dumini, i Filippelli, i Rossi, i De Vecchi, i Regazzi, i Farinacci... e che trova in Benito Mussolini la più precisa e perfetta raffigurazione di tutte le infamie...<br />
:«Santificatori della monarchia Sabauda avete dimenticato che proprio sotto il regno di Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio e volontà... di pochi Re d'Italia; sorse, si alimentò nel sangue, quell'accozzaglia di briganti che si chiamano i FASCISTI... con tutti i suoi Dumini, i Filippelli, i Rossi, i De Vecchi, i Regazzi, i Farinacci... e che trova in Benito Mussolini la più precisa e perfetta raffigurazione di tutte le infamie...<br />
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=== La collaborazione con il «Culmine» ===
=== La collaborazione con il «Culmine» ===
[[File:Culmine.jpg|miniatura|left|il «Culmine» del [[10 novembre]] [[1927]].]]
[[File:Culmine.jpg|miniatura|left|200px|«[[Culmine]]» del [[10 novembre]] [[1927]].]]
Pur essendo "uomo d'azione", Di Giovanni non nega l'importanza della teoria. Pubblica numerosi testi anarchici e il [[stampa anarchica|giornale]] «[[Il Culmine]]» (il primo numero uscì nell'agosto del [[1925]]), che si pone l'obiettivo di:
Pur essendo "uomo d'azione", Di Giovanni non nega l'importanza della teoria. Pubblica numerosi testi anarchici e il [[stampa anarchica|giornale]] il «[[Culmine]]» (il primo numero uscì nell'agosto del [[1925]]), che si pone l'obiettivo di:
*diffondere le idee anarchiche tra i lavoratori italiani;  
*diffondere le idee anarchiche tra i lavoratori italiani;  
*contrastare la propaganda dei partiti politici pseudo-rivoluzionari, che fanno dell'[[antifascismo]] una speculazione per le loro future conquiste elettorali;  
*contrastare la propaganda dei partiti politici pseudo-rivoluzionari, che fanno dell'[[antifascismo]] una speculazione per le loro future conquiste elettorali;  
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*stabilire un'intensa ed attiva collaborazione tra i gruppi anarchici italiani o i compagni isolati e il movimento anarchico locale.  
*stabilire un'intensa ed attiva collaborazione tra i gruppi anarchici italiani o i compagni isolati e il movimento anarchico locale.  


Il «[[Culmine]]» diffonde molti appelli in favore di prigionieri politici (es. [[Sacco e Vanzetti]]), contro il [[Fascismo|fascismo]] in [[Italia]] e nel resto del mondo, contro la repressione argentina e anche contro lo stalinismo (una rubrica del periodico si intitolava «Dall'inferno bolscevico»).
Il «[[Culmine]]» diffonde molti appelli in favore di prigionieri politici (tra cui [[Sacco e Vanzetti]]), contro il [[Fascismo|fascismo]] in [[Italia]] e nel resto del mondo, contro la repressione argentina e anche contro lo stalinismo (una rubrica del periodico si intitolava «Dall'inferno bolscevico»).


=== Azioni dirette ===
=== Azioni dirette ===
[[Image:Severino di Giovanni in court.jpg|thumb|400px|Severino Di Giovanni in un momento processuale]]
[[Image:Severino di Giovanni in court.jpg|thumb|400px|Severino Di Giovanni in un momento processuale]]
Diviso tra teoria e pratica, Di Giovanni compie [[azione diretta|azioni dirette]], anche perché la necessità di reperire fondi per poter condurre una vita votata alla clandestinità ed alla guerriglia urbana, spinge il gruppo de ''[[Il Culmine]]'' alle rapine di banche, portavalori, gioiellerie e grandi aziende.
Diviso tra teoria e pratica, Di Giovanni compie [[azione diretta|azioni dirette]], anche perché la necessità di reperire fondi per poter condurre una vita votata alla clandestinità ed alla guerriglia urbana, spinge il gruppo del ''[[Culmine]]'' alle rapine di banche, portavalori, gioiellerie e grandi aziende.


Il [[16 maggio]] [[1926]], alle 23, una potente bomba sgretola la porta dell'Ambasciata americana, senza, per fortuna, provocare vittime, ma solo danni a tutti gli edifici vicini, compreso un negozio, che si trova di fronte.
Il [[16 maggio]] [[1926]], alle 23, una potente bomba sgretola la porta dell'Ambasciata americana, senza, per fortuna, provocare vittime, ma solo danni a tutti gli edifici vicini, compreso un negozio, che si trova di fronte.
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Il [[23 maggio]] [[1928]] Severino intende portare una bomba al Consolato italiano di Buenos Aires, fin dentro la stanza del Console, Italo Capanni, chiuderlo dentro a viva forza e lasciare che l'ordigno esploda. Ma le cose non vanno come previsto e alla fine la bomba viene lasciata giusto nell'atrio accanto alle scale (risultato: 9 morti e 34 feriti gravi). La stessa mattina (ore 12.30) Di Giovanni piazza un'altra bomba nella farmacia del dr. Benjamin Mastronardi, presidente del Comitato Fascista (la bomba viene involontariamente disinnescata da un bambino, il figlio di Mastronardi).
Il [[23 maggio]] [[1928]] Severino intende portare una bomba al Consolato italiano di Buenos Aires, fin dentro la stanza del Console, Italo Capanni, chiuderlo dentro a viva forza e lasciare che l'ordigno esploda. Ma le cose non vanno come previsto e alla fine la bomba viene lasciata giusto nell'atrio accanto alle scale (risultato: 9 morti e 34 feriti gravi). La stessa mattina (ore 12.30) Di Giovanni piazza un'altra bomba nella farmacia del dr. Benjamin Mastronardi, presidente del Comitato Fascista (la bomba viene involontariamente disinnescata da un bambino, il figlio di Mastronardi).


Il [[14 ottobre]] [[1928]] Di Giovanni tenta di far saltare una nave di un armatore che ha rifiutato ogni concessione alle maestranze in agitazione; il [[14 novembre]], giornata di sciopero generale per [[Simone Radowitzky|Radowitzki]], un altro ordigno toglie la vita a un innocente accanto alla cattedrale di Buenos Aires e due bombe scoppiano a Rosario; il [[25 aprile]] [[1929]] l'ex amministratore de ''[[Il Culmine]]'', Giulio Montagna, cade sotto i colpi di Di Giovanni, che lo ritiene un delatore; il [[22 ottobre]] il vice commissario della polizia di Rosario, Juan Velar, noto torturatore di sovversivi, viene sfigurato da una scarica di pallini da caccia.
Il [[14 ottobre]] [[1928]] Di Giovanni tenta di far saltare una nave di un armatore che ha rifiutato ogni concessione alle maestranze in agitazione; il [[14 novembre]], giornata di sciopero generale per [[Simone Radowitzky|Radowitzki]], un altro ordigno toglie la vita a un innocente accanto alla cattedrale di Buenos Aires e due bombe scoppiano a Rosario; il [[25 aprile]] [[1929]] l'ex amministratore del ''[[Culmine]]'', Giulio Montagna, cade sotto i colpi di Di Giovanni, che lo ritiene un delatore; il [[22 ottobre]] il vice commissario della polizia di Rosario, Juan Velar, noto torturatore di sovversivi, viene sfigurato da una scarica di pallini da caccia.


Il [[20 gennaio]] [[1930]] viene ucciso a Rosario [[Agostino Cremonesi]], un militante libertario che da qualche tempo intratteneva “amichevoli relazioni” con la polizia: i sospetti si indirizzano, di nuovo, su Di Giovanni, che respinge le accuse. Il [[6 settembre]] il generale Uriburu instaura una dittatura militare in Argentina, avviando nel paese una dura politica di repressione antioperaia e sopprimendo i partiti, i sindacati, i giornali, i circoli, le associazioni operaie e di sinistra. La fine della democrazia non impedisce a Severino di andare avanti per la sua strada, assaltando, il [[2 ottobre]], l'Opera sanitaria, dove rapina 286.000 pesos per autofinanziarsi, e impadronendosi poi di 23.000 pesos in una fabbrica di scarpe.
Il [[20 gennaio]] [[1930]] viene ucciso a Rosario [[Agostino Cremonesi]], un militante libertario che da qualche tempo intratteneva “amichevoli relazioni” con la polizia: i sospetti si indirizzano, di nuovo, su Di Giovanni, che respinge le accuse. Il [[6 settembre]] il generale Uriburu instaura una dittatura militare in Argentina, avviando nel paese una dura politica di repressione antioperaia e sopprimendo i partiti, i sindacati, i giornali, i circoli, le associazioni operaie e di sinistra. La fine della democrazia non impedisce a Severino di andare avanti per la sua strada, assaltando, il [[2 ottobre]], l'Opera sanitaria, dove rapina 286.000 pesos per autofinanziarsi, e impadronendosi poi di 23.000 pesos in una fabbrica di scarpe.


=== Reazioni della stampa anarchica ed omicidio di Emilio López Arango ===
=== Reazioni della stampa anarchica ed omicidio di Emilio López Arango ===
Il [[26 maggio]] [[1928]] ''[[La Protesta]]'' pubblica un editoriale intitolato ''Scuola della violenza'', nel quale non solo prende le distanze dagli attentatori, ma afferma che «il terrorismo non è anarchismo, anche se un certo tipo di azioni individuali potrebbe essere messo in relazione con alcune manifestazioni dello spirito di vendetta che porta uomini dal temperamento eccitabile ad attuare, per conto proprio, rappresaglie contro i più vistosi responsabili di un crimine collettivo».  
[[File:Aragno.jpg|miniatura|200px|[[Emilio López Arango]]]]
Il [[26 maggio]] [[1928]] ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'' pubblica un editoriale intitolato ''Scuola della violenza'', nel quale non solo prende le distanze dagli attentatori, ma afferma che «il terrorismo non è anarchismo, anche se un certo tipo di azioni individuali potrebbe essere messo in relazione con alcune manifestazioni dello spirito di vendetta che porta uomini dal temperamento eccitabile ad attuare, per conto proprio, rappresaglie contro i più vistosi responsabili di un crimine collettivo».  


''[[La Antorcha]]'' del [[9 giugno]] [[1928]] scrive: «L'Anarchia non è questa. Non si esprime attraverso la violenza cieca o disperata. La sua violenza è difensiva e cosciente [...]».
''[[La Antorcha]]'' del [[9 giugno]] [[1928]] scrive: «L'Anarchia non è questa. Non si esprime attraverso la violenza cieca o disperata. La sua violenza è difensiva e cosciente [...]».
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''[[L'Allarme]]'' del [[20 giugno]] [[1928]] riporta in prima pagina: «La bomba del Consolato Italiano non poteva essere più spaventosa. Fu atroce. Qualunque sia stata l'intenzione non si può sottrarsi alla terribile realtà. L'attentato del 23 maggio 1928 fu un carnaio d'innocenti».
''[[L'Allarme]]'' del [[20 giugno]] [[1928]] riporta in prima pagina: «La bomba del Consolato Italiano non poteva essere più spaventosa. Fu atroce. Qualunque sia stata l'intenzione non si può sottrarsi alla terribile realtà. L'attentato del 23 maggio 1928 fu un carnaio d'innocenti».


Il [[26 marzo]] [[1929]] ''[[La Protesta]]'' accusa pubblicamente il gruppo di Di Giovanni di essere il responsabile dell'attentato al Consolato. Il direttore [[Emilio López Arango]] critica l'apologia della violenza e del furto, sostenendo che Di Giovanni è soltanto un bandito, un «agente della polizia e del fascismo».  
Il [[26 marzo]] [[1929]] ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'' accusa pubblicamente il gruppo di Di Giovanni di essere il responsabile dell'attentato al Consolato. Il direttore [[Emilio López Arango]] critica l'apologia della violenza e del furto, sostenendo che Di Giovanni è soltanto un bandito, un «agente della polizia e del fascismo».  


Il [[29 ottobre]] [[1929]] [[Emilio López Arango|López Arango]] viene ucciso da un misterioso sicario (anche [[Luigi Fabbri]] è oggetto di minacce, dopo aver scritto su ''[[Pagina italiana]]'' un articolo pieno di dolore e d'indignazione, paragonando l'attentato al Consolato ad altri simili avvenuti in Italia ad opera dello squadrismo fascista). In molti puntano il dito contro Severino, che nega con forza e con sdegno di essere l'autore dell'omicidio e cerca di difendersi attraverso una serie di articoli pubblicati su ''[[Il Culmine]]'' e attraverso una lettera a ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' (organo degli [[anarco-individualismo|anarco-individualisti]] italiani negli [[USA|Stati Uniti]]), in cui chiede l'istituzione di un Gran Giurì Anarchico Internazionale che giudichi i fatti. [[Luigi Fabbri]] e [[Vincenzo Capuana]] mostrano attenzione ai suoi scritti, inducendo Di Giovanni a credere che si tratti di una specie di assenso alle sue azioni. Tuttavia, il gruppo di Di Giovanni viene isolato dal movimento anarchico argentino. Il gruppo continua a rapinare banche e a colpire i simboli del [[Fascismo|fascismo]] italiano, anche se i suoi compagni cadono ad uno ad uno ([[Alejandro Scarfò]] viene arrestato e rinchiuso nel manicomio criminale di Vieytes).
Il [[29 ottobre]] [[1929]] [[Emilio López Arango|López Arango]] viene ucciso da un misterioso sicario (anche [[Luigi Fabbri]] è oggetto di minacce, dopo aver scritto su ''[[Pagina italiana]]'' un articolo pieno di dolore e d'indignazione, paragonando l'attentato al Consolato ad altri simili avvenuti in Italia ad opera dello squadrismo [[fascista]]). In molti puntano il dito contro Severino, che nega con forza e con sdegno di essere l'autore dell'omicidio e cerca di difendersi attraverso una serie di articoli pubblicati sul ''[[Culmine]]'' e attraverso una lettera a ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' (organo degli [[anarco-individualismo|anarco-individualisti]] italiani negli [[USA|Stati Uniti]]), in cui chiede l'istituzione di un Gran Giurì Anarchico Internazionale che giudichi i fatti. [[Luigi Fabbri]] e [[Vincenzo Capuana]] mostrano attenzione ai suoi scritti, inducendo Di Giovanni a credere che si tratti di una specie di assenso alle sue azioni. Tuttavia, il gruppo di Di Giovanni viene isolato dal movimento anarchico argentino. Il gruppo continua a rapinare banche e a colpire i simboli del [[Fascismo|fascismo]] italiano, anche se i suoi compagni cadono ad uno ad uno ([[Alejandro Scarfò]] viene arrestato e rinchiuso nel manicomio criminale di Vieytes).


[[Salvatore Cortese]], ingiustamente posto dalla polizia argentina in relazione con Di Giovanni, in un articolo pubblicato il [[25 aprile]] [[1932]] sulla rivista ''[[Studi sociali]]'' di [[Luigi Fabbri]] ed intitolato ''L'anarchismo e la violenza'', scrive: «L'anarchismo, essendo un ideale umano, non può e non deve fare scempio della vita altrui e tanto meno deve fare uso della violenza in modo sordido, pretendendo di riparare un'ingiustizia col commetterne un'altra equivalente o superiore».
[[Salvatore Cortese]], ingiustamente posto dalla polizia argentina in relazione con Di Giovanni, in un articolo pubblicato il [[25 aprile]] [[1932]] sulla rivista ''[[Studi sociali]]'' di [[Luigi Fabbri]] ed intitolato ''L'anarchismo e la violenza'', scrive: «L'anarchismo, essendo un ideale umano, non può e non deve fare scempio della vita altrui e tanto meno deve fare uso della violenza in modo sordido, pretendendo di riparare un'ingiustizia col commetterne un'altra equivalente o superiore».
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==Note==
==Note==
<references/>
<references/>
==Bibliografia==
==Bibliografia==
* ''Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani'' (Pisa, BFS, 2003)
*F. Bucci, G. Ciao Pointer, F. Palombo, G. Piermaria,  [https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/14119 ''Severino Di Giovanni''], in ''Dizionario biografico degli anarchici italiani'', Tomo I, Pisa, BFS, 2003, pp. 524-526
* E. Puglielli, ''Dizionario degli anarchici abruzzesi'', CSL "C. Di Sciullo", Chieti, 2010
* E. Puglielli, ''Dizionario degli anarchici abruzzesi'', CSL "C. Di Sciullo", Chieti, 2010
* [[Osvaldo Bayer]], ''Severino Di Giovanni'' (Archivio Famiglia Berneri, Pistoia, 1973)
* [[Osvaldo Bayer]], ''Severino Di Giovanni'' (Archivio Famiglia Berneri, Pistoia, 1973)
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==Collegamenti esterni==
==Collegamenti esterni==
*[http://digilander.libero.it/biblioego/digiovanni.htm Lettere di Severino alla sua amante América]
*[http://digilander.libero.it/biblioego/digiovanni.htm Lettere di Severino alla sua amante América]
*[http://archive.is/LRdEZ Articolo di Bonanno su Di Giovanni]
*[https://guerrasociale.anarchismo.net/library/guerra-sociale-di-giovanni Articolo di Bonanno su Di Giovanni]
*[http://www.arivista.org/?nr=337&pag=107.htm Maria Luisa Magagnoli ''Un caffè molto dolce''], romanzo sulla vita di Severino Di Giovanni, Bollati Boringhieri, 1996
*[http://www.arivista.org/?nr=337&pag=107.htm Maria Luisa Magagnoli ''Un caffè molto dolce''], romanzo sulla vita di Severino Di Giovanni, Bollati Boringhieri, 1996
*[http://www.agenziax.it/shop/index.php/severino-di-giovanni-cartaceo.html Bayer Osvaldo, ''Severino Di Giovanni. C'era una volta in America del Sud''], la storia di Severino Di Giovanni in Argentina, Agenzia X, 2011  
*[https://mega.nz/file/vEJDGTgK#gk7Jw7TPNYmFY1dVaOBcxq2UL-hNY5jWgRwWFx2RboU Bayer Osvaldo, ''Severino Di Giovanni. L'idealista della violenza''], Edizione Collana Vallera, Pistoia, 1973
*[https://mega.nz/file/3cZWxAaS#Et9tUfkIBFDFP2vlr41VbOCoSd8diRLg3r8EXC8XggU Bayer Osvaldo, ''Severino Di Giovanni. C'era una volta in America del Sud''], la storia di Severino Di Giovanni in Argentina, Agenzia X, 2011  


[[Categoria:Anarchici|Di Giovanni, Severino]]
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