Sergej Gennadjevič Nečaev: differenze tra le versioni

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'''Sergej Gennadievič Nečaev''', in russo Сергей Геннадиевич Нечаев (Ivanovo, [[2 ottobre]] [[1847]] – San Pietroburgo, [[3 dicembre]] [[1882]] <ref>Secondo il calendario giuliano, Nečaev nacque il [[20 settembre]] e morì il [[21 novembre]].</ref>), è stato un rivoluzionario russo, esponente del movimento [[nichilista]] russo.
'''Sergej Gennadievič Nečaev''', in russo Сергей Геннадиевич Нечаев (Ivanovo, [[2 ottobre]] [[1847]] – San Pietroburgo, [[3 dicembre]] [[1882]] <ref>Secondo il calendario giuliano, Nečaev nacque il [[20 settembre]] e morì il [[21 novembre]].</ref>), è stato un rivoluzionario russo, esponente del movimento [[nichilista]] russo.
{{citazione|L'autentico rivoluzionario deve avere un solo pensiero, un solo scopo: la distruzione implacabile. Mirando a tal fine, a sangue freddo e senza stancarsi mai, deve essere sempre pronto a perire lui stesso e a far morire con la proprie mani tutti quanti ne ostacolano il raggiungimento.|Sergej Gennadjevič Nečaev}}


== Biografia <ref name="JP">'''Fonte principale''': Jean Préposiet, ''Storia dell'anarchismo'', pp. 391-401</ref> ==
== Biografia <ref name="JP">'''Fonte principale''': Jean Préposiet, ''Storia dell'anarchismo'', pp. 391-401</ref> ==
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=== La rottura con Bakunin ===
=== La rottura con Bakunin ===
Assai preoccupato dal comportamento del giovane compagno, che dopo tanti intrighi e imposture cominciava a sembrargli un uomo pericoloso, [[Bakunin]] finì per rompere i legami con Nečaev. Dalla Svizzera, quest'ultimo partì allora per Londra. Colto all'improvviso dal timore che il suo inquietante allievo potesse fare un uso improprio di ciò che gli aveva imprudentemente insegnato e temendo soprattutto che potesse cercare di sfruttare la sua conoscenza per farsi largo negli ambienti rivoluzionari dell'emigrazione a Londra - con il rischio di comprometterli sia per la propria presenza che per le propie attività - [[Bakunin]] mise subito in guardia gli amici di Londra. Una delle sue lettere, datata [[24 luglio]] [[1870]] e indirizzata al francese Alfred Talandier, un socialista indipendente <ref>Alfred Talandier ([[1822]]-[[1890]]), esiliato nel [[1852]] dopo il colpo di stato di Luigi Napoleone Bonaparte. Fece parte, nel [[1864]], del Consiglio generale dell'[[AIT]].</ref> con il quale Nečaev aveva già preso contatto fin dall'arrivo nella capitale britannica, non lascia dubbi sul repentino mutamento d'opinione dell'anarchico nei riguardi del suo ex discepolo, oltre a descrivere la figura di Nečaev. Eccone alcuni estratti particolarmente significativi:
Assai preoccupato dal comportamento del giovane compagno, che dopo tanti intrighi e imposture cominciava a sembrargli un uomo pericoloso, [[Bakunin]] finì per rompere i legami con Nečaev. Dalla Svizzera, quest'ultimo partì allora per Londra. Colto all'improvviso dal timore che il suo inquietante allievo potesse fare un uso improprio di ciò che gli aveva imprudentemente insegnato e temendo soprattutto che potesse cercare di sfruttare la sua conoscenza per farsi largo negli ambienti rivoluzionari dell'emigrazione a Londra - con il rischio di comprometterli sia per la propria presenza che per le propie attività - [[Bakunin]] mise subito in guardia gli amici di Londra. Una delle sue lettere, datata [[24 luglio]] [[1870]] e indirizzata al francese Alfred Talandier, un socialista indipendente <ref>Alfred Talandier ([[1822]]-[[1890]]), esiliato nel [[1852]] dopo il colpo di stato di Luigi Napoleone Bonaparte. Fece parte, nel [[1864]], del Consiglio generale dell'[[AIT]].</ref> con il quale Nečaev aveva già preso contatto fin dall'arrivo nella capitale britannica, non lascia dubbi sul repentino mutamento d'opinione dell'anarchico nei riguardi del suo ex discepolo, oltre a descrivere la figura di Nečaev. Eccone alcuni estratti particolarmente significativi:
:«[...] Ho appena saputo che Nečaev si è presentato a casa vostra e che vi siete fatto premura di comunicargli l'indirizzo dei nostri amici [...]. Può sembrarvi strano che vi consigliamo di respingere un uomo al quale abbiamo dato lettere di raccomandazione per voi, scritte nei termini più calorosi. Ma quelle lettere risalgono al mese di maggio e da allora abbiamo dovuto convincerci dell'esistenza di cose talmente gravi che ci hanno costretti a rompere tutti i nostri rapporti con Nečaev, e col rischio di passare ai vostri occhi per uomini incoerenti e volubili, abbiamo pensato che era un dovere sacro avvertirvi e premunirvi contro di lui [...]. Resta perfettamente vero che N. è l'uomo più perseguitato dal governo russo e che questi ha lanciato un nugolo di spie su tutto il continente europeo per ricarcarlo in tutti i paesi [...] non esita né si ferma di fronte a nulla, e si dimostra spietato con se stesso non meno che con gli altri. Ecco la qualità principale che mi ha attirato e che mi ha fatto per molto tempo desiderare la sua alleanza [...]. È un devoto fanatico, però al tempo stesso un fanatico pericolosissimo la cui alleanza non può che risultare funesta per tutti [...]. Egli è giunto a poco a poco a convincersi che, per fondare una società seria e indistruttibile, bisogna prendere come base la politica di Machiavelli e adottare per intero il sistema dei gesuiti - come corpo unicamente la violenza, come anima la menzogna [...]. ha tradito la fiducia di noi tutti, ha rubato le nostre lettere, ci ha orribilmente compromessi; in breve si è comportato come un miserabile. La sua unica scusa è il fanatismo! [...] Ha finito con l'identificare totalmente la causa della rivoluzione con la propria persona. [...] Soltanto con grande sforzo me ne sono separato, perché servire la nostra causa richiede molta energia e di rado se ne incontra una sviluppata a tal punto. Ma dopo aver esaurito tutti i mezzi per convincermene, ho dovuto separarmi da lui, e dopo essermene separato ho dovuto combatterlo a oltranza». <ref>M. Confino, ''[https://www.anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/Il%20catechismo%20del%20rivoluzionario.%20Bakunin%20-%20Michael%20Confino.pdf Il catechismo del rivoluzionario. Bakunin e l'affare Nečaev]'', pp. 239-242</ref>
:«[...] Ho appena saputo che Nečaev si è presentato a casa vostra e che vi siete fatto premura di comunicargli l'indirizzo dei nostri amici [...]. Può sembrarvi strano che vi consigliamo di respingere un uomo al quale abbiamo dato lettere di raccomandazione per voi, scritte nei termini più calorosi. Ma quelle lettere risalgono al mese di maggio e da allora abbiamo dovuto convincerci dell'esistenza di cose talmente gravi che ci hanno costretti a rompere tutti i nostri rapporti con Nečaev, e col rischio di passare ai vostri occhi per uomini incoerenti e volubili, abbiamo pensato che era un dovere sacro avvertirvi e premunirvi contro di lui [...]. Resta perfettamente vero che N. è l'uomo più perseguitato dal governo russo e che questi ha lanciato un nugolo di spie su tutto il continente europeo per ricarcarlo in tutti i paesi [...] non esita né si ferma di fronte a nulla, e si dimostra spietato con stesso non meno che con gli altri. Ecco la qualità principale che mi ha attirato e che mi ha fatto per molto tempo desiderare la sua alleanza [...]. È un devoto fanatico, però al tempo stesso un fanatico pericolosissimo la cui alleanza non può che risultare funesta per tutti [...]. Egli è giunto a poco a poco a convincersi che, per fondare una società seria e indistruttibile, bisogna prendere come base la politica di Machiavelli e adottare per intero il sistema dei gesuiti - come corpo unicamente la violenza, come anima la menzogna [...]. ha tradito la fiducia di noi tutti, ha rubato le nostre lettere, ci ha orribilmente compromessi; in breve si è comportato come un miserabile. La sua unica scusa è il fanatismo! [...] Ha finito con l'identificare totalmente la causa della rivoluzione con la propria persona. [...] Soltanto con grande sforzo me ne sono separato, perché servire la nostra causa richiede molta energia e di rado se ne incontra una sviluppata a tal punto. Ma dopo aver esaurito tutti i mezzi per convincermene, ho dovuto separarmi da lui, e dopo essermene separato ho dovuto combatterlo a oltranza». <ref>M. Confino, ''[https://www.anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/Il%20catechismo%20del%20rivoluzionario.%20Bakunin%20-%20Michael%20Confino.pdf Il catechismo del rivoluzionario. Bakunin e l'affare Nečaev]'', pp. 239-242</ref>


=== Il sepolto vivo ===
=== Il sepolto vivo ===
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== ''Il catechismo del rivoluzionario'' <ref name="JP"></ref>==
== ''Il catechismo del rivoluzionario'' <ref name="JP"></ref>==
È difficile pronunciarsi sulla vera paternità de ''Il catechismo del rivoluzionario'', attribuito anche a [[Bakunin]]. Tuttavia, sebbene quest'ultimo abbia potuto contribuire alla sua redazione (cosa sulla quale, d'altronde, non sussistono più dubbi), il testo de ''Il catechismo'' esprime un tipo di mentalità che poco combacia con la personalità di [[Bakunin]], anche tenendo conto delle contraddizioni del suo carattere, o anzi, proprio a causa di queste stesse contraddizioni. Difatti, la tendenza logica che si delinea negli articoli laconici de ''Il catechismo'' è troppo disumana per non dare l'impressione che l'autore del testo sia imperativamente un individuo solitario, un uomo abituato a coltivare e meditare con insistenza il suo odio per un mondo ostile, il mondo degli altri, prima di tradurre sulla carta il proprio risentimento in formule dotate di maniacale sobrietà, precisione e attenzione per i dettagli. Il gelido fanatismo e lo sprezzante pessimismo nei confronti della massa e dell'individuo che emergono da questo scritto, paiono molto lontani dal naturalismo generoso e dal vitalismo di [[Bakunin]]. <ref>Per tutte queste ragioni Jean Préposiet, in ''Storia dell'anarchismo'', preferisce considerare Nečaev l'autore de ''Il catechismo''.</ref>
È difficile pronunciarsi sulla vera paternità de ''Il catechismo del rivoluzionario'', attribuito anche a [[Bakunin]]. Tuttavia, sebbene quest'ultimo abbia potuto contribuire alla sua redazione (cosa sulla quale, d'altronde, non sussistono più dubbi), il testo de ''Il catechismo'' esprime un tipo di mentalità che poco combacia con la personalità di [[Bakunin]], anche tenendo conto delle contraddizioni del suo carattere, o anzi, proprio a causa di queste stesse contraddizioni. Difatti, la tendenza logica che si delinea negli articoli laconici de ''Il catechismo'' è troppo disumana per non dare l'impressione che l'autore del testo sia imperativamente un individuo solitario, un uomo abituato a coltivare e meditare con insistenza il suo odio per un mondo ostile, il mondo degli altri, prima di tradurre sulla carta il proprio risentimento in formule dotate di maniacale sobrietà, precisione e attenzione per i dettagli. Il gelido fanatismo e lo sprezzante pessimismo nei confronti della massa e dell'individuo che emergono da questo scritto, paiono molto lontani dal naturalismo generoso e dal vitalismo di [[Bakunin]]. <ref>Per tutte queste ragioni Jean Préposiet, in ''Storia dell'anarchismo'', preferisce considerare Nečaev l'autore de ''Il catechismo''.</ref> <ref>È stato ritrovato un esemplare de ''Il catechismo'' scritto di proprio pugno da Bakunin (cfr. H. Iswolsky, ''La Vita di Bakunin'', Gallimard, Parigi, 1930, p. 234). Durante il processo a Nečaev, [[Bakunin]] fu indicato come il vero autore de ''Il catechismo''. Hepner afferma che «può essere ora ritenuto un fatto assodato che il famoso ''Catechismo di un rivoluzionario'', ritrovato in possesso di Nečaev, fu composto da Bakunin» (B.-P. Hepner, ''Bakunin e il panslavismo rivoluzionario. Cinque saggi sulla storia delle idee in Russia e in Europa'', Rivière, Parigi, 1950, p. 196), e che [[Bakunin]] «elaborò per Nečaev, questa singolare figura di giovane fanatico giunto dalla Russia [...], le "regole" che devono ispirare l'azione del rivoluzionario» (ivi, p. 304). Arthur Lehning, al contrario, avanza l'ipotesi che Nečaev, venendo dalla Russia, sia benissimo potuto arrivare in Svizzera con il manoscritto del ''Catechismo'', il vero ispiratore del quale sarebbe tuttavia [[Pëtr Nikitič Tkačev|Tkačev]] (vedi nota successiva), giacché in alcuni brani il ''Catechismo'' riproduce pressoché testualmente un articolo di [[Pëtr Nikitič Tkačev|Tkačev]], ''Gli Uomini dell'avvenire e gli eroi della borghesia''. Sia in Nečaev sia in [[Pëtr Nikitič Tkačev|Tkačev]], in realtà compare un'identica negazione dell'ordine democratico, giacché entrambi pensarono la rivoluzione come la presa del potere da parte di una minoranza attiva, dove il popolo è solo uno strumento e mai un fine della rivoluzione. L'avvento della rivoluzione dipenderà perciò più da un consapevole uso del terrore che dall'applicazione di una teoria o dall'eventuale educazione delle masse.</ref> <ref>[[Pëtr Nikitič Tkačev]] ([[1844]]-[[1886]]) fu un teorico della rivoluzione oppositore dei populisti. Fu lui a diffondere diffondere la conoscenza di [[Marx]] in Russia. Nel [[1875]]-[[1876]], pubblicò all'estero la rivista ''Nabat'' (''Campana a stormo''). Come [[Louis-Auguste Blanqui|Blanqui]], non essendo democratico, egli confidava più sull'attività avanguardista di alcune minoranze attive che sul popolo. Analogamente, [[Pëtr Nikitič Tkačev|Tkačev]] giudicava un errore il principio anarchico della distruzione dello Stato dopo la rivoluzione: su questo tema, il suo punto di vista coincideva con quello dei [[marxisti]]. Dal momento che, nelle società contemporanee, e specialmente in Russia, il potere dello Stato concentra nelle proprie mani tutta la forza materiale, una rivoluzione effettiva potrà compiersi soltanto a una condizione, ovvero la conquista del potere statale da parte dei rivoluzionari. La rivoluzione consiste perciò nell'impadronirsi del potere per trasformare lo Stato conservatore in Stato rivoluzionario. Nel [[1878]], scrive che i rivoluzionari devono abbandonare «al più presto ogni utopia federativa, tornando alla vecchia organizzazione centralizzata, più volte provata. In essa è la forza, in essa sta la salvezza». Nell'inverno 1868-1869, [[Pëtr Nikitič Tkačev|Tkačev]], insieme a Nečaev, redasse un ''Programma di azioni rivoluzionarie'' per il comitato di San Pietroburgo. È autore di un manifesto intitolato ''Alla società'' e ha forse ispirato il ''Catechismo del rivoluzionario''. Alla fine del [[1873]], [[Pëtr Nikitič Tkačev|Tkačev]] abbandonò la Russia per andare a vivere a Parigi, dove morì nel [[1886]], dopo aber trascorso gli ultimi anni della sua vita in manicomio.</ref>


''Il catechismo del rivoluzionario'' si presenta come una raccolta di regole di comportamento, classificate in 4 rubriche <ref>Per consultare il testo completo si scarichi ''[https://www.anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/Il%20catechismo%20del%20rivoluzionario.%20Bakunin%20-%20Michael%20Confino.pdf Il catechismo del rivoluzionario. Bakunin e l'affare Nečaev]'', di M. Confino.</ref>:
''Il catechismo del rivoluzionario'' si presenta come una raccolta di regole di comportamento, classificate in 4 rubriche <ref>Per consultare il testo completo si scarichi ''[https://www.anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/Il%20catechismo%20del%20rivoluzionario.%20Bakunin%20-%20Michael%20Confino.pdf Il catechismo del rivoluzionario. Bakunin e l'affare Nečaev]'', di M. Confino.</ref>:
*atteggiamento del rivoluzionario verso se stesso;
*atteggiamento del rivoluzionario verso stesso;
*atteggiamento del rivoluzionario verso i compagni;
*atteggiamento del rivoluzionario verso i compagni;
*atteggiamento del rivoluzionario verso la società;
*atteggiamento del rivoluzionario verso la società;
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=== La «nečaevščina» ===
=== La «nečaevščina» ===
Il testo de ''Il catechismo'' ci mette di fronte a un atteggiamento rivoluzionario di tipo [[nichilista]]: l'autore descrive la rivoluzione come un fine in sé, al quale tutto il resto è subordinato. Il carattere strettamente attivista de ''Il catechismo'' salta subito agli occhi. Normalmente, il rivoluzionario cerca l'azione di massa; e poiché il suo scopo è di aiutare i lavoratori a organizzarsi, egli si sforza di mobilitarli e di inquadrarli, ideologicamente e praticamente, per aiutarli a prendere coscienza dei propri interessi e delle proprie forze, cosicché possano lottare efficacemente per gli obiettivi economici, sociali e politici da raggiungere. In questa prospettiva, il rivoluzionario è un uomo che si è schierato personalmente, impegnandosi nelle file del proletariato, uno che sceglie di partecipare '''direttamente''' alla lotta di classe. Il punto di vista dell'autore de ''Il catechismo'', invece, è completamente diverso. Per lui, il ruolo fondamentale di un rivoluzionario non è più quello di impegnarsi in un'azione di massa, né di aiutare con gli strumenti intellettuali della dottrina, dell'informazione o della propaganda, le classi sfruttate a prendere coscienza della loro condizione, e ancor meno di lottare a fianco dei lavoratoriper la causa rivoluzionaria. È dall'esterno che il [[nichilista]] agirà sulla pratica rivoluzionaria: il suo metodo consisterà, dunque, nel provocare dall'esterno e '''indirettamente''' agitazioni irreversibili utili alla rivoluzione. Il [[nichilista]] dovrà imparare a manipolare passioni dall'impatto devastante. Dovrà creare situazioni insostenibili e provocare ovunque la [[repressione]]. Qui il popolo non è più il fine, bensì il mezzo della rivoluzione. Non c'è più bisogno di un'ideologia: bastano poche idee elementari. La rivoluzione è un problema di fisica, le masse sono la fonte d'energia. Da qui il profondo disprezzo per Nečaev per tutti i dottrinari, i rivoluzionari a parole e gli studenti, che provenivano generalmente dalla piccola nobiltà o dalla borghesia. Egli era assolutamente convinto, difatti, che la [[rivoluzione russa]] non sarebbe mai arrivata grazie ai membri dell'intellighenzia.
Il testo de ''Il catechismo'' ci mette di fronte a un atteggiamento rivoluzionario di tipo [[nichilista]]: l'autore descrive la rivoluzione come un fine in sé, al quale tutto il resto è subordinato. Il carattere strettamente attivista de ''Il catechismo'' salta subito agli occhi. Normalmente, il rivoluzionario cerca l'azione di massa; e poiché il suo scopo è di aiutare i lavoratori a organizzarsi, egli si sforza di mobilitarli e di inquadrarli, ideologicamente e praticamente, per aiutarli a prendere coscienza dei propri interessi e delle proprie forze, cosicché possano lottare efficacemente per gli obiettivi economici, sociali e politici da raggiungere. In questa prospettiva, il rivoluzionario è un uomo che si è schierato personalmente, impegnandosi nelle file del proletariato, uno che sceglie di partecipare '''direttamente''' alla lotta di classe. Il punto di vista dell'autore de ''Il catechismo'', invece, è completamente diverso. Per lui, il ruolo fondamentale di un rivoluzionario non è più quello di impegnarsi in un'azione di massa, né di aiutare con gli strumenti intellettuali della dottrina, dell'informazione o della propaganda, le classi sfruttate a prendere coscienza della loro condizione, e ancor meno di lottare a fianco dei lavoratori per la causa rivoluzionaria. È dall'esterno che il [[nichilista]] agirà sulla pratica rivoluzionaria: il suo metodo consisterà, dunque, nel provocare dall'esterno e '''indirettamente''' agitazioni irreversibili utili alla rivoluzione. Il [[nichilista]] dovrà imparare a manipolare passioni dall'impatto devastante. Dovrà creare situazioni insostenibili e provocare ovunque la [[repressione]]. Qui il popolo non è più il fine, bensì il mezzo della rivoluzione. Non c'è più bisogno di un'ideologia: bastano poche idee elementari. La rivoluzione è un problema di fisica, le masse sono la fonte d'energia. Da qui il profondo disprezzo per Nečaev per tutti i dottrinari, i rivoluzionari a parole e gli studenti, che provenivano generalmente dalla piccola nobiltà o dalla borghesia. Egli era assolutamente convinto, difatti, che la [[rivoluzione russa]] non sarebbe mai arrivata grazie ai membri dell'intellighenzia.


== Note ==
== Note ==
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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
*Sergej G. Svatikov, ''Il movimento studentesco del 1869. Bakunin e Nečaev'', San Pietroburgo, 1907
*Z. K. Ralli, ''Michail Aleksandrovič Bakunin'', «Minuvšie gody», 10, 1908
*Boris P. Koz'min, ''P. N. Tkačëv e il movimento rivoluzionario degli anni 60'', Mosca, Novyi Mir, 1922
*R. M. Kantor, ''All'inseguimento di Nečaev'', Leningrado, 1925
*A. A. Gambarov, ''Le discussioni su Nečaev. Sul problema della riabilitazione storica di Nečaev'', Mosca-Leningrado, 1926
*Boris P. Koz'min, ''Per una storia dell'affare Nečaev'', «Krasnyj archiv», 3, 1927
*Boris P. Koz'min, ''Un manifesto di S. G. Nečaev agli studenti'', «Krasnyj archiv», 33, 1929
*Boris P. Koz'min, ''Nečaev e i suoi seguaci'', Mosca-Leningrado, 1931
*V. Nevskij e I. Teodorovič, ''Kolokol'', Mosca, 1933
*Michael Confino, ''Il catechismo del rivoluzionario: Bakunin e l'affare Necaev'', Milano, Adelphi, II ed. 2014 (I ed.1976)<ref>Titolo originale: ''Violence dans la violence: le débat Bakounine-Nečaev'', Paris, F. Maspero, 1973</ref>
*Franco Venturi, ''Il populismo russo'', I. Torino, Einaudi, 1952
*Gianlorenzo Pacini, ''F. M. Dostoevskij'', Milano, Bruno Mondadori Editore, 2002
===== Note bigliografiche =====
<references/>
== Vocie correlate ==
*[[Nichilismo]]
*[[Narodnaja Volja]]
== Collegamenti esterni ==
*''[https://www.anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/Il%20catechismo%20del%20rivoluzionario.%20Bakunin%20-%20Michael%20Confino.pdf Il catechismo del rivoluzionario. Bakunin e l'affare Nečaev]'', di M. Confino
*''[https://www.anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/Il%20catechismo%20del%20rivoluzionario.%20Bakunin%20-%20Michael%20Confino.pdf Il catechismo del rivoluzionario. Bakunin e l'affare Nečaev]'', di M. Confino


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[[Categoria:Populismo russo|Nečaev, Sergej Gennadjevič]]
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