Rivolta di Casas Viejas: differenze tra le versioni

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La mattina dell'[[11 gennaio]] [[1933]], gli operai del villaggio tagliarono le linee telefoniche e telegrafiche; altri rivoltosi scavarono dei fossati in numerose zone del villaggio preparandosi alla rivolta. Concentratisi nella piazza principale, gli insorti imposero la destituzione del sindaco di affiliazione repubblicano-radicale, imponendogli di ordinare alla [[polizia]] locale di non organizzare alcuna [[repressione]], ma il sergente della guardia civile disse che avrebbe preferito «piuttosto morire difendendo la Repubblica che arrendersi.». Poco dopo si udirono i primi colpi contro la caserma, mentre i contadini attaccarono e bruciarono il municipio e diversi altri edifici istituzionali. Diversi insorti sfilarono per le strade annunciando l'instaurazione del [[comunismo libertario]].
La mattina dell'[[11 gennaio]] [[1933]], gli operai del villaggio tagliarono le linee telefoniche e telegrafiche; altri rivoltosi scavarono dei fossati in numerose zone del villaggio preparandosi alla rivolta. Concentratisi nella piazza principale, gli insorti imposero la destituzione del sindaco di affiliazione repubblicano-radicale, imponendogli di ordinare alla [[polizia]] locale di non organizzare alcuna [[repressione]], ma il sergente della guardia civile disse che avrebbe preferito «piuttosto morire difendendo la Repubblica che arrendersi.». Poco dopo si udirono i primi colpi contro la caserma, mentre i contadini attaccarono e bruciarono il municipio e diversi altri edifici istituzionali. Diversi insorti sfilarono per le strade annunciando l'instaurazione del [[comunismo libertario]].


Nel pomeriggio arrivarono arrivano rinforzi militari da San Fernando e fu occupato l'intero villaggio. Durante gli scontri un contadino disarmato fu assassinato ed altri due rimasero feriti. Quasi tutti i membri del sindacato anarchico fuggirono verso la campagna o si chiusero in casa. Le truppe al comando del tenente Gregorio Fernández Artal cercarono casa per casa i responsabili dell'assalto alla caserma e individuarono uno dei presunti responsabili, [[Francisco Cruz Gutiérrez]] detto ”''Seisdedos'', un anarchico di settantadue anni che di tanto in tanto partecipava alle iniziative della [[CNT spagnola|CNT]] locale.  
Nel pomeriggio arrivarono arrivano rinforzi militari da San Fernando e fu occupato l'intero villaggio. Durante gli scontri un contadino disarmato fu assassinato ed altri due rimasero feriti. Quasi tutti i membri del sindacato anarchico fuggirono verso la campagna o si chiusero in casa. Le truppe al comando del tenente Gregorio Fernández Artal cercarono casa per casa i responsabili dell'assalto alla caserma e individuarono uno dei presunti responsabili, [[Francisco Cruz Gutiérrez]] detto ''Seisdedos'', un anarchico di settantadue anni che di tanto in tanto partecipava alle iniziative della [[CNT spagnola|CNT]] locale.  


''Seisdedos'' si rinchiuse nella sua capanna insieme ad altri conoscenti e famigliari, rifiutando la resa e sparando sulle guardie che tentavano di irrompere in casa sua. Dopo la mezzanotte arrivarono nuovi rinforzi sotto il comando del capitano Manuel Rojas, il quale aveva ricevuto l'ordine di reprimere la rivolta a qualsiasi prezzo: prima spararono con fucili e mitragliatrici contro l'abitazione dell'uomo e immediatamente dopo lo diedero alle fiamme. Due degli occupanti, un uomo e una donna, furono uccisi mentre scappavano via dal fuoco. Sei persone morirono bruciate dentro la capanna (non è dato sapere se la morte giunse a causa dei proiettili o del fuoco), tra cui "Seisdedos" i suoi due figli, il genero e la nuora. L'unico sopravvissuta fu la nipote di "Seisdedos" Maria Silva Cruz, nota come "la libertaria", che salvò la propria vita venendo fuori con una bambina in braccio.  
''Seisdedos'' si rinchiuse nella sua capanna insieme ad altri conoscenti e famigliari, rifiutando la resa e sparando sulle guardie che tentavano di irrompere in casa sua. Dopo la mezzanotte arrivarono nuovi rinforzi sotto il comando del capitano Manuel Rojas, il quale aveva ricevuto l'ordine di reprimere la rivolta a qualsiasi prezzo: prima spararono con fucili e mitragliatrici contro l'abitazione dell'uomo e immediatamente dopo lo diedero alle fiamme. Due degli occupanti, un uomo e una donna, furono uccisi mentre scappavano via dal fuoco. Sei persone morirono bruciate dentro la capanna (non è dato sapere se la morte giunse a causa dei proiettili o del fuoco), tra cui "Seisdedos" i suoi due figli, il genero e la nuora. L'unico sopravvissuta fu la nipote di "Seisdedos" Maria Silva Cruz, nota come "la libertaria", che salvò la propria vita venendo fuori con una bambina in braccio.