Ret Marut: differenze tra le versioni

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In [[Gran Bretagna]] subisce un breve periodo di detenzione, poi sceglie di espatriare verso il [[Messico]]. Alla data del [[28 luglio]] [[1924]] nel suo diario Ret Marut scrive: «Il bavarese di monaco è morto», dichiarando così di voler aprire una nuova fase della sua vita. Si stabilisce infatti nella città messicana di Tampico, qui assiste agli eventi della [[Rivoluzione Messicana]] e scrive il suo primo romanzo, che in buona parte racconta, con uno stile diretto e semplice, delle insurrezioni degli oppressi contro gli oppressori in centro America.  
In [[Gran Bretagna]] subisce un breve periodo di detenzione, poi sceglie di espatriare verso il [[Messico]]. Alla data del [[28 luglio]] [[1924]] nel suo diario Ret Marut scrive: «Il bavarese di monaco è morto», dichiarando così di voler aprire una nuova fase della sua vita. Si stabilisce infatti nella città messicana di Tampico, qui assiste agli eventi della [[Rivoluzione Messicana]] e scrive il suo primo romanzo, che in buona parte racconta, con uno stile diretto e semplice, delle insurrezioni degli oppressi contro gli oppressori in centro America.  
 
[[File:B. Traven (Ret Marut).jpg|thumb|200px|Immagine del 1926 attribuita a Marut/Traven]]
Dal [[Messico]] spedisce in Europa i suoi manoscritti, che saranno poi tradotti in 44 lingue, rifiutando tanto la critica quanto il contatto col pubblico. Egli pensava che i suoi libri dovessero parlare per lui e non viceversa. In seguito spiegò in questo modo le ragioni della sua scelta di vivere nell'ombra:  
Dal [[Messico]] spedisce in Europa i suoi manoscritti, che saranno poi tradotti in 44 lingue, rifiutando tanto la critica quanto il contatto col pubblico. Egli pensava che i suoi libri dovessero parlare per lui e non viceversa. In seguito spiegò in questo modo le ragioni della sua scelta di vivere nell'ombra:  


:«Colui che postula un impiego come sorvegliante notturno o di accendi lumi si vede richiedere un curriculum vitæ da trasmettere in un certo arco di tempo. Ma da un lavoratore che crea delle opere intellettuali, non si dovrebbe mai esigerlo. Lo si incita a mentire. Soprattutto se crede, per delle ragioni buone o cattive, che la sua vera vita potrebbe deludere gli altri. Ciò non vale per me. La mia vita personale non deluderebbe. Ma essa non riguarda che me e tengo a che sia così. Non per egoismo. Ma perché non riguarda che me e ci tengo a che sia così. Non per egoismo. Ma perché desidero essere il mio giudice in ciò che concerne i miei affari personali. Mi piacerebbe dirlo molto chiaramente. La biografia di un creatore non ha la minima importanza. Se non si riconosce l'uomo con le sue opere, delle due cose una: o l'uomo non vale nulla oppure le sue opere. È per questo che l'uomo creatore non dovrebbe avere altra biografia che le sue opere. È nelle sue opere che egli espone alla critica la sua personalità e la sua vita».(Ret Marut in una lettera alla «Guilde Gutenberg», in accompagnamento del manoscritto ''Totenschiff'' [La nave dei morti], 1926)
:«Colui che postula un impiego come sorvegliante notturno o di accendi lumi si vede richiedere un curriculum vitæ da trasmettere in un certo arco di tempo. Ma da un lavoratore che crea delle opere intellettuali, non si dovrebbe mai esigerlo. Lo si incita a mentire. Soprattutto se crede, per delle ragioni buone o cattive, che la sua vera vita potrebbe deludere gli altri. Ciò non vale per me. La mia vita personale non deluderebbe. Ma essa non riguarda che me e tengo a che sia così. Non per egoismo. Ma perché non riguarda che me e ci tengo a che sia così. Non per egoismo. Ma perché desidero essere il mio giudice in ciò che concerne i miei affari personali. Mi piacerebbe dirlo molto chiaramente. La biografia di un creatore non ha la minima importanza. Se non si riconosce l'uomo con le sue opere, delle due cose una: o l'uomo non vale nulla oppure le sue opere. È per questo che l'uomo creatore non dovrebbe avere altra biografia che le sue opere. È nelle sue opere che egli espone alla critica la sua personalità e la sua vita».(Ret Marut in una lettera alla «Guilde Gutenberg», in accompagnamento del manoscritto ''Totenschiff'' [La nave dei morti], 1926)
[[File:B. Traven (Ret Marut).jpg|thumb|200px|Immagine del 1926 attribuita a Marut/Traven]]
 
In [[Messico]] Traven si trova completamente a suo agio, poiché d'altronde egli sentiva come sua [[patria]] ogni terra che gli offriva ospitalità:
In [[Messico]] Traven si trova completamente a suo agio, poiché d'altronde egli sentiva come sua [[patria]] ogni terra che gli offriva ospitalità:
:«So ora che la mia patria è classificata in fascicoli, l'ho vista sotto forma di funzionari abili a cancellare in me le ultime tracce di patriottismo. Dove dunque è la mia patria? La mia patria è là dove sono, dove nessuno mi disturba, dove nessuno mi chiede chi sono, da dove vengo e cosa faccio» (''La nave dei morti'').
:«So ora che la mia patria è classificata in fascicoli, l'ho vista sotto forma di funzionari abili a cancellare in me le ultime tracce di patriottismo. Dove dunque è la mia patria? La mia patria è là dove sono, dove nessuno mi disturba, dove nessuno mi chiede chi sono, da dove vengo e cosa faccio» (''La nave dei morti'').
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A Città del Messico è molto conosciuto e può contare su un folto gruppo di amici, tra cui [[Gabriel Figueroa]], [[Tina Modotti]], [[Frida Kahlo]], [[Adolfo Mateos]] ed [[Esperanza López Mateos]] (il suo primo traduttore), [[Diego Rivera]], [[David Alfaro Siqueiros]], [[Federico Canessi]] ed [[Edward Weston]]. Nel [[1957]] si stabilisce a Città del Messico con Rosa Elena Luján, sua traduttrice e compagna ideologica. Traven\Marut prosegue la sua attività rifiutando pubblicità e fama sino alla fine sua morte, avvenuta a Città del Messico il [[26 marzo]] [[1969]].  
A Città del Messico è molto conosciuto e può contare su un folto gruppo di amici, tra cui [[Gabriel Figueroa]], [[Tina Modotti]], [[Frida Kahlo]], [[Adolfo Mateos]] ed [[Esperanza López Mateos]] (il suo primo traduttore), [[Diego Rivera]], [[David Alfaro Siqueiros]], [[Federico Canessi]] ed [[Edward Weston]]. Nel [[1957]] si stabilisce a Città del Messico con Rosa Elena Luján, sua traduttrice e compagna ideologica. Traven\Marut prosegue la sua attività rifiutando pubblicità e fama sino alla fine sua morte, avvenuta a Città del Messico il [[26 marzo]] [[1969]].  


La sua ultima volontà fu quella di spargere le sue ceneri nel rio Jataté, che attraversa la foresta del Chiapas, uno dei posti più amati dallo scrittore tedesco. Secondo Martina-Lise Riesefeld, nel suo testamento Traven avrebbe certificato di chiamarsi '''Traven Torsvan Croves''', nato a Chicago nel [[1890]] e naturalizzato cittadino messicano nel [[1951]].
La sua ultima volontà fu quella di spargere le sue ceneri nel rio Jataté, che attraversa la foresta del Chiapas, uno dei posti più amati dallo scrittore tedesco. Secondo Martina-Lise Riesefeld, nel suo testamento Traven avrebbe certificato di chiamarsi '''Traven Torsvan Croves''', nato a Chicago nel [[1890]] e naturalizzato cittadino messicano nel [[1951]].
 
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