La Comune di Parigi (1871): differenze tra le versioni

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La Chiesa benediceva la lungimiranza del governo. Paul d'Astros, arcivescovo di Tolosa e prossimo cardinale di Pio IX, l'aveva approvato sostenendo, dall'alto del suo magistero, che « l'ineguaglianza delle condizioni sociali [...] è la legge fondamentale della società [...] Questa legge fa parte del disegno di Dio e della sua saggezza, che ha voluto offrire ai ricchi la possibilità di fare generosi sacrifici per alleviare le sofferenze dei poveri; e ai poveri un motivo di riconoscenza e d'amore per le buone azioni dei ricchi ». <ref>Paul Droulers, ''Action pasorale et problèmes sociaux sous la monarchie de Juillet chez Mgr. d'Astros, archevêque de Toulouse, censeur de La Mennais '', Paris, Librairie philosophique J. Vrin, 1954.</ref>
La Chiesa benediceva la lungimiranza del governo. Paul d'Astros, arcivescovo di Tolosa e prossimo cardinale di Pio IX, l'aveva approvato sostenendo, dall'alto del suo magistero, che « l'ineguaglianza delle condizioni sociali [...] è la legge fondamentale della società [...] Questa legge fa parte del disegno di Dio e della sua saggezza, che ha voluto offrire ai ricchi la possibilità di fare generosi sacrifici per alleviare le sofferenze dei poveri; e ai poveri un motivo di riconoscenza e d'amore per le buone azioni dei ricchi ». <ref>Paul Droulers, ''Action pasorale et problèmes sociaux sous la monarchie de Juillet chez Mgr. d'Astros, archevêque de Toulouse, censeur de La Mennais '', Paris, Librairie philosophique J. Vrin, 1954.</ref>


Anche un cattolico « liberale » come Montalembert si allineava nelle colonne del ''Moniteur'', con parole appena meno rozze: « Qual è il problema oggi? È d'ispirare il rispetto della proprietà a chi non è proprietario. Io conosco una sola ricetta per ispirare questo rispetto, per far credere alla proprietà chi non è proprietario, quello di farlo credere in Dio, al Dio del catechismo, il Dio che ha dettato il decalogo e punisce eternamente i ladri ». Come se quello della « questione sociale, che agitava tutta l'Europa, fosse un ordinario problema di polizia o di ignoranza del catechismo.   
Anche un cattolico « [[liberale]] » come Montalembert si allineava nelle colonne del ''Moniteur'', con parole appena meno rozze: « Qual è il problema oggi? È d'ispirare il rispetto della proprietà a chi non è proprietario. Io conosco una sola ricetta per ispirare questo rispetto, per far credere alla proprietà chi non è proprietario, quello di farlo credere in Dio, al Dio del catechismo, il Dio che ha dettato il decalogo e punisce eternamente i ladri ». Come se quello della « questione sociale, che agitava tutta l'Europa, fosse un ordinario problema di polizia o di ignoranza del catechismo.   


Ma anche un liberale ''tout court'' come Tocqueville, giudicando nei suoi ''Ricordi'' « necessarie e funeste » le stragi del giugno 1848, perché avevano « liberato la nazione dall'oppressione degli operai di Parigi », considerava le « teorie socialiste una forma di passione cupida e invidiosa », dichiarandosi sollevato nel vedere « il Partito socialista vinto e impotente ».  
Ma anche un [[liberale]] ''tout court'' come Tocqueville, giudicando nei suoi ''Ricordi'' « necessarie e funeste » le stragi del giugno 1848, perché avevano « liberato la nazione dall'oppressione degli operai di Parigi », considerava le « teorie socialiste una forma di passione cupida e invidiosa », dichiarandosi sollevato nel vedere « il Partito socialista vinto e impotente ».  


[[File:Daumier clericali bonapartisti.gif|thumb|left|210px|<center>Honoré Daumier</center>
[[File:Daumier clericali bonapartisti.gif|thumb|left|210px|<center>Honoré Daumier</center>
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:« Ogni membro di un Comitato di vigilanza appartiene al partito socialista rivoluzionario. Di conseguenza egli lotterà per ottenere con tutti i mezzi la soppressione dei privilegi della borghesia, la sua scomparsa come classe dirigente e l'avvento politico dei lavoratori. In una parola, l'eguaglianza sociale. Non più padronato, non più proletariato, non più classi. Egli riconosce il lavoro come la sola base della Costituzione sociale, lavoro il cui prodotto deve appartenere interamente al lavoratore.
:« Ogni membro di un Comitato di vigilanza appartiene al partito socialista rivoluzionario. Di conseguenza egli lotterà per ottenere con tutti i mezzi la soppressione dei privilegi della borghesia, la sua scomparsa come classe dirigente e l'avvento politico dei lavoratori. In una parola, l'eguaglianza sociale. Non più padronato, non più proletariato, non più classi. Egli riconosce il lavoro come la sola base della Costituzione sociale, lavoro il cui prodotto deve appartenere interamente al lavoratore.


:Nel mondo politico, egli pone la Repubblica al di sopra del diritto delle maggioranze; egli dunque non riconosce a quelle maggioranze il diritto di negare il principio della sovranità popolare, sia direttamente per via plebiscitaria, sia indirettamente attraverso un'assemblea organo di quelle maggioranze. Egli dunque si opporrà, all'occorrenza con la forza, alla riunione di qualunque Costituente o pretesa Assemblea nazionale, prima che le basi dell'attuale costituzione della società non siano state cambiate mediante una liquidazione rivoluzionaria politica e sociale. In attesa che questa definitiva rivoluzione si sia prodotta, egli non riconosce come governo della città che la Comune rivoluzionaria formata dalla Delegazione dei gruppi socialisti rivoluzionari di questa stessa città. Egli non riconosce come governo del paese che il governo di liquidazione politica e sociale prodotto dalla delegazione delle Comuni rivoluzionarie del paese e dei principali centri operai.  
:Nel mondo politico, egli pone la Repubblica al di sopra del diritto delle maggioranze; egli dunque non riconosce a quelle maggioranze il diritto di negare il principio della sovranità popolare, sia direttamente per via plebiscitaria, sia indirettamente attraverso un'assemblea organo di quelle maggioranze. Egli dunque si opporrà, all'occorrenza con la forza, alla riunione di qualunque Costituente o pretesa Assemblea nazionale, prima che le basi dell'attuale costituzione della società non siano state cambiate mediante una liquidazione rivoluzionaria politica e sociale. In attesa che questa definitiva rivoluzione si sia prodotta, egli non riconosce come governo della città che la Comune rivoluzionaria formata dalla Delegazione dei gruppi [[socialisti rivoluzionari]] di questa stessa città. Egli non riconosce come governo del paese che il governo di liquidazione politica e sociale prodotto dalla delegazione delle Comuni rivoluzionarie del paese e dei principali centri operai.  


:Egli s'impegna a combattere per queste idee e a diffonderle formando, laddove non esistano, altri gruppi socialisti rivoluzionari. Egli riunirà questi gruppi in una federazione e li metterà in contatto con la Delegazione centrale. Egli dovrà infine mettere tutti i mezzi disponibili al servizio della propaganda per l'Associazione internazionale dei lavoratori ».
:Egli s'impegna a combattere per queste idee e a diffonderle formando, laddove non esistano, altri gruppi socialisti rivoluzionari. Egli riunirà questi gruppi in una federazione e li metterà in contatto con la Delegazione centrale. Egli dovrà infine mettere tutti i mezzi disponibili al servizio della propaganda per l'Associazione internazionale dei lavoratori ».
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In tutto il Consiglio, i blanquisti sono una dozzina: manca però il vecchio Blanqui il quale, fatto arrestare il [[17 marzo]] dal governo di Thiers, è detenuto nella fortezza di Taureau, a Morlaix, nella lontana Bretagna. Un altro gruppo è formato da neo-giacobini, ossia repubblicani socialisteggianti: vi appartengono [[Charles Delescluze]], [[Charles Gambon]], [[Jules Miot]], [[Félix Pyat]]. La frazione più consistente del Consiglio è formata da « radicali » o « rivoluzionari indipendenti », come essi stessi si definiscono: tali sono, tra gli altri, [[Charles Amouroux]], [[Arthur Arnould]], [[Jules Bergeret]], [[Jean-Baptiste Clément]], [[Léo Meillet]], [[Paul Rastoul]], [[Dominique Régère]], [[Raoul Urbain]], [[Jules Vallès]], [[Auguste Vermorel]]. Essi si battono per una Repubblica democratica e sociale e, insieme a blanquisti e neo-giacobini, hanno per faro della loro azione politica l'esperienza della Repubblica del 1793 e la sua Costituzione, imitandola con la creazione di un Comitato di Salute pubblica e persino con l'adozione del vecchio calendario rivoluzionario.  
In tutto il Consiglio, i blanquisti sono una dozzina: manca però il vecchio Blanqui il quale, fatto arrestare il [[17 marzo]] dal governo di Thiers, è detenuto nella fortezza di Taureau, a Morlaix, nella lontana Bretagna. Un altro gruppo è formato da neo-giacobini, ossia repubblicani socialisteggianti: vi appartengono [[Charles Delescluze]], [[Charles Gambon]], [[Jules Miot]], [[Félix Pyat]]. La frazione più consistente del Consiglio è formata da « radicali » o « rivoluzionari indipendenti », come essi stessi si definiscono: tali sono, tra gli altri, [[Charles Amouroux]], [[Arthur Arnould]], [[Jules Bergeret]], [[Jean-Baptiste Clément]], [[Léo Meillet]], [[Paul Rastoul]], [[Dominique Régère]], [[Raoul Urbain]], [[Jules Vallès]], [[Auguste Vermorel]]. Essi si battono per una Repubblica democratica e sociale e, insieme a blanquisti e neo-giacobini, hanno per faro della loro azione politica l'esperienza della Repubblica del 1793 e la sua Costituzione, imitandola con la creazione di un Comitato di Salute pubblica e persino con l'adozione del vecchio calendario rivoluzionario.  


La minoranza è formata da proudhoniani e da socialisti internazionalisti. I primi concepiscono la Comune di Parigi come una delle tante Comuni che dovrebbero costituirsi in tutta la Francia e poi unirsi in una federazione. Per lo più sono fedeli al dettato del loro maestro e tendono allo spontaneismo, diffidano dell'organizzazione e « negano allo Stato, anche se di tipo nuovo, il diritto di intervenire nei problemi sociali ». <ref>''La Comune del 187''1, cit., p. 154.</ref> I secondi, una piccola frazione, sono vicini al marxismo, come [[Léo Frankel]], per il quale la Comune non deve solo « risolvere la questione dei municipi, ma fare finalmente le riforme sociali », tesi condivisa del resto anche da [[Benoît Malon]], che è un internazionalista non marxista. Nel suo complesso, i comunardi della minoranza vengono definiti da Frankel « socialisti rivoluzionari ».  
La minoranza è formata da proudhoniani e da socialisti internazionalisti. I primi concepiscono la Comune di Parigi come una delle tante Comuni che dovrebbero costituirsi in tutta la Francia e poi unirsi in una federazione. Per lo più sono fedeli al dettato del loro maestro e tendono allo spontaneismo, diffidano dell'organizzazione e « negano allo Stato, anche se di tipo nuovo, il diritto di intervenire nei problemi sociali ». <ref>''La Comune del 187''1, cit., p. 154.</ref> I secondi, una piccola frazione, sono vicini al marxismo, come [[Léo Frankel]], per il quale la Comune non deve solo « risolvere la questione dei municipi, ma fare finalmente le riforme sociali », tesi condivisa del resto anche da [[Benoît Malon]], che è un internazionalista non marxista. Nel suo complesso, i comunardi della minoranza vengono definiti da Frankel « [[socialisti rivoluzionari]] ».  


Il [[29 marzo]] il Consiglio, che si riunisce stabilmente nell'Hôtel de Ville, elegge a maggioranza 68 dei suoi membri destinati a far parte di una commissione esecutiva e di altre nove commissioni specifiche: commissione delle finanze, militare, giustizia, pubblica sicurezza, sussistenza, lavoro, esteri, istruzione e servizi pubblici. Della commisione esecutiva fanno parte [[Francis Jourde]] per le finanze, [[Gustave Cluseret]] per la guerra, [[Eugène Protot]] per la giustiza, Raoul Rigault per la pubblica sicurezza, [[Auguste Viard]] per la sussistenza, Léo Frankel per il lavoro, [[Paschal Grousset]] per gli esteri, [[Edouard Vaillant]] per l'istruzione e [[Jules Andrieu]] per i servizi pubblici. Delle singole commissioni fa parte un numero variabile di commissari, dai cinque della commissione finanze ai nove dell'istruzione. Tutti i commissari delegati sono tenuti a riunirsi quotidianamente, ad approvare a maggioranza le decisioni e a riferirle al Consiglio della Comune, che a quel punto deciderà se ratificarle o meno.   
Il [[29 marzo]] il Consiglio, che si riunisce stabilmente nell'Hôtel de Ville, elegge a maggioranza 68 dei suoi membri destinati a far parte di una commissione esecutiva e di altre nove commissioni specifiche: commissione delle finanze, militare, giustizia, pubblica sicurezza, sussistenza, lavoro, esteri, istruzione e servizi pubblici. Della commisione esecutiva fanno parte [[Francis Jourde]] per le finanze, [[Gustave Cluseret]] per la guerra, [[Eugène Protot]] per la giustiza, Raoul Rigault per la pubblica sicurezza, [[Auguste Viard]] per la sussistenza, Léo Frankel per il lavoro, [[Paschal Grousset]] per gli esteri, [[Edouard Vaillant]] per l'istruzione e [[Jules Andrieu]] per i servizi pubblici. Delle singole commissioni fa parte un numero variabile di commissari, dai cinque della commissione finanze ai nove dell'istruzione. Tutti i commissari delegati sono tenuti a riunirsi quotidianamente, ad approvare a maggioranza le decisioni e a riferirle al Consiglio della Comune, che a quel punto deciderà se ratificarle o meno.   
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Il [[25 marzo]] [[1871]] la Comune decide di riaprire i musei, rimasti chiusi durante l'assedio, incaricandone il pittore [[Gustave Courbet]], eletto in un'assemblea presidente della Federazione degli artisti di Parigi. La Comune s'impegna a favorire la libera espansione dell'arte, senza porre tutele, e a garantirne l'insegnamento.
Il [[25 marzo]] [[1871]] la Comune decide di riaprire i musei, rimasti chiusi durante l'assedio, incaricandone il pittore [[Gustave Courbet]], eletto in un'assemblea presidente della Federazione degli artisti di Parigi. La Comune s'impegna a favorire la libera espansione dell'arte, senza porre tutele, e a garantirne l'insegnamento.


Il nome di Courbet è rimasto legato all'episodio dell'abbattimento della colonna Vendôme. Di questa colonna, imitazione della colonna Traiana, fatta erigere da Napoleone I a celebrazione di se stesso e della ''Grande Armée'', si era già chiesto da molti l'abbattimento fin dal settembre del 1870, alla caduta dell'Impero e alla conseguente proclamazione della Repubblica e Courbet era solo uno dei tanti che la considerava un odioso simbolo di un passato deprecato e da cancellare. Nel ''Bulletin officiel'' della municipalità di Parigi aveva scritto: « Considerato che la colonna Vendôme è un monumento privo di qualsiasi valore artistico e tendente a perpetuare attraverso la sua espressione le idee di guerra e di conquista esistenti nella dinastia imperiale, riprovate dal sentimento di una nazione repubblicana, [il cittadino Courbet] fa voto che il governo di Difesa nazionale voglia autorizzarlo ad abbattere questa colonna ».  
Il nome di Courbet è rimasto legato all'episodio dell'abbattimento della colonna Vendôme. Di questa colonna, imitazione della colonna Traiana, fatta erigere da Napoleone I a celebrazione di stesso e della ''Grande Armée'', si era già chiesto da molti l'abbattimento fin dal settembre del 1870, alla caduta dell'Impero e alla conseguente proclamazione della Repubblica e Courbet era solo uno dei tanti che la considerava un odioso simbolo di un passato deprecato e da cancellare. Nel ''Bulletin officiel'' della municipalità di Parigi aveva scritto: « Considerato che la colonna Vendôme è un monumento privo di qualsiasi valore artistico e tendente a perpetuare attraverso la sua espressione le idee di guerra e di conquista esistenti nella dinastia imperiale, riprovate dal sentimento di una nazione repubblicana, [il cittadino Courbet] fa voto che il governo di Difesa nazionale voglia autorizzarlo ad abbattere questa colonna ».  


[[File:Colonna Vendôme rovesciata.jpg|thumb|right|190px|La colonna Vendôme abbattuta]]
[[File:Colonna Vendôme rovesciata.jpg|thumb|right|190px|La colonna Vendôme abbattuta]]
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== La repressione ==
== La repressione ==
[[File:Til1 luce 001z.jpg|thumb|left|190px|<center>Maximilien Luce <ref>Maximilien Luce (1858-1941) fu un pittore parigino neo-impressionista, collaboratore del periodico anarchico ''Le Père Peinard''. Visse i giorni della Comune e rappresentò molte scene di vita operaia.</ref></center>Una strada di Parigi nel maggio 1871]]
[[File:Til1 luce 001z.jpg|thumb|left|190px|<center>Maximilien Luce <ref>Maximilien Luce (1858-1941) fu un pittore parigino neo-impressionista, collaboratore del [[periodico anarchico]] ''[[Le Père Peinard]]''. Visse i giorni della Comune e rappresentò molte scene di vita operaia.</ref></center>Una strada di Parigi nel maggio 1871]]
Gli scrittori alla moda sono tutti per la reazione, come Flaubert e Alexandre Dumas figlio, il quale fin da aprile si augurava « che si stermini una buona volta le canaglie e gli imbecilli », <ref>''Correspondance'', XXII, p. 364.</ref> e in giugno questo cantore delle cortigiane esprime la sua ricetta per risolvere le questioni sociali, scrivendo che « bisogna che coloro che lavorano facciano lavorare quelli che non lavorano oppure li sterminino senza pietà ». <ref>''Une lettre sur les choses du jour'', Paris, M. Lévy frères, 1871, p. 28.</ref> ricevendo le congratulazioni, dalla sua lussuosa villa di Nohant, della pseudo-progressista George Sand, per la quale i comunardi sono « stupidi banditi ».
Gli scrittori alla moda sono tutti per la reazione, come Flaubert e Alexandre Dumas figlio, il quale fin da aprile si augurava « che si stermini una buona volta le canaglie e gli imbecilli », <ref>''Correspondance'', XXII, p. 364.</ref> e in giugno questo cantore delle cortigiane esprime la sua ricetta per risolvere le questioni sociali, scrivendo che « bisogna che coloro che lavorano facciano lavorare quelli che non lavorano oppure li sterminino senza pietà ». <ref>''Une lettre sur les choses du jour'', Paris, M. Lévy frères, 1871, p. 28.</ref> ricevendo le congratulazioni, dalla sua lussuosa villa di Nohant, della pseudo-progressista George Sand, per la quale i comunardi sono « stupidi banditi ».


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*[http://fr.wikisource.org/wiki/Vive_la_Commune Eugène Chatelain, ''Vive la Commune'', canzone, 1871]
*[http://fr.wikisource.org/wiki/Vive_la_Commune Eugène Chatelain, ''Vive la Commune'', canzone, 1871]
*[http://www.caricaturesetcaricature.com/article-12558271.html La caricatura anticlericale sotto la Comune (in francese)]
*[http://www.caricaturesetcaricature.com/article-12558271.html La caricatura anticlericale sotto la Comune (in francese)]
*[http://www.bibliotecaginobianco.it/flip/VOL/24/0200/?#5 La Comune di Parigi e la nozione di Stato], di [[Michail Bakunin]], da «[[Volontà]]» - anno XXIV - numero 2 - marzo/aprile 1971
*[https://www.bibliotecaginobianco.it/flip/VOL/24/0200/?#5 La Comune di Parigi e la nozione di Stato], di [[Michail Bakunin]], da «[[Volontà]]» - anno XXIV - n. 2 - marzo/aprile 1971
*[http://www.bibliotecaginobianco.it/flip/VOL/24/0200/?#19 La Comune di Parigi], di [[Pëtr Kropotkin]], da «[[Volontà]]» - anno XXIV - numero 2 - marzo/aprile 1971
*[https://www.bibliotecaginobianco.it/flip/VOL/24/0200/?#19 La Comune di Parigi], di [[Pëtr Kropotkin]], da «[[Volontà]]» - anno XXIV - n. 2 - marzo/aprile 1971
 
*[https://www.bibliotecaginobianco.it/flip/VOL/24/0200/?#24 Ricordando la Comune di Parigi], di [[Maurice Joyeux]], da «[[Volontà]]» - anno XXIV - n. 2 - marzo/aprile 1971
 
*[https://www.bibliotecaginobianco.it/flip/VOL/24/0200/?#30 Le «cagne» della Comune di Parigi], di [[Françoise Travelet]], da «[[Volontà]]» - anno XXIV - n. 2 - marzo/aprile 1971


[[Categoria:Storia|La Comune di Parigi(1871)]]
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