La Comune di Fiume (da anarcotico.net): differenze tra le versioni

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<div style="float:left">[[File:Punto esclamativo.png|80px|link=:Categoria:Stub]]</div>In quest'articolo vengono presentati una serie di scritti sull'[[Aspetti libertari dell'impresa di Fiume|occupazione fiumana (1919)]] da parte di Gabriele D'Annunzio che furono pubblicati qualche anno fa su '''anarcotico.net''', un sito web [[anarco-individualista]] oggi non più attivo. Gli scritti, recuperati da [http://web.archive.org/web/20041010160710/http://www.anarcotico.net/index.php?module=pagesetter&tid=17 web.archive.org], sono stati opera di uno stesso autore e fonte di numerose critiche. Vengono qui su [[Anarcopedia]] riproposti in quanto non è nostra abitudine cancellare le opinioni altrui, ma essi '''non''' costituiscono una '''voce enciclopedica'''. Gli aspetti puramente storici e le prerogative libertarie dell'impresa di Fiume si possono invece trovare nella voce intitolata «'''[[Impresa di Fiume]]'''».</div><br>
| [[File:Punto esclamativo.png|80px]]
| In quest'articolo vengono presentati una serie di scritti sull'[[Aspetti libertari dell'impresa di Fiume|occupazione fiumana (1919)]] da parte di Gabriele D'Annunzio che furono pubblicati qualche anno fa su '''anarcotico.net''', un sito web [[anarco-individualista]] oggi non più attivo. Gli scritti, recuperati da [http://web.archive.org/web/20041010160710/http://www.anarcotico.net/index.php?module=pagesetter&tid=17 web.archive.org], sono stati opera di uno stesso autore e fonte di numerose critiche. Vengono qui su [[Anarcopedia]] riproposti in quanto non è nostra abitudine cancellare le opinioni altrui, ma essi '''non''' costituiscono una '''voce enciclopedica'''. Gli aspetti puramente storici e le prerogative libertarie dell'impresa di Fiume si possono invece trovare nella voce intitolata «'''[[Impresa di Fiume]]'''».
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== La Comune di Fiume (articolo pubblicato sulla rubrica «L'Individualista» di ''anarcotico.net'')==
== La Comune di Fiume (articolo pubblicato sulla rubrica «L'Individualista» di ''anarcotico.net'')==
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Il [[12 settembre]] [[1919]] Gabriele D'Annunzio e i suoi eroici ed invasati legionari, febbricitanti d'azione, calarono da Ronchi presso Fiume irredenta, occupandola e liberandola tra il tripudio della plebe giuliva ed emancipata. Iniziava l'impresa di Fiume, e aveva preso corpo uno degli eventi più fulgidi e allo stesso tempo più degni di memoria e di rimpianto del secolo scorso; la Comune di Fiume e il fiumanesimo apparivano sulla scena del mondo, come uno schiaffo morale ebbro di audacia sul volto del potere e sprezzante tutto ciò che è borghese, normale, conformista. Per un breve istante felicità e libertà, vita e morte sarebbero coincise, si sarebbero possedute.
Il [[12 settembre]] [[1919]] Gabriele D'Annunzio e i suoi eroici ed invasati legionari, febbricitanti d'azione, calarono da Ronchi presso Fiume irredenta, occupandola e liberandola tra il tripudio della plebe giuliva ed emancipata. Iniziava l'impresa di Fiume, e aveva preso corpo uno degli eventi più fulgidi e allo stesso tempo più degni di memoria e di rimpianto del secolo scorso; la Comune di Fiume e il fiumanesimo apparivano sulla scena del mondo, come uno schiaffo morale ebbro di audacia sul volto del potere e sprezzante tutto ciò che è borghese, normale, conformista. Per un breve istante felicità e libertà, vita e morte sarebbero coincise, si sarebbero possedute.


I quotidiani cattolici italiani non tergiversarono nell'attaccare l'inverosimile e sublime tenzone: già il 19 settembre ''Il Momento'' di Torino parlò dell'«inconsiderato gesto di D'Annunzio» e ''L'Italia'' di Milano il 21 settembre definì «efferato bolscevismo nazionalista» l'immortale e grandioso spirito che animava i legionari di Ronchi. Quanto sono imbecilli e idioti questi cattolici, magari credevano di vilipendere, non sapevano di rivolgere a questi rivoltosi uno dei più amabili fra gli omaggi.
I quotidiani cattolici italiani non tergiversarono nell'attaccare l'inverosimile e sublime tenzone: già il [[19 settembre]] ''Il Momento'' di Torino parlò dell'«inconsiderato gesto di D'Annunzio» e ''L'Italia'' di Milano il [[21 settembre]] definì «efferato bolscevismo nazionalista» l'immortale e grandioso spirito che animava i legionari di Ronchi. Quanto sono imbecilli e idioti questi cattolici, magari credevano di vilipendere, non sapevano di rivolgere a questi rivoltosi uno dei più amabili fra gli omaggi.


Giuseppe Giulietti, segretario della Federazione Italiana Lavoratori del Mare, era stato fin dall'inizio un entusiasta sostenitore della Causa di Fiume e si era reso protagonista di uno degli episodi sovversivi più clamorosi dell'impresa fiumana: il dirottamento su Fiume, avvenuto il 10 ottobre 1919, della nave mercantile "Persia", carica di armi destinate alle truppe antibolsceviche della Russia.
Giuseppe Giulietti, segretario della Federazione Italiana Lavoratori del Mare, era stato fin dall'inizio un entusiasta sostenitore della Causa di Fiume e si era reso protagonista di uno degli episodi sovversivi più clamorosi dell'impresa fiumana: il dirottamento su Fiume, avvenuto il [[10 ottobre]] [[1919]], della nave mercantile "Persia", carica di armi destinate alle truppe antibolsceviche della Russia.
L'azione venne rivendicata da Fiume nei seguenti termini:
L'azione venne rivendicata da Fiume nei seguenti termini:
: «In difesa del proletariato russo abbiamo fatto del nostro meglio per impedire tale trasporto... I mezzi che dovevano servire a combattere la libertà e la redenzione del popolo russo serviranno per la libertà e la redenzione del popolo fiumano»
: «In difesa del proletariato russo abbiamo fatto del nostro meglio per impedire tale trasporto... I mezzi che dovevano servire a combattere la libertà e la redenzione del popolo russo serviranno per la libertà e la redenzione del popolo fiumano»


Il 15 ottobre 1919 Gabriele D'Annunzio scriveva al capitano Giulietti:
Il [[15 ottobre]] [[1919]] Gabriele D'Annunzio scriveva al capitano Giulietti:
: «La bandiera dei Lavoratori del Mare issata all'albero di maestra, quando la nave "Persia" stava per entrare nel porto di Fiume con il suo carico sospetto, confermò non soltanto la santità ma l'universalità della nostra causa. La federazione dopo averci arditamente mostrato il suo consenso e dato il suo aiuto, ci fornisce armi per la giustizia, armi per la libertà, togliendole a reazioni oscure contro un altro popolo, non confessate. Teniamo le armi e teniamo la nave. Adopreremo le armi, senza esitazione e senza misura, contro chiunque venga a minacciare la città che abbiamo per sempre liberata. D'accordo con te e con i tuoi compagni, consideriamo la nave come un pegno contro la malafede che di indugio in indugio tenta di sottrarsi alle promesse e ai patti. E confidiamo che la Federazione ci sostenga con tutta la sua potenza a impedire che il governo antinazionale distrugga a profitto di stranieri l'ordine commercial fiumano e continui a rovinare il traffico del porto e ad affamarne i lavoratori. Ringrazio te che all'improvviso ci hai portato il tuo ardore allegro, il tuo vigore costruttivo, la tua fede guerreggiante. E nuovamente ringrazio i quattro tuoi Arditi che mutarono la rotta della nave dolosa con un colpo maestro,rapido, preciso,irresistibile, nello stile dei Ronchi. Dalla carbonaia nera, come dal nostro cimitero carsico, balzò lo spirito. La causa di Fiume non è la causa del suolo: è la causa dell'anima, è la causa dell'immortalità. Questo gli sciocchi e i vigliacchi ignorano o disconoscono o falsano. Tutti i miei soldati lo sanno, lo hanno compreso e divinato. È bello che lo sappiano e l'abbiano compreso così vastamente i tuoi Lavoratori del Mare. Dall'indomabile Sinn Fein d'Irlanda alla bandiera rossa che in Egitto unisce la Mezzaluna e la Croce, tutte le insurrezioni dell spirito contro i divoratori di carne cruda sono per riaccendersi alle nostre faville che volano lontano. Il mio compito di lavoratore del Carnaro, caro compagno, consiste nel far prevalere e risplendere la bellezza ignuda e forte della conquista da me presentita. Arrivederci, capitano Giulietti. Certo, il buon sale marino preserva la federazione da ogni corrompimento. Siamo tranquilli. E, se tener duro è bene, assaltare è meglio.»
: «La bandiera dei Lavoratori del Mare issata all'albero di maestra, quando la nave "Persia" stava per entrare nel porto di Fiume con il suo carico sospetto, confermò non soltanto la santità ma l'universalità della nostra causa. La federazione dopo averci arditamente mostrato il suo consenso e dato il suo aiuto, ci fornisce armi per la giustizia, armi per la libertà, togliendole a reazioni oscure contro un altro popolo, non confessate. Teniamo le armi e teniamo la nave. Adopreremo le armi, senza esitazione e senza misura, contro chiunque venga a minacciare la città che abbiamo per sempre liberata. D'accordo con te e con i tuoi compagni, consideriamo la nave come un pegno contro la malafede che di indugio in indugio tenta di sottrarsi alle promesse e ai patti. E confidiamo che la Federazione ci sostenga con tutta la sua potenza a impedire che il governo antinazionale distrugga a profitto di stranieri l'ordine commercial fiumano e continui a rovinare il traffico del porto e ad affamarne i lavoratori. Ringrazio te che all'improvviso ci hai portato il tuo ardore allegro, il tuo vigore costruttivo, la tua fede guerreggiante. E nuovamente ringrazio i quattro tuoi Arditi che mutarono la rotta della nave dolosa con un colpo maestro,rapido, preciso,irresistibile, nello stile dei Ronchi. Dalla carbonaia nera, come dal nostro cimitero carsico, balzò lo spirito. La causa di Fiume non è la causa del suolo: è la causa dell'anima, è la causa dell'immortalità. Questo gli sciocchi e i vigliacchi ignorano o disconoscono o falsano. Tutti i miei soldati lo sanno, lo hanno compreso e divinato. È bello che lo sappiano e l'abbiano compreso così vastamente i tuoi Lavoratori del Mare. Dall'indomabile Sinn Fein d'Irlanda alla bandiera rossa che in Egitto unisce la Mezzaluna e la Croce, tutte le insurrezioni dell spirito contro i divoratori di carne cruda sono per riaccendersi alle nostre faville che volano lontano. Il mio compito di lavoratore del Carnaro, caro compagno, consiste nel far prevalere e risplendere la bellezza ignuda e forte della conquista da me presentita. Arrivederci, capitano Giulietti. Certo, il buon sale marino preserva la federazione da ogni corrompimento. Siamo tranquilli. E, se tener duro è bene, assaltare è meglio.»


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Intanto, oltre ai serratiani anche i fascisti di Mussolini ordivano trame di tradimento vigliacco, occultati nell'ombra come ragni e suggenti gli appoggi dei grandi gruppi finanziari, industriali e agrari, e agivano contro la causa di Fiume e la sua solatia Reggenza. Le sanguisughe indicevano sottoscrizioni per la causa di Fiume i cui proventi servivano invece per prezzolare gli squadristi dello Stato e del Capitale nella loro opera di persecuzione degli oppressi. Un libertario come D'Annunzio, profeta del proletariato dei Geniali, non avrebbe mai potuto tollerare siffatte fellonie. Dunque, una possibile rivoluzione, unica, originale ed irripetibile, abortì sul nascere e il Natale di sangue 1920 pose il suo sigillo di strage al periglioso e illuminato esempio di azione diretta che fu la fatica di Fiume: l'Esercito regolare del capitalismo italiano non ebbe pietà e schiantò l'incantato sogno.
Intanto, oltre ai serratiani anche i fascisti di Mussolini ordivano trame di tradimento vigliacco, occultati nell'ombra come ragni e suggenti gli appoggi dei grandi gruppi finanziari, industriali e agrari, e agivano contro la causa di Fiume e la sua solatia Reggenza. Le sanguisughe indicevano sottoscrizioni per la causa di Fiume i cui proventi servivano invece per prezzolare gli squadristi dello Stato e del Capitale nella loro opera di persecuzione degli oppressi. Un libertario come D'Annunzio, profeta del proletariato dei Geniali, non avrebbe mai potuto tollerare siffatte fellonie. Dunque, una possibile rivoluzione, unica, originale ed irripetibile, abortì sul nascere e il Natale di sangue 1920 pose il suo sigillo di strage al periglioso e illuminato esempio di azione diretta che fu la fatica di Fiume: l'Esercito regolare del capitalismo italiano non ebbe pietà e schiantò l'incantato sogno.


Nel 1921 D'Annunzio e i suoi legionari presero nettamente le distanze dai feroci ed infami fascisti, che per darsi un'aura di rivoluzionarismo avevano accreditato una presunta loro vicinanza spirituale alla rivolta fiumana. Nel settembre 1922 sorse a Milano un Comitato sindacale dannunziano, annunciando un programma di assoluta indipendenza da qualsiasi partito, invocando la convocazione di una Costituente sindacale per realizzare l'unità operaia, contro gli speculatori e contro i fascisti. D'Annunzio veniva indicato dal Comitato come l'uomo più adatto a condurre a termine l'impresa, dalla quale poteva avere inizio un più vasto movimento politico contro la politica e il sempre atteso rinnovamento della vita nazionale. Ma ormai il generoso tentativo di mediazione di Giulietti era caduto: un tentativo di insurrezione attuato da D'Annunzio e dagli anarchici individualisti, chissà a quale immenso rogo purificatore avrebbe portato! Ma il fuoco della rivolta arde ancora nei petti di coloro che nonostante tutto non si arrendono alla normalizzazione borghese. I bagliori della notte sfolgoreranno e si consumeranno ancora! Noi non abbracceremo un cavallo per la via in lacrime ma porremo gli insegnamenti di [[Stirner]] e di [[Nietzsche]] al di sopra di tutto. Noi porremo il nostro IO divino al di sopra di tutto!
Nel 1921 D'Annunzio e i suoi legionari presero nettamente le distanze dai feroci ed infami fascisti, che per darsi un'aura di rivoluzionarismo avevano accreditato una presunta loro vicinanza spirituale alla rivolta fiumana. Nel settembre [[1922]] sorse a Milano un Comitato sindacale dannunziano, annunciando un programma di assoluta indipendenza da qualsiasi partito, invocando la convocazione di una Costituente sindacale per realizzare l'unità operaia, contro gli speculatori e contro i fascisti. D'Annunzio veniva indicato dal Comitato come l'uomo più adatto a condurre a termine l'impresa, dalla quale poteva avere inizio un più vasto movimento politico contro la politica e il sempre atteso rinnovamento della vita nazionale. Ma ormai il generoso tentativo di mediazione di Giulietti era caduto: un tentativo di insurrezione attuato da D'Annunzio e dagli anarchici individualisti, chissà a quale immenso rogo purificatore avrebbe portato! Ma il fuoco della rivolta arde ancora nei petti di coloro che nonostante tutto non si arrendono alla normalizzazione borghese. I bagliori della notte sfolgoreranno e si consumeranno ancora! Noi non abbracceremo un cavallo per la via in lacrime ma porremo gli insegnamenti di [[Stirner]] e di [[Nietzsche]] al di sopra di tutto. Noi porremo il nostro IO divino al di sopra di tutto!


: «Il fiumanesimo è la religone nuova del dopoguerra. È la fiamma superstite delle stragi e delle decomposizioni che hanno sgretolato la coscienza dei popoli in cerca di pace. È la tenace volontà che rinnova e continua la vita, esaltandola nel calore del coraggio e della libertà. Guai a chi resta immune di fiumanesimo! L'avvenire non è per lui» [...] (Mario Carli)
: «Il fiumanesimo è la religone nuova del dopoguerra. È la fiamma superstite delle stragi e delle decomposizioni che hanno sgretolato la coscienza dei popoli in cerca di pace. È la tenace volontà che rinnova e continua la vita, esaltandola nel calore del coraggio e della libertà. Guai a chi resta immune di fiumanesimo! L'avvenire non è per lui» [...] (Mario Carli)
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Davvero ancora oggi, è un immenso cruccio che continuamente rimugino e non sono in grado di rimuovere, un lutto (mancato) che non sono nelle condizioni di elaborare, il fatto che una revolverata liberatrice non sia seguita agli allettanti auspicii e proponimenti del Vate. Noi non obliamo invece a quel comando risolutore e sempiternamente rispetteremo la consegna: agli ordini, o Comandante, Gabriele D'Annunzio, Ernesto Che Guevara italico, ultimo italiano figlio delle Muse!
Davvero ancora oggi, è un immenso cruccio che continuamente rimugino e non sono in grado di rimuovere, un lutto (mancato) che non sono nelle condizioni di elaborare, il fatto che una revolverata liberatrice non sia seguita agli allettanti auspicii e proponimenti del Vate. Noi non obliamo invece a quel comando risolutore e sempiternamente rispetteremo la consegna: agli ordini, o Comandante, Gabriele D'Annunzio, Ernesto Che Guevara italico, ultimo italiano figlio delle Muse!


: «D'Annunzio non si è contentato di chiudersi nel mondo dei suoi sogni, e ha tentato violentemente di uscirne, trasferendo la celebrazione dell'attività individuale dal chiuso della poesia nel campo aperto e discorde della vita sociale». (Luigi Russo)
: «D'Annunzio non si è contentato di chiudersi nel mondo dei suoi sogni, e ha tentato violentemente di uscirne, trasferendo la celebrazione dell'attività individuale dal chiuso della poesia nel campo aperto e discorde della vita sociale» (Luigi Russo).


: «Forse bisognerà dimenticare l'epiteto di poeta della lussuria che non gli risponde a pieno. D'Annunzio si è valso della lussuria per una sorta di conoscenza e una sorta di ascesi. Quel che per altri è piacere, per lui è sacrificio e conoscimento. In nessuno degli scritti ascetici, che sono stati forse la sua più forte passione letteraria, si troverà contemplata e indagata la morte come nei suoi libri erotici: la carne non è se non uno spirito devoto alla morte. In questo senso nessuno è stato più carnale di Gabriele D'Annunzio, devoto costante alla morte. Non solo egli s'è visto più volte e s'è descritto morto... egli ha temuto la morte. La sua devozione nasce, come nei primitivi, dall'orrore del suo Dio o demone. Che egli l'abbia cercata, la morte, che ne sia stato tentato, non significa che non la tema... Egli sente come la morte sia l'esperienza maggiore; più grande dell'amore; più decisiva dell'arte; più pericolosa dell'eroismo tragico. Ma essa è anche l'unica esperienza che non consenta ritorni. Egli vorrebbe arricchire la sua vita con la morte». (Pietro Bargellini)
: «Forse bisognerà dimenticare l'epiteto di poeta della lussuria che non gli risponde a pieno. D'Annunzio si è valso della lussuria per una sorta di conoscenza e una sorta di ascesi. Quel che per altri è piacere, per lui è sacrificio e conoscimento. In nessuno degli scritti ascetici, che sono stati forse la sua più forte passione letteraria, si troverà contemplata e indagata la morte come nei suoi libri erotici: la carne non è se non uno spirito devoto alla morte. In questo senso nessuno è stato più carnale di Gabriele D'Annunzio, devoto costante alla morte. Non solo egli s'è visto più volte e s'è descritto morto... egli ha temuto la morte. La sua devozione nasce, come nei primitivi, dall'orrore del suo Dio o demone. Che egli l'abbia cercata, la morte, che ne sia stato tentato, non significa che non la tema... Egli sente come la morte sia l'esperienza maggiore; più grande dell'amore; più decisiva dell'arte; più pericolosa dell'eroismo tragico. Ma essa è anche l'unica esperienza che non consenta ritorni. Egli vorrebbe arricchire la sua vita con la morte» (Pietro Bargellini).


== Il fallito complotto anarfuturista del 1920 (articolo pubblicato sulla rubrica «L'Individualista» di ''anarcotico.net'')==
== Il fallito complotto anarfuturista del 1920 (articolo pubblicato sulla rubrica «L'Individualista» di ''anarcotico.net'')==
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A parte Cerati, che aveva passato la trentina, erano tutti molto giovani: il più anziano aveva ventiquattro anni, il più giovane diciassette. Tra essi, oltre a Filippi e Cerati, c'erano gli anarchici Aurelio Tromba, fornaio, Ettore Aguggini, meccanico, Antonio Pietropaolo, studente.
A parte Cerati, che aveva passato la trentina, erano tutti molto giovani: il più anziano aveva ventiquattro anni, il più giovane diciassette. Tra essi, oltre a Filippi e Cerati, c'erano gli anarchici Aurelio Tromba, fornaio, Ettore Aguggini, meccanico, Antonio Pietropaolo, studente.
A piede libero, per complicità, venne denunciato il capitano Mario Carli, scrittore futurista, volontario tra gli Arditi durante la Grande Guerra, da poco lasciatosi alle spalle la Repubblica dei Sindacati di Fiume e trasferitosi a Milano dove dirigeva il periodico dannunziano fondato proprio a Fiume nel corso del 1920 dal titolo ''La Testa di Ferro'', e i cui legami con anarchici individualisti come [[Renzo Novatore]] e [[Auro D'Arcola]] alias Tintino Persio Rasi erano profondi e notori; sulle colonne del suo giornale si era svolto un interessante dibattito sul tema delle relazioni tra futurismo ed anarchismo, a cui aveva partecipato anche [[Carlo Molaschi]], seppure in posizione critica, già sul crinale di essere infettato dalla cancrena malatestiana-organizzatrice. Il periodico di Mario Carli si era pericolosamente esposto in quei giorni con una feroce campagna contro il Trattato di Rapallo, esortando gli italiani ad imporre con qualsiasi mezzo allo schifoso governo di riconoscere la Reggenza del Carnaro ed invitandoli a sbarazzarsi in un sol colpo della monarchia, del sistema parlamentare e del papato, che con il loro penetrante fetore ammorbavano l'italo suol dove, come diceva l'Alighieri, "dolce risuona il Sì".
A piede libero, per complicità, venne denunciato il capitano Mario Carli, scrittore futurista, volontario tra gli Arditi durante la Grande Guerra, da poco lasciatosi alle spalle la Repubblica dei Sindacati di Fiume e trasferitosi a Milano dove dirigeva il periodico dannunziano fondato proprio a Fiume nel corso del 1920 dal titolo ''La Testa di Ferro'', e i cui legami con anarchici individualisti come [[Renzo Novatore]] e [[Auro D'Arcola]] alias Tintino Persio Rasi erano profondi e notori; sulle colonne del suo giornale si era svolto un interessante dibattito sul tema delle relazioni tra futurismo ed anarchismo, a cui aveva partecipato anche [[Carlo Molaschi]], seppure in posizione critica, già sul crinale di essere infettato dalla cancrena [[Malatesta|malatestiana]]-[[organizzatrice.]] Il periodico di Mario Carli si era pericolosamente esposto in quei giorni con una feroce campagna contro il Trattato di Rapallo, esortando gli italiani ad imporre con qualsiasi mezzo allo schifoso governo di riconoscere la Reggenza del Carnaro ed invitandoli a sbarazzarsi in un sol colpo della monarchia, del sistema parlamentare e del papato, che con il loro penetrante fetore ammorbavano l'italo suol dove, come diceva l'Alighieri, "dolce risuona il Sì".


Secondo le dichiarazioni rese alla stampa, la questura aveva accertato che lo scopo della riunione era di organizzare un attentato contro le centrali elettriche di Via Gadio e di Viale Elvezia: piombato nel buio il capoluogo lombardo, altri attentati sarebbero seguiti, secondo un preciso piano insurrezionalistico. La trama fu giudicata da molti organi borghesi come sterile e puerile, "Il Popolo d'Italia", ad ogni buon conto, si affrettò a denunciare questi accordi - tra anarchici e dannunziani - che non possono avere alcun valore politico"; se infatti una salda alleanza si fosse concretata tra queste componenti sovversive, tristi giorni si sarebbero profilati per i mondani e reazionari piani fascisti. Sull'organo dei Fasci si leggeva il [[4 gennaio]] [[1921]]: «Non si concilia la teoria della diserzione coll'adempimento del dovere di Patria; non si mettono nello stesso seguito la Nazione e l'antinazione. Non si fanno certe unioni contro-natura". Il moralistico ed utilitaristico messaggio contenuto in queste parole richiama senza dubbio alla mente espressioni analoghe che nel campo dell'Anarchismo Ufficiale venivano sentenziate dai capoccia a giustificazione della propria perversa ignavia e della propria sciocca pedanteria settaria e legalitaria, allora come oggi, da sempre. Gli individualisti, dal canto loro, non rinunciarono alle distinzioni: "Per la storia, ci teniamo a far rilevare un fatto: i dannunziani non vanno confusi con i fascisti poiché un abisso li divide».
Secondo le dichiarazioni rese alla stampa, la questura aveva accertato che lo scopo della riunione era di organizzare un attentato contro le centrali elettriche di Via Gadio e di Viale Elvezia: piombato nel buio il capoluogo lombardo, altri attentati sarebbero seguiti, secondo un preciso piano insurrezionalistico. La trama fu giudicata da molti organi borghesi come sterile e puerile, "Il Popolo d'Italia", ad ogni buon conto, si affrettò a denunciare questi accordi - tra anarchici e dannunziani - che non possono avere alcun valore politico"; se infatti una salda alleanza si fosse concretata tra queste componenti sovversive, tristi giorni si sarebbero profilati per i mondani e reazionari piani fascisti. Sull'organo dei Fasci si leggeva il [[4 gennaio]] [[1921]]: «Non si concilia la teoria della diserzione coll'adempimento del dovere di Patria; non si mettono nello stesso seguito la Nazione e l'antinazione. Non si fanno certe unioni contro-natura". Il moralistico ed utilitaristico messaggio contenuto in queste parole richiama senza dubbio alla mente espressioni analoghe che nel campo dell'Anarchismo Ufficiale venivano sentenziate dai capoccia a giustificazione della propria perversa ignavia e della propria sciocca pedanteria settaria e legalitaria, allora come oggi, da sempre. Gli individualisti, dal canto loro, non rinunciarono alle distinzioni: "Per la storia, ci teniamo a far rilevare un fatto: i dannunziani non vanno confusi con i fascisti poiché un abisso li divide».
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Il [[5 gennaio]] [[1921]] il questore, secondo una prassi divenuta ormai abituale, chiedeva al procuratore del re sei giorni di proroga per le indagini. Scaduti i sei giorni della proroga, la pratica passava al giudice istruttore. Tranne Cerati, Tromba e Filippi, tutti gli arrestati venivano rimessi in libertà. L'intero caso si sgonfiava e le cose prendevano una piega diversa, fermo restando l'insolita intesa creatasi che ricordava alcuni complotti anarrepubblicani che avevano avuto luogo a Roma nel 1919. Dei tre inquisiti non si parlò più fino all'estate, quando fu celebrato il processo.
Il [[5 gennaio]] [[1921]] il questore, secondo una prassi divenuta ormai abituale, chiedeva al procuratore del re sei giorni di proroga per le indagini. Scaduti i sei giorni della proroga, la pratica passava al giudice istruttore. Tranne Cerati, Tromba e Filippi, tutti gli arrestati venivano rimessi in libertà. L'intero caso si sgonfiava e le cose prendevano una piega diversa, fermo restando l'insolita intesa creatasi che ricordava alcuni complotti anarrepubblicani che avevano avuto luogo a Roma nel 1919. Dei tre inquisiti non si parlò più fino all'estate, quando fu celebrato il processo.


Il 21 Luglio 1921 i tre imputati comparvero davanti alla Corte d'Assise di Milano dopo quasi sette mesi di carcere preventivo, insieme a Mario Carli e ad un altro futurista, imputati a piede libero, di complotto contro la sicurezza dello Stato. Essi avevano, secondo l'atto d'accusa ripreso da ''Il Secolo'' del 21 Luglio medesimo, «concertato e stabilito di commettere il fatto diretto a far sorgere in armi gli abitanti del Regno contro i poteri dello Stato, incitando con la stampa la cittadinanza a prendere le armi contro i detti poteri per la questione di Fiume, radunando persone a convegno a Milano le sere del [[27 dicembre|27]] e [[28 dicembre]] [[1920]], munendosi di armi da fuoco e di un ordigno esplosivo e stampando un supplemento straordinario del periodico ''La Testa di Ferro'', con un vibrato appello alla sommossa a mano armata».
Il [[21 luglio]] [[1921]] i tre imputati comparvero davanti alla Corte d'Assise di Milano dopo quasi sette mesi di carcere preventivo, insieme a Mario Carli e ad un altro futurista, imputati a piede libero, di complotto contro la sicurezza dello Stato. Essi avevano, secondo l'atto d'accusa ripreso da ''Il Secolo'' del [[21 luglio]] medesimo, «concertato e stabilito di commettere il fatto diretto a far sorgere in armi gli abitanti del Regno contro i poteri dello Stato, incitando con la stampa la cittadinanza a prendere le armi contro i detti poteri per la questione di Fiume, radunando persone a convegno a Milano le sere del [[27 dicembre|27]] e [[28 dicembre]] [[1920]], munendosi di armi da fuoco e di un ordigno esplosivo e stampando un supplemento straordinario del periodico ''La Testa di Ferro'', con un vibrato appello alla sommossa a mano armata».


Il dibattimento ridusse il complotto alle giuste proporzioni. Cerati disse che lo scopo della riunione era quello di preparare delle dimostrazioni per indurre il governo a togliere il blocco di Fiume. Annunzio Filippi, la cui rivoltella era pure guasta, dichiarò di non sapere che la scatola era una bomba e che gliela aveva affidata uno sconosciuto e che non gli sarebbe stato difficile liberarsene prima della cattura. Tromba, che l'anno prima era stato assolto in istruttoria dall'accusa di complicità nell'attentato compiuto da Bruno Filippi al Caffè Biffi, asserì di essere stato arrestato mentre curiosava in Piazza Lega Lombarda. Carli, il più lucido e puntuale di tutti nel corso del processo, spiegò che in quelle settimane il suo giornale si era proposto di "riunire tutti i partiti rivoluzionari per purificare l'Italia e liberarla dal giogo della democrazia, Antitesi dell'Eroico". Filippo Tommaso Marinetti e Alceste De Ambris, citati come testimoni, giustificarono infiammati e virili come sempre i propositi degli imputati. Il secondo tentò di leggere un messaggio di solidarietà agli imputati vergato da D'Annunzio, ma il Pubblico Ministero si oppose e il Presidente della Corte glielo impedì. Scritta a Gardone Riviera il 20 Luglio 1921, la lettera del Comandante ricordava come, mentre a Fiume ferveva una battaglia disperata, «l'eroismo solitario di Pochi» si fosse alzato «contro la sommessione di tutto il pavido regno». Egli così seguitava: «Tra quei pochi erano questi giovani legionari che, lontani dalla battaglia, non potendo accorrere, tentarono di riscuotere intorno a loro il popolo ingannato ed addormentato, cercarono di gridare la verità sanguinosa contro la congiura del silenzio. Questi accusati, soli contro l'incuranza di tutti, soli contro l'insensibilità di tutti, soli con il loro dolore e il loro furore, vollero gettare il loro grido, vollero testimoniare la loro devozione a quei fratelli che laggiù cadevano sorridendo verso le stelle annunziatrici del Figliuol d'uomo. Cadendo, morendo, erano essi i più forti. E questi giovani, che non hanno altra colpa se non di avere passato il limite in generoso delirio, questi giovani che per la Causa Santa e Bella hanno sofferto senza un lamento la prigionia e l'oppressione, oggi sono anch'essi i più forti». D'Annunzio non aveva torto a sperare nella clemenza dei "buoni giudici", che infatti assolsero tutti gli imputati dal reato più grave, la congiura. Cerati subì una lieve condanna per porto abusivo di rivoltella. Ma Annunzio Filippi, degno epigono del compianto congiunto, pagò per tutti buscandosi due anni di reclusione e uno di vigilanza speciale per la bomba.
Il dibattimento ridusse il complotto alle giuste proporzioni. Cerati disse che lo scopo della riunione era quello di preparare delle dimostrazioni per indurre il governo a togliere il blocco di Fiume. Annunzio Filippi, la cui rivoltella era pure guasta, dichiarò di non sapere che la scatola era una bomba e che gliela aveva affidata uno sconosciuto e che non gli sarebbe stato difficile liberarsene prima della cattura. Tromba, che l'anno prima era stato assolto in istruttoria dall'accusa di complicità nell'attentato compiuto da Bruno Filippi al Caffè Biffi, asserì di essere stato arrestato mentre curiosava in Piazza Lega Lombarda. Carli, il più lucido e puntuale di tutti nel corso del processo, spiegò che in quelle settimane il suo giornale si era proposto di "riunire tutti i partiti rivoluzionari per purificare l'Italia e liberarla dal giogo della democrazia, Antitesi dell'Eroico". Filippo Tommaso Marinetti e Alceste De Ambris, citati come testimoni, giustificarono infiammati e virili come sempre i propositi degli imputati. Il secondo tentò di leggere un messaggio di solidarietà agli imputati vergato da D'Annunzio, ma il Pubblico Ministero si oppose e il Presidente della Corte glielo impedì. Scritta a Gardone Riviera il [[20 luglio]] [[1921]], la lettera del Comandante ricordava come, mentre a Fiume ferveva una battaglia disperata, «l'eroismo solitario di Pochi» si fosse alzato «contro la sommessione di tutto il pavido regno». Egli così seguitava: «Tra quei pochi erano questi giovani legionari che, lontani dalla battaglia, non potendo accorrere, tentarono di riscuotere intorno a loro il popolo ingannato ed addormentato, cercarono di gridare la verità sanguinosa contro la congiura del silenzio. Questi accusati, soli contro l'incuranza di tutti, soli contro l'insensibilità di tutti, soli con il loro dolore e il loro furore, vollero gettare il loro grido, vollero testimoniare la loro devozione a quei fratelli che laggiù cadevano sorridendo verso le stelle annunziatrici del Figliuol d'uomo. Cadendo, morendo, erano essi i più forti. E questi giovani, che non hanno altra colpa se non di avere passato il limite in generoso delirio, questi giovani che per la Causa Santa e Bella hanno sofferto senza un lamento la prigionia e l'oppressione, oggi sono anch'essi i più forti». D'Annunzio non aveva torto a sperare nella clemenza dei "buoni giudici", che infatti assolsero tutti gli imputati dal reato più grave, la congiura. Cerati subì una lieve condanna per porto abusivo di rivoltella. Ma Annunzio Filippi, degno epigono del compianto congiunto, pagò per tutti buscandosi due anni di reclusione e uno di vigilanza speciale per la bomba.


Il complotto anarchico-fiumano di dicembre non fu però esclusivamente una montatura. Esso dava il polso di una situazione che da potenzialmente rivoluzionaria si stava normalizzando, ma nella quale gli elementi rivoluzionari non disposti ad accettare passivamente questo indirizzo si muovevano disperatamente in tutte le direzioni, allo scopo di mettere in crisi il sistema autoritario e repressivo del carcerario capitalismo italiano. E per fermare i pescecani della borghesia e del fascismo, talvolta le autentiche forze rivoluzionarie, come i futuristi, i dannunziani, gli anarchici individualisti delle più svariate tendenze, accantonavano le divergenze ideologiche e si univano stirnerianamente, al fine di agire.
Il complotto anarchico-fiumano di dicembre non fu però esclusivamente una montatura. Esso dava il polso di una situazione che da potenzialmente rivoluzionaria si stava normalizzando, ma nella quale gli elementi rivoluzionari non disposti ad accettare passivamente questo indirizzo si muovevano disperatamente in tutte le direzioni, allo scopo di mettere in crisi il sistema autoritario e repressivo del carcerario capitalismo italiano. E per fermare i pescecani della borghesia e del fascismo, talvolta le autentiche forze rivoluzionarie, come i futuristi, i dannunziani, gli anarchici individualisti delle più svariate tendenze, accantonavano le divergenze ideologiche e si univano stirnerianamente, al fine di agire.
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Morte e trasfigurazione, gioiosità dionisiaca e cupio dissolvi, lento e agonico e agonistico e mistico desiderio di Estinzione e di Rivolta: questi, in modo precario ed improvvisato, i punti in comune, di contatto e di non ritorno tra queste due fantomatiche assenti attuazioni umane, che sono state, ad opera di italiani "antinazionali", ma proprio nel significato meno di lato e più etimologico del termine, cioè di individui operanti contro il perenne ed atavico senso comune delle genti della penisola, e al di là di isolate declamazioni, rispettivamente la suprema Comune di Fiume e il meno ambizioso ma non meno estasiante movimento del 1977. Altro il mio limitato occhio non vede: contemplo il deserto del reale, nel quale non vi è alcuna traversata da compiere. Tutto il resto è silenzio.
Morte e trasfigurazione, gioiosità dionisiaca e cupio dissolvi, lento e agonico e agonistico e mistico desiderio di Estinzione e di Rivolta: questi, in modo precario ed improvvisato, i punti in comune, di contatto e di non ritorno tra queste due fantomatiche assenti attuazioni umane, che sono state, ad opera di italiani "antinazionali", ma proprio nel significato meno di lato e più etimologico del termine, cioè di individui operanti contro il perenne ed atavico senso comune delle genti della penisola, e al di là di isolate declamazioni, rispettivamente la suprema Comune di Fiume e il meno ambizioso ma non meno estasiante movimento del 1977. Altro il mio limitato occhio non vede: contemplo il deserto del reale, nel quale non vi è alcuna traversata da compiere. Tutto il resto è silenzio.


: «Su tutte le cose sta il cielo Caso, il cielo Incolpevolezza, il cielo Accidente. Per caso: questa è la più vecchia nobiltà del mondo che io restituii a tutte le cose, liberandole dal giacere in schiavitù sotto il Fine. Sopra esse ed in esse non vuole nessuna eterna Volontà; e in luogo di tale Volontà posi la pazzia, quando insegnai: una cosa è per sempre impossibile, la razionalità. L'eterno ragno-ragione e l'eterna ragnatela di ragione non esistono affatto». ([[Friedrich Nietzsche]], ''Così parlò Zarathustra'', Parte Terza, 1883-85)
: «Su tutte le cose sta il cielo Caso, il cielo Incolpevolezza, il cielo Accidente. Per caso: questa è la più vecchia nobiltà del mondo che io restituii a tutte le cose, liberandole dal giacere in schiavitù sotto il Fine. Sopra esse ed in esse non vuole nessuna eterna Volontà; e in luogo di tale Volontà posi la pazzia, quando insegnai: una cosa è per sempre impossibile, la razionalità. L'eterno ragno-ragione e l'eterna ragnatela di ragione non esistono affatto» ([[Friedrich Nietzsche]], ''Così parlò Zarathustra'', Parte Terza, 1883-85).


:«L'umanità non ha alcun fine, alcuna idea, alcun piano, così come non hanno un fine la specie delle farfalle o delle orchidee». ([[Oswald Spengler]], ''Il Tramonto dell'Occidente'', Volume Primo, 1923)
:«L'umanità non ha alcun fine, alcuna idea, alcun piano, così come non hanno un fine la specie delle farfalle o delle orchidee» ([[Oswald Spengler]], ''Il Tramonto dell'Occidente'', Volume Primo, 1923).


:«La storia del genere umano, l'incalzare degli eventi, il cambiamento dei tempi, le forme della vita umana, così diverse col variare dei luoghi e dei tempi, tutto ciò non è che la forma accidentale del fenomeno dell'idea; nessuna di tali determinazioni particolari appartiene all'idea, che sola costituisce l'oggettità adeguata della volontà; fanno tutte parte del solo fenomeno soggetto alla conoscenza dell'individuo; tali determinazioni sono all'idea così estranee, inessenziali ed indifferenti, come alle nubi le figure che vi appaiono, al ruscello la forma dei gorghi e delle schiume, e al ghiaccio le sue arborescenze» ([[Arthur Schopenhauer]], ''Il mondo come volontà e rappresentazione'', "Libro Terzo, Il mondo come rappresentazione. L'idea platonica: l'oggetto dell'arte", Paragrafo 35, 1818)
:«La storia del genere umano, l'incalzare degli eventi, il cambiamento dei tempi, le forme della vita umana, così diverse col variare dei luoghi e dei tempi, tutto ciò non è che la forma accidentale del fenomeno dell'idea; nessuna di tali determinazioni particolari appartiene all'idea, che sola costituisce l'oggettità adeguata della volontà; fanno tutte parte del solo fenomeno soggetto alla conoscenza dell'individuo; tali determinazioni sono all'idea così estranee, inessenziali ed indifferenti, come alle nubi le figure che vi appaiono, al ruscello la forma dei gorghi e delle schiume, e al ghiaccio le sue arborescenze» ([[Arthur Schopenhauer]], ''Il mondo come volontà e rappresentazione'', "Libro Terzo, Il mondo come rappresentazione. L'idea platonica: l'oggetto dell'arte", Paragrafo 35, 1818)
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