Indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi: differenze tra le versioni

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'''Quale obiettivi si poneva l'organizzazione italo-americana?''' Partendo da posizioni unitariamente anticomuniste e [[antifascismo|antifasciste]], si erano sviluppate tendenze diverse: per '''Max Ascoli''', intimamente legato al governo federale, l'associazione era un mezzo propagandistico della politica roosveltiana tra gli italo-americani; per '''Carlo Sforza''' invece la "Mazzini" era vista come un mezzo per giungere poi alla nascita di un Consiglio nazionale e di un'unità di combattimento che affiancasse i nuovi alleati nella campagna di liberazione dell'[[Italia]].  
'''Quale obiettivi si poneva l'organizzazione italo-americana?''' Partendo da posizioni unitariamente anticomuniste e [[antifascismo|antifasciste]], si erano sviluppate tendenze diverse: per '''Max Ascoli''', intimamente legato al governo federale, l'associazione era un mezzo propagandistico della politica roosveltiana tra gli italo-americani; per '''Carlo Sforza''' invece la "Mazzini" era vista come un mezzo per giungere poi alla nascita di un Consiglio nazionale e di un'unità di combattimento che affiancasse i nuovi alleati nella campagna di liberazione dell'[[Italia]].  
[[File:Il martello.jpg|350 px|left|thumb|Testata dello storico giornale di [[Carlo Tresca]] attraverso cui denunciò le "malefatte" dei fascisti riciclati]]
[[File:Il martello.jpg|400px|left|thumb|Testata dello storico giornale di [[Carlo Tresca]] attraverso cui denunciò le "malefatte" dei fascisti riciclati]]
Uno degli esponenti più importanti di quest'organizzazione fu comunque l'anarchico [[Carlo Tresca]], promotore soprattutto della costituzione di "comitati antifascisti" («Comitati della Vittoria») interni alla [[Mazzini Society]], che secondo alcuni avrebbero agevolare l'imminente caduta del [[Fascismo|fascismo]] e preparare il futuro senza la dittatura del "Duce". Tresca era favorevole all'entrata nella [[Mazzini Society]] dei [[comunismo|comunisti]] come [[Vittorio Vidali]] (inizalmente era contrario ma cambiò idea solo sul finire del [[1942]]), con cui si era anche duramente scontrato in passato, ma era ostile agli [[antifascismo|antifascisti]] dell'ultima ora, come Generoso Pope (editore di giornali italo-americani, rooslveltiano e [[Fascismo|fascista]] poi pubblicamente e "ufficialmente" allontanatosi dal regime), che provavano ambiguamente ad entrare nei "comitati". Dalle pagine del suo [[stampa anarchica|giornale]], ''[[Il Martello]]'', Tresca portò avanti una campagna contro Generoso Pope e i [[Fascismo|fascisti]] camuffatti da antifascisti per convenienza e per provocazione.  
Uno degli esponenti più importanti di quest'organizzazione fu comunque l'anarchico [[Carlo Tresca]], promotore soprattutto della costituzione di "comitati antifascisti" («Comitati della Vittoria») interni alla [[Mazzini Society]], che secondo alcuni avrebbero agevolare l'imminente caduta del [[Fascismo|fascismo]] e preparare il futuro senza la dittatura del "Duce". Tresca era favorevole all'entrata nella [[Mazzini Society]] dei [[comunismo|comunisti]] come [[Vittorio Vidali]] (inizalmente era contrario ma cambiò idea solo sul finire del [[1942]]), con cui si era anche duramente scontrato in passato, ma era ostile agli [[antifascismo|antifascisti]] dell'ultima ora, come Generoso Pope (editore di giornali italo-americani, rooslveltiano e [[Fascismo|fascista]] poi pubblicamente e "ufficialmente" allontanatosi dal regime), che provavano ambiguamente ad entrare nei "comitati". Dalle pagine del suo [[stampa anarchica|giornale]], ''[[Il Martello (New York)|Il Martello]]'', Tresca portò avanti una campagna contro Generoso Pope e i [[Fascismo|fascisti]] camuffatti da antifascisti per convenienza e per provocazione.  


In antitesi al "gruppo di Tresca" vi era quello capeggiato da Vanni Montana (vero nome Giovanni Buscemi, ex spia dell'[[OVRA]] [[Fascismo|fascista]] e poi futuro agente [[OSS]] <ref>Si legga in particolare la nota 27 di [http://www.bibliotecamarxista.org/casciola_paolo/carl_tresca_comb_libert.htm Carlo Tresca, combattente libertario]</ref>) e Luigi Antonini, personaggi alquanto ambigui, ostile ai [[comunismo|comunisti]] ma non ai personaggi come Pope. Per lungo tempo la costituzione dei "comitati antifascisti" portò allo sviluppo di intensi conflitti ideologici all'interno della Mazzini Society e che si trascinarono sino all'uccisione di [[Carlo Tresca]].
In antitesi al "gruppo di Tresca" vi era quello capeggiato da Vanni Montana (vero nome Giovanni Buscemi, ex spia dell'[[OVRA]] [[Fascismo|fascista]] e poi futuro agente [[OSS]] <ref>Si legga in particolare la nota 27 di [http://www.bibliotecamarxista.org/casciola_paolo/carl_tresca_comb_libert.htm Carlo Tresca, combattente libertario]</ref>) e Luigi Antonini, personaggi alquanto ambigui, ostile ai [[comunismo|comunisti]] ma non ai personaggi come Pope. Per lungo tempo la costituzione dei "comitati antifascisti" portò allo sviluppo di intensi conflitti ideologici all'interno della Mazzini Society e che si trascinarono sino all'uccisione di [[Carlo Tresca]].
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== L'omicidio dell'anarchico Tresca ==
== L'omicidio dell'anarchico Tresca ==


Originario di Sulmona, [[Carlo Tresca]] <ref>La sua città gli ha stata intitolato una piazza in ricordo</ref> venne ucciso la notte dell'11 gennaio del '43, mentre si trovava in compagnia di  Giuseppe Calabi, entrambi esponenti della ''[[Mazzini Society]]''. Quella sera i due avevano atteso all'uscita della redazione de ''[[Il Martello]]'' di quattro collaboratori (tra cui Vanni Montana, segretario di Luigi Antonini, e Giovanni Sala) militanti come Tresca del comitato di agitazione [[antifascismo|antifascista]] della ''[[Mazzini Society]]'' di New York impegnati nella strutturazione dei "comitati della vittoria" che nascevano fra le comunità italiane in [[USA]]. Tali comitati ipotizzavano la nascita di un governo provvisorio in esilio, poiché credevano che la caduta del [[Fascismo|fascismo]] fosse prossima e inevitabile. Saltato all'appuntamento, poiché i quattro uomini non si presentarono, i due si apprestarono ad attraversare la strada quando Tresca fu colpito mortalmente da due colpi di pistola sparati da un killer appostato al buio.
Originario di Sulmona, [[Carlo Tresca]] <ref>La sua città gli ha stata intitolato una piazza in ricordo</ref> venne ucciso la notte dell'11 gennaio del '43, mentre si trovava in compagnia di  Giuseppe Calabi, entrambi esponenti della ''[[Mazzini Society]]''. Quella sera i due avevano atteso all'uscita della redazione de ''[[Il Martello (New York)|Il Martello]]'' di quattro collaboratori (tra cui Vanni Montana, segretario di Luigi Antonini, e Giovanni Sala) militanti come Tresca del comitato di agitazione [[antifascismo|antifascista]] della ''[[Mazzini Society]]'' di New York impegnati nella strutturazione dei "comitati della vittoria" che nascevano fra le comunità italiane in [[USA]]. Tali comitati ipotizzavano la nascita di un governo provvisorio in esilio, poiché credevano che la caduta del [[Fascismo|fascismo]] fosse prossima e inevitabile. Saltato all'appuntamento, poiché i quattro uomini non si presentarono, i due si apprestarono ad attraversare la strada quando Tresca fu colpito mortalmente da due colpi di pistola sparati da un killer appostato al buio.
===Tresca fu tradito? ===
===Tresca fu tradito? ===


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Seppur il caso Tresca sia ufficialmente irrisolto, i risultati di diverse indagini parallele a quelle ufficiali, conversero nel sostenere che si trattò di un complotto mafioso e [[Fascismo|fascista]]: il giorno dopo il delitto era stato arrestato Carmine Galante, uomo del clan di Vito Genovese, che alcuni testimoni avevano visto poco prima del delitto a bordo di un auto praticamente identica a quella usata dagli assassini e poi abbandonata. Galante rimase in galera fino al dicembre del [[1944]], quando "improvvisamente" qualcuno gli trovò un alibi. Prima di allora, alcuni mafiosi pentiti indicarono Frank Galante e Carmine Garofalo gli esecutori materiali e Vito Genovese quale mandante su espressa richiesta di alcuni gerarchi [[Fascismo|fascisti]] infastidate dalla lotta [[antifascismo|antifascista]] di [[Carlo Tresca|Tresca]] e della sua denuncia contro l'infiltrato Generoso Pope.
Seppur il caso Tresca sia ufficialmente irrisolto, i risultati di diverse indagini parallele a quelle ufficiali, conversero nel sostenere che si trattò di un complotto mafioso e [[Fascismo|fascista]]: il giorno dopo il delitto era stato arrestato Carmine Galante, uomo del clan di Vito Genovese, che alcuni testimoni avevano visto poco prima del delitto a bordo di un auto praticamente identica a quella usata dagli assassini e poi abbandonata. Galante rimase in galera fino al dicembre del [[1944]], quando "improvvisamente" qualcuno gli trovò un alibi. Prima di allora, alcuni mafiosi pentiti indicarono Frank Galante e Carmine Garofalo gli esecutori materiali e Vito Genovese quale mandante su espressa richiesta di alcuni gerarchi [[Fascismo|fascisti]] infastidate dalla lotta [[antifascismo|antifascista]] di [[Carlo Tresca|Tresca]] e della sua denuncia contro l'infiltrato Generoso Pope.


Tutti gli implicati nell'omicidio di Tresca, li ritroviamo agire impunemente nel primo secondo dopo guerra in Sicilia in stretta collaborazione con angloamericani, fascisti, poliziotti ed ex torturatori al servizio del fascismo nel nord est italiano e nella zona di confine. Mai condannati, agirono in chiave antioproletaria e proprio la Mazziny society, di cui [[Carlo Tresca]] era uno degli esponenti più ascoltati, sarebbe stata per loro un buon trampolino di lancio per gli intrecci eversivi antiproletari di cui la Sicilia fu epicentro in quel periodo.
Tutti gli implicati nell'omicidio di Tresca, li ritroviamo agire impunemente nel primo secondo dopoguerra in Sicilia in stretta collaborazione con angloamericani, fascisti, poliziotti ed ex torturatori al servizio del fascismo nel nord est italiano e nella zona di confine. Mai condannati, agirono in chiave antioproletaria e proprio la Mazziny society, di cui [[Carlo Tresca]] era uno degli esponenti più ascoltati, sarebbe stata per loro un buon trampolino di lancio per gli intrecci eversivi antiproletari di cui la Sicilia fu epicentro in quel periodo.


=== L'intuizione di Taddei ===
=== L'intuizione di Taddei ===
[[File:Ezio Taddei.jpg|thumb|300 px|[[Ezio Taddei]]]]
[[File:Ezio Taddei.jpg|thumb|300 px|[[Ezio Taddei]]]]
[[Ezio Taddei]], anarchico e scrittore che negli [[USA]] visse un lungo periodo di amicizia e collaborazione con [[Carlo Tresca]], accusò pubblicamente la mafia italo-americana e i fascisti della morte del direttore de ''[[Il Martello]]''. Oltre a presentarsi spontaneamente alla magistratura, in seguito scrisse un libro <ref> [http://www.ilgrappolo.it/NewsRead.asp?IDnews=297 da Recensione del libro di Taddei]'': «Questo zoliano j'accuse venne definito da [[Domenico Javarone]] (Vita di scrittore, Ezio Taddei), il primo biografo di Ezio, la "rivelazione sul modo come l'assassinio di un noto dirigente anarchico ad opera della malavita newyorkese doveva essere utilizzato per la campagna anticomunista» </ref> sul [[indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi|caso Tresca]], in cui affermò senza esitazioni che «i responsabili del delitto, secondo le ammissioni di un agente dell'Ufficio Narcotici, erano due boss della mafia, Frank Garofalo <ref>[http://archive.is/cUEmq Sicilia, il ritorno degli “americani” di Gianni Barbacetto]</ref> e Carmine Galante <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Carmine_Galante Carmine Galante mafioso abbastanza completo]</ref>, latitanti da anni».
[[Ezio Taddei]], anarchico e scrittore che negli [[USA]] visse un lungo periodo di amicizia e collaborazione con [[Carlo Tresca]], accusò pubblicamente la mafia italo-americana e i fascisti della morte del direttore de ''[[Il Martello (New York)|Il Martello]]''. Oltre a presentarsi spontaneamente alla magistratura, in seguito scrisse un libro <ref> [http://www.ilgrappolo.it/NewsRead.asp?IDnews=297 da recensione del libro di Taddei]'': «Questo zoliano j'accuse venne definito da [[Domenico Javarone]] (Vita di scrittore, Ezio Taddei), il primo biografo di Ezio, la rivelazione su come l'assassinio di un noto dirigente anarchico ad opera della malavita newyorkese doveva essere utilizzato per la campagna anticomunista» </ref> sul [[indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi|caso Tresca]], in cui affermò senza esitazioni che «i responsabili del delitto, secondo le ammissioni di un agente dell'Ufficio Narcotici, erano due boss della mafia, Frank Garofalo <ref>[http://archive.is/cUEmq Sicilia, il ritorno degli “americani” di Gianni Barbacetto]</ref> e Carmine Galante <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Carmine_Galante Carmine Galante mafioso abbastanza completo]</ref>, latitanti da anni».


Per Taddei, a quanto afferma la sorella <ref name="tirena">Le indagini sul "[[indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi|Caso Tresca]]" indicano Vito Genovese quale mandante dell'omicidio, mentre Tirrena, sorella di [[Ezio Taddei]], afferma che per il fratello il mandante era Pope. Le due affermazioni non son per nulla contraddittorie visto i legami del gruppo mafioso affaristico e quindi politico formato da Pope, il "galantuomo", ed i vari Frank Costello, Lucky Luciano, Vito Genovese e i criminali conosciuti, ma pressoché intoccabili anche per via di certi favori fatti all'"ordine costituito". In sostanza l'assassinio fuoriuscì da accordi fra Pope e Genovese, anche se il mandante riconosciuto secondo la documentazione di Mauro Canali, e altri, è Vito Genovese, uomo in grado di poter impartire ordini a figuri come Carmine Galante e Frank Garofalo. Inoltre il Genovese aveva un vecchio debito di riconoscenza verso il "duce", già in parte pagato elargendo i fondi per tirar su la casa del fascio di Nola, ed eliminare un [[antifascismo|antifascista]] "pericoloso" come Tresca era proprio un modo per pagare definitivamente il debito.</ref>, gli esecutori materiali furono Galante (successivamente capobastone di [[Joseph Bonanno]] <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Bonanno Bonanno], detto ''Bananas'' per un iniziale errore di trascrizione anagrafica, nelle sue memorie fa notare che lui era contrario all'omicidio di  Carlo Tresca, da lui ritenuto una brava persona, ma non poté impedirlo per "interessi" superiori</ref>) e Garofalo, che nel seguito fece una "onoratissima" carriera di mafioso al ritorno in [[Italia]] nel dopoguerra <ref>Frank Garofalo scrive a Vincenti Martinez di preparare buone accoglienze al sindaco di Palermo, Salvo Lima ''[http://archive.is/1Mf2 ''Articolo di Giuseppe D'avanzo, la Repubblica - Sabato, 28 settembre 1991 - pagina 5'']</ref>. Essi avrebbero agito direttamente su mandato di Generoso Pope e altri mafiosi come lui. (Riguardo al mandante, esiste quindi una discordanza tra la versione di [[Ezio Taddei]] e quella più Mauro Canali, che invece indica Vito Genovese, tuttavia ciò non sminuisce per nulla l'intuizione di Taddei, anche perché egli fu il primo a denunciare questo complotto, senza peraltro poter visionare al documento ufficiale).
Per Taddei, a quanto afferma la sorella <ref name="tirena">Le indagini sul "[[indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi|Caso Tresca]]" indicano Vito Genovese quale mandante dell'omicidio, mentre Tirrena, sorella di [[Ezio Taddei]], afferma che per il fratello il mandante era Pope. Le due affermazioni non son per nulla contraddittorie visto i legami del gruppo mafioso affaristico e quindi politico formato da Pope, il "galantuomo", ed i vari Frank Costello, Lucky Luciano, Vito Genovese e i criminali conosciuti, ma pressoché intoccabili anche per via di certi favori fatti all'"ordine costituito". In sostanza l'assassinio fuoriuscì da accordi fra Pope e Genovese, anche se il mandante riconosciuto secondo la documentazione di Mauro Canali, e altri, è Vito Genovese, uomo in grado di poter impartire ordini a figuri come Carmine Galante e Frank Garofalo. Inoltre il Genovese aveva un vecchio debito di riconoscenza verso il "duce", già in parte pagato elargendo i fondi per tirar su la casa del fascio di Nola, ed eliminare un [[antifascismo|antifascista]] "pericoloso" come Tresca era proprio un modo per pagare definitivamente il debito.</ref>, gli esecutori materiali furono Galante (successivamente capobastone di [[Joseph Bonanno]] <ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Bonanno Bonanno], detto ''Bananas'' per un iniziale errore di trascrizione anagrafica, nelle sue memorie fa notare che lui era contrario all'omicidio di  Carlo Tresca, da lui ritenuto una brava persona, ma non poté impedirlo per "interessi" superiori</ref>) e Garofalo, che nel seguito fece una "onoratissima" carriera di mafioso al ritorno in [[Italia]] nel dopoguerra <ref>Frank Garofalo scrive a Vincenti Martinez di preparare buone accoglienze al sindaco di Palermo, Salvo Lima ''[http://archive.is/1Mf2 ''Articolo di Giuseppe D'avanzo, la Repubblica - Sabato, 28 settembre 1991 - pagina 5'']</ref>. Essi avrebbero agito direttamente su mandato di Generoso Pope e altri mafiosi come lui. (Riguardo al mandante, esiste quindi una discordanza tra la versione di [[Ezio Taddei]] e quella più Mauro Canali, che invece indica Vito Genovese, tuttavia ciò non sminuisce per nulla l'intuizione di Taddei, anche perché egli fu il primo a denunciare questo complotto, senza peraltro poter visionare al documento ufficiale).
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: «Anni prima Vito Genovese, ex capo della mafia di New York - nella città americana era in attesa di essere processato - con un volo rientrò in Italia a Nola e divenne fin dal 1938, interprete dei servizi d'informazione dell'esercito degli Stati Uniti.» (Joseph Bonanno, mafioso italo-americano)
: «Anni prima Vito Genovese, ex capo della mafia di New York - nella città americana era in attesa di essere processato - con un volo rientrò in Italia a Nola e divenne fin dal 1938, interprete dei servizi d'informazione dell'esercito degli Stati Uniti.» (Joseph Bonanno, mafioso italo-americano)


La [[Wikipedia]] inglese, ben più esplicita di quella italiana, riguardo ai rapporti fra Vito Genovese ed il [[Fascismo|fascismo]] scrive: «Finché era in Italia, Vito era divenuto buon amico di Benito Mussolini ed aveva ricevuto la più alta medaglia al valor civile che il dittatore potesse conferirgli. Come favore a Mussolini, Genovese organizzò l'assassinio dell'editore di giornali [[Carlo Tresca]], il più efficace critico di Mussolini negli USA. Dopo essere emigrato da Napoli, Genovese iniziò negli '20 la sua carriera mafiosa al servizio del boss di New York Giuseppe "Joe the Boss" Masseria. Coinvolto in traffici illeciti ed estorsioni, il principale modo in cui Genovese era utile a Masseria risiedeva nella sua attitudine alla violenza. Charles "Lucky" Luciano fu di Genovese un socio della prima ora ed un benefattore. La loro relazione durò 40 anni, fino alla morte di Luciano. Avevano iniziato assieme da ragazzi negli slums di [[New York]]''' <ref>[https://en.wikipedia.org/wiki/Vito_Genovese Vito Genovese] su en.wikipedia</ref>. Anche lo storico Mauro Canali evidenzia che «... Quando Tresca venne ucciso, Vito Genovese era in Italia. Vi si era rifugiato alla fine del 1935 perché ricercato negli Usa per l'uccisione di un mafioso suo avversario. Il fatto singolare è che Genovese, sebbene ricercato oltreoceano, avesse trovato generosa ospitalità nel nostro Paese». <ref>[https://web.archive.org/web/20070927234026/http://www.liberalfondazione.it/archivio/fl/numero04/verita.htm  ''Tutta la verità sul caso Tresca'' di Mauro Canali]</ref>
La [[Wikipedia]] inglese, ben più esplicita di quella italiana, riguardo ai rapporti fra Vito Genovese ed il [[Fascismo|fascismo]] scrive: «Finché era in Italia, Vito era divenuto buon amico di Benito Mussolini ed aveva ricevuto la più alta medaglia al valor civile che il dittatore potesse conferirgli. Come favore a Mussolini, Genovese organizzò l'assassinio dell'editore di giornali [[Carlo Tresca]], il più efficace critico di Mussolini negli USA. Dopo essere emigrato da Napoli, Genovese iniziò negli '20 la sua carriera mafiosa al servizio del boss di New York Giuseppe "Joe the Boss" Masseria. Coinvolto in traffici illeciti ed estorsioni, il principale modo in cui Genovese era utile a Masseria risiedeva nella sua attitudine alla violenza. Charles "Lucky" Luciano fu di Genovese un socio della prima ora ed un benefattore. La loro relazione durò 40 anni, fino alla morte di Luciano. Avevano iniziato assieme da ragazzi negli slums di New York''' <ref>[https://en.wikipedia.org/wiki/Vito_Genovese Vito Genovese] su en.wikipedia</ref>. Anche lo storico Mauro Canali evidenzia che «... Quando Tresca venne ucciso, Vito Genovese era in Italia. Vi si era rifugiato alla fine del 1935 perché ricercato negli Usa per l'uccisione di un mafioso suo avversario. Il fatto singolare è che Genovese, sebbene ricercato oltreoceano, avesse trovato generosa ospitalità nel nostro Paese». <ref>[https://web.archive.org/web/20070927234026/http://www.liberalfondazione.it/archivio/fl/numero04/verita.htm  ''Tutta la verità sul caso Tresca'' di Mauro Canali]</ref>


Genovese, che poi ritroveremo nell'immediato dopoguerra come collaboratore degli americani e di Charles Poletti in persona, tanto da farsi fotografare insieme al [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista|bandito Giuliano]] in divisa da ufficiale dell'esercito americano, fu immediatamente indicato dagli investigatori statunitensi quale mandante dell'assassinio di [[Carlo Tresca|Tresca]], visto che Carmine Galante, suo uomo di fiducia ed esecutore materiale, fu visto allontanarsi dal luogo delitto e per questo arrestato il giorno seguente, sino a quando l'anno seguente qualcuno gli trovò un alibi. Che si tratti di fatti oramai certi, è dimostrato ancora dalla [[Wikipedia]] in lingua inglese:  
Genovese, che poi ritroveremo nell'immediato dopoguerra come collaboratore degli americani e di Charles Poletti in persona, tanto da farsi fotografare insieme al [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista|bandito Giuliano]] in divisa da ufficiale dell'esercito americano, fu immediatamente indicato dagli investigatori statunitensi quale mandante dell'assassinio di [[Carlo Tresca|Tresca]], visto che Carmine Galante, suo uomo di fiducia ed esecutore materiale, fu visto allontanarsi dal luogo delitto e per questo arrestato il giorno seguente, sino a quando l'anno seguente qualcuno gli trovò un alibi. Che si tratti di fatti oramai certi, è dimostrato ancora dalla [[Wikipedia]] in lingua inglese:  
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Gli americani ovviamente lo ricompensarono adegutamente, tanto che Leonardo Sciascia a proposito dei rapporti Genovese-esercito statunitense scrive:
Gli americani ovviamente lo ricompensarono adegutamente, tanto che Leonardo Sciascia a proposito dei rapporti Genovese-esercito statunitense scrive:
: «Per dare un'idea di come uno Stato possa divenire inefficiente di fronte al­la mafia vale la pena riportare un episodio che riguarda Vito Genovese, mafioso siciliano d'America. Vito Ge­novese, in America ricercato per omi­cidio, si trovava in Sicilia nel 1943­-44, sistemato come interprete presso il Governo Militare Alleato. Un poli­ziotto di nome Dickey, che gli dava la caccia, riesce finalmente a trovarlo. Facendosi aiutare da due soldati in­glesi (inglesi, si badi, non americani) lo arresta; gli trova addosso lettere credenziali, firmate da ufficiali ameri­cani, che dicevano il Genovese" pro­fondamente onesto, degno di fiducia, leale e di sicuro affidamento per il servizio". Una volta arrestato, cominciano i guai: non per il Genovese, ma per il Dickey <ref>[http://www.homolaicus.com/storia/contemporanea/novecento/par26.htm 10 luglio 1943: che 'bella' sorpresa! Gli alleati in Sicilia]</ref>. [...] Ne' piloziotti italiani né americani vogliono aiutare il disgraziato poliziotto che si trasci­na dietro per circa sei mesi il boss e quando finalmente arriva a New York con il grande boss ammannettato il principale accusatore di Genovese e'" stranamente" morto avvelenato in una prigione americana così come nello stesso modo morirà in carcere il luogotenente del" bandi­to" Salvatore Giuliano, Gaspare Pisciotta, nel car­cere di Palermo, ovvero secondo Sciascia al coraggioso Di­ckey viene permesso di portare negli usa il Genovese soltanto quando i suoi" protettori" son sicuri che venga assolto.» <ref>Leonardo Sciascia - Fonte: Storia Illustrata – anno XVI – n. 173 – aprile 1972 – A. Mondadori Editore [https://www.amicisciascia.it/servizi/citazioni/item/421-la-storia-della-mafia-leonardo-sciascia.html articolo di [[Leonardo Sciascia]]]</ref>.
: «Per dare un'idea di come uno Stato possa divenire inefficiente di fronte al­la mafia vale la pena riportare un episodio che riguarda Vito Genovese, mafioso siciliano d'America. Vito Ge­novese, in America ricercato per omi­cidio, si trovava in Sicilia nel 1943­-44, sistemato come interprete presso il Governo Militare Alleato. Un poli­ziotto di nome Dickey, che gli dava la caccia, riesce finalmente a trovarlo. Facendosi aiutare da due soldati in­glesi (inglesi, si badi, non americani) lo arresta; gli trova addosso lettere credenziali, firmate da ufficiali ameri­cani, che dicevano il Genovese" pro­fondamente onesto, degno di fiducia, leale e di sicuro affidamento per il servizio". Una volta arrestato, cominciano i guai: non per il Genovese, ma per il Dickey <ref>[http://www.homolaicus.com/storia/contemporanea/novecento/par26.htm 10 luglio 1943: che 'bella' sorpresa! Gli alleati in Sicilia]</ref>. [...] Ne' piloziotti italiani né americani vogliono aiutare il disgraziato poliziotto che si trasci­na dietro per circa sei mesi il boss e quando finalmente arriva a New York con il grande boss ammannettato il principale accusatore di Genovese e'" stranamente" morto avvelenato in una prigione americana così come nello stesso modo morirà in carcere il luogotenente del" bandi­to" Salvatore Giuliano, Gaspare Pisciotta, nel car­cere di Palermo, ovvero secondo Sciascia al coraggioso Di­ckey viene permesso di portare negli usa il Genovese soltanto quando i suoi" protettori" son sicuri che venga assolto.» <ref>[https://www.amicisciascia.it/servizi/citazioni/item/421-la-storia-della-mafia-leonardo-sciascia.html articolo di Leonardo Sciascia], Leonardo Sciascia - Fonte: Storia Illustrata – anno XVI – n. 173 – aprile 1972 – A. Mondadori Editore</ref>.


Grazie alle protezioni e al sostegno ricevuto per i servizi resi alla "democrazia" americana, Genovese può tranquillamente riprendere la sua attvità di boos mafioso e criminale:
Grazie alle protezioni e al sostegno ricevuto per i servizi resi alla "democrazia" americana, Genovese può tranquillamente riprendere la sua attvità di boos mafioso e criminale:
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*Italia Gualtieri, ''Carlo Tresca: vita e morte di un anarchico italiano in America'' 1999, 71 pagine  
*Italia Gualtieri, ''Carlo Tresca: vita e morte di un anarchico italiano in America'' 1999, 71 pagine  
*Regione Abruzzo, Centro servizi culturali di Sulmona, Circolo cultura & societa. Giornata della memoria, 20 maggio 1994
*Regione Abruzzo, Centro servizi culturali di Sulmona, Circolo cultura & societa. Giornata della memoria, 20 maggio 1994
*[[Carlo Tresca]], ''L'attentato a Mussolini: ovvero, Il segreto di Pulcinella'' New York, 4 edizioni, l'ultimo per tempo, editore Alexandria, Va., [[Chadwyck-Healey Inc]], 1987.
*[[Carlo Tresca]], ''L'attentato a Mussolini: ovvero, Il segreto di Pulcinella'' New York, 4 edizioni, l'ultimo per tempo, editore Alexandria, Va., [[Chadwyck-Healey Inc]], 1987
*Gabriella Facondo, ''Socialismo italiano esule negli USA (1930-1942)'', Federazione italiana delle associazioni partigiane, Federazione italiana delle associazioni partigiane 1993 Bastogi]
*Gabriella Facondo, ''Socialismo italiano esule negli USA (1930-1942)'', Federazione italiana delle associazioni partigiane, Federazione italiana delle associazioni partigiane 1993 Bastogi
*Piero Calamandrei, ''La Nuova Italia'', Il Ponte, 1945
*Piero Calamandrei, ''La Nuova Italia'', Il Ponte, 1945


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
*[[Storia dell'anarchismo negli Stati Uniti]]
*[[Storia dell'anarchismo negli Stati Uniti]]
*[[Il secondo dopoguerra in Italia: corpi di polizia e repressione della lotta antifascista]]
*[[Mafia e Fascismo]]
*[[Salvatore Giuliano, un bandito fascista]]
*[[Convegno di Palermo: rapporti tra istituzioni, fascismo e criminalità]]
==Collegamenti esterni ==
==Collegamenti esterni ==
*[http://www.archivio900.it/it/libri/lib.aspx?id=1031 Gli americani in Italia di Roberto Faenza e Marco Fini]
*[http://www.archivio900.it/it/libri/lib.aspx?id=1031 Gli americani in Italia di Roberto Faenza e Marco Fini]
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