Impresa di Fiume: differenze tra le versioni

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[[File:Trailegi.jpg|502px|wrigth|thumb|D'annunzio fra i legionari]]
[[File:Trailegi.jpg|450px|wrigth|thumb|D'annunzio fra i legionari, in basso, con il coltello tra i denti, alcuni Arditi.]]
L''''impresa di Fiume''' definisce l'occupazione della cittadina alto-adriatica, che oggi fa parte della [[Croazia]] (''Rijeka'' in lingua croata), messa in atto da [[Gabriele D'Annunzio]] e dai suo legionari dal settembre [[1919]] al Natale del [[1920]] con l'intento non solo di rivendicarne l'italianità ma anche di porre le basi di una società sperimentale.  
L''''impresa di Fiume''' definisce l'occupazione della cittadina alto-adriatica, che oggi fa parte della [[Croazia]] (''Rijeka'' in lingua croata), messa in atto da [[Gabriele D'Annunzio]] e dai suo legionari dal settembre [[1919]] al Natale del [[1920]] con l'intento non solo di rivendicarne l'italianità ma anche di porre le basi di una società sperimentale.  
L'impresa di Fiume fu certamente mossa da un sentimento nazionalistico che poco ha a che vedere con i principi anarchici e che di fatto fu la premessa dell'avvento della dittatura [[fascismo|fascista]] da lì a un paio d'anni <ref>Mussolini ribadiva sempre che i miliziani dannunziani erano « figli del popolo e rappresentano idealmente la parte migliore della nazione» e che l'iniziativa di D'Annunzio aveva accelerato il collasso delle istituzioni liberali, lasciando Nitti difeso solamente da «l'alta banca, l'alta siderurgia, una parte dei socialisti ufficiali» mentre  la parte migliore della nazione non si riteneva più governata da Roma». Mussolini aveva letto «l'iniziativa dannunziana come occasione per rafforzare un nazionalismo di tipo nuovo, caratterizzato non più dal controllo delle masse, bensì dalla loro mobilitazione attiva sul terreno politico, muovendo dalla consapevolezza che a Fiume e sul confine orientale erano in discussione i destini di una nazione traditi dalla classe dirigente liberale» (Cit. in F. Germinario, ''Fascismo 1919'', pp. 134-135).</ref>, tuttavia essa coinvolse in forme diverse anche tutto quel coacervo di forze eterogenee fuoriuscite dalla Prima guerra mondiale e in cui trovavano spazio anche anarchici ([[anarco-individualismo|individualisti]] o comunque persone che vissero quell'esperienza individualmente), comunisti, rivoluzionari, ribelli, artisti, ecc.  
L'impresa di Fiume fu certamente mossa da un sentimento nazionalistico che poco ha a che vedere con i principi anarchici e che di fatto fu la premessa dell'avvento della dittatura [[fascismo|fascista]] da lì a un paio d'anni <ref>Mussolini ribadiva sempre che i miliziani dannunziani erano « figli del popolo e rappresentano idealmente la parte migliore della nazione» e che l'iniziativa di D'Annunzio aveva accelerato il collasso delle istituzioni liberali, lasciando Nitti difeso solamente da «l'alta banca, l'alta siderurgia, una parte dei socialisti ufficiali» mentre  la parte migliore della nazione non si riteneva più governata da Roma». Mussolini aveva letto «l'iniziativa dannunziana come occasione per rafforzare un nazionalismo di tipo nuovo, caratterizzato non più dal controllo delle masse, bensì dalla loro mobilitazione attiva sul terreno politico, muovendo dalla consapevolezza che a Fiume e sul confine orientale erano in discussione i destini di una nazione traditi dalla classe dirigente liberale» (Cit. in F. Germinario, ''Fascismo 1919'', pp. 134-135).</ref>, tuttavia essa coinvolse in forme diverse anche tutto quel coacervo di forze eterogenee fuoriuscite dalla Prima guerra mondiale e in cui trovavano spazio anche anarchici ([[anarco-individualismo|individualisti]] o comunque persone che vissero quell'esperienza individualmente), comunisti, rivoluzionari, ribelli, artisti ecc.  


Queste forze pensavano di poter utilizzare Fiume in una chiave strettamente rivoluzionaria, ponendo le basi per la costruzione di una società libera da incrostazioni autoritarie.
Queste forze pensavano di poter utilizzare Fiume in una chiave strettamente rivoluzionaria, ponendo le basi per la costruzione di una società libera da incrostazioni autoritarie.
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=== Premessa ===
=== Premessa ===
[[File:Fiumfp05.gif|295px|left|thumb|Francobollo in ricordo dell'"impresa"]]
[[File:Fiumfp05.gif|295px|left|thumb|Francobollo in ricordo dell'"impresa".]]
La disintegrazione dell'Impero Austro-Ungarico, a seguito della sconfitta nella Prima guerra mondiale, portò alla contesa della città da parte dell'[[Italia]] e della futura Jugoslavia. La confusione era accresciuta dal fatto che il Patto di Londra, stipulato fra l'Italia e le potenze dell'Intesa non prevedeva l'assegnazione della città all'Italia in quanto Fiume sarebbe dovuta rimanere l'unico porto in mano all'Impero Austro-Ungarico, del quale, nel [[1915]], non si poteva prevedere la dissoluzione.
La disintegrazione dell'Impero Austro-Ungarico, a seguito della sconfitta nella Prima guerra mondiale, portò alla contesa della città da parte dell'[[Italia]] e della futura Jugoslavia. La confusione era accresciuta dal fatto che il Patto di Londra, stipulato fra l'Italia e le potenze dell'Intesa non prevedeva l'assegnazione della città all'Italia in quanto Fiume sarebbe dovuta rimanere l'unico porto in mano all'Impero Austro-Ungarico, del quale, nel [[1915]], non si poteva prevedere la dissoluzione.


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=== La marcia su Fiume e la Reggenza del Carnaro ===
=== La marcia su Fiume e la Reggenza del Carnaro ===
In questa situazione di stallo intervenne, grazie all'appoggio dei nazionalisti e di importanti esponenti degli interessi economici italiani, [[Gabriele D'Annunzio]]: con la divisa di tenente-colonnello dei Lancieri di Novara, il poeta-scrittore e militare decorato, condusse un gruppo di circa 2.600 ribelli dell'esercito (tencicamente essi erano dei disertori dell'esercito italiano, ma poiché il loro scopo non era quello di scappare dall'[[esercito]] furono definiti aulicamente da [[Filippo Tommaso Marinetti]] «disertori in avanti») da Ronchi <ref name="ronchi">[http://www.comuneronchi.it/ Sito web del comune di Ronchi] (I fascisti la rinominarono "Ronchi dei legionari")</ref>, nelle vicinanze di Monfalcone, fino a Fiume, che sarà poi occupata definitivamente il [[12 settembre]] [[1919]]. Nel tardo pomeriggio D'Annunzio proclamò l'annessione al Regno d'Italia, dando inizio al "governo d'annunziano". Per la prima volta nella storia un governo era in mano ad artisti ed intellettuali.  
In questa situazione di stallo intervenne, grazie all'appoggio dei nazionalisti e di importanti esponenti degli interessi economici italiani, [[Gabriele D'Annunzio]]: con la divisa di tenente-colonnello dei Lancieri di Novara, il poeta-scrittore e militare decorato, condusse un gruppo di circa 2.600 ribelli dell'esercito (tencicamente essi erano dei disertori dell'esercito italiano, ma poiché il loro scopo non era quello di scappare dall'[[esercito]] furono definiti aulicamente da [[Filippo Tommaso Marinetti]] «disertori in avanti») da Ronchi <ref name="ronchi">[http://www.comuneronchi.it/ Sito web del comune di Ronchi] (I fascisti la rinominarono "Ronchi dei legionari")</ref>, nelle vicinanze di Monfalcone, fino a Fiume, che sarà poi occupata definitivamente il [[12 settembre]] [[1919]]. Nel tardo pomeriggio D'Annunzio proclamò l'annessione al Regno d'Italia, dando inizio al "governo dannunziano". Per la prima volta nella storia un governo era in mano ad artisti ed intellettuali.  


Il governo Italiano, retto in questa fase da [[Francesco Saverio Nitti]] (soprannominato da D'Annunzio "''cagoia''"), tentò di trattare la resa dei legionari e l'abbandono della città. Inizialmente a Fiume prevalse l'ala conservatrice e nazionalista, ma in seguito all'allontanamento del capo di governo, il nazionalista Giovanni Giuriati, sostituito nel gennaio [[1920]] dal [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]] [[Alceste De Ambris]] <ref>[http://www.opinione-pubblica.com/dannunzio-lenin-e-limpresa-di-fiume/ D'Annunzio, Lenin e l'impresa di Fiume]</ref>, prese avvio la seconda fase dell'occupazione di Fiume: la '''Reggenza Italiana del Carnaro''', dotata anche di una costituzione, la «'''Carta del Carnaro'''» scritta dal nuovo capo di gabinetto.
Il governo Italiano, retto in questa fase da [[Francesco Saverio Nitti]] (soprannominato da D'Annunzio "''cagoia''"), tentò di trattare la resa dei legionari e l'abbandono della città. Inizialmente a Fiume prevalse l'ala conservatrice e nazionalista, ma in seguito all'allontanamento del capo di governo, il nazionalista Giovanni Giuriati, sostituito nel gennaio [[1920]] dal [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]] [[Alceste De Ambris]] <ref>[http://www.opinione-pubblica.com/dannunzio-lenin-e-limpresa-di-fiume/ D'Annunzio, Lenin e l'impresa di Fiume]</ref>, prese avvio la seconda fase dell'occupazione di Fiume: la '''Reggenza Italiana del Carnaro''', dotata anche di una costituzione, la «'''Carta del Carnaro'''» scritta dal nuovo capo di gabinetto.
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===La Carta del Carnaro===
===La Carta del Carnaro===
La «'''Carta del Carnaro'''» diede inizio alla '''Reggenza del Carnaro''' a partire dall'[[8 settembre]] [[1920]]. Fu [[Alceste De Ambris]], capo di gabinetto di Fiume, dettò la ''Carta del Carnaro'' <ref>[http://archive.is/JLx5K «Carta del Carnaro»]</ref> (cioè la costituzione fiumana) a [[Gabriele D'Annunzio]], che invece ne curò la forma, e da cui si può notare che, seppur non completamente sviluppata e in buona parte mai nemmeno attuata, essa ha un programma sociale molto più avanzato di quello della Repubblica Italiana del secondo dopoguerra.
La «'''Carta del Carnaro'''» diede inizio alla '''Reggenza del Carnaro''' a partire dall'[[8 settembre]] [[1920]]. Fu [[Alceste De Ambris]], capo di gabinetto di Fiume, dettò la ''Carta del Carnaro'' <ref>[http://archive.is/JLx5K «Carta del Carnaro»]</ref> (cioè la costituzione fiumana) a [[Gabriele D'Annunzio]], che invece ne curò la forma, e da cui si può notare che, seppur non completamente sviluppata e in buona parte mai nemmeno attuata, essa ha un programma sociale molto più avanzato di quello della Repubblica Italiana del secondo dopoguerra.
[[File:Caratcarnaro.gif|295px|thumb|''Frontespizio Carta Carnaro'']]
[[File:Carta Carnaro.png|250px|thumb|Frontespizio della «Carta del Carnaro».]]
'''Infatti''':
'''Infatti''':


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#'''La questione femminile''': riconoscimento alle donne della parità salariale e riconoscimento di ogni [[sessualità |libertà sessuale]];
#'''La questione femminile''': riconoscimento alle donne della parità salariale e riconoscimento di ogni [[sessualità |libertà sessuale]];
#'''La difesa''': abolizione dell'esercito in tempo di pace, obbligo del servizio militare, in caso di guerra per tutti i cittadini (uomini e donne), dai diciassette ai cinquantadue anni.
#'''La difesa''': abolizione dell'esercito in tempo di pace, obbligo del servizio militare, in caso di guerra per tutti i cittadini (uomini e donne), dai diciassette ai cinquantadue anni.
[[File:Giolitti2.jpg|thumb|[[Giovanni Giolitti]], primo ministro all'epoca della "liberazione di Fiume" (24-30 dicembre 1920) che causò diverse decine di morti.]]
[[File:Giolitti2.jpg|thumb|250px|[[Giovanni Giolitti]], primo ministro all'epoca della "liberazione di Fiume" ([[24 dicembre|24]]-[[30 dicembre]] [[1920]]) che causò diverse decine di morti.]]


In realtà, è necessario notare che '''la «Carta del Carnaro» espresse un concetto opposto d'antistato''': attraverso la politica del corporativismo, si propose il superamento della dottrina capitalista e marxista, proponendosi di creare una società antagonista rispetto a queste due dottrine. Nella Carta, la presenza dello Stato è forte e accentuata, tant'è che nel [[1927]] il regime fascista avrebbe preso spunto proprio dalla dottrina economica proposta da De Ambris. A Fiume avvenne l'incontro definitivo tra il '''sindacalismo rivoluzionario di De Ambris''' e il '''nazionalismo di D'Annunzio''', che si tradusse, poi, nella stesura della «Carta del Carnaro», che avrebbe dato al fascismo l'ispirazione per la sua dottrina economica. Già nel [[1911]] Angelo Olivetti aveva tracciato il punto d'incontro dei due sovversivismi:
In realtà, è necessario notare che '''la «Carta del Carnaro» espresse un concetto opposto d'antistato''': attraverso la politica del corporativismo, si propose il superamento della dottrina capitalista e marxista, proponendosi di creare una società antagonista rispetto a queste due dottrine. Nella Carta, la presenza dello Stato è forte e accentuata, tant'è che nel [[1927]] il regime fascista avrebbe preso spunto proprio dalla dottrina economica proposta da De Ambris. A Fiume avvenne l'incontro definitivo tra il '''sindacalismo rivoluzionario di De Ambris''' e il '''nazionalismo di D'Annunzio''', che si tradusse, poi, nella stesura della «Carta del Carnaro», che avrebbe dato al fascismo l'ispirazione per la sua dottrina economica. Già nel [[1911]] Angelo Olivetti aveva tracciato il punto d'incontro dei due sovversivismi:
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Il Trattato di Rapallo del [[12 novembre]] [[1920]] aveva dichiarato Fiume città-[[Stato]] indipendente. Gabriele d'Annunzio, che l'[[8 settembre]] aveva pubblicato la «Carta del Carnaro», non aveva accettato il trattato e s'era rifiutato categoricamente di lasciare la città. I legionari fiumani erano stati peraltro traditi anche da Benito Mussolini, che aveva definito il trattato «l'unica soluzione possibile». In questo stato d'isolamento, si aprivano così le porte per la fine della Reggenza.
Il Trattato di Rapallo del [[12 novembre]] [[1920]] aveva dichiarato Fiume città-[[Stato]] indipendente. Gabriele d'Annunzio, che l'[[8 settembre]] aveva pubblicato la «Carta del Carnaro», non aveva accettato il trattato e s'era rifiutato categoricamente di lasciare la città. I legionari fiumani erano stati peraltro traditi anche da Benito Mussolini, che aveva definito il trattato «l'unica soluzione possibile». In questo stato d'isolamento, si aprivano così le porte per la fine della Reggenza.


Alla vigilia di Natale del [[1920]], il nuovo governo Giolitti ordinò al Gen. Caviglia la presa di forza della città con un violento cannoneggiamento dal mare sulle installazioni militari e di governo, appoggiato anche da un gruppo non molto numeroso di squadristi [[Fascismo|fascisti]] <ref> Lo storico [[Eros Francescangeli]] afferma che l'esercito fu coadiuvato da squadristi fascisti, cosa possibile, visto il comportamento di [[Benito Mussolini]] nel contesto, ma che non trova altre conferme, almeno sino ad oggi. Quel che è certo è che [[Horst Venturi]] distrusse quel poco che rimaneva dello "[[Stato]] Libero di Fiume" esautorando la gestione Zanella. [[Horst Venturi]] fu il più duro applicatore dei metodi [[Fascismo|fascisti]], eliminando la "vecchia guardia rivoluzionaria" fascista di tipo "dannunziano", procedendo alla formazione del fascio locale sul modello di quello di Trieste, costituendo perciò gruppi di squadristi "ripulitori" ed arrivando persino a chiedere ed a ottenere che le funzioni religiose non potessero essere svolte in lingua slavo-croata; "preparando il terreno", con tali vessazioni e crimini squadristi, sia verso locali che verso italiani oppositori, a quelle che furono le foibe. '''Approfondimenti''': [http://archive.is/15Of8 Sintesi antefatti con documenti vari]</ref> <ref> Una memoria storica assolutamente monca, dimentica del [[fascismo]] e della politica antislava praticata dal Regime (già nel [[1926]] ogni attività culturale e linguistica slava fu assolutamente proibita); dimentica della guerra di conquista fascista ([[1941]]) contro il Regno di Jugoslavia (e fu una guerra durissima anche contro la popolazione civile slava); dimentica dei campi di concentramento fascisti per gli sloveni di Gonars, dell'Isola di Arbe, Cairo Montenotte (si legga Spartaco Capogreco «I campi del Duce», Einaudi) ecc. Una storia infame quella del fascismo di frontiera che è stata fatta pagare agli italiani dei confini... Proprio questi italiani, ai quali mi onoro di appartenere essendo io un profugo doc, sembrano inerti rispetto alle nefandezze del fascismo (da "Una storia infame quella del fascismo di frontiera")</ref>. Lo stesso D'Annunzio rimase lievemente ferito e dopo sei giorni di scontri Fiume capitolò definitivamente. Il "Vate", dopo il rifiuto di [[Mussolini]] a sostenerlo in quel fatale [[1919]] e il capovolgimento di fronte del [[1920]], ne ignorerà di fatto l'[[autorità]] fino alla morte <ref>[http://digilander.libero.it/fiammecremisi da Fiamme Cremisi]</ref>.
Alla vigilia di Natale del [[1920]], il nuovo governo Giolitti ordinò al Gen. Caviglia la presa di forza della città con un violento cannoneggiamento dal mare sulle installazioni militari e di governo, appoggiato anche da un gruppo non molto numeroso di squadristi [[Fascismo|fascisti]] <ref> Lo storico [[Eros Francescangeli]] afferma che l'esercito fu coadiuvato da squadristi fascisti, cosa possibile, visto il comportamento di [[Benito Mussolini]] nel contesto, ma che non trova altre conferme, almeno sino ad oggi. Quel che è certo è che [[Horst Venturi]] distrusse quel poco che rimaneva dello "[[Stato]] Libero di Fiume" esautorando la gestione Zanella. [[Horst Venturi]] fu il più duro applicatore dei metodi [[Fascismo|fascisti]], eliminando la "vecchia guardia rivoluzionaria" fascista di tipo "dannunziano", procedendo alla formazione del fascio locale sul modello di quello di Trieste, costituendo perciò gruppi di squadristi "ripulitori" ed arrivando persino a chiedere ed a ottenere che le funzioni religiose non potessero essere svolte in lingua slavo-croata; "preparando il terreno", con tali vessazioni e crimini squadristi, sia verso locali che verso italiani oppositori, a quelle che furono le foibe. Approfondimenti: [http://archive.is/15Of8 Sintesi antefatti con documenti vari]</ref> <ref> Una memoria storica assolutamente monca, dimentica del [[fascismo]] e della politica antislava praticata dal Regime (già nel [[1926]] ogni attività culturale e linguistica slava fu assolutamente proibita); dimentica della guerra di conquista fascista ([[1941]]) contro il Regno di Jugoslavia (e fu una guerra durissima anche contro la popolazione civile slava); dimentica dei campi di concentramento fascisti per gli sloveni di Gonars, dell'Isola di Arbe, Cairo Montenotte (si legga Spartaco Capogreco «I campi del Duce», Einaudi) ecc. Una storia infame quella del fascismo di frontiera che è stata fatta pagare agli italiani dei confini... Proprio questi italiani, ai quali mi onoro di appartenere essendo io un profugo doc, sembrano inerti rispetto alle nefandezze del fascismo (da "Una storia infame quella del fascismo di frontiera")</ref>. Lo stesso D'Annunzio rimase lievemente ferito e dopo sei giorni di scontri Fiume capitolò definitivamente. Il "Vate", dopo il rifiuto di [[Mussolini]] a sostenerlo in quel fatale [[1919]] e il capovolgimento di fronte del [[1920]], ne ignorerà di fatto l'[[autorità]] fino alla morte <ref>[http://digilander.libero.it/fiammecremisi da Fiamme Cremisi]</ref>.


Dopo il bombardamento di Fiume, D'Annunzio invitò il popolo italiano a «sollevarsi e compiere infine giustizia». A questo appello solo alcuni risposero, tra cui gli anarchici [[Aurelio Tromba]], [[Ettore Aguggini]], [[Antonio Pietropaolo]], [[Annunzio Filippi]] (fratello di [[Bruno Filippi]]), organizzando un velleitario tentativo insurrezionale che però terminò con l'arresto, il [[28 dicembre]] [[1920]], di 30 persone (12 saranno rilasciate quasi immediatamente), anche se in seguito il processo ridimensionerà il progetto insurrezionale (tutti assolti tranne Cerati, condannato lievemente per il possesso di una rivoltella, e Filippi, condannato a due anni). <ref name="anarcotico">Fonte: www.anarcotico.net (sito web non più consultabile)</ref> <ref>Bisogna ricordare che i futuristi fiumani avevano a loro volta solidarizzato con [[Malatesta]] e compagni che erano stati arrestati qualche mese prima dalle [[autorità]] italiane per i fatti legati alla strage del [[Teatro Diana]].</ref>
Dopo il bombardamento di Fiume, D'Annunzio invitò il popolo italiano a «sollevarsi e compiere infine giustizia». A questo appello solo alcuni risposero, tra cui gli anarchici [[Aurelio Tromba]], [[Ettore Aguggini]], [[Antonio Pietropaolo]], [[Annunzio Filippi]] (fratello di [[Bruno Filippi]]), organizzando un velleitario tentativo insurrezionale che però terminò con l'arresto, il [[28 dicembre]] [[1920]], di 30 persone (12 saranno rilasciate quasi immediatamente), anche se in seguito il processo ridimensionerà il progetto insurrezionale (tutti assolti tranne Cerati, condannato lievemente per il possesso di una rivoltella, e Filippi, condannato a due anni). <ref name="anarcotico">Fonte: www.anarcotico.net (sito web non più consultabile)</ref> <ref>Bisogna ricordare che i futuristi fiumani avevano a loro volta solidarizzato con [[Malatesta]] e compagni che erano stati arrestati qualche mese prima dalle [[autorità]] italiane per i fatti legati alla strage del [[Teatro Diana]].</ref>
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Essi erano negatori della morale e indirizzati verso i principi dionisiaci: danza, riso, leggerezza. Essi spesso si richiamavano a [[Nietzsche]], ma non perché appartenessero alla destra retrograda e nazionalista, bensì perché del filosofo tedesco essi recepivano un aspetto libertario e nemico dello ''status quo''. Per questo al dovere essi preferivano il piacere, alla tradizione la trasgressione, al culto del lavoro quello di lavorare il meno possibile; il ribellismo, la [[amore libero|libertà sessuale]], l'omosessualità, l'uso della droga, il nudismo, il rifiuto delle [[carcere|carceri]] e della [[psichiatria]] erano tutti valori che avrebbero dovuto costituire le fondamenta di una nuova società, ma che le cannonate del «Natale di Sangue» spazzarono via definitivamente.
Essi erano negatori della morale e indirizzati verso i principi dionisiaci: danza, riso, leggerezza. Essi spesso si richiamavano a [[Nietzsche]], ma non perché appartenessero alla destra retrograda e nazionalista, bensì perché del filosofo tedesco essi recepivano un aspetto libertario e nemico dello ''status quo''. Per questo al dovere essi preferivano il piacere, alla tradizione la trasgressione, al culto del lavoro quello di lavorare il meno possibile; il ribellismo, la [[amore libero|libertà sessuale]], l'omosessualità, l'uso della droga, il nudismo, il rifiuto delle [[carcere|carceri]] e della [[psichiatria]] erano tutti valori che avrebbero dovuto costituire le fondamenta di una nuova società, ma che le cannonate del «Natale di Sangue» spazzarono via definitivamente.


=== La presa di posizione di «Umanità Nova» e delle organizzazioni anarchiche===
=== La presa di posizione di «[[Umanità Nova]]» e delle organizzazioni anarchiche===
L'ala rivoluzionaria dei legionari, benché non propriamente anarchica, fu comunque influenzata dall'[[anarchia]] e da tutte le correnti rivoluzionarie della sinistra come il [[bolscevismo]]. Queste influenze sono peraltro evidenziate dal tentativo da parte di questi fiumani di contattare [[Errico Malatesta]] (quando nel [[1920]] l'anarchico fu arrestato insieme ad altri militanti, molti futuristi e legionari gli mandarono la propria [[solidarietà]]), i [[socialisti rivoluzionari]] e persino [[Lenin]]. Il giornale «La Testa di Ferro», diretto da [[Mario Carli]], divenne il loro organo ufficiale.
L'ala rivoluzionaria dei legionari, benché non propriamente anarchica, fu comunque influenzata dall'[[anarchia]] e da tutte le correnti rivoluzionarie della sinistra come il [[bolscevismo]]. Queste influenze sono peraltro evidenziate dal tentativo da parte di questi fiumani di contattare [[Errico Malatesta]] (quando nel [[1920]] l'anarchico fu arrestato insieme ad altri militanti, molti futuristi e legionari gli mandarono la propria [[solidarietà]]), i [[socialisti rivoluzionari]] e persino [[Lenin]]. Il giornale «La Testa di Ferro», diretto da [[Mario Carli]], divenne il loro organo ufficiale.
[[File:Bandieraliberarepubblicadifiume.JPG|195px|thumb|left|Altra bandiera della Reggenza Italiana del Carnaro.]]
[[File:Bandieraliberarepubblicadifiume.JPG|195px|thumb|left|Altra bandiera della Reggenza Italiana del Carnaro.]]
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: «Il quotidiano anarchico è il primo dei giornali sovversivi che ci manda un suo inviato speciale e che non si accontenta, per giudicarci, delle menzogne dei vari Zanella autonomi o comunisti. Rileviamo con piacere l'atto di onestà politica dell'organo di Malatesta» («La Testa di Ferro», [[6 giugno]] [[1920]]).
: «Il quotidiano anarchico è il primo dei giornali sovversivi che ci manda un suo inviato speciale e che non si accontenta, per giudicarci, delle menzogne dei vari Zanella autonomi o comunisti. Rileviamo con piacere l'atto di onestà politica dell'organo di Malatesta» («La Testa di Ferro», [[6 giugno]] [[1920]]).


Scegliendo di parlare con «Umanità Nova» e accettando l'intervista dell'anarchico [[Randolfo Vella]], D'Annunzio affermò di essere «per il comunismo senza dittatura»; perplesso e meravigliato per l'affermazione, Vella domandò: «lei per il comunismo?». «Nessuna meraviglia, perché tutta la mia cultura è anarchica» - replicò D'Annunzio - «e poiché in me è radicata la convinzione che, dopo quest'ultima guerra, la storia scioglierà un novello volo verso un audacissimo progresso». Vella ribadì che «il suo sbarco a Fiume, più che comunista ed internazionalista», lo rivelava «ultranazionazionalista». «È mia intenzione» - rispose D'Annunzio - «di fare di questa città un'isola spirituale dalla quale possa irradiare un'azione, eminentemente comunista, verso tutte le nazioni oppresse. Io ho bisogno di non essere calunniato da voi sovversivi; poi vedrete che la mia opera non è nazionalista». <ref name="gabriele">Intervista a [[Gabriele D'Annunzio]], [[Umanità Nova]], [[9 giugno]] [[1920]].</ref>
Scegliendo di parlare con «[[Umanità Nova]]» e accettando l'intervista dell'anarchico [[Randolfo Vella]], D'Annunzio affermò di essere «per il comunismo senza dittatura»; perplesso e meravigliato per l'affermazione, Vella domandò: «lei per il comunismo?». «Nessuna meraviglia, perché tutta la mia cultura è anarchica» - replicò D'Annunzio - «e poiché in me è radicata la convinzione che, dopo quest'ultima guerra, la storia scioglierà un novello volo verso un audacissimo progresso». Vella ribadì che «il suo sbarco a Fiume, più che comunista ed internazionalista», lo rivelava «ultranazionazionalista». «È mia intenzione» - rispose D'Annunzio - «di fare di questa città un'isola spirituale dalla quale possa irradiare un'azione, eminentemente comunista, verso tutte le nazioni oppresse. Io ho bisogno di non essere calunniato da voi sovversivi; poi vedrete che la mia opera non è nazionalista». <ref name="gabriele">Intervista a [[Gabriele D'Annunzio]], [[Umanità Nova]], [[9 giugno]] [[1920]].</ref>


La permanenza di Vella a Fiume e i resoconti inviati a Milano, alla sede di «[[Umanità Nova]]», non migliorarono il giudizio della stampa anarchica nei confronti di D'Annunzio, ed essa continuò non solo ad essere sospettosa, ma giunse a denunciare pubblicamente, con forti attacchi, le scelte del poeta. Il [[20 luglio]] vennero posti in risalto, ancora una volta, i problemi degli operai fiumani e l'incompetenza di D'Annunzio nel non riuscire a migliorare le condizioni dei lavoratori. <ref>«La tragicommedia di Fiume, anziché giungere alla fase risolutiva, tende a perpetuarsi sotto gli auspici del governo italiano, il quale assiste passivo, ed interviene solo quando deve pagare la nota delle spese presentata dal divino cantore. La stampa sovversiva ed i deputati socialisti alla Camera strepitano invano: il governo della borghesia ha tutto l'interesse che D'Annunzio continui la sua parte di tragicomico sulle scene di Fiume; e perciò paga e chiude gli occhi alle vergogne e alle sopraffazioni che pochi capitalisti
La permanenza di Vella a Fiume e i resoconti inviati a Milano, alla sede di «[[Umanità Nova]]», non migliorarono il giudizio della stampa anarchica nei confronti di D'Annunzio, ed essa continuò non solo ad essere sospettosa, ma giunse a denunciare pubblicamente, con forti attacchi, le scelte del poeta. Il [[20 luglio]] vennero posti in risalto, ancora una volta, i problemi degli operai fiumani e l'incompetenza di D'Annunzio nel non riuscire a migliorare le condizioni dei lavoratori. <ref>«La tragicommedia di Fiume, anziché giungere alla fase risolutiva, tende a perpetuarsi sotto gli auspici del governo italiano, il quale assiste passivo, ed interviene solo quando deve pagare la nota delle spese presentata dal divino cantore. La stampa sovversiva ed i deputati socialisti alla Camera strepitano invano: il governo della borghesia ha tutto l'interesse che D'Annunzio continui la sua parte di tragicomico sulle scene di Fiume; e perciò paga e chiude gli occhi alle vergogne e alle sopraffazioni che pochi capitalisti
esercitano su una popolazione affamata e sanguinante. In quella città martoriata si soffre, si muore» ([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «Umanità Nova», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref> A D'Annunzio venne nuovamente rimproverato di essere sceso a patti col Consiglio nazionale fiumano, quest'ultimo accusato di tutelare gli interessi dei capitalisti fiumani. <ref>«I capitalisti fiumani, con a capo i membri del Consiglio nazionale, che dopo il concordato con il comandante D'Annunzio, dovevano agli operai assegnare un salario medio di L. 13; ora che hanno avuto la rivincita, ora che sono più forti, ritornano alle vecchie tabelle e pagano la fatica dei lavoratori a cinque a sei lire al giorno. Quando si pensa che a Fiume i generi di prima necessità, tranne che il pane, sono i più cari d'Italia.
esercitano su una popolazione affamata e sanguinante. In quella città martoriata si soffre, si muore» ([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «[[Umanità Nova]]», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref> A D'Annunzio venne nuovamente rimproverato di essere sceso a patti col Consiglio nazionale fiumano, quest'ultimo accusato di tutelare gli interessi dei capitalisti fiumani. <ref>«I capitalisti fiumani, con a capo i membri del Consiglio nazionale, che dopo il concordato con il comandante D'Annunzio, dovevano agli operai assegnare un salario medio di L. 13; ora che hanno avuto la rivincita, ora che sono più forti, ritornano alle vecchie tabelle e pagano la fatica dei lavoratori a cinque a sei lire al giorno. Quando si pensa che a Fiume i generi di prima necessità, tranne che il pane, sono i più cari d'Italia.
Quando si pensa che per l'arenamento delle industrie e del commercio, in una famiglia non lavora che uno solo, è facile comprendere in quale miseria si dibattano i lavoratori, mentre giungono alle loro orecchie le note allegre delle fanfare dannunziane» ([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «Umanità Nova», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref> Vella non fece a meno di elencare i personaggi più «filo bolscevichi» di cui si circondò D'Annunzio con lo scopo di sciogliere il Consiglio nazionale e liberarsi di quest'ultimo per governare autonomamente. <ref>«Quando governava “Cagoja”, lo scagliatore di fulmini sull'impresa fiumana, il comandante poeta, circondandosi di elementi sovversivi quali: Sissa (ex segretario di Bela Kun), Kochnitzky, Coselchi, ed altri ufficiali più o meno ribelli, aveva progettato di sciogliere il Consiglio nazionale e d'instaurare a Fiume i Soviety; redigendo a questo scopo un programma comunista. Anche col nuovo governo è salito il “brigante”, il “traditore”, che al capo gabinetto De Ambris promette di togliere il blocco, di venire a certi negoziati, di annettere al più presto possibile la città che doveva essere l'isola spirituale dalla quale doveva irradiare il comunismo , il poeta cambia rima, e non solo non scioglie il Consiglio nazionale, ma dà a questo una più indiscutibile libertà di sopraffazione» ([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «Umanità Nova», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref> Il giornalista giunse alla conclusione che Fiume era «diventata una città autocrate, dove il questore Giuseppe Dorini (sotto il governo austro ungarico Dorie) impera col pugno di ferro; e dove D'Annunzio disinvolto passa da un'incoerenza all'altra, credendo che sul campo della realtà si agisca come sui campi... dell'immaginazione». Vella si espresse parlando a nome degli anarchici italiani:
Quando si pensa che per l'arenamento delle industrie e del commercio, in una famiglia non lavora che uno solo, è facile comprendere in quale miseria si dibattano i lavoratori, mentre giungono alle loro orecchie le note allegre delle fanfare dannunziane» ([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «[[Umanità Nova]]», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref> Vella non fece a meno di elencare i personaggi più «filo bolscevichi» di cui si circondò D'Annunzio con lo scopo di sciogliere il Consiglio nazionale e liberarsi di quest'ultimo per governare autonomamente. <ref>«Quando governava “Cagoja”, lo scagliatore di fulmini sull'impresa fiumana, il comandante poeta, circondandosi di elementi sovversivi quali: Sissa (ex segretario di Bela Kun), Kochnitzky, Coselchi, ed altri ufficiali più o meno ribelli, aveva progettato di sciogliere il Consiglio nazionale e d'instaurare a Fiume i Soviety; redigendo a questo scopo un programma comunista. Anche col nuovo governo è salito il “brigante”, il “traditore”, che al capo gabinetto De Ambris promette di togliere il blocco, di venire a certi negoziati, di annettere al più presto possibile la città che doveva essere l'isola spirituale dalla quale doveva irradiare il comunismo , il poeta cambia rima, e non solo non scioglie il Consiglio nazionale, ma dà a questo una più indiscutibile libertà di sopraffazione» ([[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «[[Umanità Nova]]», [[20 luglio]] [[1920]]).</ref> Il giornalista giunse alla conclusione che Fiume era «diventata una città autocrate, dove il questore Giuseppe Dorini (sotto il governo austro ungarico Dorie) impera col pugno di ferro; e dove D'Annunzio disinvolto passa da un'incoerenza all'altra, credendo che sul campo della realtà si agisca come sui campi... dell'immaginazione». Vella si espresse parlando a nome degli anarchici italiani:
«Noi anarchici pensiamo che è il momento di cessare simili vergogne; e che si lasci a Fiume quella libertà che né l'Italia né le a ltri nazioni borghesi potranno mai concederle». Seguì il commento della redazione: «Di quello che ci racconta il Vella non ci meravigliamo. Da D'Annunzio non c'era da aspettarsi altro». <ref>[[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «Umanità Nova», [[20 luglio]] [[1920]].</ref>
«Noi anarchici pensiamo che è il momento di cessare simili vergogne; e che si lasci a Fiume quella libertà che né l'Italia né le a ltri nazioni borghesi potranno mai concederle». Seguì il commento della redazione: «Di quello che ci racconta il Vella non ci meravigliamo. Da D'Annunzio non c'era da aspettarsi altro». <ref>[[Randolfo Vella]], ''La vergogna di Fiume'', «[[Umanità Nova]]», [[20 luglio]] [[1920]].</ref>


Istituita l'[[8 settembre]] la Reggenza del Carnaro, «Umanità Nova» non mancò di commentare la notizia, pubblicando un articolo in prima pagina dieci giorni dopo l'evento:  
Istituita l'[[8 settembre]] la Reggenza del Carnaro, «[[Umanità Nova]]» non mancò di commentare la notizia, pubblicando un articolo in prima pagina dieci giorni dopo l'evento:  
:«Poiché ogni tanto il pubblico, seccato della commedia fiumana, se ne disinteressa, e tutto minaccia di finire tra la generale indifferenza, il divo e immaginifico Vate dell'Italia futurista ne pensa qualche altra, che valga a richiamar l'attenzione e a far voltare la testa alla gente che passa. Tempo fa voleva fare di Fiume una repubblichetta bolscevica... per decreto reale; adesso ne fa una Reggenza. Abbiamo letto tempo fa nei giornaletti clandestini del fascismo quel lungo sproloquio da manicomio, misto di reminiscenze medioevali e di luoghi comuni modernissimi che voleva arieggiare una forma di legislazione assai buffa, in quanto ogni articolo di legge era qualcosa di vago e impreciso; buono per tutti i gusti, imitante un po' di salmi di Davide e un po' di sfoghi di Zarathustra. Con quel parto cerebrale pareva che D'Annunzio volesse dare le dimissioni da persona intelligente... Vero è che D'Annunzio è un intellettuale; e spesso gli intellettuali sono tutt'altro che intelligenti. Si possono scrivere volumi di bei versi e di prosa cesellata senza essere obbligati a capire come si sta al mondo, e che cosa sia la vita dei popoli. Quale “costituzione” possa essere immaginata da cervelli simili ognuno comprende. Anzi... non ci capisce niente!» <ref>''La Reggenza di Fiume'', «Umanità Nova», [[18 settembre]] [[1920]].</ref>
:«Poiché ogni tanto il pubblico, seccato della commedia fiumana, se ne disinteressa, e tutto minaccia di finire tra la generale indifferenza, il divo e immaginifico Vate dell'Italia futurista ne pensa qualche altra, che valga a richiamar l'attenzione e a far voltare la testa alla gente che passa. Tempo fa voleva fare di Fiume una repubblichetta bolscevica... per decreto reale; adesso ne fa una Reggenza. Abbiamo letto tempo fa nei giornaletti clandestini del fascismo quel lungo sproloquio da manicomio, misto di reminiscenze medioevali e di luoghi comuni modernissimi che voleva arieggiare una forma di legislazione assai buffa, in quanto ogni articolo di legge era qualcosa di vago e impreciso; buono per tutti i gusti, imitante un po' di salmi di Davide e un po' di sfoghi di Zarathustra. Con quel parto cerebrale pareva che D'Annunzio volesse dare le dimissioni da persona intelligente... Vero è che D'Annunzio è un intellettuale; e spesso gli intellettuali sono tutt'altro che intelligenti. Si possono scrivere volumi di bei versi e di prosa cesellata senza essere obbligati a capire come si sta al mondo, e che cosa sia la vita dei popoli. Quale “costituzione” possa essere immaginata da cervelli simili ognuno comprende. Anzi... non ci capisce niente!» <ref>''La Reggenza di Fiume'', «[[Umanità Nova]]», [[18 settembre]] [[1920]].</ref>


Se già la prima parte dell'articolo non aveva mostrato un giudizio positivo, la seconda rivelò una presa di posizione netta, contraria alla Reggenza, chiarendo i motivi per i quali l'impresa era stata portata avanti così a lungo:
Se già la prima parte dell'articolo non aveva mostrato un giudizio positivo, la seconda rivelò una presa di posizione netta, contraria alla Reggenza, chiarendo i motivi per i quali l'impresa era stata portata avanti così a lungo:
:«Noi non conosciamo D'Annunzio personalmente, e non sappiamo se la sua stravaganza è sincera oppure è d'uno che fa il matto per furberia. Certo è, a parte ogni considerazione personale, che la cosiddetta impresa di Ronchi [...] è stata e continua ad essere una impresa del militarismo italiano, condotta con la tolleranza del governo e con l'aiuto dello Stato Maggiore dell'Esercito, che in Italia fa il comodo suo da che c'è la guerra, con o senza il consenso del governo medesimo. L'impresa ha servito sin qui a molteplici usi. Anzitutto a far proseguire la vita di oziosi e vagabondi ad una quantità d'ufficialetti, che sarebbero dovuti tornare all'odiato lavoro del pane quotidiano, dopo finita la cuccagna della guerra. Poi a tener accesa sull'altra sponda dell'Adriatico una fiammella di guerra, che servisse a mantenere intorbidate le acque in modo da permettervi la pesca agli avventurieri della politica e della finanza. Terzo, a fare di Fiume una specie di campo trincerato del movimento anti proletario, un vivaio del teppismo bianco, ricattatore con i ricchi e aggressore dei poveri, un fulcro per la dittatura militare italiana [...]. Quarto, a rompere le tasche ai cittadini fiumani, rovinandone economicamente del tutto la città. [...] Noi siamo d'opinione che Fiume, come del resto pensavamo per Trieste, la Dalmazia, ecc. non acquisterebbe proprio nulla a passare sotto al dominio italiano, che non è affatto meglio dell'ex governo austriaco. Allo stesso modo nulla guadagnerebbe dall'essere sottoposta al regime jugoslavo. [...] La sua indipendenza come città libera, pur non essendo la soluzione ideale col perdurare del regime borghese e statale, sarebbe però sempre la soluzione migliore; ed è quello che auguriamo per ora alle povere città dell'Adriatico». <ref>''La Reggenza di Fiume'', «Umanità Nova», [[18 settembre]] [[1920]].</ref>
:«Noi non conosciamo D'Annunzio personalmente, e non sappiamo se la sua stravaganza è sincera oppure è d'uno che fa il matto per furberia. Certo è, a parte ogni considerazione personale, che la cosiddetta impresa di Ronchi [...] è stata e continua ad essere una impresa del militarismo italiano, condotta con la tolleranza del governo e con l'aiuto dello Stato Maggiore dell'Esercito, che in Italia fa il comodo suo da che c'è la guerra, con o senza il consenso del governo medesimo. L'impresa ha servito sin qui a molteplici usi. Anzitutto a far proseguire la vita di oziosi e vagabondi ad una quantità d'ufficialetti, che sarebbero dovuti tornare all'odiato lavoro del pane quotidiano, dopo finita la cuccagna della guerra. Poi a tener accesa sull'altra sponda dell'Adriatico una fiammella di guerra, che servisse a mantenere intorbidate le acque in modo da permettervi la pesca agli avventurieri della politica e della finanza. Terzo, a fare di Fiume una specie di campo trincerato del movimento anti proletario, un vivaio del teppismo bianco, ricattatore con i ricchi e aggressore dei poveri, un fulcro per la dittatura militare italiana [...]. Quarto, a rompere le tasche ai cittadini fiumani, rovinandone economicamente del tutto la città. [...] Noi siamo d'opinione che Fiume, come del resto pensavamo per Trieste, la Dalmazia ecc. non acquisterebbe proprio nulla a passare sotto al dominio italiano, che non è affatto meglio dell'ex governo austriaco. Allo stesso modo nulla guadagnerebbe dall'essere sottoposta al regime jugoslavo. [...] La sua indipendenza come città libera, pur non essendo la soluzione ideale col perdurare del regime borghese e statale, sarebbe però sempre la soluzione migliore; ed è quello che auguriamo per ora alle povere città dell'Adriatico». <ref>''La Reggenza di Fiume'', «[[Umanità Nova]]», [[18 settembre]] [[1920]].</ref>


Mentre il [[28 dicembre]] D'Annunzio riuniva il Consiglio nazionale pronto ad accettare un incontro con gli emissari del governo italiano, «Umanità Nova» si scagliò contro i nazionalisti:
Mentre il [[28 dicembre]] D'Annunzio riuniva il Consiglio nazionale pronto ad accettare un incontro con gli emissari del governo italiano, «[[Umanità Nova]]» si scagliò contro i nazionalisti:
:«Dopo tutto gli stessi che parlano di paese “proletario”, son quelli che ne rendono più difficile la vita, sperperandone energia e danari nella messa in scena di quella commedia da miliardari che si rappresenta a Fiume sotto la direzione del capo comico D'Annunzio! Si potrebbe dire ai nazionalisti, che se l'Italia è una nazione proletaria, smettano di farle assumere cotest'aria da gran signora... » (Quand-même, “La grande proletaria”, «Umanità Nova», [[28 dicembre]] [[1920]]).
:«Dopo tutto gli stessi che parlano di paese “proletario”, son quelli che ne rendono più difficile la vita, sperperandone energia e danari nella messa in scena di quella commedia da miliardari che si rappresenta a Fiume sotto la direzione del capo comico D'Annunzio! Si potrebbe dire ai nazionalisti, che se l'Italia è una nazione proletaria, smettano di farle assumere cotest'aria da gran signora... » (Quand-même, “La grande proletaria”, «[[Umanità Nova]]», [[28 dicembre]] [[1920]]).


Complici nell'umiliare l'Italia, sostennero gli anarchici di «Umanità Nova», furono anche i diplomatici italiani. <ref>«È da un anno e mezzo che la nostra diplomazia copre di ridicolo l'Italia in faccia a tutto il mondo. Ormai all'estero tutti han compreso la solenne mistificazione che il governo italiano ha inscenato a danno di tutto il popolo e nessuno piglia più sul serio le scalmane patriottiche di tutta la grande stampa italiana, foraggiata largamente dalla plutocrazia pescecanesca che sta succhiando sin l'ultima goccia di sangue a questo nostro disgraziato paese. [...] La questione di Fiume è sorta a guerra terminata. I capitalisti italiani hanno allora subito compreso la grande portata di una simile questione. Finché il problema di Fiume è aperto, niente smobilitazione e quindi tutta la cosiddetta
Complici nell'umiliare l'Italia, sostennero gli anarchici di «[[Umanità Nova]]», furono anche i diplomatici italiani. <ref>«È da un anno e mezzo che la nostra diplomazia copre di ridicolo l'Italia in faccia a tutto il mondo. Ormai all'estero tutti han compreso la solenne mistificazione che il governo italiano ha inscenato a danno di tutto il popolo e nessuno piglia più sul serio le scalmane patriottiche di tutta la grande stampa italiana, foraggiata largamente dalla plutocrazia pescecanesca che sta succhiando sin l'ultima goccia di sangue a questo nostro disgraziato paese. [...] La questione di Fiume è sorta a guerra terminata. I capitalisti italiani hanno allora subito compreso la grande portata di una simile questione. Finché il problema di Fiume è aperto, niente smobilitazione e quindi tutta la cosiddetta
bardatura di guerra che tanti miliardi ha fruttato al pescecanismo italiano doveva continuare. [... ] Il ritardo di un mese, di un solo giorno, nella soluzione del problema di Fiume rappresenta miliardi e milioni che i pescicani continuano a sottrarre alle casse dello stato» (''Fiume e la cuccagna del capitalismo'', «Umanità Nova», [[28 dicembre]] [[1920]]).</ref> Quando a Fiume le ostilità cessarono, l'attenzione della stampa anarchica si concentrò, non tanto sui ribelli sconfitti, quanto sull'azione della borghesia italiana all'interno della vicenda. Essa avrebbe potuto trarre i propri vantaggi dal conflitto appena concluso, eliminando ogni pericolo sovversivo scaturito dall'esperienza fiumana. <ref>«La tragicommedia di Fiume sarà così finita; la borghesia italiana lascerà seppellire in silenzio i “cento regolari trucidati dagli arditi” e per qualche giorno speculerà sul ribasso dei cambi, per giocare al rialzo non appena sarà noto che il nuovo partito comunista avrà
bardatura di guerra che tanti miliardi ha fruttato al pescecanismo italiano doveva continuare. [... ] Il ritardo di un mese, di un solo giorno, nella soluzione del problema di Fiume rappresenta miliardi e milioni che i pescicani continuano a sottrarre alle casse dello stato» (''Fiume e la cuccagna del capitalismo'', «[[Umanità Nova]]», [[28 dicembre]] [[1920]]).</ref> Quando a Fiume le ostilità cessarono, l'attenzione della stampa anarchica si concentrò, non tanto sui ribelli sconfitti, quanto sull'azione della borghesia italiana all'interno della vicenda. Essa avrebbe potuto trarre i propri vantaggi dal conflitto appena concluso, eliminando ogni pericolo sovversivo scaturito dall'esperienza fiumana. <ref>«La tragicommedia di Fiume sarà così finita; la borghesia italiana lascerà seppellire in silenzio i “cento regolari trucidati dagli arditi” e per qualche giorno speculerà sul ribasso dei cambi, per giocare al rialzo non appena sarà noto che il nuovo partito comunista avrà
raccolto intorno a sé centomila aderenti! Perché tutta la logica borghese la logica del portafoglio è ferrea e precisa. [...] La borghesia italiana nella sua stragrande maggioranza si è schierata con il
raccolto intorno a sé centomila aderenti! Perché tutta la logica borghese la logica del portafoglio è ferrea e precisa. [...] La borghesia italiana nella sua stragrande maggioranza si è schierata con il
rinunciatario e disfattista Giolitti contro l'italianissimo e puro patriota D'Annunzio: per questo vuole ad ogni costo con poco o molto spargimento di sangue non importa finirla con le gesta del pazzo poeta.
rinunciatario e disfattista Giolitti contro l'italianissimo e puro patriota D'Annunzio: per questo vuole ad ogni costo con poco o molto spargimento di sangue non importa finirla con le gesta del pazzo poeta.
La borghesia vuol vivere in pace, vuole digerire tranquillamente il danaro insanguinato accumulato durante la guerra senza essere disturbata; che siano socialisti, anarchici, futuristi, poeti od arditi che la disturbano, al la borghesia non importa, ed essa distingue solo tra gli uni e gli altri per condannare i sovversivi a vent'anni, e i ribelli borghesi a venti giorni!» (''La logica borghese'', «Umanità Nova», [[31 dicembre]] [[1920]]).</ref>
La borghesia vuol vivere in pace, vuole digerire tranquillamente il danaro insanguinato accumulato durante la guerra senza essere disturbata; che siano socialisti, anarchici, futuristi, poeti od arditi che la disturbano, al la borghesia non importa, ed essa distingue solo tra gli uni e gli altri per condannare i sovversivi a vent'anni, e i ribelli borghesi a venti giorni!» (''La logica borghese'', «[[Umanità Nova]]», [[31 dicembre]] [[1920]]).</ref>


=== Rapporti tra anarchici e futuristi fiumani===
=== Rapporti tra anarchici e futuristi fiumani===
[[File:Testadif.jpg|500px|thumb|Frontespizio de «La Testa di Ferro», giornale futurista fiumano in cui si svilupparono vivaci discussioni sulle possibili convergenze tra fiumani futuristi ed anarchici]]
[[File:Testadif.jpg|500px|thumb|Frontespizio de «La Testa di Ferro», giornale futurista fiumano in cui si svilupparono vivaci discussioni sulle possibili convergenze tra fiumani futuristi ed [[anarchici]].]]
Con l'avanzata del [[fascismo]] verso posizioni sempre più reazionarie, si accentuarono le divergenze tra i futuristi che non si riconoscevano più in Mussolini ed altri che invece vedevano il mondo nuovo auspicato proprio nell'ideologia fascista, la quale a onor del vero ancora non aveva esplicitato tutta la sua brutalità totalitaria, quantunque non mancassero episodi di violenza antislava <ref>[https://www.ildolomiti.it/societa/2019/novantanove-anni-fa-lincendio-del-narodni-dom-di-trieste-cosi-si-apri-la-frattura-fra-italiani-e-slavi-azione-pianificata-che-negava-la-storia-plurietnica-della-citta Incendio del Narodni Dom di Trieste]</ref>.  
Con l'avanzata del [[fascismo]] verso posizioni sempre più reazionarie, si accentuarono le divergenze tra i futuristi che non si riconoscevano più in Mussolini ed altri che invece vedevano il mondo nuovo auspicato proprio nell'ideologia fascista, la quale a onor del vero ancora non aveva esplicitato tutta la sua brutalità totalitaria, quantunque non mancassero episodi di violenza antislava <ref>[https://www.ildolomiti.it/societa/2019/novantanove-anni-fa-lincendio-del-narodni-dom-di-trieste-cosi-si-apri-la-frattura-fra-italiani-e-slavi-azione-pianificata-che-negava-la-storia-plurietnica-della-citta Incendio del Narodni Dom di Trieste]</ref>.  
Molte di queste polemiche, per esempio tra Marinetti e Bottai <ref>Mentre Bottai aderì immediatamente al fascismo, Marinetti ribadì l'originalità del futurismo rispetto al fascismo, denunciando la svolta reazionaria impressa da Mussolini dopo la sconfitta elettorale del novembre 1919. In questo periodo Marinetti pubblicò diversi manifesti politici di critica a Mussolini, intervenendo al secondo congresso dei Fasci, dove promosse la necessità di "svaticanare l'Italia", l'abolizione della monarchia, l'appoggio agli scioperi giusti... Il poeta iniziò così a divergere dal fascismo, distaccandosene prima della fine dell'anno per ritornare sui suoi passi quasi un lustro più tardi.</ref>, si svilupparono proprio sul giornale «[[La Testa di Ferro]]».
Molte di queste polemiche, per esempio tra Marinetti e Bottai <ref>Mentre Bottai aderì immediatamente al fascismo, Marinetti ribadì l'originalità del futurismo rispetto al fascismo, denunciando la svolta reazionaria impressa da Mussolini dopo la sconfitta elettorale del novembre 1919. In questo periodo Marinetti pubblicò diversi manifesti politici di critica a Mussolini, intervenendo al secondo congresso dei Fasci, dove promosse la necessità di "svaticanare l'Italia", l'abolizione della monarchia, l'appoggio agli scioperi giusti... Il poeta iniziò così a divergere dal fascismo, distaccandosene prima della fine dell'anno per ritornare sui suoi passi quasi un lustro più tardi.</ref>, si svilupparono proprio sul giornale «[[La Testa di Ferro]]».
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[[Mario Carli]] è tra i firmatari del manifesto dei futuristi, capitano degli Arditi (nel quale riesce ad arruolarsi pur essendo stato respinto ad una prima visita per motivi oculistici), filo-bolscevico a Fiume e golpista di sinistra ''ante-litteram'', rientrato in seguito nell'ambito del [[Fascismo|fascismo]] su posizioni di fronda.
[[Mario Carli]] è tra i firmatari del manifesto dei futuristi, capitano degli Arditi (nel quale riesce ad arruolarsi pur essendo stato respinto ad una prima visita per motivi oculistici), filo-bolscevico a Fiume e golpista di sinistra ''ante-litteram'', rientrato in seguito nell'ambito del [[Fascismo|fascismo]] su posizioni di fronda.


Nel [[1922]] [[Argo Secondari]], fondatore degli [[Arditi del Popolo]], in un'intervista ad un emissario di [[Antonio Gramsci]], ritenne che D'Annunzio stesse preparando la battaglia risolutiva contro i fascisti, e durante la [[Difesa di Parma del 1922]], in cui gli squadristi di [[Italo Balbo]] furono duramente sconfitti, la "[[Legione Proletaria Filippo Corridoni]]" combatteva gli squadristi fianco a fianco del Fronte Unito [[Arditi del Popolo]]. Nella sede della "[[Legione Proletaria Filippo Corridoni|Legione]]" era in bella mostra una foto con dedica del D'Annunzio, donata al loro capo, il [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]] [[Alceste De Ambris]]. Scrive [[Pino Cacucci]] in ''Oltretorrente'':  
Nel [[1921]] [[Argo Secondari]], fondatore degli [[Arditi del Popolo]], in un'intervista <ref name="ON">Nell'intervista apparsa su “L'Ordine  Nuovo” del [[12  luglio]] [[1921]], alla domanda sul perché e quando furono costituiti gli [[Arditi del Popolo]], [[Argo Secondari]] rispondeva: «Da pochissimi giorni soltanto per la difesa dei lavoratori del braccio e del pensiero. Gli Arditi non potevano essere indifferenti e passivi di fronte alla guerra civile scatenata dai [[fascisti]]. E come furono all'avanguardia dell'esercito italiano, essi intendono essere all'avanguardia del popolo lavoratore. In un primo tempo il fascismo sembrava animato da uno scopo, che nelle sue forme esteriori, appariva anche a noi ispirato dal patriottismo: arginare le cosiddette violenze rosse. Noi che sostanzialmente miriamo a realizzare la pace interna dando la libertà ai lavoratori, potevamo anche restare estranei alla contesa tra [[fascisti]] e sovversivi. Oggi però non è più il caso di parlare della [[violenza]] rossa. Il triste monopolio del brigantaggio politico è esclusivamente tenuto dai fasci di combattimento. Se di fronte alla sistematica guerra sostenuta dai fascisti contro il proletariato italiano e le sue istituzioni, l'Arditismo non intervenisse, si rinnegherebbe. Fin dalle tragiche giornate di Fiume, gli Arditi avevano compreso che cosa si nascondesse sotto il manto del patriottismo per l’organizzazione fascista e d quel momento fra Arditi e [[fascisti]] si aprì un abisso. E gli Arditi sofferenti e umiliati per il tradimento fascista verso il Comandante, cominciarono a riannodare le proprie fila e a schierarsi definitivamente contro i Fasci. Lo stesso Comandante del resto, con un suo ordine vietò ai Legionari fiumani, che sono in gran parte Arditi, di far parte dei Fasci. Gli [Arditi più nulla debbono avere in comune con i Fasci».</ref> ad un emissario di [[Antonio Gramsci]], ritenne che D'Annunzio stesse preparando la battaglia risolutiva contro i fascisti, e durante la [[Difesa di Parma del 1922]], in cui gli squadristi di [[Italo Balbo]] furono duramente sconfitti, la "[[Legione Proletaria Filippo Corridoni]]" combatteva gli squadristi fianco a fianco del Fronte Unito [[Arditi del Popolo]]. Nella sede della "[[Legione Proletaria Filippo Corridoni|Legione]]" era in bella mostra una foto con dedica del D'Annunzio, donata al loro capo, il [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]] [[Alceste De Ambris]]. Scrive [[Pino Cacucci]] in ''Oltretorrente'':  
: «Ovvero si può dire che l'impresa fiumana fu anche, ed ovviamente non solo, il crogiolo da cui poterono fuoriuscire e/o rivendicarne una certa continuità ideale (quella legata alla «Carta del Carnaro») le più formazioni militarmente meglio organizzate, delle [[formazioni di difesa proletaria]], che furono ben presto riconosciute ed accettate e nelle cui fila confluirono molti militanti del movimento anarchico».
: «Ovvero si può dire che l'impresa fiumana fu anche, ed ovviamente non solo, il crogiolo da cui poterono fuoriuscire e/o rivendicarne una certa continuità ideale (quella legata alla «Carta del Carnaro») le più formazioni militarmente meglio organizzate, delle [[formazioni di difesa proletaria]], che furono ben presto riconosciute ed accettate e nelle cui fila confluirono molti militanti del movimento anarchico».


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Qui di seguito riportiamo brevi note biografiche e considerazioni, anzitutto, sulle personalità legate in vari modi all'anarchismo e alla sinistra, parlamentare e non, che supportarono direttamente (accorrendo a Fiume) la costituzione della "Libera repubblica di Fiume" o che si relazionarono indirettamente (con scritti, articoli, invio di emissari ecc.) con quell'esperienza.
Qui di seguito riportiamo brevi note biografiche e considerazioni, anzitutto, sulle personalità legate in vari modi all'anarchismo e alla sinistra, parlamentare e non, che supportarono direttamente (accorrendo a Fiume) la costituzione della "Libera repubblica di Fiume" o che si relazionarono indirettamente (con scritti, articoli, invio di emissari ecc.) con quell'esperienza.


[[File:Nunes Vais, Mario (1856-1932) - Anna Kuliscioff a Firenze (1908).jpg|left|thumb|Anna Kuliscioff]]
[[File:Nunes Vais, Mario (1856-1932) - Anna Kuliscioff a Firenze (1908).jpg|left|thumb|250px|[[Anna Kuliscioff]]]]
[[File:ErricoMalatesta.gif|thumb|280px|[[Errico Malatesta]]]]
[[File:ErricoMalatesta.gif|thumb|250px|[[Errico Malatesta]]]]


===Personalità anarchiche===
===Personalità anarchiche===
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*[[Renzo Novatore]], artista di grande importanza e [[anarco-individualismo|anarchico individualista]]. Morì nello scontro a fuoco coi carabinieri a Murta, presso di Genova. Non partecipò peraltro in maniera diretta all'impresa fiumana, ma la appoggiò con i suoi articoli.
*[[Renzo Novatore]], artista di grande importanza e [[anarco-individualismo|anarchico individualista]]. Morì nello scontro a fuoco coi carabinieri a Murta, presso di Genova. Non partecipò peraltro in maniera diretta all'impresa fiumana, ma la appoggiò con i suoi articoli.
*[[Giovanni Governato]], artista ''cromatico'', futurista di tendenze anarchiche, appartenne all'avanguardia del tempo insieme a [[Giacomo Balla]], [[Umberto Boccioni]], [[Depero]], [[Dottori]], [[Dudreville]]. Fu amico di [[Renzo Novatore]]; imputato di favoreggiamento nei confronti di questi, fu assolto al processo tenuto a La Spezia grazie ad un'astutissima difesa da parte di un avvocato fascista che gli era legato da vincoli di amicizia. Anche Governato, pur non presente, fece grossa propaganda per l'impresa di Fiume.
*[[Giovanni Governato]], artista ''cromatico'', futurista di tendenze anarchiche, appartenne all'avanguardia del tempo insieme a [[Giacomo Balla]], [[Umberto Boccioni]], [[Depero]], [[Dottori]], [[Dudreville]]. Fu amico di [[Renzo Novatore]]; imputato di favoreggiamento nei confronti di questi, fu assolto al processo tenuto a La Spezia grazie ad un'astutissima difesa da parte di un avvocato fascista che gli era legato da vincoli di amicizia. Anche Governato, pur non presente, fece grossa propaganda per l'impresa di Fiume.
*[[Argo Secondari]], futuro fondatore degli [[Arditi del Popolo]], ardito assaltatore fiamma nera (proveniente dalla fanteria) pluridecorato di tendenza anarchica. Ad un emissario di [[Antonio Gramsci]], che lo intervista per «Ordine Nuovo» <ref>Intervista  ad  Argo  Secondari  apparsa  su  “L'Ordine  Nuovo”  del  12  luglio  1921</ref>, giornale del Partito Comunista d'Italia, dice: «Fin dalle tragiche giornate di Fiume, gli Arditi avevano compreso che cosa si nascondesse sotto il manto del patriottismo per l'organizzazione fascista ed in quel momento fra Arditi e fascisti si aprì un abisso. E gli Arditi sofferenti e umiliati per il tradimento fascista verso il Comandante, cominciarono a riannodare le proprie fila e a schierarsi definitivamente contro i Fasci. Lo stesso Comandante del resto, con un suo ordine vietò ai Legionari fiumani, che sono in gran parte Arditi, di far parte dei Fasci. Gli Arditi più nulla debbono avere in comune con i Fasci».
*[[Argo Secondari]], futuro fondatore degli [[Arditi del Popolo]], ardito assaltatore fiamma nera (proveniente dalla fanteria) pluridecorato di tendenza anarchica. Ad un emissario di [[Antonio Gramsci]], che lo intervista per «Ordine Nuovo» <ref name="ON"></ref>, giornale del Partito Comunista d'Italia, dice: «Fin dalle tragiche giornate di Fiume, gli Arditi avevano compreso che cosa si nascondesse sotto il manto del patriottismo per l'organizzazione fascista ed in quel momento fra Arditi e [[fascisti]] si aprì un abisso. E gli Arditi sofferenti e umiliati per il tradimento fascista verso il Comandante, cominciarono a riannodare le proprie fila e a schierarsi definitivamente contro i Fasci. Lo stesso Comandante del resto, con un suo ordine vietò ai Legionari fiumani, che sono in gran parte Arditi, di far parte dei Fasci. Gli Arditi più nulla debbono avere in comune con i Fasci».


===Personalità di sinistra===
===Personalità di sinistra===
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*[[Antonio Voluti]]
*[[Antonio Voluti]]
*[[Alceste De Ambris]], sindacalista, deputato e giornalista italiano. Fu uno dei maggiori esponenti del [[sindacalismo rivoluzionario]] italiano el'autore della costituzione di Fiume: la «Carta del Carnaro».
*[[Alceste De Ambris]], sindacalista, deputato e giornalista italiano. Fu uno dei maggiori esponenti del [[sindacalismo rivoluzionario]] italiano el'autore della costituzione di Fiume: la «Carta del Carnaro».
[[Image:Novatore.jpg|right|thumb|[[Renzo Novatore]], [[anarco-individualismo|anarco-individualista]] e antagonista della prima ora del [[Fascismo|fascismo]]]]
[[Image:Novatore.jpg|right|250px|thumb|[[Renzo Novatore]], [[anarco-individualismo|anarco-individualista]] e antagonista della prima ora del [[Fascismo|fascismo]]]]
*[[Miklós Sisa]], ex commissario del popolo del governo di [[Béla Kun]], comunista.
*[[Miklós Sisa]], ex commissario del popolo del governo di [[Béla Kun]], comunista.
*[[Mario Carli]], scrive: «Prendendo la Russia come modello tipico di rivoluzione sociale, si vede anzitutto che il bolscevismo è stato un movimento, non tanto grettamente espropriatore, quanto rinnovatore, perché ha voluto ricostituire in base a ideali vasti e profondi l'edificio sociale, assurdamente sbilenco sotto il decrepito regime zarista. Inoltre il bolscevismo russo, animato da un potente soffio di misticismo, non si è mosso con quei criteri di pacifismo codardo, che fanno dei cortei proletari italiani altrettante processioni d'innocenti agnellini [...]. Il popolo russo ha saputo anche difendere la sua rivoluzione, e gli eserciti di [[Lenin]] si sono battuti, spesso, vittoriosamente, contro i bianchi paladini della reazione. Assodato poi che i socialisti italiani non credono nella rivoluzione, non la vogliono e non fanno nulla per provocarla, possiamo stabilire in modo definitivo che noi legionari non avremo mai alcun contatto, e neppure alcun cenno d'approccio, con quella ottusa cocciuta prettissima e cretinissima Chiesa che è il Partito Ufficiale Socialista italiano...»  (Mario Carli, ''Con D'Annunzio a Fiume'', Milano, Facchi Editore, 1920; pag. 106-107). <ref> [http://digilander.libero.it/fiammecremisi/dopoguerra1/fiume.htm da fiammecremisi]</ref>
*[[Mario Carli]], scrive: «Prendendo la Russia come modello tipico di rivoluzione sociale, si vede anzitutto che il bolscevismo è stato un movimento, non tanto grettamente espropriatore, quanto rinnovatore, perché ha voluto ricostituire in base a ideali vasti e profondi l'edificio sociale, assurdamente sbilenco sotto il decrepito regime zarista. Inoltre il bolscevismo russo, animato da un potente soffio di misticismo, non si è mosso con quei criteri di pacifismo codardo, che fanno dei cortei proletari italiani altrettante processioni d'innocenti agnellini [...]. Il popolo russo ha saputo anche difendere la sua rivoluzione, e gli eserciti di [[Lenin]] si sono battuti, spesso, vittoriosamente, contro i bianchi paladini della reazione. Assodato poi che i socialisti italiani non credono nella rivoluzione, non la vogliono e non fanno nulla per provocarla, possiamo stabilire in modo definitivo che noi legionari non avremo mai alcun contatto, e neppure alcun cenno d'approccio, con quella ottusa cocciuta prettissima e cretinissima Chiesa che è il Partito Ufficiale Socialista italiano...»  (Mario Carli, ''Con D'Annunzio a Fiume'', Milano, Facchi Editore, 1920; pag. 106-107). <ref> [http://digilander.libero.it/fiammecremisi/dopoguerra1/fiume.htm da fiammecremisi]</ref>
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Lo stesso anno, con la '''legge [[29 novembre]] [[1926]] n. 2008''' (''Provvedimenti per la difesa dello Stato'') è ripristinata la pena di morte per attentati contro la persona del Re e del Capo del [[Fascismo|fascismo]] e viene formalizzato il Tribunale Speciale per la Difesa dello [[Stato]] con sede giudicante a Roma. Il "Tribunale speciale" non attribuisce il compito di giudicare ai magistrati bensì sono gli ufficiali della milizia fascista e i membri della polizia politica a poterlo fare. Il tribunale resterà attivo fino al [[23 luglio]] [[1943]], data dell'ultima sentenza emessa, due giorni prima della caduta di Mussolini.  
Lo stesso anno, con la '''legge [[29 novembre]] [[1926]] n. 2008''' (''Provvedimenti per la difesa dello Stato'') è ripristinata la pena di morte per attentati contro la persona del Re e del Capo del [[Fascismo|fascismo]] e viene formalizzato il Tribunale Speciale per la Difesa dello [[Stato]] con sede giudicante a Roma. Il "Tribunale speciale" non attribuisce il compito di giudicare ai magistrati bensì sono gli ufficiali della milizia fascista e i membri della polizia politica a poterlo fare. Il tribunale resterà attivo fino al [[23 luglio]] [[1943]], data dell'ultima sentenza emessa, due giorni prima della caduta di Mussolini.  


Nel periodo che va dal [[1926]] al [[1943]] Mussolini introduce le leggi eccezionali che contemplarono la soppressione della [[Libertà di stampa|libertà di stampa]] e di ogni attività dei partiti (escluso quello fascista), l'epurazione dall'amministrazione dai funzionari non asserviti al regime (vedi [[Guido Jurgens]], Federico Fusco, Vincenzo Trani), il controllo centralizzato delle amministrazioni locali, la riforma dei codici, l'esautorazione dei diritti parlamentari e politici per gli aventiniani, le leggi razziali contro i cittadini ebrei, ecc.
Nel periodo che va dal [[1926]] al [[1943]] Mussolini introduce le leggi eccezionali che contemplarono la soppressione della [[Libertà di stampa|libertà di stampa]] e di ogni attività dei partiti (escluso quello fascista), l'epurazione dall'amministrazione dai funzionari non asserviti al regime (vedi [[Guido Jurgens]], Federico Fusco, Vincenzo Trani), il controllo centralizzato delle amministrazioni locali, la riforma dei codici, l'esautorazione dei diritti parlamentari e politici per gli aventiniani, le leggi razziali contro i cittadini ebrei ecc.


=== Il tribunale speciale ===
=== Il tribunale speciale ===
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*il 74% delle condanne a morte eseguite.  
*il 74% delle condanne a morte eseguite.  


Infatti presso il Tribunale Speciale di Trieste, creato appositamente per "giudicare" [[antifascismo|antifascisti]] sloveni e italiani, dal [[1927]] alla caduta del regime nel [[1943]], sono sottoposti ad indagine 615 [[antifascismo|antifascisti]], di cui 34 sono condannati a morte mentre ai restanti vengono inflitti 5418 anni di [[carcere]]. <ref name="crimini">'''Approfondimenti su crimini fascisti''': [http://www.criminidiguerra.it Criminidiguerra.it]</ref>
Infatti presso il Tribunale Speciale di Trieste, creato appositamente per "giudicare" [[antifascismo|antifascisti]] sloveni e italiani, dal [[1927]] alla caduta del regime nel [[1943]], sono sottoposti ad indagine 615 [[antifascismo|antifascisti]], di cui 34 sono condannati a morte mentre ai restanti vengono inflitti 5418 anni di [[carcere]]. <ref name="crimini">Approfondimenti su crimini [[fascisti]]: [http://www.criminidiguerra.it Criminidiguerra.it]</ref>


Il Tribunale Speciale, trasferitosi a Pola, nel [[1929]] condanna a morte [[Vladimir Gortan]] <ref>[http://www.istrianet.org/istria/people/heros-victims/gortan-processo.htm  Vladimir Gortan]</ref>, a cui poi verrà intitolata una brigata partigiana e che diverrà uno dei simboli della resistenza croata in Istria, e l'italiano [[Antonio Sema]] <ref>El Mestro d Piran. ''Ricordando Antonio Sema, la vita, la famiglia, l'insegnamento tra l'Istria e Trieste a cavallo di due guerre'', di Paolo Sema (Paolo Senna, senatore comunista e padre di Antonio Sema, Aviani editore)</ref>. 
Il Tribunale Speciale, trasferitosi a Pola, nel [[1929]] condanna a morte [[Vladimir Gortan]] <ref>[http://www.istrianet.org/istria/people/heros-victims/gortan-processo.htm  Vladimir Gortan]</ref>, a cui poi verrà intitolata una brigata partigiana e che diverrà uno dei simboli della resistenza croata in Istria, e l'italiano [[Antonio Sema]] <ref>El Mestro d Piran. ''Ricordando Antonio Sema, la vita, la famiglia, l'insegnamento tra l'Istria e Trieste a cavallo di due guerre'', di Paolo Sema (Paolo Senna, senatore comunista e padre di Antonio Sema, Aviani editore)</ref>. 
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#Il questore di Fiume, Temistocle Testa, con documento del giugno [[1931]], chiede l'internamento in una casa di correzione per un quattordicenne che, a detta di un insegnante, aveva dimostrato in un componimento "tendenze anti-italiane".  
#Il questore di Fiume, Temistocle Testa, con documento del giugno [[1931]], chiede l'internamento in una casa di correzione per un quattordicenne che, a detta di un insegnante, aveva dimostrato in un componimento "tendenze anti-italiane".  
#Lo stesso questore di Fiume, con un telegramma spedito a Roma il [[13 luglio]], informò: «Ieri sera tutto l'abitato di Pothum nessuna casa esclusa est raso al suolo et conniventi et partecipi bande ribelli nel numero 108 sono stati passati per le armi et con cinismo si sono presentati davanti ai reparti militari dell'armata operanti nella zona, reparti che solo ultimi dieci giorni avevano avuto sedici soldati uccisi dai ribelli di Pothum stop Il resto della popolazione e le donne e bambini sono stati internati stop» <ref>«Ancora più terribile fu la sorte toccata agli abitanti della zona di Grobnico, a nord di Fiume: per ordine del prefetto Temistocle Testa, reparti di camicie nere e di truppe regolari, irruppero nel villaggio di Podhum all'alba del 13 luglio. L'intera popolazione fu condotta in una cava di pietra presso il campo di aviazione di Grobnico, mentre il villaggio veniva prima saccheggiato e poi incendiato. Più di cento maschi furono fucilati nella cava: il più anziano aveva 64 anni, il più giovane 13 anni appena. Finirono nei campi di internamento italiani donne e bambini di 185 famiglie».  
#Lo stesso questore di Fiume, con un telegramma spedito a Roma il [[13 luglio]], informò: «Ieri sera tutto l'abitato di Pothum nessuna casa esclusa est raso al suolo et conniventi et partecipi bande ribelli nel numero 108 sono stati passati per le armi et con cinismo si sono presentati davanti ai reparti militari dell'armata operanti nella zona, reparti che solo ultimi dieci giorni avevano avuto sedici soldati uccisi dai ribelli di Pothum stop Il resto della popolazione e le donne e bambini sono stati internati stop» <ref>«Ancora più terribile fu la sorte toccata agli abitanti della zona di Grobnico, a nord di Fiume: per ordine del prefetto Temistocle Testa, reparti di camicie nere e di truppe regolari, irruppero nel villaggio di Podhum all'alba del 13 luglio. L'intera popolazione fu condotta in una cava di pietra presso il campo di aviazione di Grobnico, mentre il villaggio veniva prima saccheggiato e poi incendiato. Più di cento maschi furono fucilati nella cava: il più anziano aveva 64 anni, il più giovane 13 anni appena. Finirono nei campi di internamento italiani donne e bambini di 185 famiglie».  
Nel solo Comune di Castua subirono spedizioni punitive diciassette villaggi: furono passate per le armi 59 persone, altre 2311 furono deportate (842 uomini, 904 donne e 565 bambini), furono incendiate 503 case e 237 stalle ([http://www.anpipianoro.it/memoria%20commenti/orrore%20delle%20foibe.html da ANPI Pianoro] articolo di Atos Benaglia) </ref>.
Nel solo Comune di Castua subirono spedizioni punitive diciassette villaggi: furono passate per le armi 59 persone, altre 2.311 furono deportate (842 uomini, 904 donne e 565 bambini), furono incendiate 503 case e 237 stalle ([http://www.anpipianoro.it/memoria%20commenti/orrore%20delle%20foibe.html da ANPI Pianoro] articolo di Atos Benaglia) </ref>.


==Note==
==Note==
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== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
*[https://www.24emilia.com/claudia-salaris-alla-festa-della-rivoluzione/ Presentazione di ''Alla Festa della Rivoluzione''], di Claudia Salaris, la maggior storica del periodo dannunziano
*[https://www.24emilia.com/claudia-salaris-alla-festa-della-rivoluzione/ Presentazione di ''Alla Festa della Rivoluzione''], di Claudia Salaris, la maggior storica del periodo dannunziano
*[http://archive.is/mwgL8 ''Alla festa della rivoluzione'' di Claudia Salaris, I Visionari di Fiume, commenti di Lorenzo Gaiani]
*[http://archive.is/mwgL8 ''I Visionari di Fiume''], commenti di Lorenzo Gaiani a ''Alla Festa della Rivoluzione'', di Claudia Salaris
*[http://www.gabrieledannunzio.net/bibliografia_vita.htm Gabrieledannunzio.net]
*[http://archive.is/QGPlU Una serie di immagini dell'impresa di Fiume]
*[http://archive.is/QGPlU Una serie di immagini dell'impresa di Fiume]
*[http://digilander.libero.it/asciarossa/documentiimpresafiume.doc Documenti sull'impresa di Fiume con immagini]
*[http://digilander.libero.it/asciarossa/documentiimpresafiume.doc Documenti sull'impresa di Fiume con immagini]
*[https://archive.org/details/lareggenzaitalia00dann/mode/2up La Carta del Carnaro]
*[http://anarcopedia.altervista.org/Il_fiumanesimo_e_gli_anarchici_italiani.pdf ''Il fiumanesimo e gli anarchici italiani: Fiume «controsocietà» sperimentale?''], tesi di Alessandro Baldini, 2012
*[http://anarcopedia.altervista.org/Il_fiumanesimo_e_gli_anarchici_italiani.pdf ''Il fiumanesimo e gli anarchici italiani: Fiume «controsocietà» sperimentale?''], tesi di Alessandro Baldini, 2012
*[http://www.gabrieledannunzio.net Sito web dedicato a Gabriele D'Annunzio]


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[[Categoria:Storia generale]]
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[[Categoria:Anarchismo in Italia]]
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