Gracchus Babeuf: differenze tra le versioni

Jump to navigation Jump to search
m (Sostituzione testo - "[à][\s][.]" con "à.")
m (Sostituzione testo - "[à][\s][:]" con "à:")
Riga 56: Riga 56:
Babeuf immagina la reazione che tali proposte susciterebbero nelle classi privilegiate: « A che titolo coloro che non posseggono nulla potrebbero esigere tanti vantaggi da coloro che posseggono tutto? », perché « su questa base la sorte degli uni non sarà  preferibile a quella degli altri? ». Il « titolo » di queste rivendicazioni, risponde Babeuf, è quello che ha « ogni pupillo divenuto maggiorenne di rivendicare le spoglie che un tutore infedele ha avuto la vigliaccheria di sottrargli ». Il popolo ha raggiunto l'età  della ragione dopo essere stato tenuto « in uno stato di perpetua adolescenza e di fatale inerzia » dai possidenti, questi « tutori indegni », che lo hanno strangolato con « macchinazioni grottesche e barbare » e lo hanno « nutrito di superstizioni, di pratiche minuziose, di idee ridicole ».
Babeuf immagina la reazione che tali proposte susciterebbero nelle classi privilegiate: « A che titolo coloro che non posseggono nulla potrebbero esigere tanti vantaggi da coloro che posseggono tutto? », perché « su questa base la sorte degli uni non sarà  preferibile a quella degli altri? ». Il « titolo » di queste rivendicazioni, risponde Babeuf, è quello che ha « ogni pupillo divenuto maggiorenne di rivendicare le spoglie che un tutore infedele ha avuto la vigliaccheria di sottrargli ». Il popolo ha raggiunto l'età  della ragione dopo essere stato tenuto « in uno stato di perpetua adolescenza e di fatale inerzia » dai possidenti, questi « tutori indegni », che lo hanno strangolato con « macchinazioni grottesche e barbare » e lo hanno « nutrito di superstizioni, di pratiche minuziose, di idee ridicole ».


Due sono i principi fondamentali da stabilire in società : chi, pur avendo il necessario, non pone limiti alla propria ambizione di possesso, deve essere riguardato come lo spogliatore di quanto appartiene legittimamente ad altri; chi non ha abbastanza per vivere, ha il diritto di chiedere e ottenere quello che gli è ragionevolmente necessario. Ci sarà  certamente qualcuno pronto a esclamare: « Bisogna rispettare la proprietà  ». Ma se, ragiona Babeuf, « su ventiquattro milioni di uomini se ne trovano quindici milioni che non hanno nessuna specie di proprietà  perché gli altri nove milioni non hanno rispettato i loro diritti di assicurarsi i mezzi di sostentamento, bisognerà  forse che quei quindici milioni si decidano a morire di fame per amore degli altri nove? ».
Due sono i principi fondamentali da stabilire in società: chi, pur avendo il necessario, non pone limiti alla propria ambizione di possesso, deve essere riguardato come lo spogliatore di quanto appartiene legittimamente ad altri; chi non ha abbastanza per vivere, ha il diritto di chiedere e ottenere quello che gli è ragionevolmente necessario. Ci sarà  certamente qualcuno pronto a esclamare: « Bisogna rispettare la proprietà  ». Ma se, ragiona Babeuf, « su ventiquattro milioni di uomini se ne trovano quindici milioni che non hanno nessuna specie di proprietà  perché gli altri nove milioni non hanno rispettato i loro diritti di assicurarsi i mezzi di sostentamento, bisognerà  forse che quei quindici milioni si decidano a morire di fame per amore degli altri nove? ».


Babeuf calcola in sei milioni il numero delle famiglie francesi, e in settanta milioni di jugeri i terreni coltivabili. Una divisione egualitaria assegnerebbe a ciascuna famiglia un podere di undici arpenti:<ref>Equivalenti a circa quattro ettari di terreno.</ref> « con una tale estensione di fondi ben coltivati, in quale onesta mediocrità  non ci si sarebbe mantenuti? Quale candore, quale semplicità  di costumi, quale invariabile ordine non avrebbe regnato tra il popolo che avesse adottato una forma così saggia, così perfettamente conforme alle Leggi generali tracciate dalla natura, e che la nostra sola specie si è permessa di infrangere? ». Babeuf aggiunge di non « pretendere di riformare il mondo al punto di voler esattamente ripristinare la primitiva eguaglianza ». Gli basta, per il momento, dimostrare che « gli sventurati » avrebbero tutto il diritto di chiederla, « se gli opulenti persistessero nel rifiutare soccorsi onorevoli », togliendoli dalla « rivoltante indigenza in cui li hanno ridotti i mali accumulati nei secoli precedenti ».
Babeuf calcola in sei milioni il numero delle famiglie francesi, e in settanta milioni di jugeri i terreni coltivabili. Una divisione egualitaria assegnerebbe a ciascuna famiglia un podere di undici arpenti:<ref>Equivalenti a circa quattro ettari di terreno.</ref> « con una tale estensione di fondi ben coltivati, in quale onesta mediocrità  non ci si sarebbe mantenuti? Quale candore, quale semplicità  di costumi, quale invariabile ordine non avrebbe regnato tra il popolo che avesse adottato una forma così saggia, così perfettamente conforme alle Leggi generali tracciate dalla natura, e che la nostra sola specie si è permessa di infrangere? ». Babeuf aggiunge di non « pretendere di riformare il mondo al punto di voler esattamente ripristinare la primitiva eguaglianza ». Gli basta, per il momento, dimostrare che « gli sventurati » avrebbero tutto il diritto di chiederla, « se gli opulenti persistessero nel rifiutare soccorsi onorevoli », togliendoli dalla « rivoltante indigenza in cui li hanno ridotti i mali accumulati nei secoli precedenti ».