Giuseppe Pinelli: differenze tra le versioni

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Alla vicenda di Pinelli si è ispirata anche un'opera teatrale di [[Dario Fo]]: ''[http://strano.net/stragi/tstragi/anarc/index.html Morte accidentale di un anarchico]'' (in realtà il riferimento quasi esplicito è ad [[Andrea Salsedo]]). L'opera pittorica di [[Enrico Baj]], che doveva essere esposta a Milano lo stesso giorno dell'omicidio Calabresi, intitolata ''[[I Funerali dell'anarachico Pinelli]]'', si ispira anch'essa a questi eventi.
Alla vicenda di Pinelli si è ispirata anche un'opera teatrale di [[Dario Fo]]: ''[http://strano.net/stragi/tstragi/anarc/index.html Morte accidentale di un anarchico]'' (in realtà il riferimento quasi esplicito è ad [[Andrea Salsedo]]). L'opera pittorica di [[Enrico Baj]], che doveva essere esposta a Milano lo stesso giorno dell'omicidio Calabresi, intitolata ''[[I Funerali dell'anarachico Pinelli]]'', si ispira anch'essa a questi eventi.


Della vicenda Pinelli si occupò lungamente [[Camilla Cederna]], giornalista di fama che pubblicò la sua testimonianza in un libro intitolato ''Pinelli. La finestra sulla strage'', edito nel [[1971]] e ripubblicato nel [[2004]]. Eccone un estratto (lettera di [[Giuseppe Gozzini]], il primo obiettore di coscienza cattolico, amico del Pinelli):
Della vicenda Pinelli si occupò lungamente [[Camilla Cederna]], giornalista di fama che pubblicò la sua testimonianza in un libro intitolato ''Pinelli. La finestra sulla strage'', edito nel [[1971]] e ripubblicato nel [[2004]]. Eccone un estratto (lettera di [[Giuseppe Gozzini]], il primo obiettore di coscienza cattolico, amico di Pinelli):
: «Aveva seguito gli sviluppi del mio processo negli ambienti cattolici (soprattutto fiorentini) ed era come affascinato dal tipo di testimonianza. Conosceva, e non per sentito dire, movimenti e gruppi che si ispiravano alla non-violenza e voleva discutere con me sulle possibilità che la non-violenza diventasse strumento d'azione politica e l'obiezione di coscienza stile di vita, impegno sociale permanente. Io gli parlavo di società basata sull'egoismo istituzionalizzato, di disordine costituito, di lotta di classe e lui mi riportava oltre le formule, alla radice dei problemi, incrollabile nella sua fede nell'uomo e nella necessità di edificare l'uomo nuovo, lavorando dal basso. Poi ci vedemmo in molte altre occasioni e i punti fermi della nostra amicizia divennero don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, due preti scomodi, che hanno lasciato il segno e non solo nella chiesa. Viveva del suo lavoro, povero come gli uccelli dell'aria, solido negli affetti, assetato di amicizia, e gli amici li scuoteva con la sua inesauribile carica umana. Le etichette non mi sono mai piaciute. Quella che hanno appioppato a Pinelli: anarchico individualista, è melensa, per non dire sconcia. Si è sempre battuto infatti contro l'individualismo delle coscienze addomesticate: lui, ateo, aiutava i cristiani a credere (e lo possono testimoniare tanti miei amici cattolici); lui operaio, insegnava agli intellettuali a pensare, finalmente liberi da schemi asfittici. Non ignorava le radici sociali dell'ingiustizia, ma non aveva fiducia nei mutamenti radicali, nelle "rivoluzioni" che lasciano gli uomini come prima. Paziente, candido, scoperto nel suo quotidiano impegno, era lontano dagli estremismi alla moda, dalle ideologie che riempiono la testa ma lasciano vuoto il cuore. Stavo bene con lui, anche per questo».
: «Aveva seguito gli sviluppi del mio processo negli ambienti cattolici (soprattutto fiorentini) ed era come affascinato dal tipo di testimonianza. Conosceva, e non per sentito dire, movimenti e gruppi che si ispiravano alla non-violenza e voleva discutere con me sulle possibilità che la non-violenza diventasse strumento d'azione politica e l'obiezione di coscienza stile di vita, impegno sociale permanente. Io gli parlavo di società basata sull'egoismo istituzionalizzato, di disordine costituito, di lotta di classe e lui mi riportava oltre le formule, alla radice dei problemi, incrollabile nella sua fede nell'uomo e nella necessità di edificare l'uomo nuovo, lavorando dal basso. Poi ci vedemmo in molte altre occasioni e i punti fermi della nostra amicizia divennero don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, due preti scomodi, che hanno lasciato il segno e non solo nella [[chiesa]]. Viveva del suo lavoro, povero come gli uccelli dell'aria, solido negli affetti, assetato di amicizia, e gli amici li scuoteva con la sua inesauribile carica umana. Le etichette non mi sono mai piaciute. Quella che hanno appioppato a Pinelli: [[anarchico individualista]], è melensa, per non dire sconcia. Si è sempre battuto infatti contro l'individualismo delle coscienze addomesticate: lui, ateo, aiutava i cristiani a credere (e lo possono testimoniare tanti miei amici cattolici); lui, operaio, insegnava agli intellettuali a pensare, finalmente liberi da schemi asfittici. Non ignorava le radici sociali dell'ingiustizia, ma non aveva fiducia nei mutamenti radicali, nelle "rivoluzioni" che lasciano gli uomini come prima. Paziente, candido, scoperto nel suo quotidiano impegno, era lontano dagli estremismi alla moda, dalle ideologie che riempiono la testa ma lasciano vuoto il cuore. Stavo bene con lui, anche per questo».


Il poeta anarchico genovese [[Riccardo Mannerini]] scrive la canzone "[[Ballata per un ferroviere]]", che i [[media]] rifiuteranno di trasmettere, in cui si può leggere:
Il poeta anarchico genovese [[Riccardo Mannerini]] scrive la canzone "[[Ballata per un ferroviere]]", che i [[media]] rifiuteranno di trasmettere, in cui si può leggere: