Franco Serantini: differenze tra le versioni

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=== L'infanzia ===
=== L'infanzia ===


'''Franco Serantini''' nasce a Cagliari il [[16 Luglio]] del [[1951]]. Abbandonato al brefotrofio di "Infanzia abbandonata" della sua città  natale, deve forse il suo nome e cognome ad un qualche ufficiale di [[Stato]] civile o ad un qualche religioso che apprezzava uno scrittore romagnolo autore di romanzi pittoreschi ottocenteschi che all'epoca aveva una certa celebrità , Franco Serantini <ref>Corrado Stajano, ''Il sovversivo,'' Einaudi, pag 2</ref>. Nel brefotrofio vi resta sino al [[16 maggio]] [[1953]], quando viene dato in affidamento a due coniugi siciliani: Giovanni Ciotta, figlio di braccianti e guardia di pubblica sicurezza che all'epoca lavorava nel capoluogo sardo, e Rosa Alaimo, figlia di un piccolo possidente terriero. I due sono genitori affettuosi col bambino, ma quando alla madre adottiva viene diagnosticato un tumore la famiglia fa rientro al paese natale, Campobello di Licata. Dopo la morte della madre, il piccolo Franco diviene motivo di tensione familiare; Giovanni Ciotta ottiene il trasferimento del bambino a Caltanisetta, vorrebbe che gli fosse concessa l'affiliazione del bambino e fa domanda all'Amministrazione provinciale di Cagliari, a cui Franco ufficialmente era affidato. La richiesta viene però rigettata a causa di un cavillo burocratico. Il bambino vorrebbe essere preso in affidamento anche dai nonni materni (Maria Bruscato e Giovanni Alaimo) ed allora, il [[13 dicembre]] [[1955]], sentito anche il parere dei fratelli adottivi (Santo e Carmelina), l'Amministrazione affida ufficialmente Franco alla sua nuova famiglia. <ref>Corrado Stajano, ''Il sovversivo'', Einaudi, pag 7</ref>
'''Franco Serantini''' nasce a Cagliari il [[16 Luglio]] del [[1951]]. Abbandonato al brefotrofio di "Infanzia abbandonata" della sua città  natale, deve forse il suo nome e cognome ad un qualche ufficiale di [[Stato]] civile o ad un qualche religioso che apprezzava uno scrittore romagnolo autore di romanzi pittoreschi ottocenteschi che all'epoca aveva una certa celebrità, Franco Serantini <ref>Corrado Stajano, ''Il sovversivo,'' Einaudi, pag 2</ref>. Nel brefotrofio vi resta sino al [[16 maggio]] [[1953]], quando viene dato in affidamento a due coniugi siciliani: Giovanni Ciotta, figlio di braccianti e guardia di pubblica sicurezza che all'epoca lavorava nel capoluogo sardo, e Rosa Alaimo, figlia di un piccolo possidente terriero. I due sono genitori affettuosi col bambino, ma quando alla madre adottiva viene diagnosticato un tumore la famiglia fa rientro al paese natale, Campobello di Licata. Dopo la morte della madre, il piccolo Franco diviene motivo di tensione familiare; Giovanni Ciotta ottiene il trasferimento del bambino a Caltanisetta, vorrebbe che gli fosse concessa l'affiliazione del bambino e fa domanda all'Amministrazione provinciale di Cagliari, a cui Franco ufficialmente era affidato. La richiesta viene però rigettata a causa di un cavillo burocratico. Il bambino vorrebbe essere preso in affidamento anche dai nonni materni (Maria Bruscato e Giovanni Alaimo) ed allora, il [[13 dicembre]] [[1955]], sentito anche il parere dei fratelli adottivi (Santo e Carmelina), l'Amministrazione affida ufficialmente Franco alla sua nuova famiglia. <ref>Corrado Stajano, ''Il sovversivo'', Einaudi, pag 7</ref>


Quando Maria Bruscatto si ammala, tenendo conto anche del fatto che Giovanni Alaimo era ormai anziano e che i loro figli erano emigrati al Nord o in America, viene chiesto di ricoverare Franco in un nuovo istituto, giacché nessuno della famiglia, pur essendo sinceramente affezionati, poteva più occuparsi di lui. L'Amministrazione provinciale, nell'aprile [[1960]], ordina che Franco Serantini venga affidato all'Istituto Buon Pastore di Cagliari. <ref>Corrado Stajano, ''Il sovversivo'',, Einaudi, pag 9</ref>
Quando Maria Bruscatto si ammala, tenendo conto anche del fatto che Giovanni Alaimo era ormai anziano e che i loro figli erano emigrati al Nord o in America, viene chiesto di ricoverare Franco in un nuovo istituto, giacché nessuno della famiglia, pur essendo sinceramente affezionati, poteva più occuparsi di lui. L'Amministrazione provinciale, nell'aprile [[1960]], ordina che Franco Serantini venga affidato all'Istituto Buon Pastore di Cagliari. <ref>Corrado Stajano, ''Il sovversivo'',, Einaudi, pag 9</ref>


Nel capoluogo sardo frequenta le scuole medie con scarso profitto, viene bocciato in seconda media. È un ragazzo timido, chiuso e taciturno, desideroso di ricevere affetto, cosa che le suore evidentemente non riescono a dargli. A quindici anni il rapporto con le suore è insostenibile, i litigi sono continui e nei primi mesi del [[1968]] l'Istituto si rivolge al tribunale dei minorenni, esprimendo l'impossibilità  ad ospitare ancora Franco Serantini nel loro istituto. Malgrado adducano motivazioni disciplinari, una delle ragioni dell'insofferenza delle suore potrebbe anche essere che a quell'età , all'epoca, le amministrazioni provinciali smettevano di pagare la retta.
Nel capoluogo sardo frequenta le scuole medie con scarso profitto, viene bocciato in seconda media. È un ragazzo timido, chiuso e taciturno, desideroso di ricevere affetto, cosa che le suore evidentemente non riescono a dargli. A quindici anni il rapporto con le suore è insostenibile, i litigi sono continui e nei primi mesi del [[1968]] l'Istituto si rivolge al tribunale dei minorenni, esprimendo l'impossibilità  ad ospitare ancora Franco Serantini nel loro istituto. Malgrado adducano motivazioni disciplinari, una delle ragioni dell'insofferenza delle suore potrebbe anche essere che a quell'età, all'epoca, le amministrazioni provinciali smettevano di pagare la retta.
<ref>Corrado Stajano, ''Il sovversivo'',, Einaudi, pag 13, 14</ref>
<ref>Corrado Stajano, ''Il sovversivo'',, Einaudi, pag 13, 14</ref>


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: «Ho partecipato alla manifestazione del 5 maggio, sono un anarchico e un antifascista militante, è forse un delitto?» (''[http://xoomer.virgilio.it/anarchivio/archivio%20testi/017/17_11.htm Ammazzato due volte]'' di Laura Landi)
: «Ho partecipato alla manifestazione del 5 maggio, sono un anarchico e un antifascista militante, è forse un delitto?» (''[http://xoomer.virgilio.it/anarchivio/archivio%20testi/017/17_11.htm Ammazzato due volte]'' di Laura Landi)


Completamente abbandonato al suo destino, ritorna nella sua cella nella completa indifferenza di tutt. Di lì a poche ore la morte lo raggiungerà : '''alle 9.45 del [[7 maggio]] Franco Serantini muore'''. Il certificato medico del dottor Alberto Mammoli parla genericamente di «emorragia cerebrale». Nel tentativo di nascondere ogni prova dell'omicidio, il pomeriggio dello stesso giorno le [[autorità ]] carcerarie cercano di ottenere dal comune l'autorizzazione al seppellimento del ragazzo. L'obiettivo è quello di occultare cadavere e prove connesse, ma il tentativo viene respinto da un funzionario dell'ufficio del Comune che riteneva illegale la procedura subdolamente portata avanti.
Completamente abbandonato al suo destino, ritorna nella sua cella nella completa indifferenza di tutt. Di lì a poche ore la morte lo raggiungerà: '''alle 9.45 del [[7 maggio]] Franco Serantini muore'''. Il certificato medico del dottor Alberto Mammoli parla genericamente di «emorragia cerebrale». Nel tentativo di nascondere ogni prova dell'omicidio, il pomeriggio dello stesso giorno le [[autorità]] carcerarie cercano di ottenere dal comune l'autorizzazione al seppellimento del ragazzo. L'obiettivo è quello di occultare cadavere e prove connesse, ma il tentativo viene respinto da un funzionario dell'ufficio del Comune che riteneva illegale la procedura subdolamente portata avanti.


Intanto, [[Luciano Della Mea]] ed il professore Guido Bozzoni, sostenuti dagli avvocati Arnaldo Massei e Giovanni Sorbi, prendono l'iniziativa di costituirsi parte civile e danno vita ad un'intensa campagna di [[controinformazione]]. Nei giorni seguenti, in tutta [[Italia]], si terranno numerose manifestazioni di protesta contro la [[violenza]] delle forze dell'ordine.  
Intanto, [[Luciano Della Mea]] ed il professore Guido Bozzoni, sostenuti dagli avvocati Arnaldo Massei e Giovanni Sorbi, prendono l'iniziativa di costituirsi parte civile e danno vita ad un'intensa campagna di [[controinformazione]]. Nei giorni seguenti, in tutta [[Italia]], si terranno numerose manifestazioni di protesta contro la [[violenza]] delle forze dell'ordine.  
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Le indagini furono due: la prima contro gli arrestati (tra cui, oltre a Serantini, c'erano 4 studenti greci, di cui uno - Tsolinas Evangelos - fu brutalmente pestato nonostante fosse poliomelitico); la seconda contro ignoti per la morte dell'anarchico. La prima indagine si concluse con il proscioglimento di tutti gli imputati, Serantini fu prosciolto in quanto morto. Egli era stato accusato di oltraggio (avrebbe urlato alle forze di polizia: «Porci!» e «Fascisti»), resistenza e violenza contro le forze dell'ordine. Le brevi indagini non dimostrarono mai se Serantini avesse o meno partecipato agli scontri; sicuramente stava nel cuore degli scontri, ma non vi sono prove se egli abbia o meno effettivamente partecipato al lancio di molotov o sassi contro le forze dell'ordine (anche per gli altri imputati fu impossibile dimostrare la loro effettiva partecipazione agli scontri). Le indagini misero anche in luce che egli si era del tutto inspiegabilmente fermato di fronte alla carica della polizia e per questo fu raggiunto e pestato a morte dalla polizia.
Le indagini furono due: la prima contro gli arrestati (tra cui, oltre a Serantini, c'erano 4 studenti greci, di cui uno - Tsolinas Evangelos - fu brutalmente pestato nonostante fosse poliomelitico); la seconda contro ignoti per la morte dell'anarchico. La prima indagine si concluse con il proscioglimento di tutti gli imputati, Serantini fu prosciolto in quanto morto. Egli era stato accusato di oltraggio (avrebbe urlato alle forze di polizia: «Porci!» e «Fascisti»), resistenza e violenza contro le forze dell'ordine. Le brevi indagini non dimostrarono mai se Serantini avesse o meno partecipato agli scontri; sicuramente stava nel cuore degli scontri, ma non vi sono prove se egli abbia o meno effettivamente partecipato al lancio di molotov o sassi contro le forze dell'ordine (anche per gli altri imputati fu impossibile dimostrare la loro effettiva partecipazione agli scontri). Le indagini misero anche in luce che egli si era del tutto inspiegabilmente fermato di fronte alla carica della polizia e per questo fu raggiunto e pestato a morte dalla polizia.


La seconda indagine fu più complessa e si scontrò con i comportamenti omertosi delle forze di polizia e dei medici, degli infermieri e delle [[autorità ]] del [[carcere]] Don Bosco. Ci fu inoltre un tentativo da parte del procuratore generale, Mario Calamari, di trasferire 3 magistrati di Magistratura democratica (l'associazione di sinistra dei magistrati dell'Associazione Nazionale Magistrati) per impedir loro di portare avanti alcune indagini, tra cui quella su Serantini, in cui venivano messe in luce gravi responsabilità  ed illegalità  delle forze dell'ordine e di uomini dello [[Stato]].
La seconda indagine fu più complessa e si scontrò con i comportamenti omertosi delle forze di polizia e dei medici, degli infermieri e delle [[autorità]] del [[carcere]] Don Bosco. Ci fu inoltre un tentativo da parte del procuratore generale, Mario Calamari, di trasferire 3 magistrati di Magistratura democratica (l'associazione di sinistra dei magistrati dell'Associazione Nazionale Magistrati) per impedir loro di portare avanti alcune indagini, tra cui quella su Serantini, in cui venivano messe in luce gravi responsabilità  ed illegalità  delle forze dell'ordine e di uomini dello [[Stato]].


Nel novembre [[1972]] il medico del [[carcere]] Alberto Mammoli ricevette comunque un avviso di procedimento per omicidio colposo, mentre il giudice istruttore Funaioli (uno dei magistrati che Calamari cercò di trasferire) si espresse in favore di un'azione penale contro Albini Amerigo e Lupo Vincenzo, capitano e maresciallo di PS del I° celere di Roma, e la guardia Colantoni Mario, per aver affermato il falso e taciuto «ciò che era a loro conoscenza [...] per assicurare l'impunità  agli agenti responsabili dell'omicidio di Franco Serantini».
Nel novembre [[1972]] il medico del [[carcere]] Alberto Mammoli ricevette comunque un avviso di procedimento per omicidio colposo, mentre il giudice istruttore Funaioli (uno dei magistrati che Calamari cercò di trasferire) si espresse in favore di un'azione penale contro Albini Amerigo e Lupo Vincenzo, capitano e maresciallo di PS del I° celere di Roma, e la guardia Colantoni Mario, per aver affermato il falso e taciuto «ciò che era a loro conoscenza [...] per assicurare l'impunità  agli agenti responsabili dell'omicidio di Franco Serantini».
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Concludendo si può affermare che, nonostante formalmente non si siano trovati gli esecutori materiali dell'omicidio di Franco Serantini, a causa dei tanti "non ricordo" da parte degli uomini appartenenti ai vari apparati dello [[Stato]] (polizia, carceri e arte della magistratura), il procedimento ha dimostrato inequivocabilmente le responsabilità  delle forze dell'ordine che si accanirono contro il giovane anarchico. Ha inoltre evidenziato la disumanità  del magistrato (Sellaroli) che lo interrogò nonostante le varie ecchimosi che gli ricoprivano tutto il corpo (rilevati ufficialmente anche dall'autopsia) e la completa indifferenza di tutto il sistema carcerario di fronte all'agonia di Segantini, che fu ricoverato solo in punto di morte (un ricovero immediato gli avrebbe probabilmente salvato la vita). Ha scritto Corrado Stajano nel suo ''Il sovversivo. Vita e morte dell'anarchico Franco Serantini'':
Concludendo si può affermare che, nonostante formalmente non si siano trovati gli esecutori materiali dell'omicidio di Franco Serantini, a causa dei tanti "non ricordo" da parte degli uomini appartenenti ai vari apparati dello [[Stato]] (polizia, carceri e arte della magistratura), il procedimento ha dimostrato inequivocabilmente le responsabilità  delle forze dell'ordine che si accanirono contro il giovane anarchico. Ha inoltre evidenziato la disumanità  del magistrato (Sellaroli) che lo interrogò nonostante le varie ecchimosi che gli ricoprivano tutto il corpo (rilevati ufficialmente anche dall'autopsia) e la completa indifferenza di tutto il sistema carcerario di fronte all'agonia di Segantini, che fu ricoverato solo in punto di morte (un ricovero immediato gli avrebbe probabilmente salvato la vita). Ha scritto Corrado Stajano nel suo ''Il sovversivo. Vita e morte dell'anarchico Franco Serantini'':
:«Lo Stato, stupito dalle reazioni dell'opinione pubblica democratica in difesa di un uomo senza valore, un rifiutato sociale privo di ogni forza di scambio politico, si è obiettivaamente confessato colpevole. Lo accusano i suoi comportamenti, i suoi continui e impudenti tentativi di mascherare e di insabbiare le responsabilità  e di chiudere un caso che ha assunto un valore di simbolo del rapporto tra cittadino e stato di diritto, fra autoritarismo e libertà ».
:«Lo Stato, stupito dalle reazioni dell'opinione pubblica democratica in difesa di un uomo senza valore, un rifiutato sociale privo di ogni forza di scambio politico, si è obiettivaamente confessato colpevole. Lo accusano i suoi comportamenti, i suoi continui e impudenti tentativi di mascherare e di insabbiare le responsabilità  e di chiudere un caso che ha assunto un valore di simbolo del rapporto tra cittadino e stato di diritto, fra autoritarismo e libertà».


== In ricordo di Serantini ==
== In ricordo di Serantini ==


Il [[13 maggio]] del [[1972]], durante una manifestazione, viene posta, senza alcuna autorizzazione, sul palazzo ''Touhar'' - sede del riformatorio che aveva “ospitato” Serantini in [[libertà ]] vigilata, senza alcuna motivazione giuridica - una lapide sulla quale si poteva leggere:
Il [[13 maggio]] del [[1972]], durante una manifestazione, viene posta, senza alcuna autorizzazione, sul palazzo ''Touhar'' - sede del riformatorio che aveva “ospitato” Serantini in [[libertà]] vigilata, senza alcuna motivazione giuridica - una lapide sulla quale si poteva leggere:


: «Un compagno di 20 anni \ morto tra le mani \ della giustizia borghese \ visse in questa \ che ora i proletari chiamano \ piazza \ Franco Serantini».  
: «Un compagno di 20 anni \ morto tra le mani \ della giustizia borghese \ visse in questa \ che ora i proletari chiamano \ piazza \ Franco Serantini».  
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