Francesco Porcelli: differenze tra le versioni

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Agli inizi del [[1912]] lascia Ginevra, pare per dissensi nel Circolo di Studi Sociali e per sottrarsi alla sorveglianza [[poliziesca]], e si stabilisce prima a Levallois-Perret (Seine) e poi a Parigi, dove lavora da elettricista. Nella capitale francese è segnalato come «l'anima delle riunioni del locale gruppo rivoluzionario italiano» e invia contributi a ''[[Le Libertaire]]'', firmandosi Ermete De Fiori.  
Agli inizi del [[1912]] lascia Ginevra, pare per dissensi nel Circolo di Studi Sociali e per sottrarsi alla sorveglianza [[poliziesca]], e si stabilisce prima a Levallois-Perret (Seine) e poi a Parigi, dove lavora da elettricista. Nella capitale francese è segnalato come «l'anima delle riunioni del locale gruppo rivoluzionario italiano» e invia contributi a ''[[Le Libertaire]]'', firmandosi Ermete De Fiori.  


A seguito dello scoppio della guerra europea, ritorna a Ginevra nel dicembre [[1914]] e già a partire dal dicembre [[1917]], sulle colonne de ''[[Il Risveglio Anarchico]]'', inizia a criticare il governo bolscevico esprimendo la propria diffidenza dovuta alla «posizione mentale» degli [[anarchici]] nei confronti dell'[[autorità]]. <ref>Francesco Porcelli, ''Una discussione d'attualità'', 22 dicembre 1917, 5 gennaio 1918, 16 febbraio 1918.</ref> Contrario alle trattative russo-tedesche e al Trattato di Brest-Litovsk, nell'aprile successivo Porcelli, esempio isolato nell'ambito della pubblicistica [[anarchica]], condanna lo scioglimento dell'Assemblea costituente. <ref>Francesco Porcelli, ''I massimalisti e la tragedia russa'', 13 aprile 1918.</ref>
A seguito dello scoppio della guerra europea, ritorna a Ginevra nel dicembre [[1914]] e già a partire dal dicembre [[1917]], sulle colonne de ''[[Il Risveglio Comunista Anarchico]]'', inizia a criticare il governo bolscevico esprimendo la propria diffidenza dovuta alla «posizione mentale» degli [[anarchici]] nei confronti dell'[[autorità]]. <ref>Francesco Porcelli, ''Una discussione d'attualità'', 22 dicembre 1917, 5 gennaio 1918, 16 febbraio 1918.</ref> Contrario alle trattative russo-tedesche e al Trattato di Brest-Litovsk, nell'aprile successivo Porcelli, esempio isolato nell'ambito della pubblicistica [[anarchica]], condanna lo scioglimento dell'Assemblea costituente. <ref>Francesco Porcelli, ''I massimalisti e la tragedia russa'', 13 aprile 1918.</ref>


Nel dicembre [[1918]], a conflitto ormai terminato, Porcelli viene dichiarato disertore e denunciato al Tribunale di guerra. Agli inizi del [[1919]] è annoverato tra i caporioni del gruppo de ''[[Il Risveglio Anarchico]]'', tanto da sostituire [[Luigi Bertoni]], allora in carcere per l'affare delle “bombe di Zurigo”, alla direzione del giornale. Sua è una delle prime chiare prese di posizione sulla questione della dittatura del proletariato, considerata una «delegazione di potere a qualche individuo che deve agire nell’interesse del proletariato [...] una riconsacrazione della vecchia idea» dell'incapacità delle masse di «foggiarsi la propria esistenza». <ref>Francesco Porcelli, ''Anarchia e Dittatura'', 5 aprile 1919.</ref>
Nel dicembre [[1918]], a conflitto ormai terminato, Porcelli viene dichiarato disertore e denunciato al Tribunale di guerra. Agli inizi del [[1919]] è annoverato tra i caporioni del gruppo de ''[[Il Risveglio Anarchico]]'', tanto da sostituire [[Luigi Bertoni]], allora in carcere per l'affare delle “bombe di Zurigo”, alla direzione del giornale. Sua è una delle prime chiare prese di posizione sulla questione della dittatura del proletariato, considerata una «delegazione di potere a qualche individuo che deve agire nell’interesse del proletariato [...] una riconsacrazione della vecchia idea» dell'incapacità delle masse di «foggiarsi la propria esistenza». <ref>Francesco Porcelli, ''Anarchia e Dittatura'', 5 aprile 1919.</ref>