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== Contesto storico ==
== Contesto storico ==


Il periodo risorgimentale e l'unità  d'[[Italia]], che avevano promesso alle masse una maggiore [[giustizia sociale]], in realtà  in Sicilia non stravolse per nulla l'antica tradizione feudataria imperniata sul [[latifondo]]. Nonostante i deboli tentativi dei governi nazionali di distruggere i feudi e favorire la nascita di piccoli e medi proprietari, i grandi proprietari continuarono a dominare imperterriti il mondo delle campagne. D'altronde, né la trasformazione dei feudi in [[proprietà]] né l'acquisizione delle terre del demanio pubblico e della [[Chiesa]] intaccò le sperequazioni del latifondismo. Molti ex-feudatari in rovina vendettero le proprie terre ad altri ex-feudatari più fortunati o a gabelloti arricchiti <ref>[http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/g/g000.htm Gabelloto: dizionario di storia moderna e contemporanea]</ref>, ovvero quelle persone, generalmente affiliate alle organizzazioni mafiose, che pagavano una gabella (una sorta di affitto) ai proprietari per acquisire l'uso del terreno. Essi generalmente affitavano ai coloni a prezzi esorbitanti ed angariavano i contadini avvalendosi dei "soprastanti" (collaboratori dei gabellotti) e dei "campieri" (vero e proprio braccio armato dei gabelloti, una sorta di [[polizia]] privata al servizio della [[mafia]]). In questo modo i gabelloti accumulavano denaro e acquistavano nuove terre, andando di fatto a ricostituire nuovi latifondi.
Il periodo risorgimentale e l'unità  d'[[Italia]], che avevano promesso alle masse una maggiore [[giustizia sociale]], in realtà  in Sicilia non stravolse per nulla l'antica tradizione feudataria imperniata sul [[latifondo]]. Nonostante i deboli tentativi dei governi nazionali di distruggere i feudi e favorire la nascita di piccoli e medi proprietari, i grandi proprietari continuarono a dominare imperterriti il mondo delle campagne. D'altronde, né la trasformazione dei feudi in [[proprietà]] né l'acquisizione delle terre del demanio pubblico e della [[Chiesa]] intaccò le sperequazioni del latifondismo. Molti ex-feudatari in rovina vendettero le proprie terre ad altri ex-feudatari più fortunati o a gabelloti arricchiti <ref>[https://web.archive.org/web/20131110174836/http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/g/g000.htm Gabelloto: dizionario di storia moderna e contemporanea]</ref>, ovvero quelle persone, generalmente affiliate alle organizzazioni mafiose, che pagavano una gabella (una sorta di affitto) ai proprietari per acquisire l'uso del terreno. Essi generalmente affitavano ai coloni a prezzi esorbitanti ed angariavano i contadini avvalendosi dei "soprastanti" (collaboratori dei gabellotti) e dei "campieri" (vero e proprio braccio armato dei gabelloti, una sorta di [[polizia]] privata al servizio della [[mafia]]). In questo modo i gabelloti accumulavano denaro e acquistavano nuove terre, andando di fatto a ricostituire nuovi latifondi.
[[File:Luigi Molinari.jpg|thumb|380 px|[[Luigi Molinari]] fu arrestato nel gennaio del 1894 per aver istigato un'insurrezione condotta da bande armate di anarchici che supportavano le vittime siciliane dello "stato d'assedio".]]
[[File:Luigi Molinari.jpg|thumb|380 px|[[Luigi Molinari]] fu arrestato nel gennaio del 1894 per aver istigato un'insurrezione condotta da bande armate di anarchici che supportavano le vittime siciliane dello "stato d'assedio".]]
Nelle principali città  siciliane (Palermo, Catania e Messina) la condizione operaia era molto complicata. L'industria siciliana era nata nei primi anni dell'ottocento, ma già  alla fine del secolo era in fase di declino in quanto dopo l'Unità  d'Italia non era in più grado di competere con la più florida industria del nord. Gli operai soffrivano questa situazione e vivevano perennemente in condizioni di disagio economico e sociale. Gli zolfatari, invece, vivevano una situazione abbastanza simile a quella dei contadini del latifondo, anch'essi dovevano subire le angherie dei gabelloti mafiosi delle miniere. Questi, esattamente come quelli agrari, pagavano la gabella ai proprietari delle miniere e lucravano alti profitti sfruttando il più possibile i "picconieri" e i "carusi" <ref>''Carusi'' è un termine siciliano che significa letteralmente "ragazzi". Vedi: ''[http://www.youtube.com/watch?v=xrBjuUGszWA Carusi: i bambini della miniera]''</ref>.
Nelle principali città  siciliane (Palermo, Catania e Messina) la condizione operaia era molto complicata. L'industria siciliana era nata nei primi anni dell'ottocento, ma già  alla fine del secolo era in fase di declino in quanto dopo l'Unità  d'Italia non era in più grado di competere con la più florida industria del nord. Gli operai soffrivano questa situazione e vivevano perennemente in condizioni di disagio economico e sociale. Gli zolfatari, invece, vivevano una situazione abbastanza simile a quella dei contadini del latifondo, anch'essi dovevano subire le angherie dei gabelloti mafiosi delle miniere. Questi, esattamente come quelli agrari, pagavano la gabella ai proprietari delle miniere e lucravano alti profitti sfruttando il più possibile i "picconieri" e i "carusi" <ref>''Carusi'' è un termine siciliano che significa letteralmente "ragazzi". Vedi: ''[http://www.youtube.com/watch?v=xrBjuUGszWA Carusi: i bambini della miniera]''</ref>.