Difesa di Parma del 1922: differenze tra le versioni

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(Non pochi che aderirono al primo movimento fascista erano in buona fede, infatti passeranno all'antifascismo).
(Non pochi che aderirono al primo movimento fascista erano in buona fede, infatti passeranno all'antifascismo).
[[File:Gramsci.png|thumb|Antonio Gramsci]]
[[File:Gramsci.png|thumb|Antonio Gramsci]]
Nel [[1922]], il settarismo di [[Amadeo Bordiga]] da una parte e l'indecisone dei riformisti dall'altra, hanno impedito l'organizzazione generale e l'appoggio corale alle formazioni di [[Formazioni di difesa proletaria|difesa Antifascista]] che erano convogliate nel '''Fronte Unito''' [[Arditi del Popolo]]. Lo storico [[Tom Bhean]], tra gli altri, indica in tali formazioni l'unica possibilità di fermare il fascismo e di qui fa anche ipotesi dubitative sulla possibilità di avvento del [[nazismo]], senza il precedente del fascismo. Anche [[Antonio Gramsci]] <ref>[https://web.archive.org/web/20080227205609/http://www.geocities.com/spartaco552000/file/ARDITI5_gramsci.jpg Stralcio articolo di Gramsci]</ref> aveva capito la situazione ma fu messo a tacere, in quanto minoranza nel [[Partito Comunista d'Italia]], nonostante le indicazioni di aderire date dall'Internazionale chiarite a [[Ruggero Grieco]] con forza dalla stesso [[Nikolaj Bukharin]] (Eros Francescangeli, ''Gli Arditi del Popolo''). [[Giuseppe Di Vittorio]] nel [[1922]] struttura le squadre antifasciste: socialisti, comunisti, anarchici, assieme agli [[Arditi del Popolo]], legionari ed ex ufficiali fiumani, ed organizza la difesa della sede della Camera del Lavoro di Bari sconfiggendo gli [[squadristi]] fascisti di Caradonna. A Piacenza, Livorno, Ravenna, Roma, Civitavecchia, (dove viene ancora conservata con orgoglio la Bandiera battaglione di Civitavecchia degli [[Arditi del Popolo]]), Bari, Ancona, Vercelli, Novara, Biella, Torino, Piombino, ecc. praticamente in tutta o quasi la penisola con le punte nelle zone con forte concentrazione operaia e/o portuali (Benito Mussolini si chiede "se è l'aria di mare a favorire il sovvertivismo"), è tutto un formarsi di squadre di autodifesa antifascista che sbarrano militarmente il passo agli squadristi, basandosi pure sulle capacità militari ed organizzative di molti reduci di guerra, anche graduati, molti anche interventisti delusi come [[Emilo Lussu]]. In particolare, una parte degli [[Arditi]] assaltatori d'Italia passa con l'antifascismo e spinge alla controffensiva armata, tenuto conto anche delle indicazioni di [[Mario Carli]] col suo articolo [https://web.archive.org/web/20070930024226/http://www.anpi.it/patria_2004/04-04/26-28_Liparoto_Arditi.pdf ''Arditi non gendarmi''], che fece epoca.  
Nel [[1922]], il settarismo di [[Amadeo Bordiga]] da una parte e l'indecisone dei riformisti dall'altra, hanno impedito l'organizzazione generale e l'appoggio corale alle formazioni di [[Formazioni di difesa proletaria|difesa Antifascista]] che erano convogliate nel '''Fronte Unito''' [[Arditi del Popolo]]. Lo storico [[Tom Bhean]], tra gli altri, indica in tali formazioni l'unica possibilità di fermare il fascismo e di qui fa anche ipotesi dubitative sulla possibilità di avvento del [[nazismo]], senza il precedente del fascismo. Anche [[Antonio Gramsci]] <ref>[https://web.archive.org/web/20080227205609/http://www.geocities.com/spartaco552000/file/ARDITI5_gramsci.jpg Stralcio articolo di Gramsci]</ref> aveva capito la situazione ma fu messo a tacere, in quanto minoranza nel [[Partito Comunista d'Italia]], nonostante le indicazioni di aderire date dall'Internazionale chiarite a [[Ruggero Grieco]] con forza dalla stesso [[Nikolaj Bukharin]] (Eros Francescangeli, ''Gli Arditi del Popolo''). [[Giuseppe Di Vittorio]] nel [[1922]] struttura le squadre antifasciste: socialisti, comunisti, anarchici, assieme agli [[Arditi del Popolo]], legionari ed ex ufficiali fiumani, ed organizza la difesa della sede della Camera del Lavoro di Bari sconfiggendo gli [[squadristi]] fascisti di Caradonna. A Piacenza, Livorno, Ravenna, Roma, Civitavecchia, (dove viene ancora conservata con orgoglio la Bandiera battaglione di Civitavecchia degli [[Arditi del Popolo]]), Bari, Ancona, Vercelli, Novara, Biella, Torino, Piombino ecc. praticamente in tutta o quasi la penisola con le punte nelle zone con forte concentrazione operaia e/o portuali (Benito Mussolini si chiede "se è l'aria di mare a favorire il sovvertivismo"), è tutto un formarsi di squadre di autodifesa antifascista che sbarrano militarmente il passo agli squadristi, basandosi pure sulle capacità militari ed organizzative di molti reduci di guerra, anche graduati, molti anche interventisti delusi come [[Emilo Lussu]]. In particolare, una parte degli [[Arditi]] assaltatori d'Italia passa con l'antifascismo e spinge alla controffensiva armata, tenuto conto anche delle indicazioni di [[Mario Carli]] col suo articolo [https://web.archive.org/web/20070930024226/http://www.anpi.it/patria_2004/04-04/26-28_Liparoto_Arditi.pdf ''Arditi non gendarmi''], che fece epoca.  
Nel prosieguo, a Roma, i [https://web.archive.org/web/20100127070639/http://www.anpi.it/cronol/1922.htm “marciatori”] sono bloccati all'ingresso dei quartieri popolari (storica la [[difesa di San Lorenzo]] coi preti alle campane per richiamare la popolazione), a Parma, la [[Legione Proletaria Filippo Corridoni]] va in clandestinità assieme a frange di [[Arditi del Popolo]], dopo aver duramente sconfitto gli squadristi guidati da [[Roberto Farinacci]] prima e da [[Italo Balbo]] (che lo aveva sostituito nel comando per ordine di [[Benito Mussolini]]) poi. La lotta è impari anche a Genova, i fascisti passano ma la classe operaia di Genova è battuta ma non schiacciata: duri scontri tra fascisti e guardie regie da una parte, operai, [[Arditi del Popolo]], [[Sindacato|sindacalisti]], [[:Categoria:Anarchici|anarchici]] e comunisti dall'altra, si protraggono per quasi tutto il [[1922]].
Nel prosieguo, a Roma, i [https://web.archive.org/web/20100127070639/http://www.anpi.it/cronol/1922.htm “marciatori”] sono bloccati all'ingresso dei quartieri popolari (storica la [[difesa di San Lorenzo]] coi preti alle campane per richiamare la popolazione), a Parma, la [[Legione Proletaria Filippo Corridoni]] va in clandestinità assieme a frange di [[Arditi del Popolo]], dopo aver duramente sconfitto gli squadristi guidati da [[Roberto Farinacci]] prima e da [[Italo Balbo]] (che lo aveva sostituito nel comando per ordine di [[Benito Mussolini]]) poi. La lotta è impari anche a Genova, i fascisti passano ma la classe operaia di Genova è battuta ma non schiacciata: duri scontri tra fascisti e guardie regie da una parte, operai, [[Arditi del Popolo]], [[Sindacato|sindacalisti]], [[:Categoria:Anarchici|anarchici]] e comunisti dall'altra, si protraggono per quasi tutto il [[1922]].


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Dopo la lunga stasi dell'ottocento, la popolazione aveva subito un notevole incremento avvertendo in generale il periodo di ripresa di stampo giolittiano sommata alla capacità, nello specifico, del sindaco Giovanni Mariotti <ref name="mariotti"> [https://web.archive.org/web/20070927084338/http://biblioteche.comune.parma.it/BibParma/iperloc/palatina.htm Biblioteca Palatina]. </ref>.  
Dopo la lunga stasi dell'ottocento, la popolazione aveva subito un notevole incremento avvertendo in generale il periodo di ripresa di stampo giolittiano sommata alla capacità, nello specifico, del sindaco Giovanni Mariotti <ref name="mariotti"> [https://web.archive.org/web/20070927084338/http://biblioteche.comune.parma.it/BibParma/iperloc/palatina.htm Biblioteca Palatina]. </ref>.  


Alla crescita demografica si era associato uno sviluppo urbano al di fuori dei bastioni del 1500, demoliti per far posto alle nuove costruzioni.
Alla crescita demografica si era associato uno sviluppo urbano al di fuori dei bastioni del 1.500, demoliti per far posto alle nuove costruzioni.


Il quartiere operaio di S. Leonardo si era sviluppato nella zona nord, residenzialmente meno appetibile, con lo sviluppo contemporaneo di numerose fabbriche, fra le quali la vetreria Bormioli che contava già 300 operai nel [[1913]]. A sud, verso la Cittadella, si sviluppava invece un quartiere per benestanti. La viabilità mostrò un progresso nel [[1910]] con l'inaugarazione nel maggio delle linee tranviarie elettriche.
Il quartiere operaio di S. Leonardo si era sviluppato nella zona nord, residenzialmente meno appetibile, con lo sviluppo contemporaneo di numerose fabbriche, fra le quali la vetreria Bormioli che contava già 300 operai nel [[1913]]. A sud, verso la Cittadella, si sviluppava invece un quartiere per benestanti. La viabilità mostrò un progresso nel [[1910]] con l'inaugarazione nel maggio delle linee tranviarie elettriche.
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Si vedrà nel prosieguo che il reclutamento per i fatti di Parma sarà anche in altri strati con la caduta in combattimento di [[Ulisse Corazza]], consigliere del [[partito popolare]], che assieme ad un gruppo dei suoi disse "metto il mio moschetto a sua disposizione, comandante Picelli" (Pino Caccucci,"Oltretorrente"). Anche sui giornali di matrice [[liberale]] e borghese del periodo, a Parma, ci son violenti attacchi agli [[Fascismo|squadristi]], individuati senza peli sulla lingua come criminali.
Si vedrà nel prosieguo che il reclutamento per i fatti di Parma sarà anche in altri strati con la caduta in combattimento di [[Ulisse Corazza]], consigliere del [[partito popolare]], che assieme ad un gruppo dei suoi disse "metto il mio moschetto a sua disposizione, comandante Picelli" (Pino Caccucci,"Oltretorrente"). Anche sui giornali di matrice [[liberale]] e borghese del periodo, a Parma, ci son violenti attacchi agli [[Fascismo|squadristi]], individuati senza peli sulla lingua come criminali.


Nei primi giorni di agosto vennero mobilitati dal Partito Fascista per l'attacco a Parma circa 10.000 uomini, giunti dai paesi del Parmense e dalle province limitrofe; a comandarli venne inviato [[Italo Balbo]], dopo il breve comando di Farinacci, già protagonista di simili spedizioni militari contro Ravenna e Forlì, il numero dei fascisti si incrementerà notevolmente con sopravvenuti rinforzi, proprio a causa della Resistenza opposta dalle [[Formazioni di difesa proletaria/squadre di autodifesa proletaria]] che aumentano la loro capacità di rintuzzare gli attacchi: alla fine si conteranno circa 40 morti fra gli [[Fascismo|squadristi]], solo 5 fra gli [[Arditi del Popolo]], fra i quali il valoroso Corazza. Gli [[Fascismo|squadristi]] dovranno allontanarsi, su consiglio anche del capo della polizia locale, Lodomez, uomo astuto che vista la situazione pericolosa per il fascismo (Eros Francescangeli, "Arditi del Popolo"), non solo a livello locale, preferisce mantenersi neutrale dicendo a Balbo: "che è meglio abbandoni la spedizione in quanto lui ed i suoi sottoposti non sono grado di garantire l'incolumità dei suoi uomini (di Balbo)". I 5 caduti fra i difensori sono Ulisse Corazza, consigliere comunale del P.P.I, Carluccio Mora, Giuseppe Mussini, Mario Tomba e il giovanissmo Gino Gazzola, la cui morte, [[Pino Cacucci]] dice nel suo libro "Oltretorrente", scatenò la furia di [[Antonio Cieri]], che baionetta fra i denti e bombe a mano, seguito da popolani e donne, guidò l'epica sortita dal Naviglio spezzando l'ormai avvenuto accerchiamento da parte degli [[Fascismo|squadristi]]. [[Antonio Cieri]] aveva già compiuto un atto del genere che gli portò la decorazione nella prima guerra mondiale, non per fanatismo nazionalistico, (era un anarchico mandato al fronte ed andato di malavoglia), ma per salvare i commilitoni ormai intrappolati sotto fuoco austriaco. [[Antonio Cieri]] non perderà l'abitudine di condurre gli assalti davanti a tutti: morirà ad Huesca in [[Spagna]], in difesa della Repubblica, attaccando una postazione dei nemici di sempre al comando della sua squadra di "bomberos", la postazione verrà conquistata ma Cieri morirà nell'attacco.
Nei primi giorni di agosto vennero mobilitati dal Partito Fascista per l'attacco a Parma circa 10.000 uomini, giunti dai paesi del Parmense e dalle province limitrofe; a comandarli venne inviato [[Italo Balbo]], dopo il breve comando di Farinacci, già protagonista di simili spedizioni militari contro Ravenna e Forlì, il numero dei fascisti si incrementerà notevolmente con sopravvenuti rinforzi, proprio a causa della Resistenza opposta dalle [[Formazioni di difesa proletaria/squadre di autodifesa proletaria]] che aumentano la loro capacità di rintuzzare gli attacchi: alla fine si conteranno circa 40 morti fra gli [[Fascismo|squadristi]], solo 5 fra gli [[Arditi del Popolo]], fra i quali il valoroso Corazza. Gli [[Fascismo|squadristi]] dovranno allontanarsi, su consiglio anche del capo della polizia locale, Lodomez, uomo astuto che vista la situazione pericolosa per il fascismo (Eros Francescangeli, "Arditi del Popolo"), non solo a livello locale, preferisce mantenersi neutrale dicendo a Balbo: "che è meglio abbandoni la spedizione in quanto lui ed i suoi sottoposti non sono grado di garantire l'incolumità dei suoi uomini (di Balbo)". I 5 caduti fra i difensori sono Ulisse Corazza, consigliere comunale del P.P.I, Carluccio Mora, Giuseppe Mussini, Mario Tomba e il giovanissmo Gino Gazzola, la cui morte, [[Pino Cacucci]] dice nel suo libro "Oltretorrente", scatenò la furia di [[Antonio Cieri]], che baionetta fra i denti e bombe a mano, seguito da popolani e donne, guidò l'epica sortita dal Naviglio spezzando l'ormai avvenuto accerchiamento da parte degli [[Fascismo|squadristi]]. [[Antonio Cieri]] aveva già compiuto un atto del genere che gli portò la decorazione nella Prima guerra mondiale, non per fanatismo nazionalistico, (era un anarchico mandato al fronte ed andato di malavoglia), ma per salvare i commilitoni ormai intrappolati sotto fuoco austriaco. [[Antonio Cieri]] non perderà l'abitudine di condurre gli assalti davanti a tutti: morirà ad Huesca in [[Spagna]], in difesa della Repubblica, attaccando una postazione dei nemici di sempre al comando della sua squadra di "bomberos", la postazione verrà conquistata ma Cieri morirà nell'attacco.


La popolazione dell'[[Oltretorrente]] e dei rioni Naviglio e Saffi si prepara, come ormai da storica abitudine, all'aggressione innalzando barricate, inoltre i recenti trascorsi militari di molti hanno insegnato qualcosa e si scavano pure trincee. Si vuole difendere ad oltranza sia le sedi delle organizzazioni proletarie di classe che quelle più centriste, ed anche le case, sapendo già le devastazioni che i fascisti hanno compiuto in altri paesi, ad esempio nel Ravennate, guidati proprio da [[Italo Balbo]]. A livello nazionale lo sciopero si esaurisce, di converso a Parma l'idea di resistere si radica sempre di più. Nei quartieri popolari i poteri istituzionali passano al direttorio degli [[Arditi del Popolo]] comandati da [[Guido Picelli]]; anche lui morirà in combattimento in [[Spagna]], come Cieri, contro i [[Fascismo|fascisti]]: Barcellona, dove è sepolto, lo onorerà con funerali di [[Stato]].
La popolazione dell'[[Oltretorrente]] e dei rioni Naviglio e Saffi si prepara, come ormai da storica abitudine, all'aggressione innalzando barricate, inoltre i recenti trascorsi militari di molti hanno insegnato qualcosa e si scavano pure trincee. Si vuole difendere ad oltranza sia le sedi delle organizzazioni proletarie di classe che quelle più centriste, ed anche le case, sapendo già le devastazioni che i fascisti hanno compiuto in altri paesi, ad esempio nel Ravennate, guidati proprio da [[Italo Balbo]]. A livello nazionale lo sciopero si esaurisce, di converso a Parma l'idea di resistere si radica sempre di più. Nei quartieri popolari i poteri istituzionali passano al direttorio degli [[Arditi del Popolo]] comandati da [[Guido Picelli]]; anche lui morirà in combattimento in [[Spagna]], come Cieri, contro i [[Fascismo|fascisti]]: Barcellona, dove è sepolto, lo onorerà con funerali di [[Stato]].
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[[File:Picelli.jpg|thumb|[[Guido Picelli]]]]
[[File:Picelli.jpg|thumb|[[Guido Picelli]]]]
Le ragioni sociali e politiche della resistenza vittoriosa di Parma sono molte e si legano a radicate esperienze del periodo, introiettate dal movimento locale dei lavoratori.
Le ragioni sociali e politiche della resistenza vittoriosa di Parma sono molte e si legano a radicate esperienze del periodo, introiettate dal movimento locale dei lavoratori.
Esperienze che vanno dal tradizionale ribellismo urbano dei quartieri più poveri ed anche fatiscenti della città (in particolare i borghi dell'Oltretorrente) a tutta la situazione storico-politico-sociale brevemente analizzata nel paragrafo del ''Tessuto Sociale Parmense''. È da rimarcare, comunque, che la cultura parmense dell'interventismo di sinistra e l'esperienza combattentistica nella prima guerra mondiale di molti lavoratori avevano rafforzato una preponderante volontà di cambiamento sociale e politico: l'unico vantaggio che vi era stato dalla guerra per la massa era un bagaglio di conoscenze militari applicate sul campo. C'era stata inoltre l'[[Impresa di Fiume|Fiume]] e [[Gabriele D'Annunzio]] è ancora considerato da Argo Secondari "il Comandante", come si può desumere da una sua intervista ad un emissario di [[Antonio Gramsci]]. È da tener ben conto pure che la Russia Sovietica, in quel periodo, rappresentava una luminosa fiaccola per la speranza di emancipazione delle classi subalterne e per frazioni dei ceti medi in quel momento alleate del proletariato, ad esempio i molti reduci di guerra graduati e delusi. Occorre, ancora, rimarcare con forza l'importanza della figura carismatica di combattente antifascista rappresentata da [[Guido Picelli]] e la sua proposta politica per un [[Antifascismo|''Fronte Unitario Antifascista'']], (successivamente [[Guido Picelli]] aderì al [[Partito Comunista d'Italia]], ma in quel periodo era ancora un [[socialista]] internazionalista). Picelli è ricordato ancora oggi in modo epico a Parma, anche per le sue caratteristiche umane e di cultore dell'opera lirica. Militarmente parlando, in senso stretto, è ben difendibile una zona con strade strette, tortuose ed anguste che porta ad un'immediata difesa con la barricata; ci sono dei precedenti storici con il lancio di tegole dai tetti e di pietre per le strade come forma di autodifesa dagli attacchi della polizia ed esercito già dalla fine del 1800, ed il metodo ormai è consolidato come forma di autodifesa contro le forze di polizia e l'esercito.
Esperienze che vanno dal tradizionale ribellismo urbano dei quartieri più poveri ed anche fatiscenti della città (in particolare i borghi dell'Oltretorrente) a tutta la situazione storico-politico-sociale brevemente analizzata nel paragrafo del ''Tessuto Sociale Parmense''. È da rimarcare, comunque, che la cultura parmense dell'interventismo di sinistra e l'esperienza combattentistica nella Prima guerra mondiale di molti lavoratori avevano rafforzato una preponderante volontà di cambiamento sociale e politico: l'unico vantaggio che vi era stato dalla guerra per la massa era un bagaglio di conoscenze militari applicate sul campo. C'era stata inoltre l'[[Impresa di Fiume|Fiume]] e [[Gabriele D'Annunzio]] è ancora considerato da Argo Secondari "il Comandante", come si può desumere da una sua intervista ad un emissario di [[Antonio Gramsci]]. È da tener ben conto pure che la Russia Sovietica, in quel periodo, rappresentava una luminosa fiaccola per la speranza di emancipazione delle classi subalterne e per frazioni dei ceti medi in quel momento alleate del proletariato, ad esempio i molti reduci di guerra graduati e delusi. Occorre, ancora, rimarcare con forza l'importanza della figura carismatica di combattente antifascista rappresentata da [[Guido Picelli]] e la sua proposta politica per un [[Antifascismo|''Fronte Unitario Antifascista'']], (successivamente [[Guido Picelli]] aderì al [[Partito Comunista d'Italia]], ma in quel periodo era ancora un [[socialista]] internazionalista). Picelli è ricordato ancora oggi in modo epico a Parma, anche per le sue caratteristiche umane e di cultore dell'opera lirica. Militarmente parlando, in senso stretto, è ben difendibile una zona con strade strette, tortuose ed anguste che porta ad un'immediata difesa con la barricata; ci sono dei precedenti storici con il lancio di tegole dai tetti e di pietre per le strade come forma di autodifesa dagli attacchi della polizia ed esercito già dalla fine del 1800, ed il metodo ormai è consolidato come forma di autodifesa contro le forze di polizia e l'esercito.


== Personaggi correlati ==
== Personaggi correlati ==
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=== [[Fascismo|Fascisti]] e [[Squadristi]] ===
=== [[Fascismo|Fascisti]] e [[Squadristi]] ===


*'''Aimi Alcide''' (Polesine Parmense, Parma, [[1896]] - Como [[1960]]). Dopo esser stato in seminario ed aver militato nella guardia regia e partecipato alla prima guerra mondiale costituisce il Fascio a [[Busseto]] nel [[1921]] e si può identificare come capo degli squadristi della Bassa Parmense. È in collegamento con [[Roberto Farinacci]], il ras di Cremona, non per niente il primo a dirigere gli attacchi a Parma sarà lo stesso Farinacci sostituito poi per inefficienza militare. Il culmine dei suoi attacchi fascisti si trova con la distruzione della Cooperativa di Fontanelle nell'agosto del [[1922]]. Nel prosieguo il suo [[fascismo]], dell'Aimi, di stampo intransigente lo porta all'emarginazione nel movimento fascista parmense stesso, quando è, nel seguito, da limitare uso di manganello ed olio di ricino, mescolato spesso a bitume. Diviene comunque membro del primo Consiglio direttivo della Confederazione Nazionale dei [[Sindacati Fascisti]], commissario straordinario dei sindacati fascisti di Firenze e segretario generale di Massa e Carrara; nel [[1929]] il [[PNF]] lo trasferisce a Mantova dove continua ad occuparsi di [[sindacalismo]].
*'''Aimi Alcide''' (Polesine Parmense, Parma, [[1896]] - Como [[1960]]). Dopo esser stato in seminario ed aver militato nella guardia regia e partecipato alla Prima guerra mondiale costituisce il Fascio a [[Busseto]] nel [[1921]] e si può identificare come capo degli squadristi della Bassa Parmense. È in collegamento con [[Roberto Farinacci]], il ras di Cremona, non per niente il primo a dirigere gli attacchi a Parma sarà lo stesso Farinacci sostituito poi per inefficienza militare. Il culmine dei suoi attacchi fascisti si trova con la distruzione della Cooperativa di Fontanelle nell'agosto del [[1922]]. Nel prosieguo il suo [[fascismo]], dell'Aimi, di stampo intransigente lo porta all'emarginazione nel movimento fascista parmensé stesso, quando è, nel seguito, da limitare uso di manganello ed olio di ricino, mescolato spesso a bitume. Diviene comunque membro del primo Consiglio direttivo della Confederazione Nazionale dei [[Sindacati Fascisti]], commissario straordinario dei sindacati fascisti di Firenze e segretario generale di Massa e Carrara; nel [[1929]] il [[PNF]] lo trasferisce a Mantova dove continua ad occuparsi di [[sindacalismo]].


*'''[[Italo Balbo]]''', politico, militare e aviatore italiano, ministro dell'aeronautica e governatore della Libia.
*'''[[Italo Balbo]]''', politico, militare e aviatore italiano, ministro dell'aeronautica e governatore della Libia.
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*'''[[Giuseppe Isola]]''', antifascista e dirigente dei socialisti internazionalisti "terzini" di Parma (Parma, 1881- 1957)
*'''[[Giuseppe Isola]]''', antifascista e dirigente dei socialisti internazionalisti "terzini" di Parma (Parma, 1881- 1957)
*'''[[Aroldo Lavagetto]]''' (Parma, [[1896]] - [[1981]]), reduce dalla guerra del 1915-18. Fu fra i rappresentanti di spicco dell'[[antifascismo]] [[liberale]] e repubblicano, redattore capo presso il giornale "il Piccolo Esponente" di Parma che fu fondato da Tullio Masotti. La sede del [[Il Piccolo]] fu devastata dagli squadristi durante l'attacco a Parma anche se i giornalisti tentarono una difesa armata e fu spostata quindi la stessa redazione presso la tipografia della Camera del Lavoro di borgo delle Grazie, in Oltretorrente, zona non conquistata dai fascisti e roccaforte del Fronte Unito [[Arditi del Popolo]]. A [[fascismo]] affermato, Lavagetto dovette fuggire a Milano riuscendo a trovar lavoro al «Corriere della Sera», in seguito si spostò ancora all'ufficio stampa delle Terme di Salsomaggiore ed infine nel [[1935]] trovò sistemazione in una societaà petrolifera appartenente a Nando Peretti. Dopo l'[[8 settembre]] del [[1943]] si stabilì a Roma e nel 1965 tornò a Parma.  
*'''[[Aroldo Lavagetto]]''' (Parma, [[1896]] - [[1981]]), reduce dalla guerra del 1915-18. Fu fra i rappresentanti di spicco dell'[[antifascismo]] [[liberale]] e repubblicano, redattore capo presso il giornale "il Piccolo Esponente" di Parma che fu fondato da Tullio Masotti. La sede del [[Il Piccolo]] fu devastata dagli squadristi durante l'attacco a Parma anche se i giornalisti tentarono una difesa armata e fu spostata quindi la stessa redazione presso la tipografia della Camera del Lavoro di borgo delle Grazie, in Oltretorrente, zona non conquistata dai fascisti e roccaforte del Fronte Unito [[Arditi del Popolo]]. A [[fascismo]] affermato, Lavagetto dovette fuggire a Milano riuscendo a trovar lavoro al «Corriere della Sera», in seguito si spostò ancora all'ufficio stampa delle Terme di Salsomaggiore ed infine nel [[1935]] trovò sistemazione in una societaà petrolifera appartenente a Nando Peretti. Dopo l'[[8 settembre]] del [[1943]] si stabilì a Roma e nel 1965 tornò a Parma.  
*'''[[Tullio Masotti]]''' (Falerone, Ascoli Piceno, [[1886]] - Milano, [[1949]]), si stabilì a Parma nel 1907 come collaboratore di [[Alceste De Ambris]], al momento dei fatti di Parma del 1922 era direttore de "Il Piccolo". A Parma, in breve divenne segretario della Federazione giovanile e vicesegretario della Camera del Lavoro [[sindacalista rivoluzionaria]], dopo il 20 giugno [[1908]], data del grande sciopero agrario, si scatenò la represione della polizia e dovette rifigiarsi prima a [[Nizza]] poi a [[Lugano]]: la Corte d'Assise di Lucca pronunciò sentenza assolutiva per i sindacalisti rivoluzionari promotori dello sciopero, accusati di insurrezione armata contro il potere dello stato e Masotti rientrò a Parma nel maggio [[1909]], immediatamente si mise a ricostruire le fila del sindacalismo rivoluzionrio, indisse azioni contro la Guerra di Libia e iniziative di appoggio al proletariato in lotta in altre parti d'Italia. Tutto ciò aumentò sensibilmente il peso della Camera del Lavoro sindacalista rivoluzionaria di Parma sulla cui scia e, dietro iniziativa di Masotti, nacque l'Unione Sindacale Italiana di Modena nel [[1912]], ne divenne segretario fino alla crisi dovuta la problema dell'interventismo. Masotti, volontario, combatté col grado di ufficiale nella prima guerra mondiale Volontario e combattente con il grado di ufficiale partecipò alla Grande guerra. Dopo la guerra nuovamente a Parma si mise a dirigere un nuovo quotidiano: "Il Piccolo" di indirizzo democratico combattentistico, attirato dal primo fascismo come frange dei sindacalisti, ne divenne oppositore quando il fascismo, immediatamente dopo, rivelò la sua indole antiproletaria: gli squadristi, durante i fatti di Parma devastarono sia la casa di Masotti che la sede del "Piccolo". Molti anni dopo, nel 1940 Masotti si avvicinò alla formazione antifascista di [[Giustizia e Libertà]] diventando redattore di "Italia Libera". Dopo lo scioglimento di [[Giustizia e Libertà]] aderì al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, nel quale si occupò di "Battaglie sindacali", organo di stampa del partito.
*'''[[Tullio Masotti]]''' (Falerone, Ascoli Piceno, [[1886]] - Milano, [[1949]]), si stabilì a Parma nel 1907 come collaboratore di [[Alceste De Ambris]], al momento dei fatti di Parma del 1922 era direttore de "Il Piccolo". A Parma, in breve divenne segretario della Federazione giovanile e vicesegretario della Camera del Lavoro [[sindacalista rivoluzionaria]], dopo il 20 giugno [[1908]], data del grande sciopero agrario, si scatenò la represione della polizia e dovette rifigiarsi prima a [[Nizza]] poi a [[Lugano]]: la Corte d'Assise di Lucca pronunciò sentenza assolutiva per i sindacalisti rivoluzionari promotori dello sciopero, accusati di insurrezione armata contro il potere dello stato e Masotti rientrò a Parma nel maggio [[1909]], immediatamente si mise a ricostruire le fila del sindacalismo rivoluzionrio, indisse azioni contro la Guerra di Libia e iniziative di appoggio al proletariato in lotta in altre parti d'Italia. Tutto ciò aumentò sensibilmente il peso della Camera del Lavoro sindacalista rivoluzionaria di Parma sulla cui scia e, dietro iniziativa di Masotti, nacque l'Unione Sindacale Italiana di Modena nel [[1912]], ne divenne segretario fino alla crisi dovuta la problema dell'interventismo. Masotti, volontario, combatté col grado di ufficiale nella Prima guerra mondiale Volontario e combattente con il grado di ufficiale partecipò alla Grande Guerra. Dopo la guerra nuovamente a Parma si mise a dirigere un nuovo quotidiano: "Il Piccolo" di indirizzo democratico combattentistico, attirato dal primo fascismo come frange dei sindacalisti, ne divenne oppositore quando il fascismo, immediatamente dopo, rivelò la sua indole antiproletaria: gli squadristi, durante i fatti di Parma devastarono sia la casa di Masotti che la sede del "Piccolo". Molti anni dopo, nel 1940 Masotti si avvicinò alla formazione antifascista di [[Giustizia e Libertà]] diventando redattore di "Italia Libera". Dopo lo scioglimento di [[Giustizia e Libertà]] aderì al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, nel quale si occupò di "Battaglie sindacali", organo di stampa del partito.
*'''[[Gaetano Perillo]]''', [[comunismo|comunista]], capo degli [[Arditi del Popolo]] di [[Genova]], partigiano, storico, Genova gli ha destinato un fondo per lo studio del movimento operaio genovese; alcuni storiografi che si sono occupati del riordino della vicenda degli [[Arditi del Popolo]] lo danno presente anche a Parma in quel periodo.  
*'''[[Gaetano Perillo]]''', [[comunismo|comunista]], capo degli [[Arditi del Popolo]] di Genova, partigiano, storico, Genova gli ha destinato un fondo per lo studio del movimento operaio genovese; alcuni storiografi che si sono occupati del riordino della vicenda degli [[Arditi del Popolo]] lo danno presente anche a Parma in quel periodo.  
*'''[[Vittorio Picelli]]''' (Parma, [[1893]] - Roma, [[1979]]), fattorino postale, promosse l'organizzazione sindacale della categoria sino a divenire dirigente sindacalista rivoluzionario. Fu fondatore, con altri, del Fascio anticlericale “[[Francisco Ferrer y Guardia|Francesco Ferrer]]” nel [[1909]] ed a causa di questa attività venne trasferito a Brescia, dove continuò la sua opera. Nell'agosto del [[1914]] a [[Parma]] si impegnò nella campagna interventista con molti dirigenti sindacalisti rivoluzionari, sul fronte francese fu decorato con medaglia di Bronzo. Assunse, dopo la prima guerra mondiale, incarichi direttivi alla Camera del Lavoro di [[Parma]] e nell'Unione Italiana del Lavoro, fu fra i difensori di Parma assieme al fratello [[Guido Picelli]], a fascismo affermato partecipò all'associazione antifascista “Italia Libera” andando, poi, esule in [[Francia]] nel [[1924]], dove a Parigi fu attivista nel gruppo sindacalista “[[Filippo Corridoni]]” con [[Giuseppe Donati]] ed altri fuoriusciti curò la pubblicazione del “Corriere degli Italiani”, situazione in cui fu anche coinvolto [[Vittorio Ambrosini]] e [[Giuseppe Mingrino]] con le loro attività di rottura all'interno del fronte antifascista. Fu fra gli aderenti alla Lega Italiana dei Diritti e della Concentrazione antifascista, si avvicinò a [[Giustizia e Liberta']] nel [[1934]], a causa della miseria, nella primavera del 1935 si spostò in Belgio, e chiese, tramite lettera a [[Benito Mussolini]] l'arruolamento Africa Orientale, rientrando dall'Etiopia alla fine del [[1936]]. Con la famiglia si stabilì a Roma con incarichi nei sindacati fascisti, scrisse il libro "Il fante nella guerra nell'Africa Orientale"
*'''[[Vittorio Picelli]]''' (Parma, [[1893]] - Roma, [[1979]]), fattorino postale, promosse l'organizzazione sindacale della categoria sino a divenire dirigente sindacalista rivoluzionario. Fu fondatore, con altri, del Fascio anticlericale “[[Francisco Ferrer y Guardia|Francesco Ferrer]]” nel [[1909]] ed a causa di questa attività venne trasferito a Brescia, dove continuò la sua opera. Nell'agosto del [[1914]] a [[Parma]] si impegnò nella campagna interventista con molti dirigenti sindacalisti rivoluzionari, sul fronte francese fu decorato con medaglia di Bronzo. Assunse, dopo la Prima guerra mondiale, incarichi direttivi alla Camera del Lavoro di [[Parma]] e nell'Unione Italiana del Lavoro, fu fra i difensori di Parma assieme al fratello [[Guido Picelli]], a fascismo affermato partecipò all'associazione antifascista “Italia Libera” andando, poi, esule in [[Francia]] nel [[1924]], dove a Parigi fu attivista nel gruppo sindacalista “[[Filippo Corridoni]]” con [[Giuseppe Donati]] ed altri fuoriusciti curò la pubblicazione del “Corriere degli Italiani”, situazione in cui fu anche coinvolto [[Vittorio Ambrosini]] e [[Giuseppe Mingrino]] con le loro attività di rottura all'interno del fronte antifascista. Fu fra gli aderenti alla Lega Italiana dei Diritti e della Concentrazione antifascista, si avvicinò a [[Giustizia e Liberta']] nel [[1934]], a causa della miseria, nella primavera del 1935 si spostò in Belgio, e chiese, tramite lettera a [[Benito Mussolini]] l'arruolamento Africa Orientale, rientrando dall'Etiopia alla fine del [[1936]]. Con la famiglia si stabilì a Roma con incarichi nei sindacati fascisti, scrisse il libro "Il fante nella guerra nell'Africa Orientale"


=== Personaggi Istituzionali ===
=== Personaggi Istituzionali ===


*'''[[Agostino Berenini]]''' (Parma, 1858 - Roma, 1939), senatore. Da giovane fu monarchico e fece parte della cerchia moderata di Alfonso Cavagnari <ref>[https://web.archive.org/web/20070927082522/http://biblioteche2.comune.parma.it/dm/545.htm Biblioteca Parma]</ref>, dal [[1881]] aderisce alla scuola di giurismo positivista avvicinandosi, conseguentemente, alla [[democrazia]] radicale, ebbe la carriera accademica ostacolata ma riuscì, comunque, a diventare rettore di Parma dal [[1919]] al [[1925]]. Nel [[1892]] fu eletto senatore [[socialista]] nel collegio di Borgo San Donnino([[Fidenza]]), rimanendo comunque legato all'ideologia democratico-sociale, fu l'artefice della solida struttura di socialismo riformista divenuta tipica del suo collegio elettorale: fu deputato 8 volte di seguito. Nel [[1912]] uscì dal Partito Socialista seguendo Bissolati verso un'evoluzione democratico-interventista, nel 1921 pur non essendo eletto fu nominato da Giolitti senatore. I [[Fascismo|fascisti]] gli furono ostili e dovette ritirarsi a vita privata dimostrando qualche simpatia, dopo, per l'intervento dell'[[Italia]] in [[Libia]].
*'''[[Agostino Berenini]]''' (Parma, 1858 - Roma, 1939), senatore. Da giovane fu monarchico e fece parte della cerchia moderata di Alfonso Cavagnari <ref>[https://web.archive.org/web/20070927082522/http://biblioteche2.comune.parma.it/dm/545.htm Biblioteca Parma]</ref>, dal [[1881]] aderisce alla scuola di giurismo positivista avvicinandosi, conseguentemente, alla [[democrazia]] radicale, ebbe la carriera accademica ostacolata ma riuscì, comunque, a diventare rettore di Parma dal [[1919]] al [[1925]]. Nel [[1892]] fu eletto senatore [[socialista]] nel collegio di Borgo San Donnino([[Fidenza]]), rimanendo comunque legato all'ideologia democratico-sociale, fu l'artefice della solida struttura di socialismo riformista divenuta tipica del suo collegio elettorale: fu deputato 8 volte di seguito. Nel [[1912]] uscì dal Partito Socialista seguendo Bissolati verso un'evoluzione democratico-interventista, nel 1921 pur non essendo eletto fu nominato da Giolitti senatore. I [[Fascismo|fascisti]] gli furono ostili e dovette ritirarsi a vita privata dimostrando qualche simpatia, dopo, per l'intervento dell'[[Italia]] in [[Libia]].
*'''[[Umberto Beseghi]]''' (Parma, 1883 - Bologna, 1958), presidente dell'Associazione Nazionale Combattenti di Parma, cancelliere giudiziario presso la Pretura di Parma, prima ad Orbetello, dopo, poi presso il Tribunale di Ravenna e infine presso la Procura Generale di [[Bologna]]. Durante la prima guerra mondiale, da subito, si occupò di giornalismo e fu corrispondente di giornali politici e direttore del quotidiano locale «Il Presente». Allo scioglimento dell'Associazione Nazionale Combattenti il Beseghi fu allontanato da Parma con destinazione Orbetello, di lì in poi si occupò esclusivamente alla letteratura.
*'''[[Umberto Beseghi]]''' (Parma, 1883 - Bologna, 1958), presidente dell'Associazione Nazionale Combattenti di Parma, cancelliere giudiziario presso la Pretura di Parma, prima ad Orbetello, dopo, poi presso il Tribunale di Ravenna e infine presso la Procura Generale di [[Bologna]]. Durante la Prima guerra mondiale, da subito, si occupò di giornalismo e fu corrispondente di giornali politici e direttore del quotidiano locale «Il Presente». Allo scioglimento dell'Associazione Nazionale Combattenti il Beseghi fu allontanato da Parma con destinazione Orbetello, di lì in poi si occupò esclusivamente alla letteratura.
*'''[[Guido Maria Conforti]]''', difese le scelte del clero, suore comprese, parmense nel curare i difensori parmensi feriti, rigettando le accuse di Balbo sul fatto che i preti sparassero ai fascisti assieme al '''fronte unito''', di questa relazione clero difensori ne parla con riferimento ad [[Antonio Cieri]], difensore del Naviglio, Pino Cacucci nel libro ''Oltretorrente''
*'''[[Guido Maria Conforti]]''', difese le scelte del clero, suore comprese, parmense nel curare i difensori parmensi feriti, rigettando le accuse di Balbo sul fatto che i preti sparassero ai fascisti assieme al '''fronte unito''', di questa relazione clero difensori ne parla con riferimento ad [[Antonio Cieri]], difensore del Naviglio, Pino Cacucci nel libro ''Oltretorrente''
*'''[[Felice Corini]]''', segretario PPI parmense,collabora coi fascisti fino al [[1924]], poi rompe e partecipa alla protesta Aventiniana.
*'''[[Felice Corini]]''', segretario PPI parmense,collabora coi fascisti fino al [[1924]], poi rompe e partecipa alla protesta Aventiniana.
*'''[[Federico Fusco]]''' (Napoli, 1872 - ?), prefetto di Parma, nel [[1893]] entrò nell'amministrazione della Pubblica sicurezza e contemporaneamente cominciò a frequentare l'Università di [[Napoli]], dopo nel [[1893]] entrato nell'amministrazione della Pubblica sicurezza fu destinato alla questura di Milano, fino al [[1896]], e quindi venne inviato alla questura di [[Salerno]]. Passò nell'amministrazione civile dello stesso Ministero dell'Interno nel [[1897]] e nel [[1898]], appena laureato, assunse servizio presso la prefettura di [[Caserta]] con incarichi inerenti amministrazioni comunali e provinciali, fu trasferito ancora alcune volte ed a [[Fabriano]] si assunse il compito non semplice di mediazione politica fra la conflittualità di strati proletari e padronato agendo su settori politici moderati,nel [[1908]], con atteggiamento improntato al paternalismo ,riuscendo a risolvere la situazione.Durante le  5 giornate d'agosto di scontro fra il '''fronte unito''' - [[Arditi del Popolo]] ed i [[Fascismo|fascisti]], del [[1922]], tentò di mediare al punto che Italo Balbo lo indicò come un strenuo nemico del [[Fascismo|fascismo]]. Vista la situazione nazionale con stato d'assedio a Milano, Genova, Ancona, Livorno, Parma, entrato in vigore il [[5 agosto]], con delibera govenativa, la gestione dell'ordine pubblico in città passò dal prefetto Fusco a l generale Lodomez. Successivamente il Consiglio dei ministri, nel settembre [[1922]], decise di sollevarlo dall'incarico a Parma e di metterlo a disposizione, affidandogli poi prefetture di città di minor importanza dal [[1923]] al [[1928]]: ''il fascismo al potere voleva la sua vendetta nel luglio [[1928]], all'età di 56 anni, fu collocato definitivamente a riposo “per motivi di servizio”''.
*'''[[Federico Fusco]]''' (Napoli, 1872 - ?), prefetto di Parma, nel [[1893]] entrò nell'amministrazione della Pubblica sicurezza e contemporaneamente cominciò a frequentare l'Università di Napoli, dopo nel [[1893]] entrato nell'amministrazione della Pubblica sicurezza fu destinato alla questura di Milano, fino al [[1896]], e quindi venne inviato alla questura di [[Salerno]]. Passò nell'amministrazione civile dello stesso Ministero dell'Interno nel [[1897]] e nel [[1898]], appena laureato, assunse servizio presso la prefettura di [[Caserta]] con incarichi inerenti amministrazioni comunali e provinciali, fu trasferito ancora alcune volte ed a [[Fabriano]] si assunse il compito non semplice di mediazione politica fra la conflittualità di strati proletari e padronato agendo su settori politici moderati,nel [[1908]], con atteggiamento improntato al paternalismo ,riuscendo a risolvere la situazione.Durante le  5 giornate d'agosto di scontro fra il '''fronte unito''' - [[Arditi del Popolo]] ed i [[Fascismo|fascisti]], del [[1922]], tentò di mediare al punto che Italo Balbo lo indicò come un strenuo nemico del [[Fascismo|fascismo]]. Vista la situazione nazionale con stato d'assedio a Milano, Genova, Ancona, Livorno, Parma, entrato in vigore il [[5 agosto]], con delibera govenativa, la gestione dell'ordine pubblico in città passò dal prefetto Fusco a l generale Lodomez. Successivamente il Consiglio dei ministri, nel settembre [[1922]], decise di sollevarlo dall'incarico a Parma e di metterlo a disposizione, affidandogli poi prefetture di città di minor importanza dal [[1923]] al [[1928]]: ''il fascismo al potere voleva la sua vendetta nel luglio [[1928]], all'età di 56 anni, fu collocato definitivamente a riposo “per motivi di servizio”''.
*'''[[Enrico Lodomez]]''', generale e comandante della Scuola di applicazione di fanteria di Parma, visto il momento praticamente dirigeva anche tutti gli organismi di repressione dello stato in Parma.
*'''[[Enrico Lodomez]]''', generale e comandante della Scuola di applicazione di fanteria di Parma, visto il momento praticamente dirigeva anche tutti gli organismi di repressione dello stato in Parma.
*'''[[Tullio Maestri]]''', (Albareto, Parma, [[1875]] - Borgotaro, Parma, 1940), presidente Amministrazione provinciale di Parma periodo 1920 al 1922; cioè anche nel lasso di tempo della vicenda della resistenza di [[Parma]]  
*'''[[Tullio Maestri]]''', (Albareto, Parma, [[1875]] - Borgotaro, Parma, 1940), presidente Amministrazione provinciale di Parma periodo 1920 al 1922; cioè anche nel lasso di tempo della vicenda della resistenza di [[Parma]]  
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