Azione Rivoluzionaria: differenze tra le versioni

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: «'''''La borghesia può far esplodere e distruggere il suo mondo prima di abbandonare la scena della storia. Noi portiamo un nuovo mondo quì, nei nostri cuori. Quel mondo sta nascendo in questo istante.'''''»  ([[Buenaventura Durruti|B. DURRUTI]])
: «'''''La borghesia può far esplodere e distruggere il suo mondo prima di abbandonare la scena della storia. Noi portiamo un nuovo mondo quì, nei nostri cuori. Quel mondo sta nascendo in questo istante.'''''»  ([[Buenaventura Durruti|B. DURRUTI]])


È vero quanto scrive Debord che la "vita quotidiana è misura di tutte le cose: della realizzazione o piuttosto della non realizzazione di rapporti umani, dell'uso che noi facciamo del nostro tempo". È pacifico che il fine della rivoluzione oggi debba essere la liberazione della vita quotidiana. Una rivoluzione che mancasse di realizzare questo fine sarebbe una controrivoluzione. Siamo NOI che dobbiamo essere liberati, le nostre vite quotidiane, non universali, come "storia" o "società ". La liberazione rivoluzionaria ci si presenta come un'autoliberazione che raggiunge dimensioni sociali, non una "liberazione di massa" o una "liberazione di classe" dietro cui si nasconde sempre un'élite, una [[gerarchia]], uno Stato. Qualsiasi gruppo rivoluzionario che voglia sinceramente eliminare il potere dell'uomo sull'uomo deve spogliarsi delle forme del potere - gerarchie, proprietà, feticci - come dei tratti burocratici e borghesi che consciamente o inconsciamente rafforzano autorità e gerarchia e deve essere soprattutto consapevole che il problema dell'alienazione esiste per tutti, che, cioè è propria di tutti i gruppi organizzati "la tendenza a rendersi autonomi, cioè ad alienarsi dal loro fine originale e a divenire un fine in se stessi nelle mani di quelli che li amministrano". Ciò è macroscopicamente vero per i partiti ufficiali ma è vero in generale. Il problema non può che essere risolto completamente che nel processo rivoluzionario stesso, parzialmente con un drastico rifacimento del rivoluzionario e del suo gruppo. Azione Rivoluzionaria è stato definito un "gruppo anarchico", con gran dispiacere, pare, delle cariatidi ufficiali che pretendono il monopolio del termine. Cio che ha spinto a riunirci è invero un'affinità nelle nostre rispettive esperienze culturali che si può definire [[Anarco-comunismo|anarco-comunista]]. Una delle prime azioni del gruppo, il ferimento di Mammoli, il medico assassino dell'anarchico [[Franco Serantini|Serantini]], ha tutto il sapore di un risarcimento, del saldo di un vecchio contro che pesava sulla coscienza degli anarchici come pesò l'assassinio di [[Giuseppe Pinelli|Pinelli]]. Ha il sapore della testimonianza di una presenza anarchica allo scontro in atto. Ma non si tratta solo di questo, anche se contribuire in qualunque maniera allo scontro è oggi un imperativo categorico, per tutti. L'urgenza di una presenza anarco-comunista nasceva dalle riflessioni sulla storia recente del maggio francese del '68, sia della ripresa del movimento rivoluzionario in Italia quest'anno. La nostra attenzione si appuntava soprattutto sui caratteri nuovi di questo movimento che accentuava una linea di tendenza antiautoritaria, del resto già presente, sino ai limiti di una rottura col passato. Il nuovo movimento non solo rifiuta quel mostro storico che è il marxismo sovietico e quell'ibrido insipido che è il marxismo italiano, pullulante di personaggi untuosi e melliflui, servi gesuiti di ogni potere, produttori di appelli inascoltabili (l'ultimo quello di Bobbio e soci, per la costituzione di una specie di SdS per la Resistenza contro il terrorismo, ha addirittura del grottesco), ma rifiuta anche il mito del proletariato industriale - classe rivoluzionaria, un mito che ha messo in un vicolo cieco il movimento dal '68 ad oggi e ha costituito l'alibi principe di tutto l'opportunismo extraparlamentare, prova ne sia il fatto che i gruppi i quali hanno cercato di riflettere più fedelmente la "centralità " operaia sono stati risucchiati dal riformismo, prova ne sia lo spazio che il PCI dà oggi al gruppo trontiano dell'intero partito, una classica azione di recupero diretta verso l'esterno del partito. La liberazione di questo mito ha sprigionato e sprigionerà energie di cui il movimento del [['77]] è soltanto l'annuncio.
È vero quanto scrive Debord che la "vita quotidiana è misura di tutte le cose: della realizzazione o piuttosto della non realizzazione di rapporti umani, dell'uso che noi facciamo del nostro tempo". È pacifico che il fine della rivoluzione oggi debba essere la liberazione della vita quotidiana. Una rivoluzione che mancasse di realizzare questo fine sarebbe una controrivoluzione. Siamo NOI che dobbiamo essere liberati, le nostre vite quotidiane, non universali, come "storia" o "società ". La liberazione rivoluzionaria ci si presenta come un'autoliberazione che raggiunge dimensioni sociali, non una "liberazione di massa" o una "liberazione di classe" dietro cui si nasconde sempre un'élite, una [[gerarchia]], uno Stato. Qualsiasi gruppo rivoluzionario che voglia sinceramente eliminare il potere dell'uomo sull'uomo deve spogliarsi delle forme del potere - gerarchie, proprietà, feticci - come dei tratti burocratici e borghesi che consciamente o inconsciamente rafforzano autorità e gerarchia e deve essere soprattutto consapevole che il problema dell'alienazione esiste per tutti, che, cioè è propria di tutti i gruppi organizzati "la tendenza a rendersi autonomi, cioè ad alienarsi dal loro fine originale e a divenire un fine in stessi nelle mani di quelli che li amministrano". Ciò è macroscopicamente vero per i partiti ufficiali ma è vero in generale. Il problema non può che essere risolto completamente che nel processo rivoluzionario stesso, parzialmente con un drastico rifacimento del rivoluzionario e del suo gruppo. Azione Rivoluzionaria è stato definito un "gruppo anarchico", con gran dispiacere, pare, delle cariatidi ufficiali che pretendono il monopolio del termine. Cio che ha spinto a riunirci è invero un'affinità nelle nostre rispettive esperienze culturali che si può definire [[Anarco-comunismo|anarco-comunista]]. Una delle prime azioni del gruppo, il ferimento di Mammoli, il medico assassino dell'anarchico [[Franco Serantini|Serantini]], ha tutto il sapore di un risarcimento, del saldo di un vecchio contro che pesava sulla coscienza degli anarchici come pesò l'assassinio di [[Giuseppe Pinelli|Pinelli]]. Ha il sapore della testimonianza di una presenza anarchica allo scontro in atto. Ma non si tratta solo di questo, anche se contribuire in qualunque maniera allo scontro è oggi un imperativo categorico, per tutti. L'urgenza di una presenza anarco-comunista nasceva dalle riflessioni sulla storia recente del maggio francese del '68, sia della ripresa del movimento rivoluzionario in Italia quest'anno. La nostra attenzione si appuntava soprattutto sui caratteri nuovi di questo movimento che accentuava una linea di tendenza antiautoritaria, del resto già presente, sino ai limiti di una rottura col passato. Il nuovo movimento non solo rifiuta quel mostro storico che è il marxismo sovietico e quell'ibrido insipido che è il marxismo italiano, pullulante di personaggi untuosi e melliflui, servi gesuiti di ogni potere, produttori di appelli inascoltabili (l'ultimo quello di Bobbio e soci, per la costituzione di una specie di SdS per la Resistenza contro il terrorismo, ha addirittura del grottesco), ma rifiuta anche il mito del proletariato industriale - classe rivoluzionaria, un mito che ha messo in un vicolo cieco il movimento dal '68 ad oggi e ha costituito l'alibi principe di tutto l'opportunismo extraparlamentare, prova ne sia il fatto che i gruppi i quali hanno cercato di riflettere più fedelmente la "centralità " operaia sono stati risucchiati dal riformismo, prova ne sia lo spazio che il PCI dà oggi al gruppo trontiano dell'intero partito, una classica azione di recupero diretta verso l'esterno del partito. La liberazione di questo mito ha sprigionato e sprigionerà energie di cui il movimento del [['77]] è soltanto l'annuncio.


Almeno tre aspetti vanno poi sottolineati:
Almeno tre aspetti vanno poi sottolineati:
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1) Il [[movimento]] intuisce che nonostante si parli da più di un secolo della scienza marxista, della critica scientifica della società del capitale, il pensiero critico ha fatto ben pochi passi avanti ed ha avuto anzi un ruolo regressivo e repressivo nella coscienza delle masse, facendola aderire totalmente alla società del capitale. Le contraddizioni del capitale e del suo sviluppo, su cui faceva perso la critica "scientifica" sono state assorbite e, insieme ad esse, anche la maggiore delle contraddizioni, quella fra lavoro e capitale. Dopo un secolo di impantanamento nelle contraddizioni oggettive del mondo delle merci, il movimento comincia a interrogarsi sulla necessità di instaurare una critica non delle classi ma degli individui, dei protagonisti in carne ed ossa e non dei fantasmi concettuali. Il movimento rivoluzionario sa di essere l'unica contraddizione del sistema capitalistico perché esprime ciò che di umano non è stato ancora represso nel processo di disumanizzazione, spersonalizzazione e massificazione.  
1) Il [[movimento]] intuisce che nonostante si parli da più di un secolo della scienza marxista, della critica scientifica della società del capitale, il pensiero critico ha fatto ben pochi passi avanti ed ha avuto anzi un ruolo regressivo e repressivo nella coscienza delle masse, facendola aderire totalmente alla società del capitale. Le contraddizioni del capitale e del suo sviluppo, su cui faceva perso la critica "scientifica" sono state assorbite e, insieme ad esse, anche la maggiore delle contraddizioni, quella fra lavoro e capitale. Dopo un secolo di impantanamento nelle contraddizioni oggettive del mondo delle merci, il movimento comincia a interrogarsi sulla necessità di instaurare una critica non delle classi ma degli individui, dei protagonisti in carne ed ossa e non dei fantasmi concettuali. Il movimento rivoluzionario sa di essere l'unica contraddizione del sistema capitalistico perché esprime ciò che di umano non è stato ancora represso nel processo di disumanizzazione, spersonalizzazione e massificazione.  


2) Il [[movimento]] non rinvia lo scontro alle classi, ma lo assume in prima persona. L'azione è diretta. Qualunque siano i risultati oggettivi, i riscontri soggettivi sono fondamentali. L'azione diretta rende gli individui consci di se stessi in quanto individui che possono mutare il loro destino e riprendere il controllo della propria vita.
2) Il [[movimento]] non rinvia lo scontro alle classi, ma lo assume in prima persona. L'azione è diretta. Qualunque siano i risultati oggettivi, i riscontri soggettivi sono fondamentali. L'azione diretta rende gli individui consci di stessi in quanto individui che possono mutare il loro destino e riprendere il controllo della propria vita.


3) Il [[movimento]] orami riconosce l'inadeguatezza del vecchio progetto socialista, nelle sue varie versioni. Tutte le istituzioni e i valori della società gerarchica hanno esaurito le loro "funzioni". Non c'è alcuna ragione sociale per la proprietà e le classi, per la monogamia e lo stato. Queste istituzioni e valori, insieme con la città, la scuola, ecc, hanno raggiunto i loro limiti storici. È tutto l'universo sociale che è nel "tunnel" della crisi e non solo in Italia. Qui alcuni aspetti sono più acuti che altrove: qui la difesa della proprietà sta assumendo proporzioni catastrofiche e costituisce ormai l'unica risposta del potere alla disoccupazione. Ma proprio nella misura in cui la crisi ormai investe tutti i campi contaminati dal dominio, tanto più si evidenziano gli aspetti reazionari del progetto [[socialista]] sia maoista sia trotzkysta sia stalinista che conserva i concetti di gerarchia, di [[autorità]] e di stato come parte del futuro post-sivoluzionario e per conseguenza anche i concetti di proprietà "nazionalizzata" e di classe "dittatura proletaria".  
3) Il [[movimento]] orami riconosce l'inadeguatezza del vecchio progetto socialista, nelle sue varie versioni. Tutte le istituzioni e i valori della società gerarchica hanno esaurito le loro "funzioni". Non c'è alcuna ragione sociale per la proprietà e le classi, per la monogamia e lo stato. Queste istituzioni e valori, insieme con la città, la scuola, ecc, hanno raggiunto i loro limiti storici. È tutto l'universo sociale che è nel "tunnel" della crisi e non solo in Italia. Qui alcuni aspetti sono più acuti che altrove: qui la difesa della proprietà sta assumendo proporzioni catastrofiche e costituisce ormai l'unica risposta del potere alla disoccupazione. Ma proprio nella misura in cui la crisi ormai investe tutti i campi contaminati dal dominio, tanto più si evidenziano gli aspetti reazionari del progetto [[socialista]] sia maoista sia trotzkysta sia stalinista che conserva i concetti di gerarchia, di [[autorità]] e di stato come parte del futuro post-sivoluzionario e per conseguenza anche i concetti di proprietà "nazionalizzata" e di classe "dittatura proletaria".