Il secondo dopoguerra in Italia: corpi di polizia e repressione della lotta antifascista: differenze tra le versioni

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Secondo alcune testimonianze, Genovese sarebbe stato addirittura l'organizzatore dell'omicidio dell'anarchico [[Carlo Tresca]] <ref name="carlo"></ref>:  
Secondo alcune testimonianze, Genovese sarebbe stato addirittura l'organizzatore dell'omicidio dell'anarchico [[Carlo Tresca]] <ref name="carlo"></ref>:  
:«Napoli vive i giorni della liberazione. Miseria e fame, speranze e disperazione sono le componenti della vita quotidiana. Alla testa del "Governo Militare Alleato" che amministra la Campania e la Puglia è l'italo-americano Charles Poletti; al suo fianco, come uomo di fiducia, un napoletano dal passato turbinoso, Vito Genovese. Ricercato dalla [[polizia]] americana per omicidio, Genovese era rientrato in Italia nel [[1939]] e si era stabilito a Napoli. I suoi rapporti col [[fascismo]] erano stati molto stretti (nel [[1935]], ad esempio, aveva inviato dall'America 250.000 dollari per la costruzione della Casa del Fascio di Nola). Secondo alcune testimonianze, Genovese sarebbe stato addirittura l'organizzatore dell'omicidio dell'[[antifascista]] [[Carlo Tresca]], che su un giornale americano scriveva articoli infuocati contro Mussolini. Secondo altri, Genovese sarebbe stato compensato con la somma di 500.000 dollari. Una cosa è certa: una volta riparato in Italia, il [[fascismo]] lo protesse contro il rischio di un'estradizione negli [[Stati Uniti]]» <ref>[http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1985/II/art/R85II014.html ''Sud e malavita''], di Tonino Caputo e Gianfranco Langatta</ref>.
:«Napoli vive i giorni della liberazione. Miseria e fame, speranze e disperazione sono le componenti della vita quotidiana. Alla testa del "Governo Militare Alleato" che amministra la Campania e la Puglia è l'italo-americano Charles Poletti; al suo fianco, come uomo di fiducia, un napoletano dal passato turbinoso, Vito Genovese. Ricercato dalla [[polizia]] americana per omicidio, Genovese era rientrato in Italia nel [[1939]] e si era stabilito a Napoli. I suoi rapporti col [[fascismo]] erano stati molto stretti (nel [[1935]], ad esempio, aveva inviato dall'America 250.000 dollari per la costruzione della Casa del Fascio di Nola). Secondo alcune testimonianze, Genovese sarebbe stato addirittura l'organizzatore dell'omicidio dell'[[antifascista]] [[Carlo Tresca]], che su un giornale americano scriveva articoli infuocati contro Mussolini. Secondo altri, Genovese sarebbe stato compensato con la somma di 500.000 dollari. Una cosa è certa: una volta riparato in Italia, il [[fascismo]] lo protesse contro il rischio di un'estradizione negli [[Stati Uniti]]» <ref>[http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1985/II/art/R85II014.html ''Sud e malavita''], di Tonino Caputo e Gianfranco Langatta</ref>.
Il colonello Poletti, fra l'altro, incaricò Genovese di condurre un'inchiesta amministrativa nei confronti di un sindaco sospettato di contrabbando. Proprio in quei giorni, un agente della Criminal Investigation Division giunse a Napoli per indagare su certe connivenze tra malavita locale e militari americani. Il [[17 maggio]] [[1945]], con uno stratagemma e vincendo le resistenze dei protettori dei gangster, l'agente portò Genovese a New York in stato d'arresto. Ma l'unico teste d'accusa morì in [[carcere]] <ref>Morì in carcere anche Gaspare Pisciotta, "compagno" del bandito Giuliano, il 9 febbraio 1954. La causa del decesso, secondo gli esiti dell'autopsia, fu dovuta all'ingestione di 20 mg di stricnina. Pisciotta si accusò anche dell'uccisione di Giuliano, ma recenti indagini lo escludono. È più probabile che il bandito Giuliano sia stato invece assassinato perché al corrente di troppi lati oscuri della storia italiana.</ref>, avvelenato. Di nuovo libero Genovese ebbe la definitiva consacrazione negli alti gradi della mala americana. L'antica camorra si trasformò, i suoi collegamenti con la mafia e col potere politico-economico divennero internazionali, e ciò portò gli "investimenti" verso il mondo della droga, di cui ancora oggi si pagano le conseguenze sociali <ref>[http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1985/II/art/R85II014.html Sud e malavita di Tonino Caputo, Gianfranco Langatta]</ref>.
Il colonello Poletti, fra l'altro, incaricò Genovese di condurre un'inchiesta amministrativa nei confronti di un sindaco sospettato di contrabbando. Proprio in quei giorni, un agente della Criminal Investigation Division giunse a Napoli per indagare su certe connivenze tra malavita locale e militari americani. Il [[17 maggio]] [[1945]], con uno stratagemma e vincendo le resistenze dei protettori dei gangster, l'agente portò Genovese a New York in stato d'arresto. Ma l'unico teste d'accusa morì in [[carcere]] <ref>Morì in carcere anche Gaspare Pisciotta, "compagno" del bandito Giuliano, il [[9 febbraio]] [[1954]]. La causa del decesso, secondo gli esiti dell'autopsia, fu dovuta all'ingestione di 20 mg di stricnina. Pisciotta si accusò anche dell'uccisione di Giuliano, ma recenti indagini lo escludono. È più probabile che il bandito Giuliano sia stato invece assassinato perché al corrente di troppi lati oscuri della storia italiana.</ref>, avvelenato. Di nuovo libero Genovese ebbe la definitiva consacrazione negli alti gradi della mala americana. L'antica camorra si trasformò, i suoi collegamenti con la mafia e col potere politico-economico divennero internazionali, e ciò portò gli "investimenti" verso il mondo della droga, di cui ancora oggi si pagano le conseguenze sociali <ref>[http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1985/II/art/R85II014.html Sud e malavita di Tonino Caputo, Gianfranco Langatta]</ref>.


== Testimonianze della repressione ==
== Testimonianze della repressione ==