Antonin Artaud: differenze tra le versioni

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:''«Tutta la vita di Eliogabalo è anarchia in atto, poiché Elagabalus, il dio unitario, che riunisce l'uomo e la donna, i poli ostili, l'UNO e il DUE, è la fine delle contraddizioni, l'eliminazione della guerra e dell'anarchia, ma per mezzo della guerra, ed è anche, su questa terra di contraddizioni e di disordine, la messa in opera dell'anarchia. E l'anarchia, al punto in cui Eliogabalo la spinge, è poesia realizzata. [...] Ricordurre la poesia e l'ordine in un mondo ove l'esistenza stessa è una sfida all'ordine, è ricordurre la guerra e la permanenza della guerra; è portare uno stato di crudeltà preciso, è suscitare un'anarchia senza nome, l'anarchia delle cose e degli aspetti che si risvegliano prima di sprofondare di nuovo e di fondersi nell'unità. Ma colui che risveglia questa anarchia pericolosa ne è sempre la prima vittima. E Eliogabalo è un anarchico preciso che incomincia col divorare se stesso, e finisce per divorare i propri escrementi. In una vita in cui è impossibile stabilire la cronologia, ma in cui gli storici, che narrano minuziosamente le sue crudeltà senza data, vedono un mostro, io vedo, invece, una natura di prodigiosa plasticità, che risente l'anarchia dei fatti e insorge contro i fatti. Io vedo in Eliogabalo un'intelligenza fremente che trae un'idea da ogni oggetto e da ogni incontro d'oggetti»''.
:''«Tutta la vita di Eliogabalo è anarchia in atto, poiché Elagabalus, il dio unitario, che riunisce l'uomo e la donna, i poli ostili, l'UNO e il DUE, è la fine delle contraddizioni, l'eliminazione della guerra e dell'anarchia, ma per mezzo della guerra, ed è anche, su questa terra di contraddizioni e di disordine, la messa in opera dell'anarchia. E l'anarchia, al punto in cui Eliogabalo la spinge, è poesia realizzata. [...] Ricordurre la poesia e l'ordine in un mondo ove l'esistenza stessa è una sfida all'ordine, è ricordurre la guerra e la permanenza della guerra; è portare uno stato di crudeltà preciso, è suscitare un'anarchia senza nome, l'anarchia delle cose e degli aspetti che si risvegliano prima di sprofondare di nuovo e di fondersi nell'unità. Ma colui che risveglia questa anarchia pericolosa ne è sempre la prima vittima. E Eliogabalo è un anarchico preciso che incomincia col divorare se stesso, e finisce per divorare i propri escrementi. In una vita in cui è impossibile stabilire la cronologia, ma in cui gli storici, che narrano minuziosamente le sue crudeltà senza data, vedono un mostro, io vedo, invece, una natura di prodigiosa plasticità, che risente l'anarchia dei fatti e insorge contro i fatti. Io vedo in Eliogabalo un'intelligenza fremente che trae un'idea da ogni oggetto e da ogni incontro d'oggetti»''.


:''«Nulla è gratuito nella magnificenza d'Eliogabalo, né in '''questa meravigliosa aspirazione al disordine''' che '''non è se non l'appplicazione di un'idea metafisica e superiore dell'ordine, cioè dell'unità'''»''.
:''«Nulla è gratuito nella magnificenza d'Eliogabalo, né in '''questa meravigliosa aspirazione al disordine''' che non '''è''' se non '''l'appplicazione di un'idea metafisica e superiore dell'ordine, cioè dell'unità'''»''.


:''«L'anarchico dice: Né Dio, né padrone, me soltanto. Eiogabalo, una volta sul trono, non accetta alcuna legge; ed è il padrone. La sua legge personale sarà dunque la legge di tutti. Impone la prorpia tirannia. Ogni tiranno non è in fondo che un anarchico che la perso la corona e che mette il mondo al proprio passo. Ma ci è tuttavia un'altra idea nell'anarchia di Eliogabalo. Credendosi dio, identificandosi con il proprio dio, non commette mai l'errore di inventare una legge umana, un'assurda e insensata legge umana, per mezzo della quale lui, dio, dovrebbe parlare. [...] Eliogabalo, giunto a Roma, caccia dal Senato gli uomini e pone le donne al loro posto. Per i Romani questa è anarchia, ma per la religione dei mestrui, che ha fondata la propria tria, e per Eliogabalo che l'applica, non vi è in questo che un ristabilire l'equilibrio, un ritorno ragionato alla legge, poiché è alla donna, la nata prima, la prima giunta nell'ordine cosmico che tocca fare le leggi»''.
:''«L'anarchico dice: Né Dio, né padrone, me soltanto. Eiogabalo, una volta sul trono, non accetta alcuna legge; ed è il padrone. La sua legge personale sarà dunque la legge di tutti. Impone la prorpia tirannia. Ogni tiranno non è in fondo che un anarchico che la perso la corona e che mette il mondo al proprio passo. Ma ci è tuttavia un'altra idea nell'anarchia di Eliogabalo. Credendosi dio, identificandosi con il proprio dio, non commette mai l'errore di inventare una legge umana, un'assurda e insensata legge umana, per mezzo della quale lui, dio, dovrebbe parlare. [...] Eliogabalo, giunto a Roma, caccia dal Senato gli uomini e pone le donne al loro posto. Per i Romani questa è anarchia, ma per la religione dei mestrui, che ha fondata la propria tria, e per Eliogabalo che l'applica, non vi è in questo che un ristabilire l'equilibrio, un ritorno ragionato alla legge, poiché è alla donna, la nata prima, la prima giunta nell'ordine cosmico che tocca fare le leggi»''.