Severino Di Giovanni: differenze tra le versioni

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[[Salvatore Cortese]], ingiustamente posto dalla polizia argentina in relazione con Di Giovanni, in un articolo pubblicato il [[25 aprile]] [[1932]] sulla rivista ''[[Studi sociali]]'' di Luigi Fabbri ed intitolato ''L'anarchismo e la violenza'', scriverà: «L'anarchismo, essendo un ideale umano, non può e non deve fare scempio della vita altrui e tanto meno deve fare uso della violenza in modo sordido, pretendendo di riparare un'ingiustizia col commetterne un'altra equivalente o superiore».
[[Salvatore Cortese]], ingiustamente posto dalla polizia argentina in relazione con Di Giovanni, in un articolo pubblicato il [[25 aprile]] [[1932]] sulla rivista ''[[Studi sociali]]'' di Luigi Fabbri ed intitolato ''L'anarchismo e la violenza'', scriverà: «L'anarchismo, essendo un ideale umano, non può e non deve fare scempio della vita altrui e tanto meno deve fare uso della violenza in modo sordido, pretendendo di riparare un'ingiustizia col commetterne un'altra equivalente o superiore».


== Cattura e morte ==
=== Cattura e morte ===


Il [[29 gennaio]] [[1931]] la tipografia di Severino viene circondata dalla polizia. I componenti del gruppo cercano di fuggire, uccidono due poliziotti, ma alla fine Di Giovanni, sentendosi perduto, tenta invano il suicidio. Ormai moribondo Severino viene fermato dalla polizia e condotto velocemente in ospedale dove i medici gli "salvano" la vita, affinché sia poi lo [[Stato]] argentino a condannarlo a morte. Il [[1 febbraio|1° febbraio]] [[1931]], poche ore dopo il suo arresto, viene condannato alla fucilazione insieme a [[Paulino Scarfò]] <ref name="América"> Prima di morire, Di Giovanni incontrò l'amata [[América Josefina Scarfò]], esortandola a studiare e a fondare una nuova casa editrice. Più tardi la Scarfò insegnò italiano all'Università di Buenos Aires, continuando a militare nel movimento anarchico. Nel [[1951]] giunse in [[Italia]] e si recò a Chieti alla ricerca dei parenti di Severino.</ref>.
Il [[29 gennaio]] [[1931]] la tipografia di Severino viene circondata dalla polizia. I componenti del gruppo cercano di fuggire, uccidono due poliziotti, ma alla fine Di Giovanni, sentendosi perduto, tenta invano il suicidio. Ormai moribondo Severino viene fermato dalla polizia e condotto velocemente in ospedale dove i medici gli "salvano" la vita, affinché sia poi lo [[Stato]] argentino a condannarlo a morte. Il [[1 febbraio|1° febbraio]] [[1931]], poche ore dopo il suo arresto, viene condannato alla fucilazione insieme a [[Paulino Scarfò]] <ref name="América"> Prima di morire, Di Giovanni incontrò l'amata [[América Josefina Scarfò]], esortandola a studiare e a fondare una nuova casa editrice. Più tardi la Scarfò insegnò italiano all'Università di Buenos Aires, continuando a militare nel movimento anarchico. Nel [[1951]] giunse in [[Italia]] e si recò a Chieti alla ricerca dei parenti di Severino.</ref>.