Ipazia: differenze tra le versioni

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L'ariano Filostorgio tiene a sottolineare che Ipazia « fu fatta a pezzi da quanti professavano la consustanzialità  », ossia non da comuni, per quanto fanatici cittadini di Alessandria, ma proprio da elementi del clero cirilliano, seguace della teoria teologica dell'eguale sostanza delle cosiddette tre persone divine, un omicidio che, secondo Filostorgio, avrebbe avuto l'avallo dello stesso giovane imperatore Teodosio II. <ref>Filostorgio, op. cit., p. 111.</ref>
L'ariano Filostorgio tiene a sottolineare che Ipazia « fu fatta a pezzi da quanti professavano la consustanzialità  », ossia non da comuni, per quanto fanatici cittadini di Alessandria, ma proprio da elementi del clero cirilliano, seguace della teoria teologica dell'eguale sostanza delle cosiddette tre persone divine, un omicidio che, secondo Filostorgio, avrebbe avuto l'avallo dello stesso giovane imperatore Teodosio II. <ref>Filostorgio, op. cit., p. 111.</ref>


Riguardo al mandante dell'omicidio, è indicato esplicitamente in Cirillo da Damascio — « tramò la sua uccisione »<ref>''Suidae Lexikon'', IV, p. 645.</ref> — e da Giovanni Malala — « avuta licenza dal loro vescovo, gli alessandrini aggredirono e bruciarono Ipazia »<ref>G. Malala, op. cit., p. 280.</ref> — mentre Socrate Scolastico scrive che « questo misfatto procurò non poco biasimo <ref>''momos'', equivalente a biasimo, onta, disonore, obbrobrio, infamia.</ref> a Cirillo e alla chiesa di Alessandria ». <ref>Socrate Scolastico, op. cit., VII, 15.</ref> Ë un'implicita ma chiara accusa a Cirillo come mandante e ai monaci come esecutori: perché altrimenti « biasimare » Cirillo e la chiesa di Alessandria se fossero stati estranei alla vicenda?<ref>L. Canfora, ''Cirillo e Ipazia nella storiografia cattolica'', p. 94.</ref>
Riguardo al mandante dell'omicidio, è indicato esplicitamente in Cirillo da Damascio — « tramò la sua uccisione »<ref>''Suidae Lexikon'', IV, p. 645.</ref> — e da Giovanni Malala — « avuta licenza dal loro vescovo, gli alessandrini aggredirono e bruciarono Ipazia »<ref>G. Malala, op. cit., p. 280.</ref> — mentre Socrate Scolastico scrive che « questo misfatto procurò non poco biasimo <ref>''momos'', equivalente a biasimo, onta, disonore, obbrobrio, infamia.</ref> a Cirillo e alla chiesa di Alessandria ». <ref>Socrate Scolastico, op. cit., VII, 15.</ref> Ë un'implicita ma chiara accusa a Cirillo come mandante e ai monaci come esecutori: perché altrimenti « biasimare » Cirillo e la chiesa di Alessandria se fossero stati estranei alla vicenda? <ref>L. Canfora, ''Cirillo e Ipazia nella storiografia cattolica'', p. 94.</ref>


Giovanni di Nikiu, entusiasta ammiratore di Cirillo, non si fa scrupoli nell'attribuirgli il "merito" della morte di Ipazia. Egli scrive che sotto la guida di Pietro, « perfetto servitore di Gesù Cristo », i monaci uccisero e bruciarono Ipazia; poi, gli alessandrini « circondarono Cirillo e lo chiamarono ''nuovo Teofilo'', perché aveva liberato la città  dagli ultimi resti dell'idolatria ». <ref>Giovanni di Nikiu, op. cit. p. 346.</ref>
Giovanni di Nikiu, entusiasta ammiratore di Cirillo, non si fa scrupoli nell'attribuirgli il "merito" della morte di Ipazia. Egli scrive che sotto la guida di Pietro, « perfetto servitore di Gesù Cristo », i monaci uccisero e bruciarono Ipazia; poi, gli alessandrini « circondarono Cirillo e lo chiamarono ''nuovo Teofilo'', perché aveva liberato la città  dagli ultimi resti dell'idolatria ». <ref>Giovanni di Nikiu, op. cit. p. 346.</ref>