Severino Di Giovanni: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
== Biografia ==


'''Severino Di Giovanni''' nasce a Chieti il [[17 marzo]] [[1901]]. In gioventù subisce le conseguenze del periodo post-bellico (prima guerra mondiale): fame, povertà difficoltà, lutti, ecc. Da quel momento odierà ogni tipo di [[autorità]].  
'''Severino Di Giovanni''' nasce a Chieti il [[17 marzo]] [[1901]]. In gioventù subisce le conseguenze del periodo post-bellico (prima guerra mondiale): fame, povertà difficoltà, lutti, ecc. Da quel momento odierà ogni tipo di [[autorità]].  


===Il periodo italiano: l'anarchismo ===
===Il periodo italiano: l'anarchismo ===
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Di professione tipografo, si avvicina così, sin da giovanissimo, alle idee anarchiche: legge [[Bakunin]], [[Malatesta]], [[Proudhon]] ed altri. Nel [[1921]] diventa membro attivo del movimento anarchico. Nel [[1922]], quando il [[Fascismo|fascismo]] conquista il potere dando inizio alle persecuzioni degli anarchici e di tutti i dissidenti, Severino, insieme alla moglie Teresa Mascullo e ai suoi tre figli, decide di emigrare in [[Argentina]].  
Di professione tipografo, si avvicina così, sin da giovanissimo, alle idee anarchiche: legge [[Bakunin]], [[Malatesta]], [[Proudhon]] ed altri. Nel [[1921]] diventa membro attivo del movimento anarchico. Nel [[1922]], quando il [[Fascismo|fascismo]] conquista il potere dando inizio alle persecuzioni degli anarchici e di tutti i dissidenti, Severino, insieme alla moglie Teresa Mascullo e ai suoi tre figli, decide di emigrare in [[Argentina]].  
===L'arrivo in Argentina===
===L'arrivo in Argentina===
In questa terra, a 24 anni, s'innamora di una giovane ragazza quindicenne, [[América Josefina Scarfò]]. La famiglia Scarfò appartiene alla classe media argentina e certo non è favorevole a quell'amore, ma grazie alla complicità di alcuni compagni e dei fratelli di América ([[Paulino Scarfò|Paulino]] e [[Alejandro Scarfò|Alejandro]]), pure loro anarchici e appartenenti alla banda Di Giovanni, i due riescono a convivere per un lungo periodo.
In questa terra, a 24 anni, s'innamora di una giovane ragazza quindicenne, [[América Josefina Scarfò]]. La famiglia Scarfò appartiene alla classe media argentina e certo non è favorevole a quell'amore, ma grazie alla complicità di alcuni compagni e dei fratelli di América ([[Paulino Scarfò|Paulino]] e [[Alejandro Scarfò|Alejandro]]), pure loro anarchici e appartenenti alla banda Di Giovanni, i due riescono a convivere per un lungo periodo.
A Buenos Aires entra in contatto con l'anarchico calabrese [[Francesco Barbieri]], che entrerà a far parte della sua banda occupandosi principalmente degli esplosivi.
A Buenos Aires entra in contatto con l'anarchico calabrese [[Francesco Barbieri]], che entrerà a far parte della sua banda occupandosi principalmente degli esplosivi.
[[File:Francesco barbieri.jpg|thumb|left|290 px|Foto segnaletica di [[Francesco Barbieri]]]]
[[File:Francesco barbieri.jpg|thumb|left|290 px|Foto segnaletica di [[Francesco Barbieri]]]]


===Attività insurrezionale===
===Attività insurrezionale===
In [[Argentina]], grazie ad una nutrita presenza di anarchici italiani ([[Camillo Daleffe]], [[Aldo Aguzzi]], [[Luigi Tibiletti]], [[Carlo Fontana]], [[Pasquale Caporaletti]], [[Giacomo Sabbatini]], [[Luigi Zanetti]], [[Giuseppe Pellegrini]], [[Romeo Gentile]], [[Clemente Daglia]], [[Carlo Marchesi]], ecc), Severino Di Giovanni prosegue il suo attivismo anarchico. Di Giovanni è prevalentemente un [[anarchismo insurrezionalista|uomo d'azione]]: teorizza le rapine alle banche come mezzo di finanziamento e l'assalto alle centrali di polizia, dove notoriamente venivano torturati i comunisti e gli anarchici (a lui è pure attribuita una bomba al Consolato italiano a Buenos Aires che provocò diversi morti). Soprattutto durante il concitato periodo delle grandi manifestazioni di [[solidarietà]] a [[Sacco e Vanzetti]] si verificano alcune clamorose rapine e manifestazioni pratiche di [[azione diretta]]. La polizia argentina arresta una prima volta l'anarchico italiano quando, dagli spalti del teatro Colòn di Buenos Aires, lancia diversi volantini [[antifascismo|antifascisti]] in favore del deputato [[Giacomo Matteoti]], assassinato dal fascista Dumini, urlando: «Abbasso il fascismo!». Il volantino riportava il seguente testo:
In [[Argentina]], grazie ad una nutrita presenza di anarchici italiani ([[Camillo Daleffe]], [[Aldo Aguzzi]], [[Luigi Tibiletti]], [[Carlo Fontana]], [[Pasquale Caporaletti]], [[Giacomo Sabbatini]], [[Luigi Zanetti]], [[Giuseppe Pellegrini]], [[Romeo Gentile]], [[Clemente Daglia]], [[Carlo Marchesi]], ecc), Severino Di Giovanni prosegue il suo attivismo anarchico. Di Giovanni è prevalentemente un [[anarchismo insurrezionalista|uomo d'azione]]: teorizza le rapine alle banche come mezzo di finanziamento e l'assalto alle centrali di polizia, dove notoriamente venivano torturati i comunisti e gli anarchici (a lui è pure attribuita una bomba al Consolato italiano a Buenos Aires che provocò diversi morti). Soprattutto durante il concitato periodo delle grandi manifestazioni di [[solidarietà]] a [[Sacco e Vanzetti]] si verificano alcune clamorose rapine e manifestazioni pratiche di [[azione diretta]]. La polizia argentina arresta una prima volta l'anarchico italiano quando, dagli spalti del teatro Colòn di Buenos Aires, lancia diversi volantini [[antifascismo|antifascisti]] in favore del deputato [[Giacomo Matteoti]], assassinato dal fascista Dumini, urlando: «Abbasso il fascismo!». Il volantino riportava il seguente testo:


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Diviso tra teoria e pratica DiGiovanni continua a compiere molte [[azione diretta|azioni dirette]], compresa la clamorosa uccisione di [[Emilio Lopez Arango]], direttore del giornale anarchico avversario «[[La protesta]]», che provoca l'isolamento del suo gruppo rispetto al movimento anarchico argentino. Il gruppo di Severino – dove militavano anche i due fratelli di [[América Josefina Scarfò|América]], [[Paulino Scarfò|Paulino]] e [[Alejandro Scarfò|Alejandro]] - continua rapinare banche e a colpire i simboli del [[Fascismo|fascismo]] italiano, anche se i suoi compagni cadono ad uno ad uno ([[Alejandro Scarfò]], fratello di América, fu arrestato e rinchiuso nel manicomio criminale di Vieytes).  
Diviso tra teoria e pratica DiGiovanni continua a compiere molte [[azione diretta|azioni dirette]], compresa la clamorosa uccisione di [[Emilio Lopez Arango]], direttore del giornale anarchico avversario «[[La protesta]]», che provoca l'isolamento del suo gruppo rispetto al movimento anarchico argentino. Il gruppo di Severino – dove militavano anche i due fratelli di [[América Josefina Scarfò|América]], [[Paulino Scarfò|Paulino]] e [[Alejandro Scarfò|Alejandro]] - continua rapinare banche e a colpire i simboli del [[Fascismo|fascismo]] italiano, anche se i suoi compagni cadono ad uno ad uno ([[Alejandro Scarfò]], fratello di América, fu arrestato e rinchiuso nel manicomio criminale di Vieytes).  


Il [[29 gennaio]] [[1931]] la tipografia di Severino viene circondata dalla polizia. I componenti del gruppo cercano di fuggire, uccidono due poliziotti ma alla fine Di Giovanni, sentendosi perduto, tenta invano il suicidio. Ormai moribondo Severino viene fermato dalla polizia e condotto velocemente in ospedale dove i medici gli "salvano" la vita, affinché sia poi lo [[Stato]] argentino a condannarlo a morte. Il [[1 febbraio|1° febbraio]] [[1931]], poche ore dopo il suo arresto, viene condannato alla fucilazione insieme di América [[Paulino Scarfò]] <ref name="América"> Prima di morire, Di Giovanni incontrò l'amata [[América Josefina Scarfò]], esortandola a studiare e a fondare una nuova casa editrice. Più tardi la Scarfò insegnò italiano all'Università di Buenos Aires, continuando a militare nel movimento anarchico. Nel [[1951]] giunse in [[Italia]] e si recò a Chieti alla ricerca dei parenti di Severino </ref>.
Il [[29 gennaio]] [[1931]] la tipografia di Severino viene circondata dalla polizia. I componenti del gruppo cercano di fuggire, uccidono due poliziotti ma alla fine Di Giovanni, sentendosi perduto, tenta invano il suicidio. Ormai moribondo Severino viene fermato dalla polizia e condotto velocemente in ospedale dove i medici gli "salvano" la vita, affinché sia poi lo [[Stato]] argentino a condannarlo a morte. Il [[1 febbraio|1° febbraio]] [[1931]], poche ore dopo il suo arresto, viene condannato alla fucilazione insieme di América [[Paulino Scarfò]] <ref name="América"> Prima di morire, Di Giovanni incontrò l'amata [[América Josefina Scarfò]], esortandola a studiare e a fondare una nuova casa editrice. Più tardi la Scarfò insegnò italiano all'Università di Buenos Aires, continuando a militare nel movimento anarchico. Nel [[1951]] giunse in [[Italia]] e si recò a Chieti alla ricerca dei parenti di Severino </ref>.


== I contrasti con il movimento anarchico ==
== I contrasti con il movimento anarchico ==
[[Image:Severino di Giovanni in court.jpg|thumb|250px|left|Severino Di Giovanni in un momento processuale]]
[[Image:Severino di Giovanni in court.jpg|thumb|250px|left|Severino Di Giovanni in un momento processuale]]
Le azioni di '''Severino Di Giovanni''' e della sua banda furono spesso mal sopportate dal movimento anarchico, sino addirittura arrivare al suo isolamento a causa di una serie di azioni ritenute eccessivamente cruente. Già dopo la bomba al consolato italiano di Buenos Aires - che essendo collocata all'ingresso dell'edificio determinò la morte di 9 persone, molte delle quali erano lì solo in attesa solo di un visto - gran parte degli [[Personalità anarchiche|anarchici]] espressero il loro sdegno. Successivamente, dopo l'attentato alla "National City Bank" (due morti e ventitré feriti), altre accuse furono rovesciate addosso a Di Giovanni e alla sua banda. Egli cercò di difendersi attraverso una serie di articoli pubblicati su «[[Il culmine]]» e attraverso una lettera all'«[[L'Adunata dei Refrattari]]» (organo degli [[anarco-individualismo|anarco-individualisti]] italiani negli [[USA|Stati Uniti]]), in cui chiedeva l'istituzione di una commissione anarchica internazionale che giudicasse i fatti. [[Luigi Fabbri]] e [[Vincenzo Capuana]] mostrarono attenzione ai suoi scritti, inducendo Di Giovanni a credere che si trattasse di una specie di assenso alle sue azioni.  
Le azioni di '''Severino Di Giovanni''' e della sua banda furono spesso mal sopportate dal movimento anarchico, sino addirittura arrivare al suo isolamento a causa di una serie di azioni ritenute eccessivamente cruente. Già dopo la bomba al consolato italiano di Buenos Aires - che essendo collocata all'ingresso dell'edificio determinò la morte di 9 persone, molte delle quali erano lì solo in attesa solo di un visto - gran parte degli [[Personalità anarchiche|anarchici]] espressero il loro sdegno. Successivamente, dopo l'attentato alla "National City Bank" (due morti e ventitré feriti), altre accuse furono rovesciate addosso a Di Giovanni e alla sua banda. Egli cercò di difendersi attraverso una serie di articoli pubblicati su «[[Il culmine]]» e attraverso una lettera all'«[[L'Adunata dei Refrattari]]» (organo degli [[anarco-individualismo|anarco-individualisti]] italiani negli [[USA|Stati Uniti]]), in cui chiedeva l'istituzione di una commissione anarchica internazionale che giudicasse i fatti. [[Luigi Fabbri]] e [[Vincenzo Capuana]] mostrarono attenzione ai suoi scritti, inducendo Di Giovanni a credere che si trattasse di una specie di assenso alle sue azioni.  


I successivi attentati - una bomba ai danni di una cattedrale (un morto), una bomba fu collocata in un bastimento insieme a [[Buenaventura Durruti]] (esule in Argentina durante quegli anni) e infine l'uccisione del compagno anarchico [[Emilio Lopez Arango]], nuovo direttore del giornale anarchico avversario «[[La protesta]]», determinarono il totale isolamento di Severino Di Giovanni e della sua banda.
I successivi attentati - una bomba ai danni di una cattedrale (un morto), una bomba fu collocata in un bastimento insieme a [[Buenaventura Durruti]] (esule in Argentina durante quegli anni) e infine l'uccisione del compagno anarchico [[Emilio Lopez Arango]], nuovo direttore del giornale anarchico avversario «[[La protesta]]», determinarono il totale isolamento di Severino Di Giovanni e della sua banda.