Nella Giacomelli: differenze tra le versioni

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Terminata l'esperienza de «La Protesta Umana», che cessa le pubblicazioni nel [[1909]], vive in una sorta di isolamento, che nel [[1915]] la porta a scrivere a [[Cesare Agostinelli]]: «Da vari anni, vivo appartata e ho tagliato, si può dire, i ponti fra me e i compagni. Non vado più alle loro riunioni, né loro vengono da me [...] Il fatto vergognoso di Schicchi, mi ha addirittura messo in un tale allarme contro i compagni, che io temo sempre d'imbattermi in qualche farabutto».
Terminata l'esperienza de «La Protesta Umana», che cessa le pubblicazioni nel [[1909]], vive in una sorta di isolamento, che nel [[1915]] la porta a scrivere a [[Cesare Agostinelli]]: «Da vari anni, vivo appartata e ho tagliato, si può dire, i ponti fra me e i compagni. Non vado più alle loro riunioni, né loro vengono da me [...] Il fatto vergognoso di Schicchi, mi ha addirittura messo in un tale allarme contro i compagni, che io temo sempre d'imbattermi in qualche farabutto».


In prossimità  della guerra, e dopo gli eventi insurrezionali della [[settimana rossa]], Nella Giacomelli, dietro il nuovo pseudonimo "Petit Jardin", critica le pozioni guerrafondaie di alcuni [[Personalità  anarchiche|anarchici]] (tra cui l'amico Gigli), ribadendo la vocazione [[internazionalismo|internazionalista]] degli anarchici. In questo periodo, pur mantenendo le sue peculiarità  antiorganizzatrici, si avvicina agli organizzatori, come testimoniano le sue relazioni epistolari con [[Cesare Agostinelli]] e [[Luigi Fabbri]], e esprime sui giornali «Volontà » e «Abbasso la guerra!» le sue posizioni di pacifismo intransigente, che rifiuta la difesa della "patria" anche in caso di invasione straniera.  
In prossimità  della guerra, e dopo gli eventi insurrezionali della [[settimana rossa]], Nella Giacomelli, dietro il nuovo pseudonimo "Petit Jardin", critica le pozioni guerrafondaie di alcuni [[Personalità  anarchiche|anarchici]] (tra cui l'amico Gigli), ribadendo la vocazione [[internazionalismo|internazionalista]] degli anarchici. In questo periodo, pur mantenendo le sue peculiarità  antiorganizzatrici, si avvicina agli organizzatori, come testimoniano le sue relazioni epistolari con [[Cesare Agostinelli]] e [[Luigi Fabbri]], e esprime sui giornali «Volontà» e «Abbasso la guerra!» le sue posizioni di pacifismo intransigente, che rifiuta la difesa della "patria" anche in caso di invasione straniera.  


Durante il conflitto bellico è arrestata nel [[1916]] in piazza del Duomo (Milano) a causa di un tentativo dimostrativo [[antimilitarismo|antimilitarista]]. L'intercettazione di una sua lettera (firmata "Ireos") e di un manifesto [[antimilitarismo|antimilitarista]] che incita le donne a manifestare contro la guerra il [[1 maggio|1° maggio]] [[1916]] le costa il “rimpatrio” a Lodi, trasformato poi in diffida «da ogni forma di propaganda contro la guerra».  
Durante il conflitto bellico è arrestata nel [[1916]] in piazza del Duomo (Milano) a causa di un tentativo dimostrativo [[antimilitarismo|antimilitarista]]. L'intercettazione di una sua lettera (firmata "Ireos") e di un manifesto [[antimilitarismo|antimilitarista]] che incita le donne a manifestare contro la guerra il [[1 maggio|1° maggio]] [[1916]] le costa il “rimpatrio” a Lodi, trasformato poi in diffida «da ogni forma di propaganda contro la guerra».  
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Nel [[1919]] si ributta a capofitto nell'attivismo anarchico partecipando con il solito Molinari (ufficialmente come sua sorella) al convegno fiorentino dell'[[Unione Comunista Anarchica Italiana]]. Con la frequentazione di figure come [[Mario Senigalliesi]] ed [[Emilio Spinaci]], in quell'anno nasce l'idea della pubblicazione di un quotidiano anarchico, [[Umanità  Nova]], che la porterà  entusiasticamente a scrivere:
Nel [[1919]] si ributta a capofitto nell'attivismo anarchico partecipando con il solito Molinari (ufficialmente come sua sorella) al convegno fiorentino dell'[[Unione Comunista Anarchica Italiana]]. Con la frequentazione di figure come [[Mario Senigalliesi]] ed [[Emilio Spinaci]], in quell'anno nasce l'idea della pubblicazione di un quotidiano anarchico, [[Umanità  Nova]], che la porterà  entusiasticamente a scrivere:


: «Umanità  Nova, meta suprema di tutte le nostre lotte e dei nostri dolori, noi ti adottiamo come simbolo luminoso d'una visione vivente, e ti innanziamo al di sopra di tutte le folle, verso tutti i cuori, faro e bandiera di luce e libertà » («Iconoclasta», [[25 luglio]], Pistoia) .
: «Umanità  Nova, meta suprema di tutte le nostre lotte e dei nostri dolori, noi ti adottiamo come simbolo luminoso d'una visione vivente, e ti innanziamo al di sopra di tutte le folle, verso tutti i cuori, faro e bandiera di luce e libertà» («Iconoclasta», [[25 luglio]], Pistoia) .


Il progetto di [[Umanità  Nova]] fornisce a Nella nuovo entusiasmo: stringe rapporti epistolari con [[Malatesta]] e quando questi alla fine del [[1919]] sbarcherà  a Taranto di rientro dall'esilio inglese, sarà  proprio a Nella Giacomelli che [[Errico Malatesta]] telegraferà. Sul primo numero del nuovo [[stampa anarchica|giornale]] annuncia ironicamente la morte di “Petit Jardin” <ref name="petit">''Sulla tomba di Petiti Jardin'', 26-27 febbraio 1920</ref>, i suoi scritti sono dapprima quotidiani e poi via via sempre più radi e intrisi di un pessimismo che sembra nuovamente far breccia nel suo animo. Auspica non la [[rivoluzione]], ma la fine del mondo, scettica com'è sulla possibilità  che gli esseri umani possano finalmente cambiare <ref name="permettete">''Permettete'', 1 marzo 1920</ref>. È critica con il movimento anarchico, convinta com'é che «si creano dei ribelli ma non si formano degli anarchici», non ponendo quindi le basi per la costituzione di una società  veramente libertaria.  
Il progetto di [[Umanità  Nova]] fornisce a Nella nuovo entusiasmo: stringe rapporti epistolari con [[Malatesta]] e quando questi alla fine del [[1919]] sbarcherà  a Taranto di rientro dall'esilio inglese, sarà  proprio a Nella Giacomelli che [[Errico Malatesta]] telegraferà. Sul primo numero del nuovo [[stampa anarchica|giornale]] annuncia ironicamente la morte di “Petit Jardin” <ref name="petit">''Sulla tomba di Petiti Jardin'', 26-27 febbraio 1920</ref>, i suoi scritti sono dapprima quotidiani e poi via via sempre più radi e intrisi di un pessimismo che sembra nuovamente far breccia nel suo animo. Auspica non la [[rivoluzione]], ma la fine del mondo, scettica com'è sulla possibilità  che gli esseri umani possano finalmente cambiare <ref name="permettete">''Permettete'', 1 marzo 1920</ref>. È critica con il movimento anarchico, convinta com'é che «si creano dei ribelli ma non si formano degli anarchici», non ponendo quindi le basi per la costituzione di una società  veramente libertaria.