Cara ecologia (di Murray Bookchin): differenze tra le versioni

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Sono convinto che il mio lavoro e la mia esperienza in tutti i campi dell'impegno ecologico avrebbero scarso significato, se si limitassero ai problemi in sé, per quanto ciascuno di essi sia importante. Dire "NO" al nucleare, o agli additivi alimentari, all'industrializzazione dell'agricoltura, alla bomba atomica non è sufficiente, se limitiamo il nostro orizzonte affrontando isolatamente ciascun problema. È ugualmente importante individuare e svelare le cause sociali, i valori e i rapporti inumani che hanno portato alla creazione di un pianeta già  profondamente intriso di veleni.
Sono convinto che il mio lavoro e la mia esperienza in tutti i campi dell'impegno ecologico avrebbero scarso significato, se si limitassero ai problemi in sé, per quanto ciascuno di essi sia importante. Dire "NO" al nucleare, o agli additivi alimentari, all'industrializzazione dell'agricoltura, alla bomba atomica non è sufficiente, se limitiamo il nostro orizzonte affrontando isolatamente ciascun problema. È ugualmente importante individuare e svelare le cause sociali, i valori e i rapporti inumani che hanno portato alla creazione di un pianeta già  profondamente intriso di veleni.
Ho sempre pensato che ecologia fosse sinonimo di ecologia sociale e perciò ho sempre nutrito la convinzione che la stessa idea di dominare la natura derivi dalla dominazione dell'uomo sull'uomo, o dell'uomo sulla donna, del vecchio sul giovane, di un gruppo etnico su un altro, dello stato sulla società , della burocrazia sull'individuo, così come di una classe economica su un'altra e dei colonizzatori sui colonizzati. A mio avviso, l'ecologia sociale deve iniziare la lotta per la libertà  non solo in fabbrica, ma anche nella famiglia; non solo nell'economia, ma anche nella psiche; non solo nelle condizioni materiali di vita, ma anche in quelle spirituali. Se non interverremo modificando anche i rapporti molecolari all'interno della società  - e cioè quelli tra uomo e donna, tra adulti e bambini, tra gruppi razziali diversi, tra etero ed omosessuali (l'elenco potrebbe continuare a lungo) - il problema della dominazione resterà  immutato anche in una forma sociale "senza classi" e "senza sfruttamento". E la società  sarebbe intrisa di gerarchismo anche se celebrasse i dubbi valori della "democrazia popolare", del "socialismo" e della "proprietà  collettiva" delle "risorse naturali". Finché durerà  la gerarchia e finché la dominazione organizzerà  l'umanità  in un sistema elitario, l'obiettivo del dominio sulla natura non verrà  mai abbandonato e condurrà  inevitabilmente il pianeta all'estinzione ecologica.
Ho sempre pensato che ecologia fosse sinonimo di ecologia sociale e perciò ho sempre nutrito la convinzione che la stessa idea di dominare la natura derivi dalla dominazione dell'uomo sull'uomo, o dell'uomo sulla donna, del vecchio sul giovane, di un gruppo etnico su un altro, dello stato sulla società, della burocrazia sull'individuo, così come di una classe economica su un'altra e dei colonizzatori sui colonizzati. A mio avviso, l'ecologia sociale deve iniziare la lotta per la libertà  non solo in fabbrica, ma anche nella famiglia; non solo nell'economia, ma anche nella psiche; non solo nelle condizioni materiali di vita, ma anche in quelle spirituali. Se non interverremo modificando anche i rapporti molecolari all'interno della società  - e cioè quelli tra uomo e donna, tra adulti e bambini, tra gruppi razziali diversi, tra etero ed omosessuali (l'elenco potrebbe continuare a lungo) - il problema della dominazione resterà  immutato anche in una forma sociale "senza classi" e "senza sfruttamento". E la società  sarebbe intrisa di gerarchismo anche se celebrasse i dubbi valori della "democrazia popolare", del "socialismo" e della "proprietà  collettiva" delle "risorse naturali". Finché durerà  la gerarchia e finché la dominazione organizzerà  l'umanità  in un sistema elitario, l'obiettivo del dominio sulla natura non verrà  mai abbandonato e condurrà  inevitabilmente il pianeta all'estinzione ecologica.


Il nuovo movimento delle donne, ancor più della controcultura, della crociata per una tecnologia "appropriata" e del movimento antinucleare (dal quale escluderei però la frangia dell'"Earth Day", con le sue sortite repulistiche) mira al cuore della dominazione gerarchica che alimenta la nostra crisi ecologica. Il movimento ecologico potrà  realizzare tutta la sua ricca e multiforme potenzialità  di trasformazione della società  antiecologica e dei suoi valori solo se la controcultura, il movimento per una tecnologia alternativa e il movimento antinucleare si fonderanno sulla sensibilità  e sulle strutture non-gerarchiche che risultano soprattutto evidenti nelle tendenze veramente rivoluzionarie del femminismo. Infine, il movimento ecologico potrà  conservare intatta la sua funzione di espressione di un nuovo equilibrio tra uomo e natura e il suo obiettivo di una società  veramente ecologica solo se coltiverà  coscientemente una sensibilità , una struttura e una strategia per la trasformazione sociale non-gerarchica e aliene dal concetto di dominazione.
Il nuovo movimento delle donne, ancor più della controcultura, della crociata per una tecnologia "appropriata" e del movimento antinucleare (dal quale escluderei però la frangia dell'"Earth Day", con le sue sortite repulistiche) mira al cuore della dominazione gerarchica che alimenta la nostra crisi ecologica. Il movimento ecologico potrà  realizzare tutta la sua ricca e multiforme potenzialità  di trasformazione della società  antiecologica e dei suoi valori solo se la controcultura, il movimento per una tecnologia alternativa e il movimento antinucleare si fonderanno sulla sensibilità  e sulle strutture non-gerarchiche che risultano soprattutto evidenti nelle tendenze veramente rivoluzionarie del femminismo. Infine, il movimento ecologico potrà  conservare intatta la sua funzione di espressione di un nuovo equilibrio tra uomo e natura e il suo obiettivo di una società  veramente ecologica solo se coltiverà  coscientemente una sensibilità, una struttura e una strategia per la trasformazione sociale non-gerarchica e aliene dal concetto di dominazione.


Oggi questa funzione e questo obiettivo sono seriamente minacciati. L'ecologia è diventata una disciplina alla moda, direi quasi bizzarra, e la frivola popolarità  di cui gode ha fatto nascere un nuovo tipo di maniaco dell'ambiente. Da una prospettiva e da un movimento che perlomeno facevano sperare nella possibilità  di una lotta contro la gerarchia e la dominazione è nata una forma di ambientalismo fondato non sulla volontà  di modificare le istituzioni, i rapporti sociali, le tecnologie e i valori esistenti, bensì sulla volontà  di rabberciarli alla meglio. In questo senso uso il termine "ambientalismo" per significare un fenomeno in contrasto con l'ecologia, e in particolare con l'ecologia sociale. Mentre l'ecologia sociale mira all'eliminazione del concetto della dominazione dell'uomo sulla natura attraverso l'eliminazione della dominazione dell'uomo sull'uomo, l'ambientalismo è il riflesso di una sensibilità  "strumentale" o tecnica, che considera la natura un semplice habitat passivo, un agglomerato di forze e di oggetti esterni, e si pone il fine di renderla più "utile" all'uomo, senza curarsi troppo di quale uso egli intenda farne. Di fatto, l'ambientalismo si riduce a mera ingegneria ambientale, e non affronta il problema cruciale della società  in cui viviamo: la volontà  dell'uomo di dominare la natura. Al contrario, mira a rendere più facile questa dominazione eliminando i rischi che essa potrebbe comportare. Gli stessi concetti di gerarchia e di dominazione sfumano dinnanzi all'enfasi tecnicistica posta sulla ricerca di fonti energetiche "alternative", cioè sui progetti strutturali per il "risparmio" di energia; dinnanzi ai modi di vita "semplici" che si identificano con i "limiti alla crescita" e che rappresentano ormai a buon diritto un'industria enormemente crescente - infine, naturalmente, dinanzi al proliferare dei candidati "ecologisti" alle elezioni politiche e addirittura dei partiti "ecologici", il cui scopo non è solo quello di dominare la natura, ma anche quello di indirizzare l'opinione pubblica sui binari di un atteggiamento accomodante nei confronti del sistema sociale esistente.
Oggi questa funzione e questo obiettivo sono seriamente minacciati. L'ecologia è diventata una disciplina alla moda, direi quasi bizzarra, e la frivola popolarità  di cui gode ha fatto nascere un nuovo tipo di maniaco dell'ambiente. Da una prospettiva e da un movimento che perlomeno facevano sperare nella possibilità  di una lotta contro la gerarchia e la dominazione è nata una forma di ambientalismo fondato non sulla volontà  di modificare le istituzioni, i rapporti sociali, le tecnologie e i valori esistenti, bensì sulla volontà  di rabberciarli alla meglio. In questo senso uso il termine "ambientalismo" per significare un fenomeno in contrasto con l'ecologia, e in particolare con l'ecologia sociale. Mentre l'ecologia sociale mira all'eliminazione del concetto della dominazione dell'uomo sulla natura attraverso l'eliminazione della dominazione dell'uomo sull'uomo, l'ambientalismo è il riflesso di una sensibilità  "strumentale" o tecnica, che considera la natura un semplice habitat passivo, un agglomerato di forze e di oggetti esterni, e si pone il fine di renderla più "utile" all'uomo, senza curarsi troppo di quale uso egli intenda farne. Di fatto, l'ambientalismo si riduce a mera ingegneria ambientale, e non affronta il problema cruciale della società  in cui viviamo: la volontà  dell'uomo di dominare la natura. Al contrario, mira a rendere più facile questa dominazione eliminando i rischi che essa potrebbe comportare. Gli stessi concetti di gerarchia e di dominazione sfumano dinnanzi all'enfasi tecnicistica posta sulla ricerca di fonti energetiche "alternative", cioè sui progetti strutturali per il "risparmio" di energia; dinnanzi ai modi di vita "semplici" che si identificano con i "limiti alla crescita" e che rappresentano ormai a buon diritto un'industria enormemente crescente - infine, naturalmente, dinanzi al proliferare dei candidati "ecologisti" alle elezioni politiche e addirittura dei partiti "ecologici", il cui scopo non è solo quello di dominare la natura, ma anche quello di indirizzare l'opinione pubblica sui binari di un atteggiamento accomodante nei confronti del sistema sociale esistente.
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In tutti questi casi, i connotati radicali di una società  decentralizzata fondata sull'uso di tecnologie alternative e su un saldo tessuto comunitario vengono cinicamente e astutamente asserviti alla sensibilità  tecnocratica, dei "rivoluzionari manageriali" e degli opportunisti che mirano alla carriera politica. Il pericolo più grave è rappresentato dall'incapacità  di molti idealisti di affrontare i grandi problemi sociali nei termini che sono loro propri - di riconoscere l'evidente incompatibilità  di obbiettivi in profondo contrasto gli uni con gli altri, di obiettivi che non possono necessariamente coesistere senza consegnare il movimento ecologico nelle mani dei suoi peggiori nemici. Spesso, purtroppo, questi nemici sono quei "leaders" e quei "fondatori" del movimento, i quali hanno cercato di manipolarlo per renderlo conforme a quel sistema e a quelle ideologie che impediscono ogni forma di riconciliazione sociale o ecologica nella forma di una società  ecologica.
In tutti questi casi, i connotati radicali di una società  decentralizzata fondata sull'uso di tecnologie alternative e su un saldo tessuto comunitario vengono cinicamente e astutamente asserviti alla sensibilità  tecnocratica, dei "rivoluzionari manageriali" e degli opportunisti che mirano alla carriera politica. Il pericolo più grave è rappresentato dall'incapacità  di molti idealisti di affrontare i grandi problemi sociali nei termini che sono loro propri - di riconoscere l'evidente incompatibilità  di obbiettivi in profondo contrasto gli uni con gli altri, di obiettivi che non possono necessariamente coesistere senza consegnare il movimento ecologico nelle mani dei suoi peggiori nemici. Spesso, purtroppo, questi nemici sono quei "leaders" e quei "fondatori" del movimento, i quali hanno cercato di manipolarlo per renderlo conforme a quel sistema e a quelle ideologie che impediscono ogni forma di riconciliazione sociale o ecologica nella forma di una società  ecologica.


Il fascino dell'"influenza", della "politica istituzionale", dell'"efficacia" dimostra in modo lampante la mancanza di coerenza e di consapevolezza che affligge il movimento ecologico dei giorni nostri. I gruppi di affinità , la democrazia diretta e l'azione diretta potranno difficilmente essere allettanti - o, se è per questo, neppure comprensibili - ai milioni di individui che passano la vita in solitudine nei bar e nelle discoteche. Quel che è tragico è che questi milioni di individui hanno delegato il loro potere sociale, anzi hanno ceduto la loro personalità , a politicanti e burocrati che vivono in una dimensione di obbedienza e di comando nella quale loro, gli individui, sono normalmente tenuti a giocare un ruolo subordinato. Eppure è proprio questa la causa più immediata della crisi ecologica che affligge il nostro tempo - una causa che ha la sua origine storica nella società  mercantile che ci sommerge. Chiedere a coloro che sono privi di potere di riconquistare il controllo sulla loro esistenza è anche più importante che installare un collettore solare, complicato, costoso e spesso incomprensibile, sul tetto della casa in cui abitano. Finché costoro non riacquisteranno un senso di potere sulla vita, finché non creeranno un sistema autonomo di gestione in contrapposizione a quello gerarchico attuale, finché non troveranno nuovi valori ecologici con i quali sostituire i valori sociali del sistema dominante - un processo, questo, che i collettori solari, i mulini a vento e l'orticoltura possono facilitare, ma non rimpiazzare - nessuna trasformazione sociale potrà  instaurare un nuovo equilibrio con il mondo naturale.
Il fascino dell'"influenza", della "politica istituzionale", dell'"efficacia" dimostra in modo lampante la mancanza di coerenza e di consapevolezza che affligge il movimento ecologico dei giorni nostri. I gruppi di affinità, la democrazia diretta e l'azione diretta potranno difficilmente essere allettanti - o, se è per questo, neppure comprensibili - ai milioni di individui che passano la vita in solitudine nei bar e nelle discoteche. Quel che è tragico è che questi milioni di individui hanno delegato il loro potere sociale, anzi hanno ceduto la loro personalità, a politicanti e burocrati che vivono in una dimensione di obbedienza e di comando nella quale loro, gli individui, sono normalmente tenuti a giocare un ruolo subordinato. Eppure è proprio questa la causa più immediata della crisi ecologica che affligge il nostro tempo - una causa che ha la sua origine storica nella società  mercantile che ci sommerge. Chiedere a coloro che sono privi di potere di riconquistare il controllo sulla loro esistenza è anche più importante che installare un collettore solare, complicato, costoso e spesso incomprensibile, sul tetto della casa in cui abitano. Finché costoro non riacquisteranno un senso di potere sulla vita, finché non creeranno un sistema autonomo di gestione in contrapposizione a quello gerarchico attuale, finché non troveranno nuovi valori ecologici con i quali sostituire i valori sociali del sistema dominante - un processo, questo, che i collettori solari, i mulini a vento e l'orticoltura possono facilitare, ma non rimpiazzare - nessuna trasformazione sociale potrà  instaurare un nuovo equilibrio con il mondo naturale.
Ovviamente, coloro che sono privi di potere non saranno propensi ad accettare, in situazioni normali, i gruppi di affinità , la democrazia diretta e l'azione diretta. Tuttavia, il fatto che essi nutrano impulsi basilari tali da determinare una elevata suscettibilità  nei confronti di queste forme e di queste attività  - fatto che non manca mai di sorprendere i "rivoluzionari manageriali" in periodi di crisi e di conflitto - esprime una potenzialità  che deve ancora essere pienamente valutata, compresa e resa intellettualmente coerente mediante un paziente lavoro di educazione e con un continuo ricorso all'esemplificazione. Ed è precisamente questa educazione e questa esemplificazione che certi gruppi femministi e anti-nucleari hanno cominciato a fornire.
Ovviamente, coloro che sono privi di potere non saranno propensi ad accettare, in situazioni normali, i gruppi di affinità, la democrazia diretta e l'azione diretta. Tuttavia, il fatto che essi nutrano impulsi basilari tali da determinare una elevata suscettibilità  nei confronti di queste forme e di queste attività  - fatto che non manca mai di sorprendere i "rivoluzionari manageriali" in periodi di crisi e di conflitto - esprime una potenzialità  che deve ancora essere pienamente valutata, compresa e resa intellettualmente coerente mediante un paziente lavoro di educazione e con un continuo ricorso all'esemplificazione. Ed è precisamente questa educazione e questa esemplificazione che certi gruppi femministi e anti-nucleari hanno cominciato a fornire.


Il carattere più sorprendentemente reazionario del tecnicismo e della politica elettorale dei tecnocrati ambientalisti e dei "rivoluzionari manageriali" di oggi è insito nel tentativo di ricreare, nel nome di una via "dolce" all'energia, di una "decentralizzazione" del tutto speciosa e di strutture partitiche intrinsecamente gerarchiche, le forme e le abitudini peggiori che incrementano nell'opinione pubblica americana la passività , l'obbedienza e la vulnerabilità  nei confronti dei mass-media. La politica pubblicistica di Brown, di Hayden, di Commoner e dei "fondatori" della Clamshell come Wasserman e Lovejoy, così come le recenti, enormi manifestazioni a Washington e a New York, non educano cittadini: allevano masse. Le masse, infatti, sono sempre l'oggetto manipolato dai mass-media, sia quando li usa la Exxon, sia quando li usano la CED (Campaign for Economic Democracy), il Citizen's Party o la MUSE. L'ecologia viene usata contro ogni sensibilità  ecologica, contro ogni forma di organizzazione o pratica ecologica per "conquistare" gruppi sempre più vasti, non per educare. Il terrore dell'"isolamento", della "futilità ", dell'"inefficacia" genera una nuova forma di isolamento, di futilità  e di inefficacia: l'abdicazione dagli ideali dagli obiettivi basilari e fondamentali. Il prezzo della conquista del "potere" è la perdita dell'unico potere del quale realmente disponiamo per trasformare questa società folle e malata: quello della nostra integrità , dei nostri principi, dei nostri ideali. Tutto ciò potrà  fare la fortuna di chi usa i problemi ecologici per dare la scalata al prestigio e al potere, ma potrà  essere la tomba di un movimento che coltivava l'ideale di un mondo nuovo, nel quale le masse si tramutino in individui, nel quale le risorse naturali si tramutino in natura e nel quale entrambe queste entità  godano del rispetto dovuto alla loro unicità  e spiritualità .
Il carattere più sorprendentemente reazionario del tecnicismo e della politica elettorale dei tecnocrati ambientalisti e dei "rivoluzionari manageriali" di oggi è insito nel tentativo di ricreare, nel nome di una via "dolce" all'energia, di una "decentralizzazione" del tutto speciosa e di strutture partitiche intrinsecamente gerarchiche, le forme e le abitudini peggiori che incrementano nell'opinione pubblica americana la passività, l'obbedienza e la vulnerabilità  nei confronti dei mass-media. La politica pubblicistica di Brown, di Hayden, di Commoner e dei "fondatori" della Clamshell come Wasserman e Lovejoy, così come le recenti, enormi manifestazioni a Washington e a New York, non educano cittadini: allevano masse. Le masse, infatti, sono sempre l'oggetto manipolato dai mass-media, sia quando li usa la Exxon, sia quando li usano la CED (Campaign for Economic Democracy), il Citizen's Party o la MUSE. L'ecologia viene usata contro ogni sensibilità  ecologica, contro ogni forma di organizzazione o pratica ecologica per "conquistare" gruppi sempre più vasti, non per educare. Il terrore dell'"isolamento", della "futilità ", dell'"inefficacia" genera una nuova forma di isolamento, di futilità  e di inefficacia: l'abdicazione dagli ideali dagli obiettivi basilari e fondamentali. Il prezzo della conquista del "potere" è la perdita dell'unico potere del quale realmente disponiamo per trasformare questa società folle e malata: quello della nostra integrità, dei nostri principi, dei nostri ideali. Tutto ciò potrà  fare la fortuna di chi usa i problemi ecologici per dare la scalata al prestigio e al potere, ma potrà  essere la tomba di un movimento che coltivava l'ideale di un mondo nuovo, nel quale le masse si tramutino in individui, nel quale le risorse naturali si tramutino in natura e nel quale entrambe queste entità  godano del rispetto dovuto alla loro unicità  e spiritualità .


===L'ecologia sociale===
===L'ecologia sociale===


Un nuovo movimento femminista orientato in senso ecologico sta nascendo e i gruppi anti-nucleari non sono ancora scomparsi. La fusione di entrambi con altri movimenti che probabilmente emergeranno dalle svariate crisi che funestano la nostra epoca potrà  inaugurare uno dei decenni più esaltanti e libertari del secolo. Il problema ecologico non deve essere separato dal sessismo, dal problema degli anziani, dall'oppressione razziale, dalla "crisi energetica", dal problema del potere delle corporazioni, dalla medicina tradizionale, dalla manipolazione burocratica, dalla coscrizione, dal militarismo, dalla degradazione urbana, dal centralismo politico. I denominatori comuni di tutti questi problemi, e il bersaglio principale di una ecologia sociale radicale, sono la gerarchia e la dominazione.
Un nuovo movimento femminista orientato in senso ecologico sta nascendo e i gruppi anti-nucleari non sono ancora scomparsi. La fusione di entrambi con altri movimenti che probabilmente emergeranno dalle svariate crisi che funestano la nostra epoca potrà  inaugurare uno dei decenni più esaltanti e libertari del secolo. Il problema ecologico non deve essere separato dal sessismo, dal problema degli anziani, dall'oppressione razziale, dalla "crisi energetica", dal problema del potere delle corporazioni, dalla medicina tradizionale, dalla manipolazione burocratica, dalla coscrizione, dal militarismo, dalla degradazione urbana, dal centralismo politico. I denominatori comuni di tutti questi problemi, e il bersaglio principale di una ecologia sociale radicale, sono la gerarchia e la dominazione.
Credo sia necessario che tutti coloro che militano nel movimento ecologico decidano una volta per tutte: gli anni '80 saranno ancora vissuti all'insegna dell'ideale visionario di un futuro ecologico fondato sull'impegno libertario verso la decentralizzazione, la tecnologia alternativa, i gruppi di affinità , la democrazia diretta, l'azione diretta, oppure saranno contrassegnati da un angoscioso regresso nell'oscurantismo ideologico e nella "politica istituzionale", che mira al "potere" e all'"efficacia" conservando quelle stesse istituzioni che dovrebbe distruggere? Il movimento cercherà  di aggregare "vasti gruppi" del tutto fittizi, imitando quelle stesse forme di manipolazione di massa e usando quegli stessi mass-media e quella stessa cultura di massa che dichiarava di aborrire? Le due vie sono incompatibili.
Credo sia necessario che tutti coloro che militano nel movimento ecologico decidano una volta per tutte: gli anni '80 saranno ancora vissuti all'insegna dell'ideale visionario di un futuro ecologico fondato sull'impegno libertario verso la decentralizzazione, la tecnologia alternativa, i gruppi di affinità, la democrazia diretta, l'azione diretta, oppure saranno contrassegnati da un angoscioso regresso nell'oscurantismo ideologico e nella "politica istituzionale", che mira al "potere" e all'"efficacia" conservando quelle stesse istituzioni che dovrebbe distruggere? Il movimento cercherà  di aggregare "vasti gruppi" del tutto fittizi, imitando quelle stesse forme di manipolazione di massa e usando quegli stessi mass-media e quella stessa cultura di massa che dichiarava di aborrire? Le due vie sono incompatibili.


Il nostro uso dei "media", le nostre azioni e mobilitazioni devono stimolare la mente e lo spirito, non fondarsi su riflessi condizionati e su tattiche d'urto che non lasciano spazio alla ragione e all'umanità . In ogni caso, è giunto il momento di scegliere, e bisogna farlo ora, prima che il movimento assuma il carattere di un'istituzione e diventi una semplice appendice del sistema la cui struttura e i cui metodi vuole contrastare. E la scelta dev'essere definitiva e consapevole, altrimenti non solo questo decennio, ma tutto il secolo sarà  perduto.
Il nostro uso dei "media", le nostre azioni e mobilitazioni devono stimolare la mente e lo spirito, non fondarsi su riflessi condizionati e su tattiche d'urto che non lasciano spazio alla ragione e all'umanità . In ogni caso, è giunto il momento di scegliere, e bisogna farlo ora, prima che il movimento assuma il carattere di un'istituzione e diventi una semplice appendice del sistema la cui struttura e i cui metodi vuole contrastare. E la scelta dev'essere definitiva e consapevole, altrimenti non solo questo decennio, ma tutto il secolo sarà  perduto.