La Comune di Parigi (1871): differenze tra le versioni

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Il problema del pagamento delle cambiali in scadenza, problema particolarmente sentito da artigiani e piccoli commercianti messi in difficoltà  dal crollo dei consumi verificatosi durante l'assedio, fu preso in considerazione dal [[19 marzo]] con l'emanazione di un decreto di rinvio delle scadenze, e il [[18 aprile]] fu stabilito che i pagamenti dovevano essere effettuati dal [[15 luglio]], in tre anni e senza interessi.   
Il problema del pagamento delle cambiali in scadenza, problema particolarmente sentito da artigiani e piccoli commercianti messi in difficoltà  dal crollo dei consumi verificatosi durante l'assedio, fu preso in considerazione dal [[19 marzo]] con l'emanazione di un decreto di rinvio delle scadenze, e il [[18 aprile]] fu stabilito che i pagamenti dovevano essere effettuati dal [[15 luglio]], in tre anni e senza interessi.   


Quello del pignoramento degli oggetti depositati al Monte di Pietà  era un altro problema che assillava gran parte della popolazione che, vivendo in generale povertà , era usa impegnare le poche cose di valore nei momenti di particolare difficoltà . Il direttore del Monte di Pietà  aveva annunciato, il [[20 marzo]], la vendita all'asta, a partire dal [[1° aprile]], degli oggetti pignorati. Sulla questione ci furono delle divisioni tra coloro che volevano abolire immediatamente i Monti di Pietà  ?? sia per l'immoralità  del principio che li regge, sia per l'assoluta inefficacia del loro funzionamento economico »,<ref>''Journal officiel'', 1° maggio 1871.</ref> e chi, come il proudhoniano [[Francis Jourde]], rilevava come « distruggere il Monte di Pietà  sarebbe attentare alla proprietà , cosa che non abbiamo mai fatto ». Dopo un decreto di sospensione delle aste emanato il [[29 marzo]], fu deciso il [[7 maggio]] di concedere la restituzione gratuita degli oggetti impegnati di prima necessità  di un valore pari o inferiore ai 20 franchi: la Comune si assumeva l'onere di rimborsare il Monte, per una spesa che superava i 300.000 franchi.   
Quello del pignoramento degli oggetti depositati al Monte di Pietà  era un altro problema che assillava gran parte della popolazione che, vivendo in generale povertà , era usa impegnare le poche cose di valore nei momenti di particolare difficoltà . Il direttore del Monte di Pietà  aveva annunciato, il [[20 marzo]], la vendita all'asta, a partire dal [[1° aprile]], degli oggetti pignorati. Sulla questione ci furono delle divisioni tra coloro che volevano abolire immediatamente i Monti di Pietà sia per l'immoralità del principio che li regge, sia per l'assoluta inefficacia del loro funzionamento economico »,<ref>''Journal officiel'', 1° maggio 1871.</ref> e chi, come il proudhoniano [[Francis Jourde]], rilevava come « distruggere il Monte di Pietà  sarebbe attentare alla proprietà , cosa che non abbiamo mai fatto ». Dopo un decreto di sospensione delle aste emanato il [[29 marzo]], fu deciso il [[7 maggio]] di concedere la restituzione gratuita degli oggetti impegnati di prima necessità  di un valore pari o inferiore ai 20 franchi: la Comune si assumeva l'onere di rimborsare il Monte, per una spesa che superava i 300.000 franchi.   


Per affrontare il problema della disoccupazione, aumentata a seguito della fuga da Parigi dei proprietari di aziende grandi e piccole, il [[16 aprile]] la commissione lavoro istituisce una commissione d'inchiesta, a cura delle camere sindacali, che faccia un elenco delle officine inattive, inventari i loro beni e provveda a costituire cooperative di lavoratori che ne prendano possesso. Un tribunale arbitrale avrebbe poi commisurato l'entità  degli indennizzi spettanti ai proprietari.   
Per affrontare il problema della disoccupazione, aumentata a seguito della fuga da Parigi dei proprietari di aziende grandi e piccole, il [[16 aprile]] la commissione lavoro istituisce una commissione d'inchiesta, a cura delle camere sindacali, che faccia un elenco delle officine inattive, inventari i loro beni e provveda a costituire cooperative di lavoratori che ne prendano possesso. Un tribunale arbitrale avrebbe poi commisurato l'entità  degli indennizzi spettanti ai proprietari.   
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Il [[27 aprile]] un decreto stabilisce la soppressione delle multe sui salari operai - un'abitudine del padronato del Secondo Impero - e impone la restituzione di quelle inflitte dopo il 18 marzo. Dallo stesso 27 aprile viene stabilita la soppressione del lavoro notturno nelle panetterie: a seguito della resistenza dei proprietari dei forni, l'entrata in vigore del decreto è spostata al [[3 maggio]], confiscando i prodotti di quelle panetterie che continuino a ignorare il provvedimento.   
Il [[27 aprile]] un decreto stabilisce la soppressione delle multe sui salari operai - un'abitudine del padronato del Secondo Impero - e impone la restituzione di quelle inflitte dopo il 18 marzo. Dallo stesso 27 aprile viene stabilita la soppressione del lavoro notturno nelle panetterie: a seguito della resistenza dei proprietari dei forni, l'entrata in vigore del decreto è spostata al [[3 maggio]], confiscando i prodotti di quelle panetterie che continuino a ignorare il provvedimento.   


Il [[12 maggio]] si stabilisce che nelle gare di appalto si privilegino le corporazioni operaie e che i prezzi vengano stabiliti in accordo tra le corporazioni, l'intendenza e la commissione lavoro. Nello stesso decreto, considerando che « durante l'assedio alcuni funzionari e benestanti hanno goduto degli stessi redditi fruiti in tempi normali », si impone il versamento degli interessi nelle casse municipali.  
Il [[12 maggio]] si stabilisce che nelle gare di appalto si privilegino le corporazioni operaie e che i prezzi vengano stabiliti in accordo tra le corporazioni, l'intendenza e la commissione lavoro. Nello stesso decreto, considerando che « durante l'assedio alcuni funzionari e benestanti hanno goduto degli stessi redditi fruiti in tempi normali », si impone il versamento degli interessi nelle casse municipali.


==== Le finanze e i servizi ====
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