Il movimento Provo (Provo è traducibile come «provocazione») è stato un gruppo contestatario con forte venature libertarie, attivo politicamente e socialmente nei Paesi-Bassi durante gli anni 1965-1970. Essi, rivendicando la propria anima ecologista e libertaria, portavano avanti azioni dirette spesso dal carattere umoristico.

Azione provo ad Amsterdam: 8 maggio 1966

Storia

Il movimento Provo venne fondato da Robert Jasper Grootveld e dagli anarchici Roel van Duyn e Rob Stolk nel 1965. Grootveld era un ex-lavavetri, artista di strada ed attivista anti-tabagista che si "divertiva" a dipingere una K (simbolo di Kancer) sui manifesti pubblicitari di sigarette. Attorno alla sua figura, che aveva fondato nel 1965 uno pseudo centro-magico, si coagularono tantissimi giovani pacifisti, anarchici, antimilitaristi e anti-sistema in genere. Nacque così il movimento dei provo.

 
La bicicletta dipinto di bianco è stata uno dei simboli dei Provo

Un ruolo molto importante nella nascita del movimento lo ebbe anche Roen van Duyn, un filosofo molto introverso, ispirato dall'anarchismo, dal Dadaismo, da Herbert Marcuse e dal Marchese de Sade. Van Duyn divenne elemento decisivo nella pubblicazione dell'omonima rivista, che portava come indicazione: «Provo, mensile degli anarchici». Fu il sociologo olandese Buikhuizen a coniare per primo il termine «Provo» (in italiano il termine può essere tradotto in "provocazione") in una descrizione assecondante dei Nozems, una delle prime subculture olandesi moderne, nata e sviluppata a cavallo degli anni cinquanta-sessanta, che sarà alla base della nascita del movimento. L'anarchico Roel Van Duyn fu il primo a riconoscere il potenziale nascosto dei Nozems, affermando nel 1965: «È nostro compito convertire la loro aggressione in una coscienza rivoluzionaria».

I simboli che li caratterizzarono furono le biciclette bianche (significante il comportamento antisociale degli automobilisti) e la mela, che veniva frequentemente offerta ai passanti e che i provos mangiavano frequentemente (secondo diverse fonti storiche la A cerchiata spesso veniva utilizzata per simboleggiare la mela dei provos). Il movimento ebbe immediatamente una caratterizzazione molto libertaria, d'altronde la città in cui spesso si riunivano, Amsterdam, era un simbolo stesso di libertà in quel periodo. La piazza in cui si incontravano era la Spuipplatz, al centro della quale c'era una piccola statua (Lieverdje), raffigurante un fanciullo. Essendo stata donata da un mercante di tabacco, i Provos si divertivano nel "profanarla" lanciandole contro oggetti vari o dipingendola di bianco. I veri e propri happenings a cui partecipavano centinaia di persone, talvolta terminavano con l'arrivo della polizia e con l'arresto di qualche persona.

Nel giugno 1965 apparve ad Amsterdam per la prima volta il giornale Provo, sotto la direzione di Roel van Duyn. Annunciando l'uscita del loro giornale, pubblicarono il loro manifesto programmatico:

«PROVO è un foglio mensile per anarchici, provos, beatniks, nottambuli, arrotini, avanzi di galera, semplici simoni stiliti,maghi, pacifisti, mangiatori di patatine fritte, ciarlatani, filosofi, portatori di germi, stallieri reali, esibizionisti, vegetariani, sindacalisti, babbi natale, maestri d'asilo, agitatori, piromani, assistenti dell'assistente, gente che si gratta e sifilitici, polizia segreta e altra plebaglia del genere.

PROVO è qualcosa contro il capitalismo, il comunismo, il fascismo, la burocrazia, il militarismo, il professionismo, il dogmatismo e l'autoritarismo.

PROVO deve scegliere tra una resistenza disperata ed una estinzione sottomessa.
PROVO incita alla resistenza ovunque sia possibile.
PROVO è cosciente del fatto che alla fine perderà, ma non può lasciarsi scappare l'occasione di compiere almeno un ennesimo sincero tentativo di provocare la società .
PROVO considera l'anarchia come fonte d'ispirazione alla resistenza.
PROVO vuol ridar vita all'anarchia ed insegnarla ai giovani.
PROVO È UN'IMMAGINE.» [1]

In questa maniera il movimento Provo venne fatto conoscere alla città: essi intendevano portare in Olanda, ritenuto un paese simbolo di benessere e tranquillità, un vento rivoluzionario che quantomeno criticasse l'esistenza stessa di quest'ordine precostituito. Per queste ragioni ebbero atteggiamenti molto provocatori, anche se sempre non-violenti: la violenza era, infatti, intesa come una pratica d'azione politica non consona alle loro peculiarità. Atteggiamenti volti alla ridicolizzazione delle autorità furono quasi all'ordine del giorno, l'azione era sempre improntata sull'ironia (chiesero che la polizia girasse disarmata e portasse cibo da donare ai poveri al posto dei manganelli), il sarcasmo e la disobbedienza. I metodi creativi dei Provos erano tanto originali ed anomali quanto altamente sovversivi; la sinistra e i sindacati non li comprendevano e la polizia li considerava alla stregua dei peggiori sovversivi.

 
Van Duyn durante una conferenza del 2008, nella quale sta commentando una sua stessa immagine del 1960

Una delle azioni più eclatanti fu da loro compiuta il 10 marzo 1966: durante il passaggio del corteo nuziale della principessa Beatrice, i provos fecero esplodere alcuni fumogeni. La protesta serviva ad attirare l'attenzione sul fatto che la principessa si stava unendo in matrimonio con l'ex-nazista Claus von Amsberg. La polizia caricò pesantemente i giovani “provocatori”, ci furono molti feriti e qualche arresto. Il giorno seguente molti olandesi si dichiararono scandalizzati dalla violenza della polizia olandese.

I Provos elaborarono diverse proposte politiche conosciuti come "Progetti bianchi", attraverso i quali si intendevano socializzare i mezzi di trasporto, le abitazioni (nelle pagine della rivista PROVOS venivano elencati gli appartamenti sfitti da occupare), i metodi contraccettivi ecc. Il primo di questi progetti prese il nome di Piano delle Biciclette Bianche (1965) [2], che proponeva di sostituire progressivamente le automobili e le moto con le biciclette di proprietà comune. Sulla rivista Provo n.9 del 1965 l'artista Constant Nieuwenhuys (già fondatore del gruppo CO.BR.A.) pubblicò alcune progetti di urbanizzazione che mettevano in primo piano i bisogni dell'essere umano. Altri "progetti bianchi" portarono nomi curiosi, come il "Piano dei Piedi Scalzi", "Piano dei Camini Bianchi", "Piano delle Abitazioni Bianche" [3].

Alle elezioni amministrative del 1° giugno 1966 uno dei provos, De Vries, fu eletto nel consiglio comunale di Amsterdam, suscitando polemiche interne al movimento; critiche che venivano soprattutto dall'anima anarchica del movimento. Il 22 marzo 1967 De Vries si dimise e venne sostituito da Luud Schimmelpennick, l'ideatore del piano per le biciclette bianche. Si pensava ad una sorta di cambio della guardia, invece il 13 maggio 1967 i provos olandesi annunciarono pubblicamente il loro scioglimento.

Nel periodo successivo in molti si aspettavano la rinascita improvvisa del movimento; alla fine del 1969, Roel van Duyn, portandosi dietro il suo saggio Sabotaggio come arma alternativa di difesa, prese personalmente il posto vacante nel Consiglio Comunale di Amsterdam che spettava ai provos. Molti militanti oramai avevano preso altre strade, del gruppo originale rimasero in pochi, e questi diedero vita al movimento Kabouters, che però si differenziò notevolmente nei modi e nei fini rispetto ai Provo. Questi erano sostanzialmente pessimisti mentre i Kabouters, nonostante usassero un linguaggio più aggressivo e catastrofico, pensavano che la società potesse essere cambiata e quindi si adoperavano per questo. Anche loro però furono accusati di avventurismo e di aver partecipato alle elezioni amministrative, così nel giro di pochi anni anche la loro esperienza terminò definitivamente.

Critiche

Il movimento dei provo fu aspramente criticato da una parte dei marxisti e dall'Internazionale Situazionista, che li accusava di dare scarso peso al proletariato e di rappresentare «uno degli aspetti dell'ultimo tipo di riformismo prodotto dal moderno capitalismo: il riformismo della vita quotidiana» [4]. I situazionisti criticarono pesantemente i leader del movimento: «Dal momento della nascita dell'organizzazione, le due tendenze sono rimaste distinte; la massa senza teoria si è ritrovata sotto la supervisione di una nicchia di leader che cercano di mantenere il loro potere attraverso l'elaborazione di un'ideologia provotariana». [5]

I provos non erano così ingenui da credere che il loro ambizioso programma potesse essere effettivamente realizzato, né credevano più di tanto che la rivoluzione potesse scoppiare all'improvviso in Olanda. A chi li criticava essi risposero con queste parole:

«Non possiamo convincere le masse, e forse non ci interessa neanche farlo. Cosa possiamo aspettarci da questo branco di apatici, indolenti, sciocchi scarafaggi (...). Ma è più facile che il sole sorga da occidente piuttosto che scoppi una rivoluzione nei Paesi Bassi. (...). Noi non siamo tanto ingenui da credere di poter trasformare questo mondo, in un batter d'occhi, in un mondo ideale. Tutti i riformatori, compresi gli anarchici, hanno dimenticato di tener conto della gente, del “fattore umano”, come si suol dire. L'uomo medio è un mangiatore di cavoli, improduttivo, non-creativo, non-originale; un imbecille senza spirito critico che reagisce in modo emotivo ecc.; uno che si diverte a fare la fila agli sportelli. Noi non diremo da parte nostra che ogni popolo ha il governo che si merita o che ha voluto, ma crediamo che la massa degli europei sia incapace di evolversi (...). Detto questo vi diciamo: Non trasferite mai ad altri il vostro potere!».

I Provos nel mondo

L'esperienza dei provos olandesi fu subito imitata da altre realtà che si diffusero rapidamente in tutta Europa, specialmente in Belgio, Germania e nel nord Europa. Anche in Italia nacquero nel 1967 alcuni gruppi che si ispiravano alle azioni dei Provos: il più noto di questi è il collettivo milanese Onda Verde, fondato, tra gli altri, da Andrea Valcarenghi, futuro animatore della rivista Re Nudo.

Note

  1. movimento dei Provos
  2. Nel 1967 la cantante italiana Caterina Caselli incise un brano ispirato ai Provos dal titolo Biciclette bianche
  3. Francesco Ciaponi, Underground. Ascesa e declino di un'altra editoria, pag. 20, Ed. Costa & Nolan, 2007
  4. Passo tratto dal pamphlet Della Miseria nell'ambiente studentesco, 1967
  5. Articolo in lingua francese (la citazione è stata liberamente tradotta)

Bibliografia

  • Matteo Guarnaccia, Provos. Amsterdam 1960-1967: gli inizi della controcultura, AAA Edizioni, 1997,
  • Matteo Guarnaccia, Gioco, magia, anarchia. Amsterdam negli anni Sessanta, Colibrì Edizioni, 2005,
  • Luca Benvenga, Il Movimento Provo. Controcultura in bicicletta, Novalogos,2012.

Voci correlate

Collegamenti esterni