Incidente della Bandiera Rossa

Con il nome di Incidente della bandiera rossa (in giapponese Akahata Jiken) ci si riferisce ad un episodio di repressione politica che ebbe luogo a Tokyo il 22 giugno 1908.

Sakae Osugi: l'anarchico giapponese fu tra gli arrestati

I fatti

Il giorno della scarcerazione dell'anarchico Koken Yamaguchi, una folla di persone si radunò fuori dal carcere di Tokyo per salutarlo e festeggiarne la liberazione. Al presidio sventolavano molte bandiere rosse (da cui il nome con cui si ricorda l'accaduto) e vennero scanditi slogan anarco-comunisti come «Museifu Kyosan!» (Anarchia e Comunismo) e «Kakumei!» (Rivoluzione). La polizia decise così di attaccare il presidio e sopprimere sul nascere potenziali proteste. Dieci militanti che partecipavano al presidio, tra i quali Sakae Ōsugi e il marxista Hitoshi Yamakawa, vennero arrestati.

Le condanne si attestarono sull'anno di galera, con periodi di detenzione maggiori per Ōsugi, che era anarchico.

Il primo caso di repressione antianarchica

Questo caso politico, apparentemente di poco conto se si pensa ad altri episodi repressivi ben più violenti e tragici, va inquadrato nel contesto dell'ultima fase del periodo Meiji, epoca di restaurazione del potere imperiale che gettò le basi del rafforzamento dell'esercito e dello sviluppo del capitalismo.

L'«Incidente della bandiera rossa» fu infatti il primo episodio della lotta tra potere imperiale e movimento socialista-anarchico giapponese, che cominciava a rappresentare un concreto pericolo per la stabilità dello Stato imperiale. Di lì a poco una seconda operazione repressiva, il ben noto Caso di alto tradimento, avrebbe portato all'arresto e all'esecuzione di diversi anarchici e socialisti del Paese. Non è azzardato affermare che i compagni arrestati nell'ambito dell'Incidente della bandiera rossa scamparono alla condanna a morte perché già coinvolti in un caso "minore".