Template:Biblioteca/Opuscolo consigliato: differenze tra le versioni

Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
 
(47 versioni intermedie di uno stesso utente non sono mostrate)
Riga 2: Riga 2:
|-
|-
|
|
{{Biblioteca/Titolo 2|nome=<big><span style="color:#C11B17">''In segno di sfida''</span></big><br>di Giorgio Pratolongo|autore=Giorgio Pratolongo]|altro=}}
<br>
<br>
{{Biblioteca/Titolo 2|nome=Vivere l'anarchia (di [[Émile Armand]])|autore=Émile Armand|altro=}}
[[File:GP_Bonnot.jpg|miniatura|250px|Copertina di ''In segno di sfida'' di Giorgio Pratolongo.]]
[[File:L1.jpg|miniatura|300px|left|'''''Il ministro anarchico''''' (Baldini Castoldi Dalai Editore, [[2004]]), un libro di Fulvio Abbate.]]
«La felicità che mi era sempre stata negata, avevo il diritto di viverla»: avvolte nella leggenda, le parole di [[Jules Bonnot]] hanno attraversato un secolo di storia, facendosi manifesto di ribellione e rifiuto senza compromesso di qualunque ingiustizia commessa in ogni tempo, a ogni latitudine.  
Questo è il racconto dell'irripetibile avventura umana e politica di [[Juan García Oliver]] ([[1902]]-[[1980]]), ministro [[anarchico]] della giustizia nella Spagna della guerra civile. In realtà, l'uomo nella vita conobbe anche altri ruoli. Nell'ordine, seppe essere cameriere, cospiratore, detenuto, organizzatore delle milizie armate libertarie in Catalogna e, infine, giunto in esilio in Messico, rappresentante di coloranti per tessuti. Ma soprattutto, in un particolare momento della storia del Novecento, [[Juan García Oliver]], l'amico del leggendario ribelle [[Buenaventura Durruti]], divenne "l'idolo di Barcellona proletaria"; così infatti lo definì [[Carlo Rosselli]]. ''Il ministro anarchico'' custodisce descrizioni di personaggi, immagini, frammenti di documenti e discorsi, come furono scritti o pronunciati a voce da molti suoi protagonisti, sopralluoghi necessari alla narrazione: Barcellona, Madrid, Tolosa... Non una biografia, non un saggio storico, piuttosto un "documentario" dedicato alla memoria della rivoluzione spagnola. L'affresco di Fulvio Abbate non punta alla completezza, alla ricostruzione esaustiva degli eventi, gli è sufficiente tratteggiare una linea luminosa, l'unica in grado di indicare il perimetro ideale dell'utopia libertaria, nel modo in cui prese forma nel [[1936]] a Barcellona, quando gli autobus, i tram e i taxi furono verniciati di rosso e nero, i colori della [[bandiera rosso-nera|bandiera]] [[anarco-sindacalista]], la bandiera di [[Juan García Oliver]].
 
Perché la [[Banda Bonnot]] non fu solamente il primo gruppo di espropriatori a utilizzare l'automobile per compiere le rapine ai danni di banche e ricchi possidenti.
 
Le azioni della Banda, infatti, avvenivano sempre di giorno, alla luce del sole, per amplificare il loro reale scopo: spaventare i detentori dell'ordine costituito e irridere i suoi custodi, affinché fosse chiaro come nulla è immutabile, tantomeno ciò che di brutto regola da sempre il mondo che viviamo.
 
Ma chi era veramente [[Jules Bonnot]]? E cosa pensavano, come vivevano e cosa fu a spingere lui e i suoi sodali, tutti figli di operai, osti e ciabattini, a rifiutare il proprio destino sociale per passare all'azione?
 
Le matite di Giorgio Pratolongo cercano la risposta nei bassifondi di Parigi, insieme a gente come [[Raymond Callemin|Raymond "La Science" Callemin]], [[Octave Garnier]], [[Édouard Carouy]], [[André Soudy]], [[Eugène Dieudonné]], [[René Valet]], [[Étienne Monier]]... i ''bandits tragiques'' protagonisti della grande epopea della [[Banda Bonnot]]: una vicenda la cui sorte ha senz'altro beffato i giudici e la [[polizia]], restando libera per sempre.  
|}
|}

Versione attuale delle 11:01, 23 lug 2025

In segno di sfida
di Giorgio Pratolongo


Copertina di In segno di sfida di Giorgio Pratolongo.

«La felicità che mi era sempre stata negata, avevo il diritto di viverla»: avvolte nella leggenda, le parole di Jules Bonnot hanno attraversato un secolo di storia, facendosi manifesto di ribellione e rifiuto senza compromesso di qualunque ingiustizia commessa in ogni tempo, a ogni latitudine.

Perché la Banda Bonnot non fu solamente il primo gruppo di espropriatori a utilizzare l'automobile per compiere le rapine ai danni di banche e ricchi possidenti.

Le azioni della Banda, infatti, avvenivano sempre di giorno, alla luce del sole, per amplificare il loro reale scopo: spaventare i detentori dell'ordine costituito e irridere i suoi custodi, affinché fosse chiaro come nulla è immutabile, tantomeno ciò che di brutto regola da sempre il mondo che viviamo.

Ma chi era veramente Jules Bonnot? E cosa pensavano, come vivevano e cosa fu a spingere lui e i suoi sodali, tutti figli di operai, osti e ciabattini, a rifiutare il proprio destino sociale per passare all'azione?

Le matite di Giorgio Pratolongo cercano la risposta nei bassifondi di Parigi, insieme a gente come Raymond "La Science" Callemin, Octave Garnier, Édouard Carouy, André Soudy, Eugène Dieudonné, René Valet, Étienne Monier... i bandits tragiques protagonisti della grande epopea della Banda Bonnot: una vicenda la cui sorte ha senz'altro beffato i giudici e la polizia, restando libera per sempre.