Errico Malatesta: differenze tra le versioni

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===Partenza dall'Italia===
===Partenza dall'Italia===
[[File:Malatesta1.jpg|miniatura|200px|Malatesta negli anni della svolta di [[Andrea Costa]], [[1883]]-[[1885]].]]
[[File:Malatesta1.jpg|miniatura|200px|Malatesta negli anni della svolta di [[Andrea Costa]], [[1883]]-[[1885]].]]
Nel [[1878]] iniziò per Malatesta un intenso periodo di peregrinazioni: dopo un breve periodo in Egitto, si recò in Siria ed in [[Romania]] prima di fermarsi a Ginevra, dove conobbe [[Élisée Reclus]] e [[Pëtr Kropotkin]], del quale divenne grande amico e che coadiuvò nell'uscita dei primi numeri de «[[Le Révolté]]»; in [[Svizzera]] frequentò l'ambiente dei fuorusciti italiani ([[Vito Solieri]], [[Luigi Mercatalli]], [[Sebastiano Casadio]], [[Francesco Ginnasi]] e [[Alfonso Danesi]]), autori del volantino ''Ad Umberto Re d'Italia nel giorno della sua nascita'' <ref>Secondo Rosita Boschetti l'autore del testo del volantino potrebbe essere [[Giovanni Pascoli]] (R. Boschetti, ''L'anarchico gentile'', Il Ponte Vecchio, Cesena, 2022, p. 81 ss.).</ref>, un elogio a [[Giovanni Passannante]] che minacciava l'ordine sociale e lo stesso re Umberto se [[Giovanni Passannante|Passannante]] fosse stato giustiziato. Il volantino provocherà un decreto di espulsione dalla [[Svizzera]] (decreto federale [[29 aprile]] [[1879]]), che sarà messo in pratica dopo il suo arresto a Lugano ([[21 febbraio]] [[1881]]).  
Nel [[1878]] iniziò per Malatesta un intenso periodo di peregrinazioni: dopo un breve periodo in Egitto, si recò in Siria ed in [[Romania]] prima di fermarsi a Ginevra, dove conobbe [[Élisée Reclus]] e [[Pëtr Kropotkin]], del quale divenne grande amico e che coadiuvò nell'uscita dei primi numeri de «[[Le Révolté]]»; in [[Svizzera]] frequentò l'ambiente dei fuorusciti italiani ([[Vito Solieri]], [[Luigi Mercatalli]], [[Sebastiano Casadio]], [[Francesco Ginnasi]] e [[Alfonso Danesi]]), autori del volantino «Ad Umberto Re d'Italia nel giorno della sua nascita» <ref>Secondo Rosita Boschetti l'autore del testo del volantino potrebbe essere [[Giovanni Pascoli]] (R. Boschetti, «L'anarchico gentile», Il Ponte Vecchio, Cesena, 2022, p. 81 ss.).</ref>, un elogio a [[Giovanni Passannante]] che minacciava l'ordine sociale e lo stesso re Umberto se [[Giovanni Passannante|Passannante]] fosse stato giustiziato. Il volantino provocherà un decreto di espulsione dalla [[Svizzera]] (decreto federale [[29 aprile]] [[1879]]), che sarà messo in pratica dopo il suo arresto a Lugano ([[21 febbraio]] [[1881]]).  


Si spostò successivamente in [[Belgio]], quindi nel [[1881]] raggiunse Londra, dove organizzò insieme a [[Kropotkin]] il [[Congresso Internazionale Socialista Rivoluzionario]].
Si spostò successivamente in [[Belgio]], quindi nel [[1881]] raggiunse Londra, dove organizzò insieme a [[Kropotkin]] il [[Congresso Internazionale Socialista Rivoluzionario]].


Nel [[1882]], venuto a conoscenza della rivolta di Arabi Pasha, tornò in Egitto nel tentativo di trasformare il moto [[nazionalismo|nazionalista]] in rivolta sociale (in appoggio degli antibritannici guidati da Orabi Pascià). Venne arrestato dai soldati inglesi l'anno successivo, quindi tornò in Italia clandestinamente, sbarcando a Livorno. Poco tempo dopo venne arrestato per cospirazione insieme all'amico [[Francesco Saverio Merlino]] ed altri rivoluzionari. Approfittando della [[libertà]] provvisoria si recò a Firenze, dove iniziò la pubblicazione de «[[La Questione Sociale (Firenze)|La Questione Sociale]]» (primo numero il [[22 dicembre]] [[1883]]) in cui trovò per la prima volta pubblicazione ''[[Fra contadini: dialogo sull'anarchia (di Errico Malatesta)|Fra contadini]]'', uno dei suoi trattati più noti.
Nel [[1882]], venuto a conoscenza della rivolta di Arabi Pasha, tornò in Egitto nel tentativo di trasformare il moto [[nazionalismo|nazionalista]] in rivolta sociale (in appoggio degli antibritannici guidati da Orabi Pascià). Venne arrestato dai soldati inglesi l'anno successivo, quindi tornò in Italia clandestinamente, sbarcando a Livorno. Poco tempo dopo venne arrestato per cospirazione insieme all'amico [[Francesco Saverio Merlino]] ed altri rivoluzionari. Approfittando della [[libertà]] provvisoria si recò a Firenze, dove iniziò la pubblicazione de «[[La Questione Sociale (Firenze)|La Questione Sociale]]» (primo numero il [[22 dicembre]] [[1883]]) in cui trovò per la prima volta pubblicazione «[[Fra contadini: dialogo sull'anarchia (di Errico Malatesta)|Fra contadini]]», uno dei suoi trattati più noti.


Nonostante avesse subito una condanna a tre anni di reclusione, nel [[1884]] si recò a Napoli insieme a tanti altri compagni anarchici (tra cui [[Galileo Palla]], [[Francesco Pezzi]] e [[Luisa Minguzzi]]) per prestare soccorso alla popolazione colpita da un'epidemia di colera, quindi partì per l'America Latina per sfuggire alla cattura.
Nonostante avesse subito una condanna a tre anni di reclusione, nel [[1884]] si recò a Napoli insieme a tanti altri compagni anarchici (tra cui [[Galileo Palla]], [[Francesco Pezzi]] e [[Luisa Minguzzi]]) per prestare soccorso alla popolazione colpita da un'epidemia di colera, quindi partì per l'America Latina per sfuggire alla cattura.
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===Ritorno in Italia===
===Ritorno in Italia===
[[Image:UN1.jpg|thumb|200px|left|Prima pagina del primo numero di ''[[Umanità Nova]]'' del [[26 febbraio|26]]-[[27 febbraio]] [[1920]], storico [[stampa anarchica|giornale]] fondato da Errico Malatesta.]]  
[[Image:UN1.jpg|thumb|200px|left|Prima pagina del primo numero di «[[Umanità Nova]]» del [[26 febbraio|26]]-[[27 febbraio]] [[1920]], storico [[stampa anarchica|giornale]] fondato da Errico Malatesta.]]  
Nel [[1919]], dopo molti vani tentativi, Malatesta ottenne il passaporto dal console italiano a Londra, quindi si imbarcò per Taranto il [[24 dicembre]] dello stesso anno. In [[Italia]] godette subito di un'enorme popolarità, di cui si avvantaggiò con un'intensa attività propagandistica e sovversiva che lo rese uno dei principali protagonisti del [[consigli ed occupazioni di fabbrica in Italia (1919-20) |biennio rosso]].
Nel [[1919]], dopo molti vani tentativi, Malatesta ottenne il passaporto dal console italiano a Londra, quindi si imbarcò per Taranto il [[24 dicembre]] dello stesso anno. In [[Italia]] godette subito di un'enorme popolarità, di cui si avvantaggiò con un'intensa attività propagandistica e sovversiva che lo rese uno dei principali protagonisti del [[consigli ed occupazioni di fabbrica in Italia (1919-20) |biennio rosso]].


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:«... Quegli uomini hanno ucciso e straziato degli incolpevoli in nome della nostra idea, in nome del nostro e del loro sogno d'amore. I dinamitardi del “Diana” furono travolti da una nobile passione, ed ogni uomo dovrebbe arrestarsi innanzi a loro pensando alle devastazioni che una passione, anche sublime, può produrre nel cervello umano... ». <ref>[http://stragedistato.wordpress.com/tag/errico-malatesta/ L'opinione di Malatesta].</ref>
:«... Quegli uomini hanno ucciso e straziato degli incolpevoli in nome della nostra idea, in nome del nostro e del loro sogno d'amore. I dinamitardi del “Diana” furono travolti da una nobile passione, ed ogni uomo dovrebbe arrestarsi innanzi a loro pensando alle devastazioni che una passione, anche sublime, può produrre nel cervello umano... ». <ref>[http://stragedistato.wordpress.com/tag/errico-malatesta/ L'opinione di Malatesta].</ref>


Più avanti, sulle pagine di «[[Umanità Nova]]», pubblicò un articolo, intitolato ''Guerra civile'':
Più avanti, sulle pagine di «[[Umanità Nova]]», pubblicò un articolo, intitolato «Guerra civile»:


: «... Qualunque sia la barbarie degli altri, spetta a noi anarchici, a noi tutti uomini di progresso, il mantenere la lotta nei limiti dell'umanità, vale a dire non fare mai, in materia di violenza, più di quello che è strettamente necessario per difendere la nostra libertà e per assicurare la vittoria della causa nostra, che è la causa del bene di tutti... » («[[Umanità Nova]]», [[8 settembre]] [[1921]]).
: «... Qualunque sia la barbarie degli altri, spetta a noi anarchici, a noi tutti uomini di progresso, il mantenere la lotta nei limiti dell'umanità, vale a dire non fare mai, in materia di violenza, più di quello che è strettamente necessario per difendere la nostra libertà e per assicurare la vittoria della causa nostra, che è la causa del bene di tutti... » («[[Umanità Nova]]», [[8 settembre]] [[1921]]).
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===Il fascismo e la fine dell'attività sovversiva===
===Il fascismo e la fine dell'attività sovversiva===
[[File:Malatesta Melli.jpg|miniatura|250px|left|Malatesta con Elena Melli e sua figlia Gemma.]]
[[File:Malatesta Melli.jpg|miniatura|250px|left|Malatesta con Elena Melli e sua figlia Gemma.]]
[[File:Pensiero_e_volonta.jpg|150px|thumb|''[[Pensiero e Volontà]]'']]
[[File:Pensiero_e_volonta.jpg|150px|thumb|[«[Pensiero e Volontà]]»]]
Lo stesso anno Malatesta e gli altri imputati (tra cui [[Nella Giacomelli]]) vennero liberati; continuò la direzione di «[[Umanità Nova]]» fino al [[1922]], anno in cui i [[fascisti]] presero il potere e chiusero il giornale, che sarebbe stato riaperto nel [[1945]] sotto forma di settimanale. In quello stesso anno Malatesta, sfuggendo al [[fascismo|controllo fascista]], si recò clandestinamente in [[Svizzera]] per assistere al cinquantenario del [[Internazionale antiautoritaria|Congresso di Saint-Imier]], quindi si trasferì definitivamente a Roma con la compagna Elena Melli e sua figlia Gemma.
Lo stesso anno Malatesta e gli altri imputati (tra cui [[Nella Giacomelli]]) vennero liberati; continuò la direzione di «[[Umanità Nova]]» fino al [[1922]], anno in cui i [[fascisti]] presero il potere e chiusero il giornale, che sarebbe stato riaperto nel [[1945]] sotto forma di settimanale. In quello stesso anno Malatesta, sfuggendo al [[fascismo|controllo fascista]], si recò clandestinamente in [[Svizzera]] per assistere al cinquantenario del [[Internazionale antiautoritaria|Congresso di Saint-Imier]], quindi si trasferì definitivamente a Roma con la compagna Elena Melli e sua figlia Gemma.


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[[File:Malatesta4.jpg|thumb|200px|left|Ritratto di [[Clifford Harper]].]]
[[File:Malatesta4.jpg|thumb|200px|left|Ritratto di [[Clifford Harper]].]]
La [[violenza]] di per sé è nemica della [[libertà]]. Essa è una triste necessità dell'[[anarchismo]], ma solo nella fase negativa della distruzione delle forme oppressive. Malatesta è contrario ad ogni terrore rivoluzionario, che conduce necessariamente alla dittatura, così come respinge l'idea [[comunista]] della [[dittatura del proletariato]] e giudica molto severamente i risultati della [[rivoluzione russa|rivoluzione bolscevica]], che ha fermato l'esperimento dei [[Soviet|soviet]] ed ha instaurato uno [[Stato]] autoritario. <ref>Nel [[1922]], alla Spezia, Malatesta conobbe Herman Sandomirsky, un anarchico russo alleato del bolscevismo, giunto in Italia come membro della delegazione russa al congresso di Genova, che sollecitava gli anarchici a schierarsi con la bandiera leninista. Rispondendo all'anarchico filobolscevico, Malatesta si pronunciò pubblicamente sui rapporti tra il movimento anarchico e la Rivoluzione russa. A Sandomirsky rimprovera di aver rinnegato l'ideale anarchico, per stare '''«con un governo, ed un governo che ha fucilato dei compagni nostri e ne tiene ancora tanti in prigione»''' («Anarchici e bolscevichi», «[[Umanità Nova]]», 16 maggio 1922). Alla fine, Malatesta arrivò a identificare la dittatura bolscevica, almeno sotto certi aspetti, con il [[fascismo]] tout court: '''«I bolscevichi''' [...] '''hanno il merito di essere franchi e sfacciati: tale e quale come i fascisti!»''' («In regime di dittatura proletaria», «[[Umanità Nova]]», 12 agosto 1922).<br>Nel [[1924]], alla morte di Lenin, Malatesta, componendo il necrologio del capo rivoluzionario scriveva le seguenti parole: '''«Lenin è morto. Noi possiamo avere per lui quella specie di ammirazione forzata che strappano alle folle gli uomini forti, anche se allucinati, anche se malvagi, che riescono a lasciare nella storia una traccia profonda del loro passaggio: Alessandro, Giulio Cesare, Loyola, Cromwell, Robespierre, Napoleone. Ma egli, sia pure colle migliori intenzioni, fu un tiranno, fu lo strangolatore della Rivoluzione russa, e noi che non potemmo amarlo vivo, non possiamo piangerlo morto. Lenin è morto. Viva la libertà!»''' («Lutto o festa?», «[[Pensiero e Volontà]]», n. 3, 10 febbraio 1924).</ref>
La [[violenza]] di per sé è nemica della [[libertà]]. Essa è una triste necessità dell'[[anarchismo]], ma solo nella fase negativa della distruzione delle forme oppressive. Malatesta è contrario ad ogni terrore rivoluzionario, che conduce necessariamente alla dittatura, così come respinge l'idea [[comunista]] della [[dittatura del proletariato]] e giudica molto severamente i risultati della [[rivoluzione russa|rivoluzione bolscevica]], che ha fermato l'esperimento dei [[Soviet|soviet]] ed ha instaurato uno [[Stato]] autoritario. <ref>Nel [[1922]], alla Spezia, Malatesta conobbe Herman Sandomirsky, un anarchico russo alleato del bolscevismo, giunto in Italia come membro della delegazione russa al congresso di Genova, che sollecitava gli anarchici a schierarsi con la bandiera leninista. Rispondendo all'anarchico filobolscevico, Malatesta si pronunciò pubblicamente sui rapporti tra il movimento anarchico e la Rivoluzione russa. A Sandomirsky rimprovera di aver rinnegato l'ideale anarchico, per stare '''«con un governo, ed un governo che ha fucilato dei compagni nostri e ne tiene ancora tanti in prigione»''' («Anarchici e bolscevichi», «[[Umanità Nova]]», 16 maggio 1922). Alla fine, Malatesta arrivò a identificare la dittatura bolscevica, almeno sotto certi aspetti, con il [[fascismo]] tout court: '''«I bolscevichi''' [...] '''hanno il merito di essere franchi e sfacciati: tale e quale come i fascisti!»''' («In regime di dittatura proletaria», «[[Umanità Nova]]», 12 agosto 1922).<br>Nel [[1924]], alla morte di Lenin, Malatesta, componendo il necrologio del capo rivoluzionario scriveva le seguenti parole: '''«Lenin è morto. Noi possiamo avere per lui quella specie di ammirazione forzata che strappano alle folle gli uomini forti, anche se allucinati, anche se malvagi, che riescono a lasciare nella storia una traccia profonda del loro passaggio: Alessandro, Giulio Cesare, Loyola, Cromwell, Robespierre, Napoleone. Ma egli, sia pure colle migliori intenzioni, fu un tiranno, fu lo strangolatore della Rivoluzione russa, e noi che non potemmo amarlo vivo, non possiamo piangerlo morto. Lenin è morto. Viva la libertà!»''' («Lutto o festa?», «[[Pensiero e Volontà]]», n. 3, 10 febbraio 1924).</ref>
:«Anarchia vuol dire non-violenza, non-dominio dell'uo­mo sull'uomo, non-imposizione per forza della volontà di uno o di più su quella di altri. È solo mediante l'armonizzazione degli interessi, me­diante la cooperazione volontaria, con l'amore, il rispetto, la reciproca tolleranza [...] che assicuri a tutti la massima libertà, il massimo sviluppo, il massimo benessere possibili.[...] Ma allora, si potrà domandare, perché nella lotta attua­le, contro le istituzioni politico-sociali, che giudicano op­pressive, gli anarchici hanno predicato e praticato, e predi­cano e praticano, quando possono, l'uso dei mezzi violenti che pur sono in evidente contraddizione coi fini loro? [...] la violenza anarchica è la sola che sia giustifica­bile, la sola che non sia criminale. Parlo naturalmente della violenza che ha davvero i carat­teri anarchici, e non di questo o quel fatto di violenza cieca e irragionevole che è stato attribuito agli anarchici [...] '''La vera violenza anarchica è quella che cessa dove cessa la necessità della difesa e della liberazione.''' Essa è tempe­rata dalla coscienza che gl'individui presi isolatamente so­no poco o punto responsabili della posizione che ha fatto loro l'eredità e l'ambiente; essa non è ispirata dall'odio ma dall'amore; ed è santa perché mira alla liberazione di tutti e non alla sostituzione del proprio dominio a quello degli altri» (''[[Anarchia e violenza (di Errico Malatesta)|Anarchia e violenza]]'').
:«Anarchia vuol dire non-violenza, non-dominio dell'uo­mo sull'uomo, non-imposizione per forza della volontà di uno o di più su quella di altri. È solo mediante l'armonizzazione degli interessi, me­diante la cooperazione volontaria, con l'amore, il rispetto, la reciproca tolleranza [...] che assicuri a tutti la massima libertà, il massimo sviluppo, il massimo benessere possibili.[...] Ma allora, si potrà domandare, perché nella lotta attua­le, contro le istituzioni politico-sociali, che giudicano op­pressive, gli anarchici hanno predicato e praticato, e predi­cano e praticano, quando possono, l'uso dei mezzi violenti che pur sono in evidente contraddizione coi fini loro? [...] la violenza anarchica è la sola che sia giustifica­bile, la sola che non sia criminale. Parlo naturalmente della violenza che ha davvero i carat­teri anarchici, e non di questo o quel fatto di violenza cieca e irragionevole che è stato attribuito agli anarchici [...] '''La vera violenza anarchica è quella che cessa dove cessa la necessità della difesa e della liberazione.''' Essa è tempe­rata dalla coscienza che gl'individui presi isolatamente so­no poco o punto responsabili della posizione che ha fatto loro l'eredità e l'ambiente; essa non è ispirata dall'odio ma dall'amore; ed è santa perché mira alla liberazione di tutti e non alla sostituzione del proprio dominio a quello degli altri» («[[Anarchia e violenza (di Errico Malatesta)|Anarchia e violenza]]»).


===Il sindacalismo===
===Il sindacalismo===
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===Contro la democrazia parlamentare===
===Contro la democrazia parlamentare===
Poiché l'[[anarchia]] è fondata sull'[[etica]] (e su un'etica dell'intenzione, in termini weberiani), essa non può accettare la [[democrazia]] come male minore. Di qui le considerazioni critiche di coloro, tra cui anche i socialisti, che pensavano di potersi opporre al [[fascismo]] attraverso le elezioni e gli strumenti parlamentari "democratici". <ref>Si legga: [http://www.marxists.org/italiano/reference/malatesta/mussolini.htm ''Mussolini al potere''].</ref> Il sistema democratico ricorre all'[[autorità]] della maggioranza, quello anarchico alla intesa volontaria (benché in certi casi sia inevitabile ricorrere al voto). La volontà della maggioranza non può pretendere il possesso della verità assoluta, poiché tale verità non esiste. Il principio di [[libertà]] impedisce di riconoscere una sola verità: ognuno ha la propria verità, ed anche la propria anarchia. In società, tuttavia, la [[libertà]] non può essere assoluta, ma deve essere limitata dal principio della [[solidarietà]] e dell'amore verso gli altri.
Poiché l'[[anarchia]] è fondata sull'[[etica]] (e su un'etica dell'intenzione, in termini weberiani), essa non può accettare la [[democrazia]] come male minore. Di qui le considerazioni critiche di coloro, tra cui anche i socialisti, che pensavano di potersi opporre al [[fascismo]] attraverso le elezioni e gli strumenti parlamentari "democratici". <ref>Si legga: [http://www.marxists.org/italiano/reference/malatesta/mussolini.htm «Mussolini al potere»].</ref> Il sistema democratico ricorre all'[[autorità]] della maggioranza, quello anarchico alla intesa volontaria (benché in certi casi sia inevitabile ricorrere al voto). La volontà della maggioranza non può pretendere il possesso della verità assoluta, poiché tale verità non esiste. Il principio di [[libertà]] impedisce di riconoscere una sola verità: ognuno ha la propria verità, ed anche la propria anarchia. In società, tuttavia, la [[libertà]] non può essere assoluta, ma deve essere limitata dal principio della [[solidarietà]] e dell'amore verso gli altri.


===La rivoluzione e il comunismo anarchico===
===La rivoluzione e il comunismo anarchico===
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L'organizzazione sociale preferibile ottenibile attraverso la [[rivoluzione sociale]] è quella [[anarco-comunismo|comunista]], ma deve trattarsi di un [[anarco-comunismo|comunismo]] non imposto, ma liberamente scelto e voluto. Il [[anarco-comunismo|comunismo-anarchico]] di Malatesta non è tanto una concezione economica, quanto un principio di giustizia sociale, una tensione meta-economica. I problemi economici vanno affrontati in modo empirico, scegliendo di volta in volta l'organizzazione economica in grado di adeguare gli ideali politici anarchici.
L'organizzazione sociale preferibile ottenibile attraverso la [[rivoluzione sociale]] è quella [[anarco-comunismo|comunista]], ma deve trattarsi di un [[anarco-comunismo|comunismo]] non imposto, ma liberamente scelto e voluto. Il [[anarco-comunismo|comunismo-anarchico]] di Malatesta non è tanto una concezione economica, quanto un principio di giustizia sociale, una tensione meta-economica. I problemi economici vanno affrontati in modo empirico, scegliendo di volta in volta l'organizzazione economica in grado di adeguare gli ideali politici anarchici.


La sua visione [[anarco-comunismo|anarco-comunista]] si oppone al [[piattaformismo]] di [[Nestor Makhno]], temendo che questo genere di organizzazione possa diventare una sorta di partito, con tanto di [[gerarchia]], [[autorità]] da rispettare e burocrazia. La paura è che il [[piattaformismo]] scada nel dirigismo. <ref>Si legga [http://www.fdca.it/storico/mal_rep2.htm ''Risposta a Nestor Makhno''].</ref> Malatesta però si oppone anche alla visione meccanicistico-scientifica di [[Kropotkin]], secondo cui si giungerebbe all'[[anarco-comunismo]] attraverso un processo scientifico in cui tanto la volontà quanto l'organizzazione risultano essere superflui, se non addirittura dannosi. <ref>[http://www.intratext.com/ixt/ITA2048/_P2.HTM ''Pietro Kropotkin. Ricordi e critiche di un vecchio amico''], in Studi Sociali, Montevideo, 15 aprile 1931</ref>
La sua visione [[anarco-comunismo|anarco-comunista]] si oppone al [[piattaformismo]] di [[Nestor Makhno]], temendo che questo genere di organizzazione possa diventare una sorta di partito, con tanto di [[gerarchia]], [[autorità]] da rispettare e burocrazia. La paura è che il [[piattaformismo]] scada nel dirigismo. <ref>Si legga [http://www.fdca.it/storico/mal_rep2.htm «Risposta a Nestor Makhno»].</ref> Malatesta però si oppone anche alla visione meccanicistico-scientifica di [[Kropotkin]], secondo cui si giungerebbe all'[[anarco-comunismo]] attraverso un processo scientifico in cui tanto la volontà quanto l'organizzazione risultano essere superflui, se non addirittura dannosi. <ref>[http://www.intratext.com/ixt/ITA2048/_P2.HTM «Pietro Kropotkin. Ricordi e critiche di un vecchio amico»], in Studi Sociali, Montevideo, 15 aprile 1931</ref>


==Note==
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