Il Martello (New York): differenze tra le versioni

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Se da un lato questa politica ingabbiò nuovamente le spinte innovatrici del movimento operaio per qualche anno, dall'altro dette la possibilità ai lavoratori di difendere le loro organizzazioni e di rafforzarle, e lasciò dei margini di autonomia che, grazie anche alle esperienze accumulate nelle lotte dell'inizio del secolo dall'[[IWW]], permisero poi la rinascita del movimento di classe con l'occupazione delle fabbriche automobilistiche nel [[1936]]-[[1937]]. <ref>Cfr. ''Quo vadis?'', XXII, II, 28 giugno 1937, p. 1.</ref>
Se da un lato questa politica ingabbiò nuovamente le spinte innovatrici del movimento operaio per qualche anno, dall'altro dette la possibilità ai lavoratori di difendere le loro organizzazioni e di rafforzarle, e lasciò dei margini di autonomia che, grazie anche alle esperienze accumulate nelle lotte dell'inizio del secolo dall'[[IWW]], permisero poi la rinascita del movimento di classe con l'occupazione delle fabbriche automobilistiche nel [[1936]]-[[1937]]. <ref>Cfr. ''Quo vadis?'', XXII, II, 28 giugno 1937, p. 1.</ref>


Gli anni intorno al [[1936]]-[[1939]] furono anni di speranze per il gruppo [[anarchico]] de ''Il Martello'', che vide nella [[rivoluzione spagnola]] una delle tappe fondamentali della lotta fra forze [[fasciste]] e forze [[rivoluzionarie]] a livello internazionale. ''Il Martello'' giudicò conveniente la formazione di un fronte unico che rafforzasse le fila degli [[antifascisti]] spagnoli, e per questo giustificò anche la partecipazione al governo di una parte degli [[anarchici]] <ref>Cfr. ''L'atteggiamento degli anarchici spagnoli'', XXII, 1, 14 gennaio 1937, p. 5.</ref>, anche se appoggiò le posizioni di [[Durruti]], che dal fronte rivolse dure parole alle forze che minavano con la loro azione il processo di socializzazione dell'economia in atto <ref>Cfr. [[Carlo Tresca]], ''Durruti'', XXI, 20, 28 novembre 1936, p. 1.</ref>, e riportò con entusiasmo le posizioni degli «[[amici di Durruti]]» che protestavano spesso «contro gli sperperi, le manovre governative» e lottavano «per la rivoluzione sociale» <ref>Cfr. ''Voci di ammonimento della gioventù spagnola'', XX, 17, 14 ottobre 1936, p. 4.</ref>
Gli anni intorno al [[1936]]-[[1939]] furono anni di speranze per il gruppo [[anarchico]] de ''Il Martello'', che vide nella [[rivoluzione spagnola]] una delle tappe fondamentali della lotta fra forze [[fasciste]] e forze [[rivoluzionarie]] a livello internazionale. ''Il Martello'' giudicò conveniente la formazione di un fronte unico che rafforzasse le fila degli [[antifascisti]] spagnoli, e per questo giustificò anche la partecipazione al governo di una parte degli [[anarchici]] <ref>Cfr. ''L'atteggiamento degli anarchici spagnoli'', XXII, 1, 14 gennaio 1937, p. 5.</ref>, anche se appoggiò le posizioni di [[Durruti]], che dal fronte rivolse dure parole alle forze che minavano con la loro azione il processo di socializzazione dell'economia in atto <ref>Cfr. [[Carlo Tresca]], ''Durruti'', XXI, 20, 28 novembre 1936, p. 1.</ref>, e riportò con entusiasmo le posizioni degli «[[amici di Durruti]]», che protestavano spesso «contro gli sperperi, le manovre governative» e lottavano «per la rivoluzione sociale» <ref>Cfr. ''Voci di ammonimento della gioventù spagnola'', XX, 17, 14 ottobre 1936, p. 4.</ref>


Questa posizione ambigua de Il Martello è dovuta all’entusiasmo suscitato dall’esperienza che gli anarchici e le forze rivoluzionarie stavano vivendo in Spagna, dalla considerazione che ciò che si stava realizzando è in fase sperimentale e ha quindi bisogno di aiuto e di comprensione. Ma queste giustificazioni cadranno quando l’esperienza spagnola si concluderà in maniera negativa, creando una frattura insanabile fra movimento libertario e comunisti stalinisti. (È necessario notare che Il Martello, come la maggior parte dei giornali anarchici aveva appoggiato in un primo momento la rivoluzione bolscevica sia per mancanza di notizie dettagliate che per l’entusiasmo destato dagli avvenimenti. Il primo articolo critico nei confronti del governo bolscevico appare nell’agosto del 1921 (La fame in Russia, VII, 27 (13 ago. 1921), p. 2), ma l’opposizione si fa sempre più puntuale e serrata, fino ad arrivare alla netta presa di posizione antileninista; cfr., ad es., C. Tresca, Lenin, X, 5 (2 febb. 1924), p. 3).
Questa posizione ambigua de ''Il Martello'' era dovuta all'entusiasmo suscitato dall'esperienza che gli [[anarchici]] e le forze [[rivoluzionarie]] stavano vivendo in [[Spagna]], dalla considerazione che ciò che si stava realizzando fosse in fase sperimentale ed avesse quindi bisogno di aiuto e di comprensione. Ma queste giustificazioni caddero quando l'esperienza spagnola si concluse in maniera negativa, creando una frattura insanabile fra movimento libertario e comunisti stalinisti. <ref>È necessario notare che ''Il Martello'', come la maggior parte dei [[giornali anarchici]], aveva appoggiato in un primo momento la rivoluzione bolscevica sia per mancanza di notizie dettagliate che per l'entusiasmo destato dagli avvenimenti. Il primo articolo critico nei confronti del governo bolscevico apparve nell'agosto del 1921 (''La fame in Russia'', VII, 27, 13 agosto 1921, p. 2), ma l'opposizione si fece sempre più puntuale e serrata, fino ad arrivare alla netta presa di posizione antileninista (cfr., ad esempio, [[Carlo Tresca]], ''Lenin'', X, 5, 2 febbraio 1924, p. 3.</ref>


Ne deriva per Il Martello la riflessione più generale sulla posizione degli anarchici di fronte alle altre forze di sinistra in periodo pre e post-rivoluzionario. La permissività e la libera sperimentazione concessa a comunisti e socialisti autoritari in Spagna hanno portato allo sfaldamento delle possibilità rivoluzionarie. Per questo, conclude Il Martello, è necessario porsi come organizzazione con obiettivi ben precisi e tattiche conseguenti, (cfr. Brand [Ciriaco Arrigoni], L’ingenuità anarchica, XXII, 17 (14 ott. 1937), p. 4; C. Tresca, La controrivoluzione in marcia, XXIII, 9 (28 mag. 1937), pp. 1-3).
Ne deriva per Il Martello la riflessione più generale sulla posizione degli anarchici di fronte alle altre forze di sinistra in periodo pre e post-rivoluzionario. La permissività e la libera sperimentazione concessa a comunisti e socialisti autoritari in Spagna hanno portato allo sfaldamento delle possibilità rivoluzionarie. Per questo, conclude Il Martello, è necessario porsi come organizzazione con obiettivi ben precisi e tattiche conseguenti, (cfr. Brand [Ciriaco Arrigoni], L’ingenuità anarchica, XXII, 17 (14 ott. 1937), p. 4; C. Tresca, La controrivoluzione in marcia, XXIII, 9 (28 mag. 1937), pp. 1-3).
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