Sergej Gennadjevič Nečaev: differenze tra le versioni

Jump to navigation Jump to search
Riga 36: Riga 36:


Il rivoluzionario per primo deve esistere soltanto per, e attraverso, la rivoluzione. Nella guerra spietata che egli dichiara allo Stato e alla società, non può aspettarsi nessuna pietà, mai. Condannato in anticipo, è pronto a subire la tortura e a dare la propria vita per la causa. La distruzione è l'unica scienza e l'unica morale. Il rivoluzionario disprezza l'opinione pubblica. Ogni sentimento, ogni valore della vita svanisce in lui davanti all'unica e alla sola passione: la rivoluzione. I suoi rapporti con i compagni di lotta sono interamente determinati dall'utilità di questi ultimi nella pratica rivoluzionaria, al punto che, prima di soccorrere un compagno in pericolo, bisogna tener conto degli interessi della causa rivoluzionaria e non dei sentimenti personali. Rispetto alla società, la volontà di distruggere rimane l'imperativo numero uno. Nessuna esitazione, nessun rimpianto sono concessi al rivoluzionario. È per distruggere con più efficacia l'ordine sociale che il rivoluzionario cerca di introdursi nelle organizzazioni collettive, usando l'astuzia e la dissimulazione. La liberazione e la felicità del popolo sono realizzabili solo attraverso mezzi rivoluzionari. Bisogna quindi provocare lo sviluppo e l'aumento della sofferenza del popolo, in modo da rendere la sua condizione insostenibile, affinché la rivolta generale gli si presenti come l'unica soluzione. Non si tratta affatto di sostituire una forma politica con un'altra, instaurando un presunto Stato rivoluzionario. D'altronde, il rivoluzionario non deve preoccuparsi di quella che sarà la società postrivoluzionaria: il suo ruolo non è di costruire, ma distruggere l'ordine esistente. Oltre all'inevitabile arruolamento delle masse popolari, ''Il catechismo'' prende in considerazione l'impiego e l'utilizzo al servizio della rivoluzione di briganti e fuorilegge, la cui forza d'urto distruttrice sarà un efficace rinforzo. L'apporto di [[Bakunin]] a quest'opera è visibile soprattutto nella parte dedicata all'atteggiamento della «Società» dei rivoluzionari verso il popolo, dove effettivamente ritroviamo i temi anarchici bakuniani, oltre a un'idea che gli stava molto a cuore: l'alleanza dei rivoluzionari e dei briganti contro il potere politico.
Il rivoluzionario per primo deve esistere soltanto per, e attraverso, la rivoluzione. Nella guerra spietata che egli dichiara allo Stato e alla società, non può aspettarsi nessuna pietà, mai. Condannato in anticipo, è pronto a subire la tortura e a dare la propria vita per la causa. La distruzione è l'unica scienza e l'unica morale. Il rivoluzionario disprezza l'opinione pubblica. Ogni sentimento, ogni valore della vita svanisce in lui davanti all'unica e alla sola passione: la rivoluzione. I suoi rapporti con i compagni di lotta sono interamente determinati dall'utilità di questi ultimi nella pratica rivoluzionaria, al punto che, prima di soccorrere un compagno in pericolo, bisogna tener conto degli interessi della causa rivoluzionaria e non dei sentimenti personali. Rispetto alla società, la volontà di distruggere rimane l'imperativo numero uno. Nessuna esitazione, nessun rimpianto sono concessi al rivoluzionario. È per distruggere con più efficacia l'ordine sociale che il rivoluzionario cerca di introdursi nelle organizzazioni collettive, usando l'astuzia e la dissimulazione. La liberazione e la felicità del popolo sono realizzabili solo attraverso mezzi rivoluzionari. Bisogna quindi provocare lo sviluppo e l'aumento della sofferenza del popolo, in modo da rendere la sua condizione insostenibile, affinché la rivolta generale gli si presenti come l'unica soluzione. Non si tratta affatto di sostituire una forma politica con un'altra, instaurando un presunto Stato rivoluzionario. D'altronde, il rivoluzionario non deve preoccuparsi di quella che sarà la società postrivoluzionaria: il suo ruolo non è di costruire, ma distruggere l'ordine esistente. Oltre all'inevitabile arruolamento delle masse popolari, ''Il catechismo'' prende in considerazione l'impiego e l'utilizzo al servizio della rivoluzione di briganti e fuorilegge, la cui forza d'urto distruttrice sarà un efficace rinforzo. L'apporto di [[Bakunin]] a quest'opera è visibile soprattutto nella parte dedicata all'atteggiamento della «Società» dei rivoluzionari verso il popolo, dove effettivamente ritroviamo i temi anarchici bakuniani, oltre a un'idea che gli stava molto a cuore: l'alleanza dei rivoluzionari e dei briganti contro il potere politico.
=== La «nečaevščina» ===
Il testo de ''Il catechismo'' ci mette di fronte a un atteggiamento rivoluzionario di tipo [[nichilista]]: l'autore descrive la rivoluzione come un fine in sé, al quale tutto il resto è subordinato. Il carattere strettamente attivista de ''Il catechismo'' salta subito agli occhi. Normalmente, il rivoluzionario cerca l'azione di massa; e poiché il suo scopo è di aiutare i lavoratori a organizzarsi, egli si sforza di mobilitarli e di inquadrarli, ideologicamente e praticamente, per aiutarli a prendere coscienza dei propri interessi e delle proprie forze, cosicché possano lottare efficacemente per gli obiettivi economici, sociali e politici da raggiungere. In questa prospettiva, il rivoluzionario è un uomo che si è schierato personalmente, impegnandosi nelle file del proletariato, uno che sceglie di partecipare '''direttamente''' alla lotta di classe. Il punto di vista dell'autore de ''Il catechismo'', invece, è completamente diverso. Per lui, il ruolo fondamentale di un rivoluzionario non è più quello di impegnarsi in un'azione di massa, né di aiutare con gli strumenti intellettuali della dottrina, dell'informazione o della propaganda, le classi sfruttate a prendere coscienza della loro condizione, e ancor meno di lottare a fianco dei lavoratoriper la causa rivoluzionaria. È '''dall'esterno''' che il [[nichilista]] agirà sulla pratica rivoluzionaria: il suo metodo consisterà, dunque, nel provocare dall'esterno e '''indirettamente''' agitazioni irreversibili utili alla rivoluzione. Il [[nichilista]] dovrà imparare a manipolare passioni dall'impatto devastante. Dovrà creare situazioni insostenibili e provocare ovunque la [[repressione]]. Qui il popolo non è più il fine, bensì il mezzo della rivoluzione. Non c'è più bisogno di un'ideologia: bastano poche idee elementari. La rivoluzione è un problema di fisica, le masse sono la fonte d'energia. Da qui il profondo disprezzo per Nečaev per tutti i dottrinari, i rivoluzionari a parole e gli studenti, che provenivano generalmente dalla piccola nobiltà o dalla borghesia. Egli era assolutamente convinto, difatti, che la [[rivoluzione russa]] non sarebbe mai arrivata grazie ai membri dell'intellighenzia.


== Note ==
== Note ==
<references/>
<references/>
64 364

contributi

I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando i nostri servizi, accetti il nostro utilizzo dei cookie.

Menu di navigazione