Strage di Torino (18-20 dicembre 1922): differenze tra le versioni

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Quella sera la legione fascista di Torino con il "console" Piero Brandimarte in testa, aveva festeggiato al Teatro Alfieri la costituzione della nuova squadra « Francesco Baracca », comandata dall'attore Carlo Tamberlani: madrina della cerimonia l'attrice Alda Borelli, sorella della più nota Lyda; erano presenti anche squadre fasciste provenienti da Parma<ref>La cerimonia è descritta nella « Gazzetta del Popolo » del 18 dicembre 1922.</ref>. Dopo i discorsi di rito, gli squadristi, in numero di due o tremila, attraversarono cantando la città  fino alla sede del Fascio, sul Lungo Po di corso Cairoli.
Quella sera la legione fascista di Torino con il "console" Piero Brandimarte in testa, aveva festeggiato al Teatro Alfieri la costituzione della nuova squadra « Francesco Baracca », comandata dall'attore Carlo Tamberlani: madrina della cerimonia l'attrice Alda Borelli, sorella della più nota Lyda; erano presenti anche squadre fasciste provenienti da Parma<ref>La cerimonia è descritta nella « Gazzetta del Popolo » del 18 dicembre 1922.</ref>. Dopo i discorsi di rito, gli squadristi, in numero di due o tremila, attraversarono cantando la città  fino alla sede del Fascio, sul Lungo Po di corso Cairoli.


La mattina dopo, 18 dicembre, si potevano vedere nelle strade del centro « gruppi di camicie nere provenienti da altre città : essi erano armati di pistola, di manganello e avevano a tracolla una coperta arrotolata [...] altri gruppi di fascisti forestieri appollaiati persino sui predellini e parafanghi di alcune automobili saettanti, brandivano pugnali, pistole, e gridavano per terrorizzare i passanti. Ci parve di capire la vera ragione dell'affluenza a Torino di squadristi da altre località  [...] i caporioni fascisti, per giustificare il massacro che si apprestavano a scatenare contro gli antifascisti torinesi, prendevano a pretesto la batosta che il nostro compagno Prato aveva inferto ai loro sgherri »<ref>Umberto Massola, in « L'Antifascista », dicembre 1962.</ref>.
La mattina dopo, 18 dicembre, si potevano vedere nelle strade del centro « gruppi di camicie nere provenienti da altre città: essi erano armati di pistola, di manganello e avevano a tracolla una coperta arrotolata [...] altri gruppi di fascisti forestieri appollaiati persino sui predellini e parafanghi di alcune automobili saettanti, brandivano pugnali, pistole, e gridavano per terrorizzare i passanti. Ci parve di capire la vera ragione dell'affluenza a Torino di squadristi da altre località  [...] i caporioni fascisti, per giustificare il massacro che si apprestavano a scatenare contro gli antifascisti torinesi, prendevano a pretesto la batosta che il nostro compagno Prato aveva inferto ai loro sgherri »<ref>Umberto Massola, in « L'Antifascista », dicembre 1962.</ref>.


Quella stessa mattina Mussolini parlava al Grand Hôtel di Roma ai fascisti venuti ad ascoltarlo da Siena: « Gridatelo. Lo Stato fascista è deciso a difendersi a tutti i costi coll'energia più fredda e inesorabile. Sono il depositario della volontà  della migliore gioventù italiana. Ho doveri terribili da compiere e li compirò ». Dalle 11, come scriveva nel suo diario, il vice-questore Tabusso era a colloquio in Prefettura con il vice-prefetto, con il segretario del Fascio piemontese Marchisio e con due comandanti di squadre.  
Quella stessa mattina Mussolini parlava al Grand Hôtel di Roma ai fascisti venuti ad ascoltarlo da Siena: « Gridatelo. Lo Stato fascista è deciso a difendersi a tutti i costi coll'energia più fredda e inesorabile. Sono il depositario della volontà  della migliore gioventù italiana. Ho doveri terribili da compiere e li compirò ». Dalle 11, come scriveva nel suo diario, il vice-questore Tabusso era a colloquio in Prefettura con il vice-prefetto, con il segretario del Fascio piemontese Marchisio e con due comandanti di squadre.  
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Poco dopo mezzogiorno, l'incontro in Prefettura si concluse. Le autorità  decisero di non mobilitare le forze dell'ordine: « Dovevo essere proprio io - dichiarò poi il vice-questore - a correre l'alea di un sicuro conflitto e tentare di fare quello che in passato e in condizioni più favorevoli e più propizie non avevano voluto fare altri assai più autorevoli di me? ».  
Poco dopo mezzogiorno, l'incontro in Prefettura si concluse. Le autorità  decisero di non mobilitare le forze dell'ordine: « Dovevo essere proprio io - dichiarò poi il vice-questore - a correre l'alea di un sicuro conflitto e tentare di fare quello che in passato e in condizioni più favorevoli e più propizie non avevano voluto fare altri assai più autorevoli di me? ».  


Già : perché mai doveva essere proprio questo « servitore dello Stato » facente funzione di questore ad assicurare l'ordine pubblico? Giudicando con il senno di poi, è lecito ipotizzare che in quella riunione sia stato deciso, su istruzioni provenienti da Roma, di lasciare mano libera ai fascisti per una rappresaglia che servisse a dare una lezione ai « sovversivi » e a far capire, se ve ne fosse stato il bisogno, chi fosse ora a comandare nel Paese. Lo confermerebbe il telegramma inviato in serata allo stesso Tabusso da De Vecchi: « Per affetto che mi lega a Torino et miei fascisti et per sua nota energia raccomando ambito limiti istruzioni superiori massima energia anche evitare mia venuta deciso purificare et punire per sempre ».<ref>G. Carcano, cit., pp. 64-65.</ref> Insomma, queste criptiche istruzioni superiori sembravano prescrivere: ammazzate pure, ma senza esagerare.  
Già: perché mai doveva essere proprio questo « servitore dello Stato » facente funzione di questore ad assicurare l'ordine pubblico? Giudicando con il senno di poi, è lecito ipotizzare che in quella riunione sia stato deciso, su istruzioni provenienti da Roma, di lasciare mano libera ai fascisti per una rappresaglia che servisse a dare una lezione ai « sovversivi » e a far capire, se ve ne fosse stato il bisogno, chi fosse ora a comandare nel Paese. Lo confermerebbe il telegramma inviato in serata allo stesso Tabusso da De Vecchi: « Per affetto che mi lega a Torino et miei fascisti et per sua nota energia raccomando ambito limiti istruzioni superiori massima energia anche evitare mia venuta deciso purificare et punire per sempre ».<ref>G. Carcano, cit., pp. 64-65.</ref> Insomma, queste criptiche istruzioni superiori sembravano prescrivere: ammazzate pure, ma senza esagerare.  


=== Carlo Berruti ===
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