Il Primo Maggio: differenze tra le versioni

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Il Primo Maggio [[1898]], e nei giorni seguenti, si ebbero manifestazioni in tutta [[Italia]] che coincisero con la fase più intensa dei cosiddetti «moti per il pane». Molte manifestazioni terminarono con violenti scontri con le forze dell’ordine, causando numerosi morti tra i manifestanti: tre morirono a  Minervino, cinque nel Fiorentino e  soprattutto ottanta morti (oltre a centinaia e centinaia di feriti) si registrarono nelle manifestazioni di Milano ([[6 maggio|6]]-[[9 maggio]]).
Il Primo Maggio [[1898]], e nei giorni seguenti, si ebbero manifestazioni in tutta [[Italia]] che coincisero con la fase più intensa dei cosiddetti «moti per il pane». Molte manifestazioni terminarono con violenti scontri con le forze dell’ordine, causando numerosi morti tra i manifestanti: tre morirono a  Minervino, cinque nel Fiorentino e  soprattutto ottanta morti (oltre a centinaia e centinaia di feriti) si registrarono nelle manifestazioni di Milano ([[6 maggio|6]]-[[9 maggio]]).


I morti di Milano furono il risultato della repressione sanguinaria operata dal [[Generale Bava-Beccaris]], il quale incredibilmente ricevette successivamente, dal Re Umberto I, un’alta onorificenza per aver “ripristinato l’ordine” nel Regno d’Italia (gesto che però il Re pagò carissimo quando il [[29 luglio]] del [[1900]] [[Gaetano Bresci]] lo colpì a morte).
I morti di Milano furono il risultato della repressione sanguinaria operata dal [[Generale Bava-Beccaris]], il quale incredibilmente ricevette successivamente, dal Re Umberto I, un’alta onorificenza per aver “ripristinato l’ordine” nel Regno d’Italia (gesto che però il Re pagò carissimo quando il [[29 luglio]] del [[1900]] [[Gaetano Bresci]] lo colpì a morte).


Il [[20 febbraio]] [[1919]] fu introdotta la giornata lavorativa di 8 ore nelle fabbriche metallurgiche in seguito ad un accordo tra la FIOM e gli industriali <ref>[http://www.fiom.cgil.it/profilo.htm Breve profilo storico della FIOM]</ref>. Dopo il [[biennio rosso]] e dopo anni di lotte pagate a caro prezzo di numerosi morti, finalmente i lavoratori riuscirono il [[10 marzo]] [[1923]], in piena epoca [[fascista]], ad ottenere la giornata lavorativa di otto ore per tutti:
Il [[20 febbraio]] [[1919]] fu introdotta la giornata lavorativa di 8 ore nelle fabbriche metallurgiche in seguito ad un accordo tra la FIOM e gli industriali <ref>[http://www.fiom.cgil.it/profilo.htm Breve profilo storico della FIOM]</ref>. Dopo il [[biennio rosso]] e dopo anni di lotte pagate a caro prezzo di numerosi morti, finalmente i lavoratori riuscirono il [[10 marzo]] [[1923]], in piena epoca [[fascista]], ad ottenere la giornata lavorativa di otto ore per tutti:
:«Il disegno di legge sugli orari, presentato dal socialista Filippo Turati, viene recepito dal Regio Decreto Legge n° 692, che stabilisce le 8 ore giornaliere di lavoro e le 48 ore settimanali, oltre a prevedere 12 ore di straordinario, da effettuarsi previa comunicazione all’Ispettorato del lavoro. Questo fondamentale atto legislativo, approvato dal primo governo Mussolini con un gravissimo ritardo rispetto alle altre nazioni europee (gli edili e i meccanici inglesi ottennero la riduzione a nove ore già  nel 1872, mentre in Russia le definitive otto ore ottenute dagli operai nel 1917 furono una colonna portante delle rivendicazioni rivoluzionarie già  dal 1905), non deve però essere letto come una concessione del Governo al proletariato, bensì come la vittoria di una lotta durata più di un secolo e mezzo. La giornata di 8 ore infatti, non fu richiesta al padronato o al governo, ma imposta dal basso, dalle rivendicazioni operaie e contadine che cominciarono a imporsi con insistenza nei primi decenni del XVIII secolo, per giungere ai primi riconoscimenti con i moti rivoluzionari del 1848.»<ref>[http://www.infoaut.org/blog/storia-di-classe/item/684-10-marzo-1923-in-italia-viene-approvata-la-giornata-lavorativa-di-8-ore 10 marzo 1923: in Italia viene approvata la giornata lavorativa di 8 ore]</ref>
:«Il disegno di legge sugli orari, presentato dal socialista Filippo Turati, viene recepito dal Regio Decreto Legge n° 692, che stabilisce le 8 ore giornaliere di lavoro e le 48 ore settimanali, oltre a prevedere 12 ore di straordinario, da effettuarsi previa comunicazione all’Ispettorato del lavoro. Questo fondamentale atto legislativo, approvato dal primo governo Mussolini con un gravissimo ritardo rispetto alle altre nazioni europee (gli edili e i meccanici inglesi ottennero la riduzione a nove ore già  nel 1872, mentre in Russia le definitive otto ore ottenute dagli operai nel 1917 furono una colonna portante delle rivendicazioni rivoluzionarie già  dal 1905), non deve però essere letto come una concessione del Governo al proletariato, bensì come la vittoria di una lotta durata più di un secolo e mezzo. La giornata di 8 ore infatti, non fu richiesta al padronato o al governo, ma imposta dal basso, dalle rivendicazioni operaie e contadine che cominciarono a imporsi con insistenza nei primi decenni del XVIII secolo, per giungere ai primi riconoscimenti con i moti rivoluzionari del 1848.»<ref>[http://www.infoaut.org/blog/storia-di-classe/item/684-10-marzo-1923-in-italia-viene-approvata-la-giornata-lavorativa-di-8-ore 10 marzo 1923: in Italia viene approvata la giornata lavorativa di 8 ore]</ref>


Con l’avvento del [[Fascismo]] la festa del lavoro venne di fatto cancellata, essendo stata spostata alla data del [[21 aprile]], facendola coincidere con la festa del Natale di Roma. In [[Germania]] il [[Nazismo|nazismo]], nell’ambito del progetto nazionalistico, la ribattezzò propagandisticamente con il nome di “Festa del lavoro nazionale”.
Con l’avvento del [[Fascismo]] la festa del lavoro venne di fatto cancellata, essendo stata spostata alla data del [[21 aprile]], facendola coincidere con la festa del Natale di Roma. In [[Germania]] il [[Nazismo|nazismo]], nell’ambito del progetto nazionalistico, la ribattezzò propagandisticamente con il nome di “Festa del lavoro nazionale”.


Dopo la fine della II Guerra Mondiale il governo di coalizione ([[1946]]) che prese le redini del potere, sancì che il “Primo Maggio” sarebbe stato «un giorno festivo a tutti gli effetti civili».
Dopo la fine della II Guerra Mondiale il governo di coalizione ([[1946]]) che prese le redini del potere, sancì che il “Primo Maggio” sarebbe stato «un giorno festivo a tutti gli effetti civili».
Tuttavia le violenze non terminarono con l’avvento della [[democrazia]] e il Primo Maggio dell’anno seguente  fu segnato dalla cosiddetta strage di Portella della Ginestra <ref>[http://www.centroimpastato.it/publ/online/portella_narcomafie.php3 Strage di Portella della Ginestra]</ref>, in cui gli uomini del [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista|bandito Giuliano]] fecero fuoco contro i lavoratori che assistevano ad un comizio.
Tuttavia le violenze non terminarono con l’avvento della [[democrazia]] e il Primo Maggio dell’anno seguente  fu segnato dalla cosiddetta strage di Portella della Ginestra <ref>[http://www.centroimpastato.it/publ/online/portella_narcomafie.php3 Strage di Portella della Ginestra]</ref>, in cui gli uomini del [[Salvatore Giuliano, un bandito fascista|bandito Giuliano]] fecero fuoco contro i lavoratori che assistevano ad un comizio.


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