Consigli ed occupazioni di fabbrica in Italia (1919-20): differenze tra le versioni

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Quantunque da più parti si voglia dipingere questo biennio come un periodo sanguinario, in realtà  un tentativo di quantificare il numero di decessi fu compiuto da Gaetano Salvemini, il quale, basandosi sulle cronache giornalistiche dell'epoca, calcolò in 65 le vittime complessive delle violenze operaie. Al contrario, nello stesso periodo,  109 operai e sindacalisti persero al vita per mano delle forze dell'ordine durante gli scontri di piazza, mentre altri 22 furono uccisi da altre persone.
Quantunque da più parti si voglia dipingere questo biennio come un periodo sanguinario, in realtà  un tentativo di quantificare il numero di decessi fu compiuto da Gaetano Salvemini, il quale, basandosi sulle cronache giornalistiche dell'epoca, calcolò in 65 le vittime complessive delle violenze operaie. Al contrario, nello stesso periodo,  109 operai e sindacalisti persero al vita per mano delle forze dell'ordine durante gli scontri di piazza, mentre altri 22 furono uccisi da altre persone.


L'anarchico della FIOM [[Maurizio Garino]] accuserà  i dirigenti nazionali sindacali di avere in qualche modo illuso «la massa operaia che non distingue se il movimento fosse sindacale o politico, aveva creduto che voi sareste andati fino in fondo, che voi l'avreste condotta al gran gesto rivoluzionario» <ref name="rivista">[http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/296/55.htm Alcune schede tratte dal ''Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani'']</ref>. [[Errico Malatesta]], due anni dopo, sulle pagine di «[[Umanità  Nova]]», così commentò quel biennio e la relativa sconfitta dei rivoluzionari:
L'anarchico della FIOM [[Maurizio Garino]] accuserà  i dirigenti nazionali sindacali di avere in qualche modo illuso «la massa operaia che non distingue se il movimento fosse sindacale o politico, aveva creduto che voi sareste andati fino in fondo, che voi l'avreste condotta al gran gesto rivoluzionario» <ref name="rivista">[http://www.arivista.org/?nr=296&pag=55.htm Alcune schede tratte dal ''Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani'']</ref>. [[Errico Malatesta]], due anni dopo, sulle pagine di «[[Umanità  Nova]]», così commentò quel biennio e la relativa sconfitta dei rivoluzionari:


:«Lo stato d'animo dei lavoratori era propizio a un cambiamento di regime.  L'accordo tra i partiti rivoluzionari si era fatto da sé [...] i lavoratori repubblicani lottavano in bell'armonia cogli anarchici e con la parte rivoluzionaria dei socialisti. Si stava per passare agli atti risolutivi. Lo sciopero a tendenza insurrezionale si estendeva. [...] La rivoluzione stava per farsi, per impulso spontaneo delle popolazioni e con grande possibilità  di successo. Certamente non si sarebbe in quel momento attuata l'anarchia e nemmeno il socialismo, ma si sarebbero levati di mezzo molti ostacoli e si sarebbe aperto il periodo di libera propaganda, di libera sperimentazione, e sia pure di lotte civili, in capo al quale noi vediamo rifulgere il trionfo del nostro ideale.  I ferrovieri si apprestavano a prendere in mano la direzione del servizio per impedire le dislocazioni di truppe e non far viaggiare che i treni utili per il movimento insurrezionale.  Ma tutto ad un tratto, quando maggiori erano le speranze, la direzione della Confederazione Generale del Lavoro con telegramma circolare dichiara finito il movimento ed ordina la cessazione dello sciopero. E così le masse che agivano nella fiducia di prendere parte ad un movimento generale, furono disorientate; ciascuna località  vide naturalmente che era impossibile resistere da sola, e il movimento cessò.»<ref>«[[Umanità  Nova]]», n. 147, [[28 giugno]] [[1922]]</ref>
:«Lo stato d'animo dei lavoratori era propizio a un cambiamento di regime.  L'accordo tra i partiti rivoluzionari si era fatto da sé [...] i lavoratori repubblicani lottavano in bell'armonia cogli anarchici e con la parte rivoluzionaria dei socialisti. Si stava per passare agli atti risolutivi. Lo sciopero a tendenza insurrezionale si estendeva. [...] La rivoluzione stava per farsi, per impulso spontaneo delle popolazioni e con grande possibilità  di successo. Certamente non si sarebbe in quel momento attuata l'anarchia e nemmeno il socialismo, ma si sarebbero levati di mezzo molti ostacoli e si sarebbe aperto il periodo di libera propaganda, di libera sperimentazione, e sia pure di lotte civili, in capo al quale noi vediamo rifulgere il trionfo del nostro ideale.  I ferrovieri si apprestavano a prendere in mano la direzione del servizio per impedire le dislocazioni di truppe e non far viaggiare che i treni utili per il movimento insurrezionale.  Ma tutto ad un tratto, quando maggiori erano le speranze, la direzione della Confederazione Generale del Lavoro con telegramma circolare dichiara finito il movimento ed ordina la cessazione dello sciopero. E così le masse che agivano nella fiducia di prendere parte ad un movimento generale, furono disorientate; ciascuna località  vide naturalmente che era impossibile resistere da sola, e il movimento cessò.»<ref>«[[Umanità  Nova]]», n. 147, [[28 giugno]] [[1922]]</ref>
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