Antonio D’Alba: differenze tra le versioni

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volere del D'Alba. Per Ferri l'accusato non è «né delinquente nato né delinquente passionale, né delinquente politico», ma soltanto un «cervello instabile e semioscuro», uno dei «miseri abbandonati dalla famiglia nel fango della strada».
volere del D'Alba. Per Ferri l'accusato non è «né delinquente nato né delinquente passionale, né delinquente politico», ma soltanto un «cervello instabile e semioscuro», uno dei «miseri abbandonati dalla famiglia nel fango della strada».


Il processo è breve e si conclude il [[9 ottobre]] [[1912]] con la condanna dell'anarchico a trent'anni di [[carcere]] e a tre anni di vigilanza speciale. All'imputato non viene riconosciuta nessuna attenuante, esclusa la minore età , in virtù del quale non gli viene comminato l'ergastolo. Trasferito nel [[carcere]] di Noto (prov. Siracusa), D'Alba minaccia più volte il suicidio giacché l'isolamento era molto duro ed equiparabile a vera e propria tortura fisica e psicologica. Il [[21 gennaio]] [[1914]] gli viene finalmente tolto l'isolamento e viene posto sotto stretta sorveglianza.  
Il processo è breve e si conclude il [[9 ottobre]] [[1912]] con la condanna dell'anarchico a trent'anni di [[carcere]] e a tre anni di vigilanza speciale. All'imputato non viene riconosciuta nessuna attenuante, esclusa la minore età , in virtù del quale non gli viene comminato l'ergastolo. Trasferito nel [[carcere]] di Noto (prov. Siracusa), D'Alba minaccia più volte il suicidio giacché l'isolamento era molto duro ed equiparabile a vera e propria tortura fisica e psicologica. Il [[21 gennaio]] [[1914]] gli viene finalmente tolto l'isolamento e viene posto sotto stretta sorveglianza.  


In [[carcere]] riceve molta [[solidarietà ]] dai militanti anarchici, compreso anche somme di denaro. Il [[25 giugno]] [[1920]], per paura che improvvise proteste popolari potessero provocarne la liberazione, Antonio D'Alba viene trasferito nella prigione di S. Stefano, dove vi rimane fino al [[31 ottobre]] [[1921]], quando viene dimesso in seguito a provvedimento di grazia.
In [[carcere]] riceve molta [[solidarietà ]] dai militanti anarchici, compreso anche somme di denaro. Il [[25 giugno]] [[1920]], per paura che improvvise proteste popolari potessero provocarne la liberazione, Antonio D'Alba viene trasferito nella prigione di S. Stefano, dove vi rimane fino al [[31 ottobre]] [[1921]], quando viene dimesso in seguito a provvedimento di grazia.
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