Il Martello (New York): differenze tra le versioni

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Il giornale seguì attentamente anche la penetrazione [[fascista]] nelle organizzazioni italo-americane patriottiche e operaie, facendo opera di smascheramento di tale politica, e fu fra i più attivi promotori dell'Alleanza Antifascista, sorta nel [[1923]], come organizzazione di difesa e di propaganda [[antifascista]] delle forze sindacali e politiche italo-americane. ''Il Martello'' spiegò questa collaborazione all'Alleanza Antifascista come necessità del momento storico internazionale, di involuzione politica, che richiedeva l'unione di tutte le forze democratiche per l'abbattimento del [[fascismo]], pur restando ogni gruppo politico sulla sua propria posizione ideologica e sui propri fini rivoluzionari. <ref>Cfr. ''In difesa del nostro atteggiamento nelle lotte rivoluzionarie'', XII, 4, 22 gennaio 1927, pp. 1-2.</ref> Il gruppo [[anarchico]] de ''Il Martello'', sia come gruppo specifico, che come aderente all'Alleanza svolse una propaganda efficace anche nei confronti degli italiani, inviando per posta in [[Italia]] copie del giornale e volantini incitanti alla ribellione. <ref>Vedi, oltre alle numerose copie del giornale sequestrate (in ACSR, P.S., 1923, b. 44a e in ACSR, C.P.C., b. 5618-9), il volantino a firma «Gli anarchici», ''Non date un soldo'', un altro a firma «I fuorusciti», ''L'ultima rapina del governo fascista'', entrambi riferentesi al prestito Morgan (in ACSR, P.S., 1926, b. 86).</ref>
Il giornale seguì attentamente anche la penetrazione [[fascista]] nelle organizzazioni italo-americane patriottiche e operaie, facendo opera di smascheramento di tale politica, e fu fra i più attivi promotori dell'Alleanza Antifascista, sorta nel [[1923]], come organizzazione di difesa e di propaganda [[antifascista]] delle forze sindacali e politiche italo-americane. ''Il Martello'' spiegò questa collaborazione all'Alleanza Antifascista come necessità del momento storico internazionale, di involuzione politica, che richiedeva l'unione di tutte le forze democratiche per l'abbattimento del [[fascismo]], pur restando ogni gruppo politico sulla sua propria posizione ideologica e sui propri fini rivoluzionari. <ref>Cfr. ''In difesa del nostro atteggiamento nelle lotte rivoluzionarie'', XII, 4, 22 gennaio 1927, pp. 1-2.</ref> Il gruppo [[anarchico]] de ''Il Martello'', sia come gruppo specifico, che come aderente all'Alleanza svolse una propaganda efficace anche nei confronti degli italiani, inviando per posta in [[Italia]] copie del giornale e volantini incitanti alla ribellione. <ref>Vedi, oltre alle numerose copie del giornale sequestrate (in ACSR, P.S., 1923, b. 44a e in ACSR, C.P.C., b. 5618-9), il volantino a firma «Gli anarchici», ''Non date un soldo'', un altro a firma «I fuorusciti», ''L'ultima rapina del governo fascista'', entrambi riferentesi al prestito Morgan (in ACSR, P.S., 1926, b. 86).</ref>


L'attività [[antifascista]] de ''Il Martello'' si fece incisiva a tal punto che il giornale venne preso di mira non solo dagli organi ufficiali di stampa del [[fascismo]] in [[Italia]], ma anche dalle autorità americane, su pressione dell'ambasciatore italiano. [[Carlo Tresca|Tresca]] fu arrestato il [[14 agosto]] [[1923]] con una scusa banale: quella di aver spedito per posta un numero de ''Il Martello'' contenente pubblicità a pubblicazioni favorevoli al controllo delle nascite. [[Carlo Tresca|Tresca]] fu condannato a un anno di carcere. <ref>Sulla vicenda, cfr. ''Carlo Tresca arrestato e rilasciato dietro garanzia'', IX, 31, 18 agisto 1923, p. 2; ''Storia di una persecuzione disonesta e indecente'', IX, 46, 22 dicembre 1923, pp. 1-2; [[Carlo Tresca]], ''«L'Impero» di Roma torna alla carica'', X, 12, 29 dicembre 1924, p. 3. Sulle pressioni esercitate dall'ambasciatore italiano sulle autorità americane, vedi ''Consolato Generale d'Italia a New York a Ministero degli Interni'', 20 giugno 1926 e 21 luglio 1926 (in ACSR, P.S., 1926, b.86), oltre ai vari riferimenti contenuti nelle cartelle di Tresca e Vacirca del C.P.C.</ref>
L'attività [[antifascista]] de ''Il Martello'' si fece incisiva a tal punto che il giornale venne preso di mira non solo dagli organi ufficiali di stampa del [[fascismo]] in [[Italia]], ma anche dalle autorità americane, su pressione dell'ambasciatore italiano. [[Carlo Tresca|Tresca]] fu arrestato il [[14 agosto]] [[1923]] con una scusa banale: quella di aver spedito per posta un numero de ''Il Martello'' contenente pubblicità a pubblicazioni favorevoli al controllo delle nascite. [[Carlo Tresca|Tresca]] fu condannato a un anno di carcere. <ref>Sulla vicenda, cfr. ''Carlo Tresca arrestato e rilasciato dietro garanzia'', IX, 31, 18 agisto 1923, p. 2; ''Storia di una persecuzione disonesta e indecente'', IX, 46, 22 dicembre 1923, pp. 1-2; [[Carlo Tresca]], ''«L'Impero» di Roma torna alla carica'', X, 12, 29 dicembre 1924, p. 3. Sulle pressioni esercitate dall'ambasciatore italiano sulle autorità americane, vedi ''Consolato Generale d'Italia a New York a Ministero degli Interni'', 20 giugno 1926 e 21 luglio 1926 (in ACSR, P.S., 1926, b. 86), oltre ai vari riferimenti contenuti nelle cartelle di Tresca e Vacirca del C.P.C.</ref>


Allo stesso modo il giornale segue tutte le vicende che riguardano il movimento dei lavoratori italiani negli Stati Uniti, appoggia ogni tentativo di organizzazione autonoma dei lavoratori in quei sindacati come l’Amalgamated Clothing Workers of America e l’International Ladies Garment Workers Union, dove la presenza degli italiani è importante (cfr.: alcuni dei numerosi articoli sull’argomento, P. Scipione, Lo sciopero dei sarti di Philadelphia, VIII, 35 (7 ott. 1922), p. 2; Ego Sum [C. Tresca], Lo sciopero dei sarti, XI, 47 (20 nov. 1927), p. 1; Red, Reazione gialla, XI, 24 (12 giu. 1926), p. 1). In questi sindacati, come in altri, ci si contrappone apertamente all’attività collaborazionista dei dirigenti, che hanno perso completamente di vista la necessità della lotta di classe e trascinano i lavoratori nella collaborazione col sistema capitalistico (cfr. Open shop, VII, 5 (12 febb. 1921), p. 3).
Allo stesso modo il giornale segue tutte le vicende che riguardano il movimento dei lavoratori italiani negli Stati Uniti, appoggia ogni tentativo di organizzazione autonoma dei lavoratori in quei sindacati come l’Amalgamated Clothing Workers of America e l’International Ladies Garment Workers Union, dove la presenza degli italiani è importante (cfr.: alcuni dei numerosi articoli sull’argomento, P. Scipione, Lo sciopero dei sarti di Philadelphia, VIII, 35 (7 ott. 1922), p. 2; Ego Sum [C. Tresca], Lo sciopero dei sarti, XI, 47 (20 nov. 1927), p. 1; Red, Reazione gialla, XI, 24 (12 giu. 1926), p. 1). In questi sindacati, come in altri, ci si contrappone apertamente all’attività collaborazionista dei dirigenti, che hanno perso completamente di vista la necessità della lotta di classe e trascinano i lavoratori nella collaborazione col sistema capitalistico (cfr. Open shop, VII, 5 (12 febb. 1921), p. 3).
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