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<blockquote>Tutta la loro vita trascorreva non secondo leggi, statuti e regole, ma il libero volere e il franco arbitrio. Si alzavano quando lo credevano opportuno, bevevano, mangiavano, lavoravano e dormivano quando ne avevano desiderio; nessuno li svegliava, né li forzava a bere, a mangiare, o a far questo o quello. Così aveva deciso Gargantua. La regola, quindi, consisteva in un solo dettame: FA' QUEL CHE VUOI, perché le persone libere, bennate, ben istruite, che hanno modo di conversare in oneste compagnie, posseggono per natura un istinto e un pungolo che le spingono sempre verso la virtù, e le allontanano dal vizio, ed è ciò che chiamano onore. E son coloro che, quando una vile soggezione o imposizione li deprimono e li fanno schiavi, volgono ogni nobile passione, per la quale tendevano liberamente alla virtù, a infrangere o piegare il giogo della servitù; perché noi vogliamo sempre fare cose proibite e desideriamo quel che ci è negato. <ref>Da ''Gargantua e Pantagruele''.</ref></blockquote> | <blockquote>Tutta la loro vita trascorreva non secondo leggi, statuti e regole, ma il libero volere e il franco arbitrio. Si alzavano quando lo credevano opportuno, bevevano, mangiavano, lavoravano e dormivano quando ne avevano desiderio; nessuno li svegliava, né li forzava a bere, a mangiare, o a far questo o quello. Così aveva deciso Gargantua. La regola, quindi, consisteva in un solo dettame: FA' QUEL CHE VUOI, perché le persone libere, bennate, ben istruite, che hanno modo di conversare in oneste compagnie, posseggono per natura un istinto e un pungolo che le spingono sempre verso la virtù, e le allontanano dal vizio, ed è ciò che chiamano onore. E son coloro che, quando una vile soggezione o imposizione li deprimono e li fanno schiavi, volgono ogni nobile passione, per la quale tendevano liberamente alla virtù, a infrangere o piegare il giogo della servitù; perché noi vogliamo sempre fare cose proibite e desideriamo quel che ci è negato. <ref>Da ''Gargantua e Pantagruele''.</ref></blockquote> | ||
=== L'utopia di Rabelais secondo | === L'utopia di Rabelais secondo Maria Luisa Berneri <ref>Testo tratto da ''Viaggio attraverso Utopia'' di [[Maria Luisa Berneri]].</ref>=== | ||
Lo stesso Rabelais è un tipico uomo del Rinascimento. La sua cultura enciclopedica, la sua profonda ammirazione per la letteratura greca, il suo odio per le dottrine scolastiche, il suo cristianesimo pagano, il suo disprezzo per la vita monastica, il suo amore per la [[libertà]] e la bellezza, sono tutte caratteristiche degli umanisti italiani. Come loro, egli aveva una vera passione per la conoscenza e non solo studiò letteratura e filosofia, ma anche medicina e giurisprudenza. Inoltre, come la maggior parte degli umanisti, non provava alcun interesse per i «problemi sociali». La sua ribellione fu puramente individuale e non l'associò ad una rivolta contro il sistema di [[società]]. Vide i mali della [[società]] del suo tempo, ma non cercò di trovare la loro causa né escogitò rimedi per essi. Il Rinascimento non fu un movimento di riforma, fu una ribellione di individui che cercavano la [[libertà]] principalmente per loro stessi. Nonostante il loro nome, gli umanisti non s'interessavano dell'umanità, ma della loro individualità e dei mezzi per esprimerla, si irritavano profondamente per qualsiasi interferenza da parte delle autorità civili o religiose ed erano profondamente consapevoli dei loro diritti, ma non lottavano per la [[libertà]] o per i diritti delle masse. | Lo stesso Rabelais è un tipico uomo del Rinascimento. La sua cultura enciclopedica, la sua profonda ammirazione per la letteratura greca, il suo odio per le dottrine scolastiche, il suo cristianesimo pagano, il suo disprezzo per la vita monastica, il suo amore per la [[libertà]] e la bellezza, sono tutte caratteristiche degli umanisti italiani. Come loro, egli aveva una vera passione per la conoscenza e non solo studiò letteratura e filosofia, ma anche medicina e giurisprudenza. Inoltre, come la maggior parte degli umanisti, non provava alcun interesse per i «problemi sociali». La sua ribellione fu puramente individuale e non l'associò ad una rivolta contro il sistema di [[società]]. Vide i mali della [[società]] del suo tempo, ma non cercò di trovare la loro causa né escogitò rimedi per essi. Il Rinascimento non fu un movimento di riforma, fu una ribellione di individui che cercavano la [[libertà]] principalmente per loro stessi. Nonostante il loro nome, gli umanisti non s'interessavano dell'umanità, ma della loro individualità e dei mezzi per esprimerla, si irritavano profondamente per qualsiasi interferenza da parte delle autorità civili o religiose ed erano profondamente consapevoli dei loro diritti, ma non lottavano per la [[libertà]] o per i diritti delle masse. | ||
L'Abbazia di Telème è qualcosa di più che una descrizione di una corte ideale, o di un ideale collegio, o, come l'interpretò Mumford, di un'ideale casa di campagna. È l'[[utopia]] della nuova aristocrazia del Rinascimento, un'aristocrazia basata sull'intelligenza e sulla conoscenza piuttosto che sul potere o la ricchezza. Rabelais descrive come vivevano questi uomini e donne di buona famiglia, educati, dotati e di bell'aspetto. Per loro non c'è bisogno di leggi e di legislatori, di politici e di predicatori, di denaro e di usurai, di religione e di monaci. Non han bisogno di alcuna norma perché essi sanno come impiegare il loro tempo nel modo più utile e piacevole, non han bisogno di alcuna costrizione morale esterna perché sono naturalmente onesti e pieni di nobili sentimenti. Godono di piena libertà e di completa parità tra uomini e donne. Nulla può esser troppo meraviglioso e sontuoso per uomini e donne che sono, per così dire, il fiore dell'umanità. Vivono in un castello che supera per magnificenza quelli della Turenna, son vestiti cogli abiti più ricchi, hanno un benefattore i cui fondi sono evidentemente senza fine ed un esercito di inservienti e di artigiani che li servono e forniscono loro ogni cosa di cui abbiano necessità [...]. L'educazione ricevuta dai telemiti è tale da confarsi a futuri prìncipi o uomini di corte ed è del tutto simile a | L'Abbazia di Telème è qualcosa di più che una descrizione di una corte ideale, o di un ideale collegio, o, come l'interpretò Mumford, di un'ideale casa di campagna. È l'[[utopia]] della nuova aristocrazia del Rinascimento, un'aristocrazia basata sull'intelligenza e sulla conoscenza piuttosto che sul potere o la ricchezza. Rabelais descrive come vivevano questi uomini e donne di buona famiglia, educati, dotati e di bell'aspetto. Per loro non c'è bisogno di leggi e di legislatori, di politici e di predicatori, di denaro e di usurai, di religione e di monaci. Non han bisogno di alcuna norma perché essi sanno come impiegare il loro tempo nel modo più utile e piacevole, non han bisogno di alcuna costrizione morale esterna perché sono naturalmente onesti e pieni di nobili sentimenti. Godono di piena libertà e di completa parità tra uomini e donne. Nulla può esser troppo meraviglioso e sontuoso per uomini e donne che sono, per così dire, il fiore dell'umanità. Vivono in un castello che supera per magnificenza quelli della Turenna, son vestiti cogli abiti più ricchi, hanno un benefattore i cui fondi sono evidentemente senza fine ed un esercito di inservienti e di artigiani che li servono e forniscono loro ogni cosa di cui abbiano necessità [...]. L'educazione ricevuta dai telemiti è tale da confarsi a futuri prìncipi o uomini di corte ed è del tutto simile a |