Federazione Anarchica Informale: differenze tra le versioni

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*rivendica il portato storico dell'organizzazione anarchica come si è configurata dal Congresso di S. Imier del [[1872]] fino ai deliberati costitutivi della [[UAI]] del [[1920]] e della [[Federazione Anarchica Italiana|FAI]] del [[1945]]: ORGANIZZAZIONE CHE NON È AFFATTO INFORMALE, perché fa della chiarezza e della collegialità dei mandati il suo atto di garanzia di un metodo [[libertario]] ed [[egualitario]] di prendere le decisioni;
*rivendica il portato storico dell'organizzazione anarchica come si è configurata dal Congresso di S. Imier del [[1872]] fino ai deliberati costitutivi della [[UAI]] del [[1920]] e della [[Federazione Anarchica Italiana|FAI]] del [[1945]]: ORGANIZZAZIONE CHE NON È AFFATTO INFORMALE, perché fa della chiarezza e della collegialità dei mandati il suo atto di garanzia di un metodo [[libertario]] ed [[egualitario]] di prendere le decisioni;
*ribadisce la propria condanna di bombe, pacchi bomba e ordigni, che possono colpire indiscriminatamente, e comunque paiono più che altro funzionali alle logiche della provocazione e della criminalizzazione mediatica del dissenso, in una fase in cui gli anarchici sono fra i protagonisti delle lotte sociali, dagli scioperi alle iniziative contro la guerra;
*ribadisce la propria condanna di bombe, pacchi bomba e ordigni, che possono colpire indiscriminatamente, e comunque paiono più che altro funzionali alle logiche della provocazione e della criminalizzazione mediatica del dissenso, in una fase in cui gli anarchici sono fra i protagonisti delle lotte sociali, dagli scioperi alle iniziative contro la guerra;
*ribadisce che gli strumenti di lotta delle anarchiche e degli anarchici federati sono dispiegati nelle piazze, nel sociale, nel sindacalismo [[autogestionario]] e di base, nei movimenti, nelle decine di città in cui gestiamo circoli pubblici, nella aperta opposizione alle logiche del dominio e dei terrorismi di [[Stato]], per la costruzione di una società di liberi ed eguali».
*ribadisce che gli strumenti di lotta delle anarchiche e degli anarchici federati sono dispiegati nelle piazze, nel sociale, nel sindacalismo [[autogestionario]] e di base, nei movimenti, nelle decine di città in cui gestiamo circoli pubblici, nella aperta opposizione alle logiche del dominio e dei terrorismi di [[Stato]], per la costruzione di una [[società]] di liberi ed eguali».


== Altre polemiche ==
== Altre polemiche ==
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=== Insurrezione o terrorismo? ===
=== Insurrezione o terrorismo? ===
{{approff|L'insurrezionalismo in Italia}}
{{approff|L'insurrezionalismo in Italia}}
Malgrado i fatti in premessa, buona parte del movimento anarchico ha posto al di fuori della [[Storia dell'anarchismo|storia]] e delle teorie dell'[[anarchismo]] l'[[azione diretta]] della FAInformale. Il motivo di fondo di questa esclusione può facilmente rinvenirsi confrontando il contesto storico in cui, ad esempio, operava la [[banda del Matese]] con il contesto storico in cui operano la FAInformale e i gruppi ad essa affini. La cosidetta [[propaganda col fatto]] si caratterizzava, anche nei momenti di assoluta [[violenza]] vendicatrice (si pensi ai regicidi o alle uccisioni di capi di [[Stato]] o di governo; [[Luigi Lucheni]] addirittura trafigge una donna, la Principessa Sissi), come metodo per ampliare l'isurrezione attraverso l'emulazione dei fatti da parte della massa. In altre parole, nella [[propaganda col fatto]] quest'ultimo veniva compiuto perché potesse essere propaganda dell'idea anarchica nella società e fonte di altri fatti insurrezionali, e non c'è dubbio che questo avvenisse (si pensi, ad esempio, ad [[Emile Florain]], che nel [[1881]] tenta di uccidere il Primo Ministro della Repubblica francese Léon Gambetta: non ci riesce e allora spara ad un borghese a caso, diventando non un terrorista, ossia qualcuno che nella massa incute terrore, ma un mito da imitare).
Malgrado i fatti in premessa, buona parte del movimento anarchico ha posto al di fuori della [[Storia dell'anarchismo|storia]] e delle teorie dell'[[anarchismo]] l'[[azione diretta]] della FAInformale. Il motivo di fondo di questa esclusione può facilmente rinvenirsi confrontando il contesto storico in cui, ad esempio, operava la [[banda del Matese]] con il contesto storico in cui operano la FAInformale e i gruppi ad essa affini. La cosidetta [[propaganda col fatto]] si caratterizzava, anche nei momenti di assoluta [[violenza]] vendicatrice (si pensi ai regicidi o alle uccisioni di capi di [[Stato]] o di governo; [[Luigi Lucheni]] addirittura trafigge una donna, la Principessa Sissi), come metodo per ampliare l'isurrezione attraverso l'emulazione dei fatti da parte della massa. In altre parole, nella [[propaganda col fatto]] quest'ultimo veniva compiuto perché potesse essere propaganda dell'idea anarchica nella [[società]] e fonte di altri fatti insurrezionali, e non c'è dubbio che questo avvenisse (si pensi, ad esempio, ad [[Emile Florain]], che nel [[1881]] tenta di uccidere il Primo Ministro della Repubblica francese Léon Gambetta: non ci riesce e allora spara ad un borghese a caso, diventando non un terrorista, ossia qualcuno che nella massa incute terrore, ma un mito da imitare).
Già nel dopoguerra, però, con l'inizio del periodo di pace più lungo della storia e un totale riassetto degli equilibri politici e sociali, il ferimento di un uomo inerme, benché colpevole di qualcosa, non avrebbe più potuto essere definito [[propaganda col fatto]] perché nella massa quel fatto non avrebbe più suscitato rivolta, non sarebbe più stato uno strumento di propaganda, ma avrebbe ingenerato sol che terrore (da qui il termine [[terrorismo]]), causando l'effetto contrario rispetto a quello voluto, ossia la spinta del popolo nelle braccia protettive dello [[Stato]], con conseguente inasprimento della [[repressione]]. Questo problema era già ben noto a [[Malatesta]], che nell'ultima parte de ''La tragedia di Monza'' <ref>[http://www.arivista.org/?nr=364&pag=119.htm ''La tragedia di Monza''], articolo di [[Malatesta]] all'indomani del regicidio.</ref>, continuando la sua polemica contro quanti esaltavano gli attentati e il [[terrorismo]], ribadì che la [[violenza]] era una necessità e non un mezzo. Secondo [[Malatesta]] gli anarchici erano dei liberatori e non dei giustizieri. Sarebbero ricorsi «all'ultimo espediente della forza fisica» cui «l'ostinata resistenza della borghesia» costringeva gli oppressi, ma non avrebbero mai fatto «vittime inutili, nemmeno tra i nemici», rimanendo «buoni e umani anche nel furore della battaglia». Nessuna [[rivoluzione]] liberatrice, ripeteva, poteva nascere dai massacri e dal terrore, da cui escono i tiranni. <ref name="violenza">[http://www.arivista.org/riviste/Arivista/297/38.htm ''Tolstoj, gli anarchici e la violenza''], di Piero Brunello (''A - Rivista Anarchica'', anno 34, n. 297, marzo 2004)</ref> <ref>Con riferimento alla [[strage del Teatro Diana]], che intendeva colpire il questore Giovanni Gasti, in quanto rappresentante, e quindi complice, di quello [[Stato]] che deteneva in carcere senza prove [[Errico Malatesta]] ed altri anarchici, lo stesso [[Malatesta]], pur ribadendo la buona fede dei compagni [[propaganda col fatto|propagandisti]], non poté che condannarne l'operato.</ref> La [[rivoluzione]], per [[Malatesta]], passava dal consenso popolare e non da singoli attentati: «Questa è una tattica micidiale che equivale al suicidio. La [[rivoluzione]] non si fa in quattro gatti. Degl'individui e dei gruppi isolati possono fare un po' di propaganda; dei colpi audaci, delle bombe e simili cose, se fatte con retto criterio (il che purtroppo non è sempre il caso) possono attirare l'attenzione pubblica sui mali dei lavoratori e sulle nostre idee, possono sbarazzarci di qualche ostacolo potente; ma la [[rivoluzione]] non si fa che quando il popolo scende in piazza. E se noi vogliamo farla bisogna che attirammo a noi la folla, quanto più folla è possibile» (da ''Andiamo verso il popolo'', in ''L'Art. 248'', Ancona, [[4 febbraio]] [[1894]]).
Già nel dopoguerra, però, con l'inizio del periodo di pace più lungo della storia e un totale riassetto degli equilibri politici e sociali, il ferimento di un uomo inerme, benché colpevole di qualcosa, non avrebbe più potuto essere definito [[propaganda col fatto]] perché nella massa quel fatto non avrebbe più suscitato rivolta, non sarebbe più stato uno strumento di propaganda, ma avrebbe ingenerato sol che terrore (da qui il termine [[terrorismo]]), causando l'effetto contrario rispetto a quello voluto, ossia la spinta del popolo nelle braccia protettive dello [[Stato]], con conseguente inasprimento della [[repressione]]. Questo problema era già ben noto a [[Malatesta]], che nell'ultima parte de ''La tragedia di Monza'' <ref>[http://www.arivista.org/?nr=364&pag=119.htm ''La tragedia di Monza''], articolo di [[Malatesta]] all'indomani del regicidio.</ref>, continuando la sua polemica contro quanti esaltavano gli attentati e il [[terrorismo]], ribadì che la [[violenza]] era una necessità e non un mezzo. Secondo [[Malatesta]] gli anarchici erano dei liberatori e non dei giustizieri. Sarebbero ricorsi «all'ultimo espediente della forza fisica» cui «l'ostinata resistenza della borghesia» costringeva gli oppressi, ma non avrebbero mai fatto «vittime inutili, nemmeno tra i nemici», rimanendo «buoni e umani anche nel furore della battaglia». Nessuna [[rivoluzione]] liberatrice, ripeteva, poteva nascere dai massacri e dal terrore, da cui escono i tiranni. <ref name="violenza">[http://www.arivista.org/riviste/Arivista/297/38.htm ''Tolstoj, gli anarchici e la violenza''], di Piero Brunello (''A - Rivista Anarchica'', anno 34, n. 297, marzo 2004)</ref> <ref>Con riferimento alla [[strage del Teatro Diana]], che intendeva colpire il questore Giovanni Gasti, in quanto rappresentante, e quindi complice, di quello [[Stato]] che deteneva in carcere senza prove [[Errico Malatesta]] ed altri anarchici, lo stesso [[Malatesta]], pur ribadendo la buona fede dei compagni [[propaganda col fatto|propagandisti]], non poté che condannarne l'operato.</ref> La [[rivoluzione]], per [[Malatesta]], passava dal consenso popolare e non da singoli attentati: «Questa è una tattica micidiale che equivale al suicidio. La [[rivoluzione]] non si fa in quattro gatti. Degl'individui e dei gruppi isolati possono fare un po' di propaganda; dei colpi audaci, delle bombe e simili cose, se fatte con retto criterio (il che purtroppo non è sempre il caso) possono attirare l'attenzione pubblica sui mali dei lavoratori e sulle nostre idee, possono sbarazzarci di qualche ostacolo potente; ma la [[rivoluzione]] non si fa che quando il popolo scende in piazza. E se noi vogliamo farla bisogna che attirammo a noi la folla, quanto più folla è possibile» (da ''Andiamo verso il popolo'', in ''L'Art. 248'', Ancona, [[4 febbraio]] [[1894]]).


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L'[[illegalismo]], che comporta come logica conseguenza anche la clandestinità delle azioni, è sì appartenuto a gruppi/individualità (si pensi alla [[Banda Bonnot]] oppure a personalità come [[Alexandre Marius Jacob]] ed [[Horst Fantazzini]]), ma è privo di qualsiasi richiamo al sostegno popolare. Per questo [[illegalismo]] e [[insurrezionalismo]] non sono mai stati termini coincidenti, benché alcuni si siano dedicati sia all'uno che all'altro ([[Alfredo Maria Bonanno|Bonanno]] stesso ha compiuto rapine-[[Esproprio|espropri]]). <ref>''[https://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2009/10/07/NZ_18_APRE.html L'anarchico Bonanno arrestato dopo una rapina]''</ref> <ref>[http://www.ecn.org/filiarmonici/marini-requisitorie-2000.html Requisitorie del processo Marini]</ref>
L'[[illegalismo]], che comporta come logica conseguenza anche la clandestinità delle azioni, è sì appartenuto a gruppi/individualità (si pensi alla [[Banda Bonnot]] oppure a personalità come [[Alexandre Marius Jacob]] ed [[Horst Fantazzini]]), ma è privo di qualsiasi richiamo al sostegno popolare. Per questo [[illegalismo]] e [[insurrezionalismo]] non sono mai stati termini coincidenti, benché alcuni si siano dedicati sia all'uno che all'altro ([[Alfredo Maria Bonanno|Bonanno]] stesso ha compiuto rapine-[[Esproprio|espropri]]). <ref>''[https://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2009/10/07/NZ_18_APRE.html L'anarchico Bonanno arrestato dopo una rapina]''</ref> <ref>[http://www.ecn.org/filiarmonici/marini-requisitorie-2000.html Requisitorie del processo Marini]</ref>


L'[[azione diretta]], ([[violenta]] e [[Nonviolenza|non violenta]]) è stata sempre presente nel [[movimento anarchico]], che però si è sempre diviso sull'opportunità tattica, strategica ed etica dell'utilizzo della [[violenza]] (si pensi alle bombe di [[Severino Di Giovanni]] in Argentina, che portarono all'isolamento del suo gruppo rispetto al movimento anarchico argentino). Nemmeno l'utilizzo dei pacchi-bomba spediti tramite posta possono essere ritenuti delle novità, ma paragonare le azioni di molti militanti che ruotavano intorno alla figura di [[Luigi Galleani]] con le azioni di [[Theodore Kaczynski]] (per alcuni nemmeno considerabile anarchico) presuppone, come detto, ignorare il mutamento della società e dei costumi nel tempo (nonché, nella fattispecie, le diverse categorie di destinatari dei pacchi-bomba).
L'[[azione diretta]], ([[violenta]] e [[Nonviolenza|non violenta]]) è stata sempre presente nel [[movimento anarchico]], che però si è sempre diviso sull'opportunità tattica, strategica ed etica dell'utilizzo della [[violenza]] (si pensi alle bombe di [[Severino Di Giovanni]] in Argentina, che portarono all'isolamento del suo gruppo rispetto al movimento anarchico argentino). Nemmeno l'utilizzo dei pacchi-bomba spediti tramite posta possono essere ritenuti delle novità, ma paragonare le azioni di molti militanti che ruotavano intorno alla figura di [[Luigi Galleani]] con le azioni di [[Theodore Kaczynski]] (per alcuni nemmeno considerabile anarchico) presuppone, come detto, ignorare il mutamento della [[società]] e dei costumi nel tempo (nonché, nella fattispecie, le diverse categorie di destinatari dei pacchi-bomba).


Ciò che principalmente ha scioccato e disorientato il [[movimento anarchico]] italiano è stato l'utilizzo dell'acronimo [[FAI]], già in uso dalla più antica [[Federazione Anarchica Italiana]]: esso ha creato una notevole confusione (ampiamente strumentalizzata dai [[media]]) certamente non benefica per il [[movimento anarchico]].
Ciò che principalmente ha scioccato e disorientato il [[movimento anarchico]] italiano è stato l'utilizzo dell'acronimo [[FAI]], già in uso dalla più antica [[Federazione Anarchica Italiana]]: esso ha creato una notevole confusione (ampiamente strumentalizzata dai [[media]]) certamente non benefica per il [[movimento anarchico]].
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