Antipsichiatria: differenze tra le versioni

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Il tentativo, spesso riuscito, dell'idea sottostante alla psichiatria, era quello di stabilire che alcune persone, a causa di una malattia dell'anima, fossero incapaci di decidere ciò che volevano, e quindi l'[[autorità]] costituita dovesse decidere per loro. Ciò che in campo strettamente medico restava una decisione dell'ammalato (il curarsi o meno) nel caso di malattia psichiatrica consentiva cure coatte.
Il tentativo, spesso riuscito, dell'idea sottostante alla psichiatria, era quello di stabilire che alcune persone, a causa di una malattia dell'anima, fossero incapaci di decidere ciò che volevano, e quindi l'[[autorità]] costituita dovesse decidere per loro. Ciò che in campo strettamente medico restava una decisione dell'ammalato (il curarsi o meno) nel caso di malattia psichiatrica consentiva cure coatte.


== Storia della "follia" e della psichiatria==
== Storia della "follia" e della psichiatria <ref>Fonte principale: Luciano Ascenzi, ''[https://docplayer.it/60840692-A-n-t-i-p-s-i-c-h-ia-t-r-i-a.html Opuscolo informativo sull'antipsichiatria]'' (2001).</ref>==
La storia della follia inizia nel momento in cui essa, all'interno di un contesto sociale viene riconosciuta e separata: fondamentalmente dunque coincide con la storia dell'internamento dei folli. L'accurata analisi che [[Michel Foucault]] ha fatto del problema, lascia vedere come, nel rapporto "ragione - non-ragione", si delinea nel periodo che va dal XVI al XIX secolo, la follia si distacca dalla stessa "non-ragione" divenendo sempre di più il contenitore dell'emarginazione sociale.  
La storia della follia inizia nel momento in cui essa, all'interno di un contesto sociale viene riconosciuta e separata: fondamentalmente dunque coincide con la storia dell'internamento dei folli. L'accurata analisi che [[Michel Foucault]] ha fatto del problema, lascia vedere come, nel rapporto "ragione - non-ragione", si delinea nel periodo che va dal XVI al XIX secolo, la follia si distacca dalla stessa "non-ragione" divenendo sempre di più il contenitore dell'emarginazione sociale.  


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: «Non era questo l'intento di Pinel che nel 1793 inaugurò a Parigi il primo manicomio, liberando i folli dalle prigioni, in base al principio che il folle non può essere equiparato al delinquente. [...] Ma fu un attimo perché il folle, liberato dalle prigioni, fu subito rinchiuso in un'altra prigione che si chiamerà manicomio. Da quel giorno incomincerà il calvario del folle e la fortuna della psichiatria.» (Umberto Galimberti,  ''Psichiatria e fenomenologia'', Feltrinelli, pag. 242)
: «Non era questo l'intento di Pinel che nel 1793 inaugurò a Parigi il primo manicomio, liberando i folli dalle prigioni, in base al principio che il folle non può essere equiparato al delinquente. [...] Ma fu un attimo perché il folle, liberato dalle prigioni, fu subito rinchiuso in un'altra prigione che si chiamerà manicomio. Da quel giorno incomincerà il calvario del folle e la fortuna della psichiatria.» (Umberto Galimberti,  ''Psichiatria e fenomenologia'', Feltrinelli, pag. 242)


Il Positivismo del XIX secolo, con la sua fiducia nel progresso e nella produzione, fa emergere le profonde contraddizioni al suo interno. Mentre dilaga l'industria del [[capitalismo|capitale]], i manicomi ([[Marx]] parlerà poi di «strutture ancillari») si rivelano luoghi di violenza e di rigido controllo in cui «una classe di psichiatri sempre più stabile e sempre più sfiduciata cercava di occultare piuttosto che di risolvere i problemi». <ref>AA. VV., "Tempo e catene", Milano, [[1976]].</ref> Gli strumenti di disciplina si sono perfezionati rispetto a quelli in uso solo pochi anni prima, senza che si siano modificati però i rapporti all'interno del manicomio. La scienza psichiatrica continua a osservare, classificare, premiare e punire non più ora con finalità terapeutiche, ma per il "buon funzionamento" dell'Istituzione. Questo atteggiamento rimarrà sostanzialmente fino al movimento antipsichiatrico che, partito dall'[[Regno Unito|Inghilterra]] intorno agli anni '50, darà luogo a esperienze innovatrici come i gruppi terapeutici a Londra, le sperimentazioni di Gorizia e Reggio Emilia qui in [[Italia]]. Si cerca una nuova psichiatria lottando contro credenze e pregiudizi antichi. Si cerca di «puntare sui bisogni concreti della persona con la costante denuncia del carattere distruttivo e disumano della segregazione manicomiale o di qualunque altro genere». <ref>G. Antonucci, "Critica al giudizio psichiatrico", Roma 1993.</ref> La denuncia dei movimenti antipsichiatrici ha posto un limite al processo di disumanizzazione del "folle" e in alcuni casi i suoi successi, negli effetti pratici, sono stati superiori a quelli della teoria psicanalitica. <ref>L'intero capitolo è stato estratto da [https://docplayer.it/60840692-A-n-t-i-p-s-i-c-h-ia-t-r-i-a.html Opuscolo informativo sull'antipsichiatria], di Luciano Ascenzi, 2001.</ref>
Il Positivismo del XIX secolo, con la sua fiducia nel progresso e nella produzione, fa emergere le profonde contraddizioni al suo interno. Mentre dilaga l'industria del [[capitalismo|capitale]], i manicomi ([[Marx]] parlerà poi di «strutture ancillari») si rivelano luoghi di violenza e di rigido controllo in cui «una classe di psichiatri sempre più stabile e sempre più sfiduciata cercava di occultare piuttosto che di risolvere i problemi». <ref>AA. VV., "Tempo e catene", Milano, [[1976]].</ref> Gli strumenti di disciplina si sono perfezionati rispetto a quelli in uso solo pochi anni prima, senza che si siano modificati però i rapporti all'interno del manicomio. La scienza psichiatrica continua a osservare, classificare, premiare e punire non più ora con finalità terapeutiche, ma per il "buon funzionamento" dell'Istituzione. Questo atteggiamento rimarrà sostanzialmente fino al movimento antipsichiatrico che, partito dall'[[Regno Unito|Inghilterra]] intorno agli anni '50, darà luogo a esperienze innovatrici come i gruppi terapeutici a Londra, le sperimentazioni di Gorizia e Reggio Emilia qui in [[Italia]]. Si cerca una nuova psichiatria lottando contro credenze e pregiudizi antichi. Si cerca di «puntare sui bisogni concreti della persona con la costante denuncia del carattere distruttivo e disumano della segregazione manicomiale o di qualunque altro genere». <ref>G. Antonucci, "Critica al giudizio psichiatrico", Roma 1993.</ref> La denuncia dei movimenti antipsichiatrici ha posto un limite al processo di disumanizzazione del "folle" e in alcuni casi i suoi successi, negli effetti pratici, sono stati superiori a quelli della teoria psicanalitica.


==L'antipsichiatria==
==L'antipsichiatria==
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