La Questione Sociale (settimanale di Buenos Aires): differenze tra le versioni

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L'attività sovversiva bonaerense ruotava, nel [[1885]], attorno al «Circolo Socialista», creato dallo stesso [[Malatesta]]. Di questo Circolo - i cui locali, in Calle Piedad 601, fungono anche da sede amministrativa del giornale - è organo appunto ''La Questione Sociale'', come terranno a precisare i suoi redattori, rispondendo al foglio repubblicano ''L'Amico del Popolo'', che lo definirà apertamente «organo di Malatesta». <ref>«L'Amico del Popolo», a. I, n. 3, dell'11 ottobre.</ref>
L'attività sovversiva bonaerense ruotava, nel [[1885]], attorno al «Circolo Socialista», creato dallo stesso [[Malatesta]]. Di questo Circolo - i cui locali, in Calle Piedad 601, fungono anche da sede amministrativa del giornale - è organo appunto ''La Questione Sociale'', come terranno a precisare i suoi redattori, rispondendo al foglio repubblicano ''L'Amico del Popolo'', che lo definirà apertamente «organo di Malatesta». <ref>«L'Amico del Popolo», a. I, n. 3, dell'11 ottobre.</ref>


Le pubblicazioni del nuovo periodico erano state precedute da lunghi dibattiti fra i membri promotori dell'iniziativa, concordi tutti sull'opportunità di dare vita a un'attività editoriale ma divisi rispetto alle sue modalità d'attuazione. L'ambiente - qualunquista e «troppo indifferente a ciò che non rappresenta quattrini» - della colonia italiana di Buenos Aires, appariva infatti poco idoneo a un genere di pubblicazione qual'è appunto il giornale, che, per le sue stesse caratteristiche, richiede un pubblico già politicizzato o perlomeno sensibile ai problemi sociali. Ciò giustificava le preoccupazioni di quanti, fra i membri del Circolo si erano dichiarati poco convinti della sua utilità e avrebbero preferito orientarsi verso un genere di produzione editoriale diversa, quale «il libro o l'opuscolo che approfondisce e svolge l'idea e resta come strumento duraturo di propaganda». Tuttavia «fu deciso per il giornale, principalmente perchè si sperava di trascinare i nostri avversari, ed in ispecie i repubblicani, ad una polemica seria che non avrebbe potuto non produrre utili risultati pel nostro partito».  
Le pubblicazioni del nuovo periodico erano state precedute da lunghi dibattiti fra i membri promotori dell'iniziativa, concordi tutti sull'opportunità di dare vita a un'attività editoriale ma divisi rispetto alle sue modalità d'attuazione. L'ambiente - qualunquista e «troppo indifferente a ciò che non rappresenta quattrini» - della colonia italiana di Buenos Aires, appariva infatti poco idoneo a un genere di pubblicazione qual'è appunto il giornale, che, per le sue stesse caratteristiche, richiedeva un pubblico già politicizzato o perlomeno sensibile ai problemi sociali. Ciò giustificava le preoccupazioni di quanti, fra i membri del Circolo si erano dichiarati poco convinti della sua utilità e avrebbero preferito orientarsi verso un genere di produzione editoriale diversa, quale «il libro o l'opuscolo che approfondisce e svolge l'idea e resta come strumento duraturo di propaganda». Tuttavia «fu deciso per il giornale, principalmente perchè si sperava di trascinare i nostri avversari, ed in ispecie i repubblicani, ad una polemica seria che non avrebbe potuto non produrre utili risultati pel nostro partito».  


Sotto questo profilo, tuttavia, e per ammissione degli stessi redattori, i risultati si rivelano fallimentari, causa il sistematico rifiuto dell'organo repubblicano ''L'Amico del Popolo'' di accettare il contraddittorio più volte sollecitato dagli [[anarchici]].
Sotto questo profilo, tuttavia, e per ammissione degli stessi redattori, i risultati si rivelano fallimentari, causa il sistematico rifiuto dell'organo repubblicano ''L'Amico del Popolo'' di accettare il contraddittorio più volte sollecitato dagli [[anarchici]].
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