Bruno Misefari: differenze tra le versioni

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===La prima guerra mondiale===
===La prima guerra mondiale===
[[File:Luigi Bertoni.jpg|thumb|150 px|[[Luigi Bertoni]], anarchico italo-svizzero]]
[[File:Luigi Bertoni.jpg|thumb|150 px|[[Luigi Bertoni]], anarchico italo-svizzero]]
Allo scoppio della prima guerra mondiale la sua azione [[antimilitarista]] si fa più intensa ed incisiva. Nel settembre del [[1914]], in risposta a una manifestazione interventista, Misefari propone un ordine del giorno «deplorante le condizioni funeste del conflitto ed invocante l'amnistia per tutti i condannati politici» <ref>Corriere di Calabria, 22 settembre 1914</ref>. Negli stessi giorni le [[autorità ]] di polizia, che lo attenzionavano da tempo, gli sequestrano numerose stampe a carattere [[pacifista]] e [[antimilitarista]] inviategli dagli anarchici di Ancona. Durante questo periodo è in stretto contatto con [[Renato Siglich]]. Il [[1° maggio]] [[1915]] partecipa a una dimostrazione contro il conflitto mondiale tenutasi alla Borsa del lavoro di Napoli.
Allo scoppio della prima guerra mondiale la sua azione [[antimilitarista]] si fa più intensa ed incisiva. Nel settembre del [[1914]], in risposta a una manifestazione interventista, Misefari propone un ordine del giorno «deplorante le condizioni funeste del conflitto ed invocante l'amnistia per tutti i condannati politici» <ref>Corriere di Calabria, 22 settembre 1914</ref>. Negli stessi giorni le [[autorità]] di polizia, che lo attenzionavano da tempo, gli sequestrano numerose stampe a carattere [[pacifista]] e [[antimilitarista]] inviategli dagli anarchici di Ancona. Durante questo periodo è in stretto contatto con [[Renato Siglich]]. Il [[1° maggio]] [[1915]] partecipa a una dimostrazione contro il conflitto mondiale tenutasi alla Borsa del lavoro di Napoli.
Chiamato alle armi, come gli altri anarchici deve decidere se disertare oppure entrare nelle fila dell'[[esercito]] per svolgere propaganda rivoluzionaria all'interno dello stesso; Misefari opta per la prima opzione e si dichiara [[obiezione di coscienza|obiettore di coscienza]]. Così, si rifiuta di espletare il corso allievi ufficiali a Benevento e viene condannato a sette mesi di [[carcere]] da scontare ad Acireale.  
Chiamato alle armi, come gli altri anarchici deve decidere se disertare oppure entrare nelle fila dell'[[esercito]] per svolgere propaganda rivoluzionaria all'interno dello stesso; Misefari opta per la prima opzione e si dichiara [[obiezione di coscienza|obiettore di coscienza]]. Così, si rifiuta di espletare il corso allievi ufficiali a Benevento e viene condannato a sette mesi di [[carcere]] da scontare ad Acireale.  


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Sotto lo pseudonimo di '''Furio Sbarnemi''', nel giugno del [[1917]] si insedia a Zurigo, a casa dell'amico socialista Francesco Misiano, il quale lo introduce nell'ambiente del fuoruscitismo internazionale e gli fa conoscere una famiglia anarchica di origine bellunese, gli Zanolli. Misefari si innamora della figlia di questi, [[Pia Zanolli|Pia]], che poi sposerà  civilmente nel maggio del [[1931]].
Sotto lo pseudonimo di '''Furio Sbarnemi''', nel giugno del [[1917]] si insedia a Zurigo, a casa dell'amico socialista Francesco Misiano, il quale lo introduce nell'ambiente del fuoruscitismo internazionale e gli fa conoscere una famiglia anarchica di origine bellunese, gli Zanolli. Misefari si innamora della figlia di questi, [[Pia Zanolli|Pia]], che poi sposerà  civilmente nel maggio del [[1931]].


In stretto contatto con diversi ambiti del movimento anarchico e socialista italiano ([[Errico Malatesta]], [[Luigi Bertoni]], [[Camillo Berneri]], [[Guiseppe Monanni]], [[Francesco Ghezzi]], [[Enrico Arrigoni]], [[Pasquale Binazzi]], [[Giuseppe Di Vittorio]], [[Armando Borghi]], [[Angelica Balabanoff]], ecc.), organizza numerose conferenze settimanali e invia articoli a diversi giornali anarchici, specialmente a ''[[Il Risveglio Anarchico]]'' di Ginevra. Da sempre, attraverso i suoi scritti, Misefari inneggerà  alla lotta contro ogni [[autorità ]] e [[discriminazione]], tra cui [[sessismo|quella di genere]] (« Donne, in voi e per voi è la vita del mondo: sorgete, noi siamo uguali! ») particolarmente presente nel meridione, esaltando la funzione dell'[[arte]] come mezzo di [[ribellione]]:
In stretto contatto con diversi ambiti del movimento anarchico e socialista italiano ([[Errico Malatesta]], [[Luigi Bertoni]], [[Camillo Berneri]], [[Guiseppe Monanni]], [[Francesco Ghezzi]], [[Enrico Arrigoni]], [[Pasquale Binazzi]], [[Giuseppe Di Vittorio]], [[Armando Borghi]], [[Angelica Balabanoff]], ecc.), organizza numerose conferenze settimanali e invia articoli a diversi giornali anarchici, specialmente a ''[[Il Risveglio Anarchico]]'' di Ginevra. Da sempre, attraverso i suoi scritti, Misefari inneggerà  alla lotta contro ogni [[autorità]] e [[discriminazione]], tra cui [[sessismo|quella di genere]] (« Donne, in voi e per voi è la vita del mondo: sorgete, noi siamo uguali! ») particolarmente presente nel meridione, esaltando la funzione dell'[[arte]] come mezzo di [[ribellione]]:
: « Un poeta o uno scrittore, che non abbia per scopo la ribellione, che lavori per conservare lo status quo della società, non è un artista: è un morto che parla in poesia o in prosa. L'arte deve rinnovare la vita e i popoli, perciò deve essere eminentemente rivoluzionaria. »
: « Un poeta o uno scrittore, che non abbia per scopo la ribellione, che lavori per conservare lo status quo della società, non è un artista: è un morto che parla in poesia o in prosa. L'arte deve rinnovare la vita e i popoli, perciò deve essere eminentemente rivoluzionaria. »
=== Espulsione dalla Svizzera ===
=== Espulsione dalla Svizzera ===
Mentre era stato assunto nella fabbrica automobilistica Arbenz, nel quartiere Albisrieden di Zurigo, il [[16 maggio]] [[1918]] viene tratto in arresto con l'accusa, poi rivelatosi inventata dalle [[autorità ]] svizzere, di essere un agente segreto al servizio della propaganda bolscevica. Con lui, nell'operazione chiamata «Affare della Bomba di Zurigo», vengono arrestati molti altri anarchici e francesi: [[Luigi Bertoni]], [[Carlo Castagna]], [[Ugo Fedeli]], [[Francesco Ghezzi]], [[Giuseppe Monanni]], ecc.  
Mentre era stato assunto nella fabbrica automobilistica Arbenz, nel quartiere Albisrieden di Zurigo, il [[16 maggio]] [[1918]] viene tratto in arresto con l'accusa, poi rivelatosi inventata dalle [[autorità]] svizzere, di essere un agente segreto al servizio della propaganda bolscevica. Con lui, nell'operazione chiamata «Affare della Bomba di Zurigo», vengono arrestati molti altri anarchici e francesi: [[Luigi Bertoni]], [[Carlo Castagna]], [[Ugo Fedeli]], [[Francesco Ghezzi]], [[Giuseppe Monanni]], ecc.  


Rilasciato insieme ai suoi compagni il [[20 novembre]] [[1918]], cioè dopo ben sette mesi di ingiusta detenzione, il [[17 dicembre]] seguente il governo federale svizzero gli notifica un provvedimento di espulsione, che però sarà  attuato solo qualche mese dopo con l'ottenimento di un visto per studenti che gli consentirà  di entrare in [[Germania]]. Il [[17 luglio]] [[1919]] arriva a Stoccarda, dove entra in contatto con la socialista [[Clara Zetkin]] e l'anarchico [[Oreste Abbate]] (a Berlino).
Rilasciato insieme ai suoi compagni il [[20 novembre]] [[1918]], cioè dopo ben sette mesi di ingiusta detenzione, il [[17 dicembre]] seguente il governo federale svizzero gli notifica un provvedimento di espulsione, che però sarà  attuato solo qualche mese dopo con l'ottenimento di un visto per studenti che gli consentirà  di entrare in [[Germania]]. Il [[17 luglio]] [[1919]] arriva a Stoccarda, dove entra in contatto con la socialista [[Clara Zetkin]] e l'anarchico [[Oreste Abbate]] (a Berlino).
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A Napoli, insieme a [[Giuseppe Imondi]], dirige il bisettimanale anarchico locale, ''Anarchia'', che viene pubblicato per la prima volta il [[17 giugno]] [[1920]]. Durante quest'anno viene nominato segretario della Camera del Lavoro di Taranto e guida uno sciopero di tre mesi per chiedere la riapertura di un cantiere navale. Nel [[1921]], nella zona di Napoli, partecipa attivamente alla campagna a favore di [[Sacco e Vanzetti]].  
A Napoli, insieme a [[Giuseppe Imondi]], dirige il bisettimanale anarchico locale, ''Anarchia'', che viene pubblicato per la prima volta il [[17 giugno]] [[1920]]. Durante quest'anno viene nominato segretario della Camera del Lavoro di Taranto e guida uno sciopero di tre mesi per chiedere la riapertura di un cantiere navale. Nel [[1921]], nella zona di Napoli, partecipa attivamente alla campagna a favore di [[Sacco e Vanzetti]].  


Nel febbraio del [[1922]], insieme a [[Roberto Elia]], lancia un appello al quotidiano ''[[Pane e Libertà ]]'', per la diffusione del pensiero anarchico attraverso articoli e scritti in lingua siciliana e calabrese, ma il progetto non avrà  successo per mancanza di fondi.
Nel febbraio del [[1922]], insieme a [[Roberto Elia]], lancia un appello al quotidiano ''[[Pane e Libertà]]'', per la diffusione del pensiero anarchico attraverso articoli e scritti in lingua siciliana e calabrese, ma il progetto non avrà  successo per mancanza di fondi.


===Durante il fascismo ===
===Durante il fascismo ===
Rientrato a Reggio Calabria dopo il conseguimento della laurea in Ingegneria Industriale presso il Politecnico di Napoli ([[18 agosto]] [[1923]]), prosegue nella sua attività  di propaganda politica. Il [[14 dicembre]] [[1924]], insieme al compagno calabrese [[Nino Malara]], fa uscire il primo numero del quindicinale ''L'Amico del Popolo'', progettato appositamente per la propaganda tra i contadini del Sud, anche se il regime [[fascista]] dopo il quarto numero ne vieterà  il proseguo della pubblicazione. È questo un periodo di grande difficoltà  per tutti gli oppositori di Mussolini, visto il dispiegarsi delle sue politiche repressive e liberticide; Misefari, dopo essere stato accusato insieme ad altri intellettuali di aver promosso un «attacco contro il potere dello Stato, al fine di assassinare il re e Mussolini», viene arrestato e trattenuto nel carcere di Reggio Calabria per 25 giorni. Nel dicembre del [[1926]] viene segnalato dalle [[autorità ]] fasciste come «fervente e irriducibile anarchico» e pertanto "invitato" ad astenersi dal portare avanti qualsiasi azione politica diretta a sovvertire l'ordine dello [[Stato]], pena l'arresto in qualsiasi momento il regime lo ritenesse opportuno.
Rientrato a Reggio Calabria dopo il conseguimento della laurea in Ingegneria Industriale presso il Politecnico di Napoli ([[18 agosto]] [[1923]]), prosegue nella sua attività  di propaganda politica. Il [[14 dicembre]] [[1924]], insieme al compagno calabrese [[Nino Malara]], fa uscire il primo numero del quindicinale ''L'Amico del Popolo'', progettato appositamente per la propaganda tra i contadini del Sud, anche se il regime [[fascista]] dopo il quarto numero ne vieterà  il proseguo della pubblicazione. È questo un periodo di grande difficoltà  per tutti gli oppositori di Mussolini, visto il dispiegarsi delle sue politiche repressive e liberticide; Misefari, dopo essere stato accusato insieme ad altri intellettuali di aver promosso un «attacco contro il potere dello Stato, al fine di assassinare il re e Mussolini», viene arrestato e trattenuto nel carcere di Reggio Calabria per 25 giorni. Nel dicembre del [[1926]] viene segnalato dalle [[autorità]] fasciste come «fervente e irriducibile anarchico» e pertanto "invitato" ad astenersi dal portare avanti qualsiasi azione politica diretta a sovvertire l'ordine dello [[Stato]], pena l'arresto in qualsiasi momento il regime lo ritenesse opportuno.
[[File:Alfonso_Failla.jpg|thumb|150px|[[Alfonso Failla]], anarchico che con Misefari convisse l'esperienza dell'esilio a Ponza]]
[[File:Alfonso_Failla.jpg|thumb|150px|[[Alfonso Failla]], anarchico che con Misefari convisse l'esperienza dell'esilio a Ponza]]
Nemico di ogni [[religione]] (« È il più solido puntello del capitalismo e dello Stato, i due tiranni del popolo. Ed è anche il più temibile alleato dell'ignoranza e del male. »), dopo la specializzazione in geologia nel [[1926]], fonda con il fuoriuscito dal Partito Popolare Italiano (PPI) Nicola Silas, la prima società  di vetro calabrese ("Società  Vetri Calabrese"), finalizzata alla sfruttamento del quarzo della zona di Cannitello e in cui assume la carica di direttore tecnico. Il suo lavoro viene condizionato in negativo dalla sua opposizione al [[fascismo]], com'è dimostrato dal rifiuto della proposta fattagli dal regio commissario del Comune di Palizzi di progettare la realizzazione di una condotta dell'acqua. Per ripicca delle sue posizioni antifasciste, servendosi di espedienti di vario genere, l'ordine degli ingegneri lo radierà  dall'albo creandogli non pochi problemi di natura lavorativa.
Nemico di ogni [[religione]] (« È il più solido puntello del capitalismo e dello Stato, i due tiranni del popolo. Ed è anche il più temibile alleato dell'ignoranza e del male. »), dopo la specializzazione in geologia nel [[1926]], fonda con il fuoriuscito dal Partito Popolare Italiano (PPI) Nicola Silas, la prima società  di vetro calabrese ("Società  Vetri Calabrese"), finalizzata alla sfruttamento del quarzo della zona di Cannitello e in cui assume la carica di direttore tecnico. Il suo lavoro viene condizionato in negativo dalla sua opposizione al [[fascismo]], com'è dimostrato dal rifiuto della proposta fattagli dal regio commissario del Comune di Palizzi di progettare la realizzazione di una condotta dell'acqua. Per ripicca delle sue posizioni antifasciste, servendosi di espedienti di vario genere, l'ordine degli ingegneri lo radierà  dall'albo creandogli non pochi problemi di natura lavorativa.
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