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==='''Primo assioma'''=== | ==='''Primo assioma'''=== | ||
Il primo assioma (''Non esiste alcunché di soprannaturale'') «nega l'esistenza di divinità, d'influssi ed [[entità ]] soprannaturali o dotati di capacità soprannaturali, elimina qualunque credenza in [[fenomeni]] [[paranormale|paranormali]], qualunque [[superstizione]]. Sarebbe scorretto, sotto il profilo logico, tentare una [[dimostrazione]] di ciò o dell'opposto. Si tratta di scelte che vanno adottate sulla base della formazione culturale individuale e della considerazione che le credenze hanno consistenza profondamente, intensamente, puramente [http://it.wiktionary.org/wiki/emotivo emotiva] e che esse, trasmesse dall'ambiente in cui ci si è formati, possono essere accolte e coltivate o nettamente respinte» (da ''Esistenza'', opera citata). | Il primo assioma (''Non esiste alcunché di soprannaturale'') «nega l'esistenza di divinità, d'influssi ed [[entità]] soprannaturali o dotati di capacità soprannaturali, elimina qualunque credenza in [[fenomeni]] [[paranormale|paranormali]], qualunque [[superstizione]]. Sarebbe scorretto, sotto il profilo logico, tentare una [[dimostrazione]] di ciò o dell'opposto. Si tratta di scelte che vanno adottate sulla base della formazione culturale individuale e della considerazione che le credenze hanno consistenza profondamente, intensamente, puramente [http://it.wiktionary.org/wiki/emotivo emotiva] e che esse, trasmesse dall'ambiente in cui ci si è formati, possono essere accolte e coltivate o nettamente respinte» (da ''Esistenza'', opera citata). | ||
Talvolta vengono posti certi interrogativi angosciosi, come: «Qual è il fine della vita umana? Qual è il fine dell'Universo?». Di fronte a ''fatti di natura [[caso|casuale]]'', non dipendenti da soggetti viventi e spesso influenti sulla condizione umana, si può essere spinti a domandarsene il perché, ritenendo quindi che essi mirino alla realizzazione d'un fine, la qual cosa comporta l'esistenza, per ciascuno di tali fatti, di uno o più [[Ente|Enti]], dotati di volontà e di poteri soprannaturali, propositori e perseguitori di tali fini. Il coerentista non formulerà mai un'[[ipotesi]] del genere, contraria al primo assioma; considererà che alla base c'è mera [[casualità ]], e non potrà far altro che intervenirvi, se ne ha la facoltà, e assistere all'evolversi dei fenomeni, convinto che non esistono fini, così come si assiste al lancio d'un dado. | Talvolta vengono posti certi interrogativi angosciosi, come: «Qual è il fine della vita umana? Qual è il fine dell'Universo?». Di fronte a ''fatti di natura [[caso|casuale]]'', non dipendenti da soggetti viventi e spesso influenti sulla condizione umana, si può essere spinti a domandarsene il perché, ritenendo quindi che essi mirino alla realizzazione d'un fine, la qual cosa comporta l'esistenza, per ciascuno di tali fatti, di uno o più [[Ente|Enti]], dotati di volontà e di poteri soprannaturali, propositori e perseguitori di tali fini. Il coerentista non formulerà mai un'[[ipotesi]] del genere, contraria al primo assioma; considererà che alla base c'è mera [[casualità]], e non potrà far altro che intervenirvi, se ne ha la facoltà, e assistere all'evolversi dei fenomeni, convinto che non esistono fini, così come si assiste al lancio d'un dado. | ||
Il convincimento personale sul contenuto di qualunque assioma è, per i coerentisti, frutto dell'abbandono all'emotivo. Tuttavia un esercizio rigorosamente obiettivo delle facoltà intellettive, con adozione di retta metodologia logico-matematica, a lungo andare può modificare l'emotivo, perché in tal modo il buon senso personale, unito al bagaglio di conoscenze acquisite, può indurre a sradicare le credenze ereditate dall'ambiente in cui si è vissuto, se l'illuminazione della Scienza ne fa riconoscere l'eventuale natura fantasiosa, artificiosa, finalizzata a fornire sempre e comunque una spiegazione semplice di fatti che invece possono essere ben compresi, ma unicamente sulla base di nozioni complesse che non sono patrimono di tutti e possono diventarlo soltanto attraverso lo studio. | Il convincimento personale sul contenuto di qualunque assioma è, per i coerentisti, frutto dell'abbandono all'emotivo. Tuttavia un esercizio rigorosamente obiettivo delle facoltà intellettive, con adozione di retta metodologia logico-matematica, a lungo andare può modificare l'emotivo, perché in tal modo il buon senso personale, unito al bagaglio di conoscenze acquisite, può indurre a sradicare le credenze ereditate dall'ambiente in cui si è vissuto, se l'illuminazione della Scienza ne fa riconoscere l'eventuale natura fantasiosa, artificiosa, finalizzata a fornire sempre e comunque una spiegazione semplice di fatti che invece possono essere ben compresi, ma unicamente sulla base di nozioni complesse che non sono patrimono di tutti e possono diventarlo soltanto attraverso lo studio. | ||
Il credo di cui si parla è congeniale ai cultori del sapere scientifico appartenenti ad aree geografiche prevalentemente cristiane, dove, rispettando la Logica e la [[confessione]], si è sempre opposta la [[rivelazione]] alla ragione, la fede. alla scienza. Che fede sarebbe più, si sostiene, quella che ritiene vero ciò che è scientificamente [[dimostrazione|dimostrabile]], che è inconfutabilmente attestato da fatti? Sarebbe pura constatazione. D'altronde nelle [[civiltà ]] [[pagana|pagane]], a sostegno d'un atto di fede nell'esistenza d'una o più [[Essenza|Essenze]] superiori [http://it.wiktionary.org/wiki/immateriale immateriali], sono stati sempre addotti dei fenomeni paranormali, cioè che sembrano sfuggire alle leggi normali a base dell'Universo, inducendo gli scienziati allo sconcerto e al senso d'impotenza, quando non considerano la presenza d'infatuazione o allucinazione o suggestione. Per un cristiano invece ciò è contraddire la sostanza della fede, che per lui si riassume nella nota espressione: «''[[Credo quia absurdum]]''» (Non deduco, non constato: ho fede, ''credo'', proprio ''perché'' è ''assurdo'', perché esula dalla razionalità ). Questa dunque la mentalità che può indurre a essere coertentista. | Il credo di cui si parla è congeniale ai cultori del sapere scientifico appartenenti ad aree geografiche prevalentemente cristiane, dove, rispettando la Logica e la [[confessione]], si è sempre opposta la [[rivelazione]] alla ragione, la fede. alla scienza. Che fede sarebbe più, si sostiene, quella che ritiene vero ciò che è scientificamente [[dimostrazione|dimostrabile]], che è inconfutabilmente attestato da fatti? Sarebbe pura constatazione. D'altronde nelle [[civiltà]] [[pagana|pagane]], a sostegno d'un atto di fede nell'esistenza d'una o più [[Essenza|Essenze]] superiori [http://it.wiktionary.org/wiki/immateriale immateriali], sono stati sempre addotti dei fenomeni paranormali, cioè che sembrano sfuggire alle leggi normali a base dell'Universo, inducendo gli scienziati allo sconcerto e al senso d'impotenza, quando non considerano la presenza d'infatuazione o allucinazione o suggestione. Per un cristiano invece ciò è contraddire la sostanza della fede, che per lui si riassume nella nota espressione: «''[[Credo quia absurdum]]''» (Non deduco, non constato: ho fede, ''credo'', proprio ''perché'' è ''assurdo'', perché esula dalla razionalità ). Questa dunque la mentalità che può indurre a essere coertentista. | ||
==='''Secondo assioma'''=== | ==='''Secondo assioma'''=== | ||
Il secondo assioma (''Lo spirito è una produzione estemporanea del corpo in vita'') si fonda sul convincimento che quanto si avverte come ''spirito'' è continuamente e involontariamente prodotto da ogni organismo volitivo e cosciente, e ciò discende anche dall'osservazione che l'attività dello spirito si svolge con dispendio di ''[[energia]]'' – nel senso attribuito alla parola in [[Fisica]] – e quindi che tale attività è connessa al [[metabolismo]] del soggetto, per cui un corpo morto, quindi con metabolismo nullo, non produce spirito. Ne consegue, fra l'altro, la negazione dell'[[immortalità ]] dell'[[anima]]. | Il secondo assioma (''Lo spirito è una produzione estemporanea del corpo in vita'') si fonda sul convincimento che quanto si avverte come ''spirito'' è continuamente e involontariamente prodotto da ogni organismo volitivo e cosciente, e ciò discende anche dall'osservazione che l'attività dello spirito si svolge con dispendio di ''[[energia]]'' – nel senso attribuito alla parola in [[Fisica]] – e quindi che tale attività è connessa al [[metabolismo]] del soggetto, per cui un corpo morto, quindi con metabolismo nullo, non produce spirito. Ne consegue, fra l'altro, la negazione dell'[[immortalità]] dell'[[anima]]. | ||
Chi teme la morte ipotizza qualche forma di prosecuzione dell'esistenza dopo il decesso, cosa che non è compatibile col secondo assioma. Il coerentista invece pensa con serenità al fenomeno ineluttabile della fine, perché sa bene che, come di ciò che ha preceduto la nostra nascita nulla ci ha atterrito, giacché non eravamo presenti, così, quando tutto sarà terminato, per noi, non potremo avvertire alcunché, non essendo più presenti. Se si teme la fine, certamente si ritiene di dover affrontare dopo di essa un'incognita forma d'esistenza, magari dotata di memoria del vissuto e quindi pure degli ultimi momenti. Secondo il coerentista invece non vi sarà più sofferenza, e tanto meno reminiscenza, venendo a mancare il soggetto capace di averle. Ciò non vuol dire che un coerentista per cui le gioie quotidiane prevalgono sui dolori, resti insensibile alla perdita della possibilità di procurarsi altri momenti felici; ma quando non v'è più speranza di poterne ottenere, invoca la morte liberatrice, senza sgomento. | Chi teme la morte ipotizza qualche forma di prosecuzione dell'esistenza dopo il decesso, cosa che non è compatibile col secondo assioma. Il coerentista invece pensa con serenità al fenomeno ineluttabile della fine, perché sa bene che, come di ciò che ha preceduto la nostra nascita nulla ci ha atterrito, giacché non eravamo presenti, così, quando tutto sarà terminato, per noi, non potremo avvertire alcunché, non essendo più presenti. Se si teme la fine, certamente si ritiene di dover affrontare dopo di essa un'incognita forma d'esistenza, magari dotata di memoria del vissuto e quindi pure degli ultimi momenti. Secondo il coerentista invece non vi sarà più sofferenza, e tanto meno reminiscenza, venendo a mancare il soggetto capace di averle. Ciò non vuol dire che un coerentista per cui le gioie quotidiane prevalgono sui dolori, resti insensibile alla perdita della possibilità di procurarsi altri momenti felici; ma quando non v'è più speranza di poterne ottenere, invoca la morte liberatrice, senza sgomento. | ||
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I rimanenti principî etici sono un nucleo essenziale di convincimenti volti a regolare la condotta del singolo nei rapporti con gli altri. | I rimanenti principî etici sono un nucleo essenziale di convincimenti volti a regolare la condotta del singolo nei rapporti con gli altri. | ||
Gli aspetti della vita che bisogna regolamentare crescono con l'evoluzione della [[Società ]]. Basti considerare l'[[eutanasia]], l'[[aborto]], l'impiego delle cellule [[staminali]], l'uso degli [[organismi geneticamente modificati]], la morale antigenetica e tanti ancora. Ne segue la necessità di aggiungere altri principî etici, determinati soggettivamente in dipendenza da fattori di natura personale come, per esempio, il carattere, l'ambiente di vita, le esperienze maturate, il genere di cultura acquisita. Tutto dovrà svilupparsi sempre nella coerenza e nell'assoluto rispetto degli altri: la violenza morale, il disprezzo, il dileggio, l'insulto indicano soltanto mancanza assoluta di argomentazioni valide. | Gli aspetti della vita che bisogna regolamentare crescono con l'evoluzione della [[Società]]. Basti considerare l'[[eutanasia]], l'[[aborto]], l'impiego delle cellule [[staminali]], l'uso degli [[organismi geneticamente modificati]], la morale antigenetica e tanti ancora. Ne segue la necessità di aggiungere altri principî etici, determinati soggettivamente in dipendenza da fattori di natura personale come, per esempio, il carattere, l'ambiente di vita, le esperienze maturate, il genere di cultura acquisita. Tutto dovrà svilupparsi sempre nella coerenza e nell'assoluto rispetto degli altri: la violenza morale, il disprezzo, il dileggio, l'insulto indicano soltanto mancanza assoluta di argomentazioni valide. | ||
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